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LA NATURA UMANA:
l’essere umano è sotto molti aspetti, un essere amichevole/ sufficiente che può sopravvivere per
mezzo dell’attività e cooperazione con gli altri esseri uomini naturali.
La virtù si lascia determinare dalla vita esterna, siccome la virtù è una cosa non innata ma si
impara.
Si possono distinguere quattro componenti del carattere:
1. COMPONENTE AFFETTIVI, EMOZIONALE, valutiamo positivamente un
comportamento virtuoso, nostro o altrui. Reagiamo con rifiuto quando osserviamo degli
errori, in noi stessi o negli altri.
2. COMPONENTI COGNITIVI, riflettiamo sul perché riteniamo importante una determinata
virtù.
3. COMPONENTE VOLITIVA, ci si comporta virtuosamente perché lo si vuole, quindi
consapevolezza e intensionalmente.
4. COMPONENTE BEHAVIORISTICA, ciò che si riconosce giusto e buono, deve essere
messo anche in pratica
Il carattere virtuoso consiste nell’armonia di tutti i componenti.
L’argomento centrale della virtù è quello di sapere quale è il bene e quale è il male.
Per l’essere umano c’è molto fine e bene a cui vorrebbe arrivare.
Razionale Ragione sapienza
pura
ANIMA Ragione saggezza
pratica
Emozioni
Irrazionale funzioni Virtù etiche
vegetative
La saggezza è una cosa importantissima. La virtù è un atteggiamento di base
comportamenti coraggiosi, ovvero rinunciare e dire la verità oppure dire una bugia.
PHILIPPA FOOT, LA NATURA DEL BENE (natural goodness 2001)
Filosofa britannica, allieva di Elisabeth e professoressa all’università.
Ciò che è giusto, dipende da ciò che è bene.
Kant: il giusto deriva da ciò che è giusto. Si ha la priorità del bene sul giusto.
I termini morali, descrivono determinate priorità naturali degli oggetti (naturalismo).
Anti-soggettivismo, negli anni ‘70, aveva sostenuto una concezione (la natura del bene da
proseguire è vincolata agli interessi del soggetto agente).
La valutazione morale è un esempio particolare di valutazione che riguarda gli esseri viventi e il
loro funzionamento considerato relativamente alla specie alla quale appartengono.
Una teoria generale della valutazione degli esseri viventi, rientra anche in una più ampia
valutazione della vita, intesa anche in senso biologico, particolarmente degli individui viventi che
sono gli esseri umani.
La bontà naturale può essere attribuita solo agli esseri viventi e alle loro parti, caratteristiche e
operazioni. È una bontà intrinseca o autonoma nel senso che dipende direttamente dalla relazione
che lega un individuo e la forma di vita proprio della sua specie.
La valutazione di un individuo vivente in se stesso senza alcun riferimento ai nostri interessi o
desideri. Da un lato, i categorici aristotelici (descrizioni delle forme di vita in relazione alla specie),
individui che sono oggetto di valutazione. Il bene coincide con la sua bontà.
La virtù è definita come esercizio il più possibile perfetto delle attività e delle funzioni specifiche
degli esseri viventi/umani, come esseri dotati di razionalità.
Sia la vita biologica che quella morale vengono regolate dalla coppia bontà/difetto, che viene
sovrapposta a quella virtù/vizio.
La valutazione degli esseri viventi si fonda sulla conoscenza di terminati fatti riguardanti la loro
specie: la valutazione morale non si contrappone all’osservazione fattuale (superamento della
grande divisione fatti/valori)
Si dovrebbe implicare una ragione “tutto considerato per l’azione”
(vista morale: prendo prestiti, esco per prenderli dalla banca per restituirli, però prendo la febbre,
quindi torno. Quindi diamo priorità al corpo/fisico poi la morale e restituiamo i soldi dopo la
chiamata (dovere).
Molti filosofi, vedono la loro materia di studio come qualcosa che riguarda esclusivamente le
relazioni fra individui/individuo e società, che ha per oggetto cose come obblighi, doveri e atti.
Sono presenti 4 virtù: giustizia, fortezza, temperanza e saggezza. Solo la prima sembra
appartenere completamente all’ambito della moralità. Le altre tre vengono riconosciute come
necessarie alla pratica della moralità, ma si considerano estranee a essa, obiettivi riferiti
all’individuo, laddove considerazioni “prudenziali” vengono contrapposte alla moralità, in un modo
che era estraneo a Platone e Aristotele.
CONTRATTUALISMO
Solo nel XX il contrattualismo si presenta come un criterio etico generale e non ristretto alle
situazioni di pertinenza del diritto e della politica.
• Tentativo di connettere la ricerca del bene personale con la considerazione del
bene comune e di arrivare all’impegno per l’interesse privato la possibilità di
osservare l’obbligazione morale.
• Tentativo di dare un fondamento razionale all’esigenza di essere morali. Per
razionale si intendono le argomentazioni che rimangono alla soddisfazione degli
interessi dell’individuo. Per essere morale, si intende l’adesione a una regola
generale o norma di cooperazione.
• (concezioni) Il contratto è presentato come un criterio che può riuscire a fondare
solo una parte del contenuto, ma non la totalità dell’etica e non può fondare la
morale in senso stretto.
