Filosofia Morale
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FILOSOFIA MORALE
L’ETICA o FILOSOFIA MORALE è una disciplina filosofica, che studia le azioni umane e la sua
moralità (oggetto dell’etica). L’etica:
1. Sviluppa criteri (norma, legge, metodo, ...) che permettono un giudizio morale delle azioni;
2. Vuole fondare e giustificare in maniera argomentativa, attraverso concetti e argomenti, i
risultati.
La MORALE è un sistema di norme e valori che attraverso un’accettazione comune vengono posti
come vincolati (comandi o divieti).
La MORALITA’ è l’insieme delle qualità di un’azione o di una norma, delle quali viene definita come
moralmente buona.
Secondo il punto di vista di Da Re, la visione morale è quella in grado di far valere delle buone
ragioni per distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato.
Perché l’essere umano deve agire moralmente?
L’etica filosofica cerca di dare una risposta valida a queste domande per evitare i continui
“perché?”.
Complessità dell’esperienza etica
il punto di partenza dell’esperienza etica è l’aspirazione alla buona vita (cosa è bene per me?), che
rende possibile la cura di sé, anche attraverso la fatica ed il confronto e non solo il piacere.
Attenzione e immaginazione significa conoscere effettivamente la realtà prima di agire.
L’esperienza assiologica consiste nel formulare giudizi di valore sulle esperienze.
Valutazione e riflessività: la realtà che ci circonda è complessa e dobbiamo essere in grado di
riflettere su di essa.
I desideri hanno una parte importante nel processo etico, poiché essi sono guidati dalla ragione.
La motivazione morale è efficacia pratica dei desideri,
Come si configura il comportamento morale?
Jean Piaget e la morale del fanciullo:
1. Consapevolezza delle regole e la pratica della regola;
2. Consapevolezza dettata dall’adulto e il bambino la rispetta. Con la crescita, la
consapevolezza diventa autonoma, per cui non deriva più da un altro soggetto secondaria,
bensì viene prodotta dal ragazzo stesso, attraverso un processo di critica (valutazione);
3. La disponibilità a fare ciò che si è riconosciuto come “giusto” per il principio delle proprie
azioni.
Morale, moralità, etica e pregiudizi
Paul Bloom: i pregiudizi sono strumenti importanti che ci aiutano a conoscere anche il mondo e
possono talvolta portare al fallimento. A volte, gli stereotipi danno risposte sbagliate, mentre a volte
sono utili ed altre no. Questo esiste in tutte le filosofie e si manifesta in tutte le religioni.
Morale, responsabilità e libertà
I limiti della nostra libertà sono di due tipi: naturali e normativi.
Secondo Da Re, l’immagine stereotipata della libertà non è legata al concetto di responsabilità.
(concetto di libertà → crescita all’interno di un ambiente umano adeguato al quale apparteniamo)
Le regole morali garantiscono la maggiore libertà di scelta e di azione.
L’essere umano è davvero libero?
Ogni essere umano è sottoposto alla legge causa-effetto. Gli indeterministi affermano che l’essere
umano è libero, poiché si ha la libertà di agire in maniera causale sul mondo in cui viviamo, come
la libertà di poter prendere una determinata decisione.
L’essere umano può agire liberamente in base alla propria spontaneità. I desideri possono essere
considerati come fattori causali.
La libertà positiva, secondo Kant, indica che l’essere umano sia davvero libero quando si può dare
da se stesso, una legge per l’uso del libero arbitrio.
Morale e morali
Ogni morale si è sviluppata storicamente. La morale fa riferimento a un determinato intendimento
di libertà e di essere umano. È la morale di un determinato gruppo.
Il problema del voler trovare una morale universale consiste non tanto nella mancanza di valori e
norme-base comuni, ma nel determinare le regole concrete di una morale universale.
Etica descrittiva, metaetica, etica normativa
Etica descrittiva: conoscenza di carattere empirico che indaga il fenomeno della moralità così
come esso si presenta nei diversi contesti storici, sociali e culturali.
Descrive i differenti comportamenti, costumi, credenze e regole morali. Descrizione di un
determinato ethos, di una determinata morale.
