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LE AVVENTURE DEL RESIDUALE

1. La posta in gioco: spazzatura, inconscio, disordine, rimozione

Nell'epoca della "unificazione tecnoeconomica del pianeta" è sempre più evidente lo stretto connubio tra società dei consumi, erosione dei presupposti naturali del vivere e crescita esponenziale delle scorie - lascito indesiderato del nostro problematico progetto di civiltà. Dei concetti appena indicati il meno evidente, a livello filosofico, è senza dubbio quello dei resti del processo produttivo: la spazzatura. Essa in primo luogo, può essere intesa sia come l'insieme delle scorie che derivano dal lordo della produzione (residui industriali, la produzione prevedendo sempre scarti in vista del prodotto finito o netto, un certo effetto-tara"), sia come il complesso variegato dei rifiuti conseguenti alle pratiche di consumo (scarti o avanzi alimentari, packaging, desueti o semplicemente vittime della moda di cui ci sbarazziamo.

rottami dovuti all'usura, ecc.).-

La nozione latina di purgamentum è abbastanza ampia da contenere entrambi le varianti del concetto: rifiuto e immondizia (purgamenta urbis) scarto e scoria (purgamenta cenae), schifezze inguardabili (purgamenta servorum), residui e impurità (purgamen) fanno parte dell'area semantica della parola.

Ma, per estensione metaforica, potremmo pensare anche al "waste-basket of corruption and decay" del nostro stile di vita, ai confini tra l'irrazionalità e la scelleratezza sistemica delle nostre pratiche della produzione volte alla realizzazione della forma-valore e del godimento/consumo di essa.

Ogni processo di formazione di valore, in effetti, prevede un destinatario che possa godere dei suoi frutti. Ma questo momento teleologico, sempre destinato a qualcuno (plusvalore del momento della formazione), si colloca tra due momenti di sottrazione ontologica: la scoria che dà origine alla forma (per cui essa

è sempre materia prelevata dall'ambiente a cui è stato sottratto qualche elemento superfluo o d'impurità), e quello che deriva dalle pratiche del consumo (secondo cui la metabolizzazione della forma, in vista dell’appagamento, è inevitabilmente connotata da un resto/spazzatura che, alla stregua di un corollario affetto da negatività, si aggiunge all'ambiente come il non-voluto, il non-desiderato, il non-progettato).

Darei comunque per acquisita questa distinzione, secondo cui scoria, scarto e residuo si collocano sul versante della produzione (ad esempio, fabbricare una lattina di bevanda gassata del peso di 15 grammi si producono 800 grammi di rifiuti, vengono scartati alcuni grammi di minerale grezzo per estrarre dalla bauxite alluminio puro, si sprecano alcuni litri d'acqua, viene impiegata una quantità di energia elettrica equivalente a circa un terzo di litro di benzina, con l'effetto di immettere nell'aria 24 grammi

di CO2); mentre spazzatura e rifiuto sono ciò che non viene consumato e di cui ci sbarazziamo a utilizzo avvenuto (per ragioni dovute ad esempio al packaging), quando cioè non si può più avvalersi per qualsiasi ragione, che definiremo soggettiva o oggettiva - di determinate proprietà dell'oggetto per cui esso era stato concepito e realizzato (è il caso di un vestito passato di moda o, ben più concretamente, logoro e non più riparabile; oppure del televisore a led la cui scheda madre risulta irreparabilmente danneggiata, secondo uno schema produttivo che non prevede alcuna riparazione o sostituzioni di determinate parti).

Il concetto di waste/garbage, a livello esperienziale, appare del tutto evidente. La sua realtà è pervasiva, accompagna il nostro progresso come il suo ineluttabile contrappasso. Del resto, "se le immondizie rifluiscono verso le città che le producono, se il privilegio deve fronteggiare

ritorsioni che operano non solo ai confini dell'abbondanza ben protetta ma anche all'interno, è necessario capire che ciò non avviene per caso ma è un segnale di rigurgito".-Basti pensare che non esiste civiltà che dagli albori della storia, non si accompagni a una peculiare tipologia di rifiuti. La semplice constatazione che molti dei siti archeologici dell'antichità non sono altro che depositi di scarti/spazzatura (cocci di vasellame, punte di lance spezzate, cumuli di resti di animali cacciati, rudimentali utensili abbandonati perché usurati) dovrebbe farci pensare che la storia della civiltà umana è, dal punto di vista delle sue tracce materiali, una storia del residuale. Ed è sintomatico che tra i più grandi monumenti umani di oggi si debbano purtroppo annoverare le grandi discariche delle megalopoli: visibili anche dai satelliti nello spazio, essetendono a superare, per dimensioni e bizzarre.geometrie delle planimetrie persino le città di cui sono il controcanto dei fatti (dando purtroppo ragione al racconto profetico di Calvino dedicato alla città di Leonia, in cui i resti di ieri, "avviluppati in tersi sacchi di plastica", crescono senza tregua ai margini del mondo visibile, accumulandosi in una gigantesca fortezza di rimasugli indistruttibili alta come una montagna).-Un esempio storico di particolare interesse è il seguente: Monte Testaccio, nell'omologo quartiere di Roma, è anche detto Monte dei Cocci. Si tratta di una collina di circa cinquantaquattro metri di altezza e di un chilometro di circonferenza, costituita prevalentemente da testae (cocci) di vasellame o anfore destinate al commercio fluviale di merci, frammenti che si sono accumulati incessantemente tra il periodo augusteo e il III sec d.C. Qui si ha una perfetta ibridazione tra progetto di civiltà (stoccaggio delle merci nei magazzini, detti anticamente horrea,

