vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
TOMMASO D’AQUINO
Nelle sue lezioni su Aristotele, agli studenti della facoltà di teologia di Parigi
introduce spiega l’etica NICOMACHEA, queste lezioni poi vengono raccolte in
un’opera che si intitola SUMMA TEOLOGICA, che è suddivisa in tre parti:
1. Discute filosoficamente dell’idea del concetto di Dio della sua esistenza;
2. Dedicata alla filosofia pratica di Aristotele e su come attualizzarla nel suo
tempo;
3. Dedicata a questioni riguardanti la salvezza dell’anima e la vita eterna.
Quindi, la seconda parte è totalmente dedicata all’interpretazione dell’etica
NICOMACHEA DI ARISTOTELE. Tommaso però, non cambia l’etica di Aristotele,
ma possiamo dire che aggiungi una parte, dicendo che, non bastano solo le virtù
etiche per garantire la felicità, ma che a questo gruppo bisogna aggiungerne un
altro, ovvero quello delle virtù teologali.
Le virtù teologali sono essenziali per la vita spirituale dell’uomo, e sono: la fede,
la speranza, la carità. Non sono delle virtù umane, hanno bisogno di un
fondamento teologico e non si raggiungono da soli ma con la mediazione della
grazia divina.
L’altro gruppo di virtù e quello delle virtù cardinali, ovvero il gruppo di virtù che
Aristotele chiamava etiche. E Tommaso le chiama virtù cardinali poiché
rappresentano i cardini della vita morale, e sono la fortezza, la temperanza, il
coraggio e la giustizia.
THOMAS HOBBES
Hobbes in due opere, ovvero il LEVIATANO E IL DE CIVE, Dice che l’uomo è
naturalmente mosso dall’istinto di base, ovvero l’istinto di autoconservazione. E
proprio perché è mosso da questo istinto, l’uomo è disposto a fare qualsiasi
cosa, anche uccidere. La politica invece nasce dalla necessità di redimere i
contrasti che sorgono quando gli uomini, nella condizione naturale, sono liberi di
esercitare il massimo della libertà di cui dispongono. L’istituzione di uno Stato
civile è una condizione artificiale e nasce da un contratto sociale: gli uomini
decidono di cedere allo Stato una parte della propria libertà in vista di
protezione. Perché protezione? Poiché nello stato di natura vince la regola del
più forte e quindi è sempre esposti al pericolo. In questa relazione di
conflittualità il ruolo dello Stato è quello di imporre delle norme morali, civili,
politiche. Queste norme ovviamente sono prescrittive, ovvero devono essere
obbligatoriamente seguite.
Cos’è il leviatano e perché viene definito così ? Il leviatano rappresenta un
mostro marino con una parte umana è un animale. Hobbes paragona questo
mostro la concezione del suo modello politico, che deve essere in grado di
governare gli uomini e impedire che si distruggano a vicenda.
CARTESIO (1596-1650)
Cartesio con l’opera il discorso sul metodo comunica l’idea di voler fondare
nuovamente l’edificio del sapere, per farlo però è necessario fare EPOCHÈ,
ovvero la sospensione del giudizio di tutta la tradizione precedente a lui. Da qui
egli formula le quattro regole per il suo metodo:
1. l’evidenza—> cioè non accogliere mai nessuna cosa come vera che non sia
evidente
2. Analisi—> di fronte ad un problema, è necessario dividerlo per poi
semplificare giungere ad una conclusione.
. Sintesi—> una volta diviso il problema in parti semplici, si deve procedere
dal semplice al complesso.
4. E numerazione dei casi—> ora con la numerazione si può fare un controllo di
quanto già fatto così da non dimenticare nulla.
A queste quattro tappe va premesso un punto iniziale, ovvero il dover dubitare di
tutto, tranne che di se stessi, infatti una famosa formula di Cartesio è COGITO
ERGO SUM, PENSO DUNQUE SONO: formula con cui Cartesio esprime la
certezza indubitabile che le sue umano ha di se stesso in quanto soggetto
pensante.
Il pensiero di Cartesio inoltre è un pensiero critico, e io non do nulla per scontato
se prima non viene sperimentato.
Cartesio elabora due livelli della teoria morale: 1. Morale provvisoria, che
comporta per il soggetto l’accettazione di tutto quel mondo di valori, credenze,
regole della società in cui vive. 2. Morale definitiva, quella che caratterizza il
soggetto adulto, pensante, autonomo. Qui l’uomo acquisisce coscienza di sé e
arriva a governare le passioni attraverso la razionalità soggettiva.
Passioni che, se non vengono governate finiscono per distruggere o
destabilizzare l’individuo. Queste passioni vanno governate dalla res cogitans,
ovvero la sostanza pensante che rappresenta l’unico mezzo per il sapere, e si
differenzia dalla res exensa, ovvero la sostanza materiale che occupa solo spazio
e non pensa. Quindi le passioni vanno governate da questa la quale permette
all’uomo, attraverso l’autodominio, di capire l’errore e di non commetterlo
nuovamente.