Etica normativa: indaga le diverse modalità di argomentazione morale e di formazione dei giudizi
morali. Il suo obiettivo consiste nell’individuare e giustificare le norme morali più adeguate sulla
base dei diversi riferimenti assiologici.
Metaetica: assume come oggetto di indagine l’etica, e più precisamente il significato dei termini
morali, lo status epistemologico del sapere pratico, la natura dei principi e dei valori morali. La
metaetica consiste nell’analisi sistematica:
1. Del linguaggio morale (cosa intendiamo quando diciamo che qualcosa è sbagliato? Cosa
unisce il linguaggio morale con il mondo?)
2. Psicologia morale (cosa unisce il giudizio morale con la motivazione morale?)
3. Ontologia morale (le caratteristiche morali sono reali e possono agire casualmente?)
Dal punto di vista del realismo morale, le qualità morali sono fatti che esistono indipendentemente
dal nostro giudizio soggettivo.
Il non realismo morale, invece, non include né qualità né fatti.
• Cognitivismo: si fonda su due affermazioni che esprimono sempre convinzioni e sono
capaci di verità. Il cognitivismo viene detto anche descrittivismo, cioè le convinzioni
vengono intese come descrizioni di stati mentali.
• Non cognitivismo: afferma che la morale non esprima convinzioni, ma emozioni che
non sono capaci di dire la verità.
• Naturalismo: afferma che le uniche cose esistenti sono quelle che possono apparire
in una illustrazione scientifica dell’esistente.
• Non naturalista: afferma che ci sono cose che esistono ma non apparirebbero in una
illustrazione scientifica.
• Ragioni (giustificazione dell’azione): giustificano un’azione, ovvero con quale diritto il
soggetto ha agito in una determinata maniera.
• Motivi: i motivi sono delle cause interne nella persona, possibili cause dell’azione.
• Internalismo dei moventi: afferma che noi siamo motivati ad agire ai nostri giudizi
morali. Ad esempio quando giudichiamo che dare in beneficienza del denaro è una
cosa buona, siamo motivati a dare in beneficienza del denaro.
• Esternalismo dei moventi: l’esternalismo afferma che non ci sia alcuna connessione
necessaria tra giudizi morali e motivazione morale. I giudizi morali motivano sulla base
dei desideri del soggetto. La connessione tra giudizio e motivazione dipende dallo
stato psicologico del soggetto.
G.E. Moore 1903 (principia etica)
“Buono” è il concetto del discorso morale. Qualsiasi tentativo di identificare il bene con il piacere,
sfocia nella cosiddetta “fallacia naturalistica”. Sappiamo cos’è il buono solo attraverso l’intuizione
(open question).
Per Kant è buono ciò che deriva da un’azione morale.
Secondo Moore una cosa buona deriva da una domanda aperta. Non possiamo definire ciò che è
buono.
Teorie etiche definite come naturalistiche (edonismo, utilitarismo).
Alfred Jules Ayer (Emotivismo)
I giudizi morali non descrivono alcun tipo di situazione o contesto, ma sono l’espressione di
sentimenti ed emozioni. I giudizi morali non possono essere né veri né falsi. Non possono
nemmeno esistere conflitti morali.
John L. Mackie (la error theory di Mackie)
Mackie è dell’opinione che:
• i giudizi morali esprimono delle convinzioni (cognitivismo)
• non esistono valori morali oggettivi (non realismo)
• E quindi che tutti i giudizi morali siano sistematicamente e senza eccezione falsi/sbagliati.
Morale: il loro scopo è quello di regolare rapporti e controllare i comportamenti. La pratica morale è
giustificata dal suo essere utile, non dal suo essere vera.
Etica Applicata (problemi etici in relazione all’inizio e alla fine della vita umana).
Sorge tra la fine degli anni ‘50 e inizi ‘60, per affrontare problemi pratici, particolarmente complessi,
spesso del tutto morali, affrontando soluzioni attraverso approcci interdisciplinari o pluridisciplinari.
1. L’inizio e la fine della vita umano, a causa dello sviluppo delle nuove tecniche, non sono
più degli avvenimenti naturali. Esempio: le fecondazioni in vitro, terapie che prolungano
la vita ecc.