• Differenze: modo di costruire i meccanismi di contrattazione ritenuta vincolante.
• Il linguaggio ha un sistema convenzionale, in cui il sistema è usato in base alle
regole conv.
• Il linguaggio, ci distingue dagli animali, ma anche fonti di disturbi causati dai retori.
• Rifiuto della fondazione assoluta dell’etica
• Si può arrivare ad esiti dopo aver seguito una determinata procedura razionale.
• Il controllo della validità dei giudizi etici può essere realizzato ripercorrendo la
strategia epistemologica che presiede alla genesi dell’etica.
THOMAS HOBBES
Thomas è un filosofo britannico
1640 elementi di legge naturale e politica
1651 il leviatano
1658 de Homine
• Anche l’etica o politica è scienza convenzionale lo status privilegiato dell’etica è
scienza di cose create da noi stessi.
• Scienza del giusto e ingiusto, dell’equo e dell’iniquo. Può essere mostrata a priori
(manca uno status instabile).
• Le passioni sono per Hobbes tendenze fondamentali al movimento, all’azione, alla
scelta.
• Cunatus è la tendenza a co servare la vita e il piacere e a rifuggire la morte e il
dolore.
• Ragioni, calcoli resa possibile dall’uso del linguaggio incapace di parlare di fini, una
soltanto di relazioni tra mezzi in vista di un fine.
• Le passioni stabiliscono ciò che viene desiderato o rifiutato, la ragione interviene a
stabilire le leggi che riguardano i modi per raggiungere i fini o per rifuggirne. Il bene
e il male, sono termini relativi, bene è ciò che desideriamo, male invece è ciò che
rifuggiamo/rifiutiamo. Non si può definire cosa sta bene e cosa sta male in senso
assoluto. Le due passioni fondamentali sono desiderio e avversione.
• L’etica coincide con politica: giusto è per Hobbes ciò che è stabilito dall’autorità
civile.
• Il bene e il male vengono determinati in base alla procedura legittima l’autorità, la
quale stabilisce cosa è bene e male.
• Bene e male non sono arbitrati.
• La misura della virtù e del vizio si trova all’interno della comunità ed è costituita
dalle leggi della comunità.
• Legge di natura: sono i dettagli della retta ragione riguardo a ciò che si deve o non
deve far per conservare il più lungo possibile la vita.
• Retta ragione: ragionamento riguardo alle azioni che possono tornare a favore o
sfavore dell’essere umano.
• Violazioni delle leggi di natura: per Thomas è un ragionamento sbagliato cioè
irrazionale
IL LEVIATANO (deporre un diritto-giustifica le norme)
Il leviatano è il libro più conosciuto di Thomas Hobbes pubblicato nel 1651.
Hobbes parte dalla concezione meccanicista della realtà, cioè che noi possiamo conoscere
unicamente corpi fisici, le cui variazioni sono determinate da movimenti. Hobbes non afferma
l’esistenza di un’anima, che differenzi l’uomo dagli animali. L’unica differenza che distingue l’uomo
dagli animali è la capacità di congetturare futuri sulla base di esperienze passate. Si tratta quindi di
una conoscenza non assoluta, ma condizionata e dunque sempre probabile e possibile di passati.
Hobbes adotta un punto di vista empirista per quanto riguarda la conoscenza.
Non esistono idee innate o verità assolute, possiamo conoscere unicamente ciò di cui abbiamo
esperienza; i ragionamenti che possiamo fare sui dati ricavati dall’esperienza seguono unicamente
regole formali.
Le parole sono assegnate dagli uomini, quindi i concetti astratti non hanno esistenza al di fuori del
suono delle parole; concetti come “bene-male-giusto-ingiusto” non hanno un’esistenza assoluta al
di fuori delle conversazioni umane.
Gli uomini sono mossi come tutte le creature viventi, dalla necessità della sopravvivenza, cercano
instancabilmente di soddisfare tale desiderio; la diversità delle opinioni e delle passioni genera i
diversi modi in cui ognuno cerca di soddisfare tale desiderio. Gli uomini sono dunque condannati
all’interno di questo mondo a desiderare instancabilmente, a cercare di procurarsi i mezzi per
soddisfare i propri desideri in conflitto gli uni contro gli altri.
(uguaglianza di capacità - nella speranza di attuare i fini):
- la natura ha fatto gli uomini così uguali per quanto riguarda il corpo e la mente che a volte
si trovi un uomo chiaramente più forte o più pronto di mente di un altro. Per quanto riguarda
la forza del corpo, il più debole ne ha a sufficienza da uccidere il più forte, sia con qualche
trama segreta sia alleandosi ad altri che corrono i suoi stessi pericoli.
Trova gli uomini uguali, infatti, il miglior segno è che ognuno sia soddisfatto della propria parte. Da
questa eguaglianza scaturisce l’eguaglianza nella speranza di attuare i nostri fini. Se due uomini
desiderano la stessa cosa, di cui non possono entrambi avere, essi diventano nemici nel
proseguire il loro fine, si sforzano di distruggersi o sottomettersi a vicenda. Se un aggressore non
ha da temere nulla più che il potere individuale di un altro uomo, attende le altre forze che si
uniscano per privalo non solo dei frutti del suo lavoro, ma anche della vita o della libertà,