ubicatinei pressi della zona portuale dell'antica Roma), rilascio nell'ambiente di spazzatura mercantile e paesaggionaturale fortemente antropizzato. In questo esempio, la trasformazione dell'ambiente in senso commerciale edeconomico è stata in grado di assorbire gli effetti indesiderati del principio di alterazione del paesaggio (gli scartidell'attività commerciale ): sicché il promontorio-spazzatura assurge esso stesso a nuovo paesaggio, incidendosignificativamente sulla topografia della città. Si tratta di un processo di resilienza, bidirezionale, in cui la scoriaretroagisce sul processo di formazione, determinandone - in seconda battuta - tanto le caratteristiche, quanto lastessa riuscita come progetto. Questo caso di perfetta resilienza, in cui inquinamento, traccia ecologica, paesaggio esviluppo mercantile urbano trovano un principio intrinseco di armonizzazione, è piuttosto raro nella storia dellaciviltà. Oggi, di

fronte all'immensità dell'impronta ecologica, sappiamo infatti come "waste prevention and material recovery as the most important objectives in waste management, followed by recycling, incineration with energy recovery and landfilling as the least preferred choice".- L'effetto elastico generato dal residuale, in definitiva, nella maggior parte dei casi mette a repentaglio la riuscita della forma-artefatto: studiare questo effetto di ricaduta indesiderato fa parte della ricognizione scientifica dell'effetto-tara intrinseco ai nostri processi di trasformazione della materia. La valutazione dei costi-benefici dei progetti di senso-valore non può prescindervi in alcun modo. A meno che non si accetti di buon grado la sindrome del Barone di Miinchhausen (erede dell'ottimismo attualistico), conformemente alle nuove filosofie del progresso siglate ICTs. Quelle che definirei il trionfo del trumpismo teorico dei nuovi Hegel 4.0, coloro che credono di

Poter far l'apologia dello status quo quando sulla loro testa si stanno sgretolando i ghiacciai e i mari muoiono soffocati dalla plastica... Almeno Hegel ammiccava a Napoleone (che, bene o male, era l'erede della Rivoluzione francese) e non al Tycoon planetario, e credeva ancora nella fatica del farsi dello spirito nella storia, tra contraddizioni e lacerazioni. Oggi, invece assistiamo all'apoteosi dell'Influencer assoluto, il quale, invece di dilettarsi di ogni istante di vita storica nel ricordo interiorizzante di ogni figura dello spirito, si trastulla con internet e con i suoi nuovi giocattoli high-tech senza saper bene come essi siano fatti, dispositivi visti come l'apoteosi della memoria nell'era del WEB.

Si tratta in fondo di una riedizione singolare della dureriana Melencolia I, la quale, anziché essere circondata delle allegorie della caducità, con compasso e libro chiuso in grembo, si diletta con il proprio iPad a fare shopping su internet.

In un eterno Black Friday della gratuità assoluta di ogni risorsa — un nuovo spirito assoluto in cui la realtà si risolve nell'autotrasparenza dell’ideologia del migliore dei mondi possibili in formato Buy with 1-Click.

Regno dello spirito in cui tutto è gratuito, tutto va per il meglio, il mondo è così come ci appare nelle vetrine digitali accessibili in ogni punto del pianeta, non esiste una natura al di fuori dell'infinita serie binaria di bit che riempiono la triste anima del pensatore bramoso di fare shopping ma povero di mondo.

In fondo, questa mentalità erosiva ed entropica è stata rappresentata da Sophie Kinsella con la acuta saga dedicata al personaggio Becky Bloomwood (I love Shopping), affetta da «shopaholism» — impulso incontrollabile a fare acquisti. Sindrome ossessiva che, come enunciato, assocerei a quella lunga fase di latenza chiamata società dei consumi, caratterizzata da una

Potente coazione a ripetere allo sperpero e alladilapidazione di un patrimonio di risorse tendenzialmente non rinnovabili. Il tutto celato dietro il mito dell'abbondanza delle risorse, i cui corollari sono: la credenza nel carattere illimitato nelle risorse; l'idea della surrogabilità di quelle esauribili; la fiducia nella totale risolubilità tecnica delle questioni ambientali, la fede nella produzione intensiva di beni e nell'incremento dei consumi come unici criteri (strettamente quantitativi) di misura di benessere".

"Ma che senso può avere riflettere filosoficamente su scarti, spazzatura e residui? Non è del tutto naturale rimuovere, interrare, far sparire dall'orizzonte percettivo e dalla coscienza ogni traccia di disordine? Perché dunque riportare alla luce - anche nell'orizzonte del discorso e della riflessione - ciò che dovrebbe rimanere sepolto, invisibile, lontano dalle nostre città?"

Una possibile formattazione del testo utilizzando tag html potrebbe essere la seguente:

vetrinizzate e dalla crescita economica continua? Un’operazione di questo tipo non assomiglia forse a una particolare forma materiale di ritorno del rimosso? Si tratterebbe, allora, dell'eruzione improvvisa del nascosto che pone in crisi 'quel periodo di latenza culturale che definiamo civiltà dei consumi, a

Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
67 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/03 Filosofia morale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher GBeltritti di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia morale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Cuozzo Gianluca.