Problemi legati all’inizio della vita umana:
• Interruzione volontaria della gravidanza (feto…)
• Possibilità di intervenire sullo sviluppo genetico dell’embrione.
Eutanasia (per quanto riguarda l’opinione espressa dalla paziente): processi che portano alla
morte.
L’eutanasia, riguarda le scelte del paziente: quella volontaria, venir aiutati per morire. Il paziente
con la sua massima coscienza esprime la sua volontà di venir aiutato a morire.
Eutanasia non volontaria dove non vi è un’espressione della volontà della paziente, perché non è
in grado di intendere e volere. L’involontaria avviene contro la volontà della paziente o comunque
senza il suo consenso.
L’eutanasia diventa passiva (lasciar morire), attraverso la sospensione di pratiche di rianimazione
qualora sia chiaro che queste non porterebbero a una guarigione del paziente, ma solo a
sofferenze.
Quella attiva (assomigliabile al suicidio), intervento nel processo che porta alla morte del paziente
al fine di accelerarlo (renderlo più veloce). È il paziente stesso a chiederlo.
Eutanasia diretta: lo scopo primario è di ridurre la vita del paziente. Inizio di un processo che il
dolore venga tolto, ma che ha un altro difetto, quello di accelerare la morte.
Eutanasia indiretta: una determinata terapia (terapia del dolore), che si rende necessaria per la
paziente, aumenta il rischio di morte/vita, in questo caso ridurre la vita è una conseguenza non
intenzionale della terapia (double effect).
L’etica cristiana afferma che è lecito perché si va a intromettersi in oggetti non sono nostri (noi
siamo di dio).
In caso di eutanasia, il paziente deve avere una patologia inguaribile.
L’embrione non è una cosa e ha diritto alla vita. Molti adulti che hanno attualmente queste
caratteristiche sono identici in senso morale con degli embrioni, perché gli embrioni hanno identità
come gli uomini. Se alcuni embrioni hanno dignità umana, allora tutti gli embrioni hanno dignità
umana.
Thomson: la donna è libera di fare ciò che vuole a cosa avverrà sul suo corpo o al suo interno, ma
il diritto alla vita di un’altra persona prevale sul suo diritto di vivere. (l’etica morale difende ogni
essere).
Hans Martin Saas: sviluppare un modello del rispetto etico e giuridico della vita embrionale e fetale
secondo la maturazione celebrale. La proposta era stata che a partire dalla 10 settimana di
gestazione, la vita embrionale deve essere rispettata.
Etica Normativa
L’etica normativa indaga le diverse modalità di argomentazione morale e di formazione dei giudizi
morali. Il suo obiettivo consiste nell’individuare e giustificare le norme morali più adeguate.
Etica dell’atto:
• Cosa devo fare? (norma buona o malvagia)
• Quali azioni sono moralmente giuste/buone?
Il giudizio morale dell’azione dipende dal dovere dell’azione:
Deontologia (etica del dovere)
Consequenzialismo (
il giudizio morale dell’azione dipende dalle conseguenze dell’azione) →
conseguenza di ciò che vorrei ottenere.
Etica della virtù
• Come devo essere? (scopo)
L’etica Deontologica di Kant
• Critica della ragion pura (1781-1878)
• Fondazione della metafisica dei costumi (1785)
• Critica della ragion pratica (1788)
• Metafisica dei costumi (1797)
“Deo” significa dovere; viene anche definita come etica dell’intenzione o di dovere (o meglio,
l’intenzione di fare i nostri doveri)
Kant scrive la critica della ragion pura, perché servono giudizi validi. La metafisica come disciplina
scientifica, è possibile solo se è possibile per l’essere umano formulare dei giudizi validi. La loro
validità non può fondersi sulle percezioni empiriche (empirico, ovvero che si basa su esperienze;
giudizi non fondati su empirica..)
Tre facoltà: sentimento del piacere e del dispiacere; facoltà di desiderare: facoltà conoscitiva.
(conoscitiva, di giudizi, ragione e intelletto)
Le nostre conoscenze si basano su due capacità: la sensibilità (ricreattiva) e l’intelletto
(spontanea).
La nostra sensibilità viene affatto dagli oggetti, che suscitano in noi delle sensazioni. L’intelletto,
invece, è la facoltà di giudicare.