IMMANUEL KANT
Kant chiama filosofia trascendentale ogni conoscenza che si occupa, non di che
cosa si conosce, ma di come viene la conoscenza. Secondo Kant, l’uomo
conosce il mondo mettendo sempre insieme materiale sensibile funzionamento
dell’intelletto. Infatti, una famosa formula di Kant è: l’intelletto senza la
sensibilità il voto e la sensibilità senza l’intelletto è cieca. Che significa?
L’intelletto senza i dati della sensibilità è vuoto, sono idee che non hanno
materiale che proviene dall’esterno. La sensibilità senza l’intelletto non si
orienta, sarebbero dati non in relazione l’uno con l’altro. Per Kant esistono due
facoltà che porterebbero alla conoscenza: l’intelletto e la ragione, ma quello che
veramente conosce l’intelletto, poiché la ragione è solo una facoltà del pensiero
e pensare non è necessariamente conoscere, ma può essere immaginare,
intuire…
Nella critica della ragion pratica Kant, vuole rivedere tutte le questioni che hanno
a che fare con la filosofia morale. Inizia la critica della ragion pratica con tre
postulati. Nozioni importanti—> un postulato è un principio in dimostrato la cui
validità si ammette a priori per evidenza o convenzione allo scopo di fornire la
spiegazione di determinati fatti o di costruire una teoria.
Mette questi postulati come base di tutto perché sono preposizioni teoriche che
servono per la giustificazione di tesi che non potrebbero essere negate.
Questi tre postulati sono:
1. L’esistenza di Dio: Kant postula l’esistenza di un essere superiore che
racchiude tutte le virtù umane ( bene, essere, perfezione);
2. L’esistenza dell’immortalità dell’anima: l’intento dell’uomo e realizzare il
bene, però visto che la vita è breve, si postula una vita ultraterrena per fare
ciò;
3. L’esistenza della libertà: se non ci fosse libertà non ci sarebbe responsabilità
personale delle proprie azioni.quindi Kant postula la libertà come necessaria
perché altrimenti non ci sarebbe morale o etica.
Campi inoltre ci dici una cosa importante, questi tre postulati cos’è erano nel
campo della filosofia teoretica della critica della ragion pura? Erano idee
metafisiche: sono tre idee su cui si è sviluppata la storia della metafisica.
1. L’idea di Dio indagata dalla teologia
2. L’idea del mondo indagata della cosmologia
3. L’idea dell’anima indagata dalla psicologia
la morale secondo Kant deve essere universale, ovvero deve valere per tutti gli
uomini e non tenere conto delle diversità culturali; autonoma, ovvero non ci
devono essere elementi esterni come la religione che condiziona le scelte
dell’uomo; formale, ovvero deve dare un criterio generale a cui devo adeguarmi
autonomamente. Questo criterio generale è quello di agire senza calpestare la tua
dignità, quindi se vuoi agire in maniera corretta bisogna rispettarla, non svenderti
per raggiungere un obiettivo.
Differenza tra morale sostanziale e formale—> la morale sostanziale appartiene al
paradigma teleologico e sostiene il bene come unico fine è la vita morale come un
agire in vista dello stesso. La morale formale appartiene al paradigma
deontologico e fa capo a Kant, non dice cosa fare come deve essere fatto, ma ci
dà un criterio generale da seguire.
HEGEL
Hegel critica nei confronti di Kant: ciò che non accetta e il fatto che Kant abbia
svalutato la ragione a favore dell’intelletto. Ciò che è necessario capire, che
l’intelletto non fa, sono le relazioni di tutto ciò che è presente nel reale, queste
relazioni vengono colte dalla ragione. L’intelletto però non è un posto alla ragione,
è mai un momento intrinseco e necessario alla ragione stessa.
Cosa c’entra tutto questo discorso con l’etica?
C’entra nella misura in cui la prassi, ovvero le azioni che siamo in grado di mettere
in concreto attività, non è un qualcosa di statico ma bensì di dinamico, qualcosa
che cambia continuamente a seconda del soggetto e del contesto.quindi secondo
Hegel il grande limite di Kant è stato di aver pensato la morale come universale
senza tener conto della soggettività in cui si trova.
Il sistema e Galiano afferma che la realtà può essere interpretata come spirito
soggettivo, oggettivo e assoluto. Il livello dello spirito oggettivo indica quello della
filosofia morale, e qui che la vita pratica si realizza nella sua concretezza.esso si
manifesta in tre forme: diritto, moralità ed eticità. Il diritto e ciò che regola i
rapporti con lo Stato e con le persone. La moralità e il rapporto tra la nostra
coscienza individuale e il dovere morale. Nell’eticità, l’io, viene inserito in una rete
di rapporti, quindi non sono più io e la mia coscienza ma io e i miei legami
fondamentali ovvero la famiglia che è la società primaria, la società civile che il
luogo dove si esercita la libertà e lo Stato che è il vertice dell’eticità per due
motivi: garanzia e compito di tramandare.Secondo Hegel se l’eticità non viene
applicata nello Stato rimane astratta.
Nell’ottocento vi furono una serie di reazioni negative acciò che Heigl disse.
Tre sono state le reazioni più importanti: quella di Marx, Kierkegaard,
Schopenauer.
1. Marx critica Hegel dicendo che era stato troppo astratto, omettendo il
materialismo storico, ovvero una teoria secondo cui le forze motrici della
storia e il fondamento della realtà umana sono rappresentati