Dio, l’immortalità dell’anima e la libertà, come possibile causalità nel mondo sono idee
trascendentali (essi hanno un importantissimo ruolo regolativo).
Tutto ciò a cui la nostra ragione è interessata si riferisce a 3 questioni fondamentali:
1. cosa possono conoscere? questione teriche.
2. cosa devo fare? Questione pratica.-
3. cosa posso sperare? Questione al contempo. (teoretica e pratica)
Morale e Dio
Tutto ciò che l’essere umano spera di ottenere ha a che fare con la propria felicità. È possibile
pensare a una connessione necessaria tra felicità e moralità (non rubare, non dire bugie…)
Su cosa si fondano i principi del nostro agire?
- su sentimento morale? comandamento divino? Su un concetto di bene?
Per Kant tutti questi principi sono principi eteronomi (scartati); (in cui il soggetto riceve da fuori di
sé la norma della propria azione), quindi la ragione/morale non può essere trovato in un principio
eteronomo.
- l’essere umano è un essere dotato di dignità perché è un essere razionale.
- l’essere umano possiede la capacità di essere morale, perché è consapevole a propri della legge
morale.
Come giustifico i fatti morali.
La riflessione di Kant parte dalla volontà buona. “Buona in sé non vista”. L’essere naturale non è
solo razionale, ma anche esistenziale. Gli imperativi si suddividono in due tipi: categorici e ipotetici.
Kant vorrebbe una legge morale universale → Ho bisogno di istruzione per far bene una cosa. La
legge morale è un fatto della ragione. La libertà è l’oggetto della ragion pura (io posso raggiungere
lo scopo che vorrei). Il bene o il male, sono conseguenze della morale. Gli esseri umani hanno
bisogno di un movente (cause per fare determinate azioni)
Etica Normativa conseguenzialismo (io devo reagire per raggiungere l’obiettivo della felicità).
“Telos” significa fine, scopo. Il fine dell’azione può essere considerato come valida/voluta
conseguenza dell’azione.
Il giudizio morale dell’azione dipende dalle conseguenze dell’azione. Edonismo: posizione etica,
secondo il quale il piacere è da considerarsi come il bene e la condizione della felicità.
La felicità consiste nell’assenza di dolori.
- stato fisico (nel quale si vuole continuare a vivere)
- stato mentale e soddisfazione con desideri reali o ideali.
Conseguenzialismo - Epicuro
Il compito della filosofia è rendere felici, attraverso la vera conoscenza, la verità sugli oggetti dei
nostri timori: timore delle divinità (gli dei esistono…); timore del futuro (è sotto il nostro controllo);
timore della morte (per noi è niente la morte); timore del dolore e della mancanza di piacersi
(bisogni necessari come la felicità del corpo e bisogni naturali). Dobbiamo conoscere bene i nostri
desideri per la tranquillità dell’anima stessa (corpo-salute) questo è il fine della vita felice.
Conseguenzialismo - Utilitarismo
Teoria del valore utilitaristico: solamente il benessere è buono. Le azioni individuali hanno un
effetto sulla società.
La condizione migliore della società è quella in cui la somma del benessere degli individui è la
maggiore possibilità.
Principio della massimizzazione della felicità.
Paradigma utilitaristico - differenziazioni
Benessere = bilancio di piacere/dolore. Metodo delle scienze naturali per la misurazione del
piacere e del dolore e calcolare il bilancio, sulla base del quale si fanno poi scelte etiche e
politiche.
Utilitarismo delle preferenze
Concetto della realizzazione delle preferenze al posto del concetto di benessere come bene
intrinseco. Preferenze: interesse generale di un essere umano, non solo desideri, che è in stretta e
concreta relazione con un’azione.
Preferenze possono riferirsi alla capacità di percepire sensazioni oppure essere di natura
razionale.
Più le preferenze di una persona vengono realizzate, maggiore è il suo benessere (Peter Singer).
Il piacere porta al fine della felicità. Il benessere avviene con l’equilibrio del bene e del male.
Utilitarismo della regola
Il giudizio etico di un’azione non dipende solo dalle conseguenze dell’azione stessa, ma dalle
conseguenze di una generale osservanza della regola che guida l’azione.
Il criterio della felicità generale non è applicato alle singole azioni, ma alle regole d’azioni.
L’osservanza generale ha delle conseguenze positive per la società.
John Stuart Mill (utilitarismo - felicità)
Gli utilitaristi affermano che, come fatto psicologico, è possibile che la virtù sia per un individuo un
bene in sé.
Nessun principio primo ammette prove basate su ragionamenti. Le questioni che riguardano i fini,
cioè si chiedono quali siano le cose desiderabili. Secondo la dottrina utilitarista, è desiderabile
come fine la felicità e nient’altro che la felicità; tutte le altre sono desiderabili soltanto come mezzi
per quel fine.
All’inizio il significato della teoria utilitaristica è stato più volte trascurato. Il pensiero di Mill è quello
della estensione dell’utilitarismo. Esso continua a insistere sulla centralità del criterio della felicità
generale, della salvaguardia, del pensiero liberale e dell’autonomia liberale. Anche se le sue
applicazioni sono rivolte a mostrare che tale obiettivo etico è irrealizzabile ove non si rispetti fino in
fondo l’autonoma individuale.
(Epicure e Bentham hanno inteso questo termine della teoria dell’utilità non come qualcosa di
contrapposto al piacere ma proprio il piacere stesso insieme all’assenza di dolore. Di solito si usa il
termine utilitarista per indicare chi rifiuta il piacere o è indifferente al piacere, in una delle sue
forme: bellezza o divertimento)
(Bernand Williams and Mill) L’utilitarismo elimina la considerazione che ognuno è responsabile di
ciò che egli stesso fa. Non riesce a descrivere in modo coerente le relazioni fra i progetti e le azioni
dell’essere umano; (critiche).
John prova a dare spiegazioni alle critiche. Si tratta di rendere felice/massimizzare le capacità
degli individui. La felicità è l’unica fine (non si desidera altro se non la felicità).
La dottrina sostiene che le azioni sono moralmente corrette nel momento in cui tendono a
procurare felicità, moralmente scorrette nel momento in cui tendono a procurare il contrario della
felicità.
• Per felicità si intende il piacere e l’assenza di dolore; per infelicità il dolore e la privazione di
piacere.
• Il piacere e la liberazione dal dolore sono le uniche cose desiderabili come fini; e che tutte
le cose desiderabili sono desiderabili o per il piacere o come mezzo per promuovere il
piacere e prevenire dolore.
• La virtù parte dalla felicità (essere buono). La virtù è parte della felicità, ci vuole un mezzo
per raggiungere la felicità (tramite la virtù prendiamo la felicità).
• L’autore deve mostrare l’unico fine dell’azione, ossia la felicità. Non si desidera il denaro in
sé, ma lo si desidera come mezzo per avere ciò che si vuole. Il suo valore sta nelle cose
che si possono comprare; serve a sodisfare. Spesso il desiderio di possederlo è più forte
del desiderio di usarlo e continua ad aumentare per raggiungere un sogno. Il denaro lo si
desidera non per un fine ma come parte di un fine.
È diventato uno degli ingredienti principali che l’individuo ha per la felicità. Si parla della infelicità
quando non si riesce ad ottenere o realizzare qualcosa. L’amore per la musica e la salute fanno
parte della felicità.
Da un amore in mezzo siamo riusciti a realizzare la felicità e raggiungere ciò che vogliamo.
(l’esempio della ferroviaria, chi salvare).
Tutti desiderano la felicità in quanto credono che sia raggiungibile e quindi si ha la prova che la
felicità è un bene, per la persona, essendo desiderata da tutti.
ETICA DELLA VIRTU’
È un approccio che pone al centro della riflessione il concetto della virtù e riflette in maniera
sistematica su di esso.
L’azione moralmente giusta è quella che compirebbe un essere umano virtuoso.
La virtù è uno stato d’animo, abituale e ferma a fare il bene. Atteggiamento acquistato in maniera
diretta con caratteristiche emozionali e intellettuali che mettono in grado il soggetto in ogni
situazione di fare la cosa giusta dal punto di vista etico.
L’agire morale è parte dello sviluppo e formazione della propria personalità.
• La parola virtù deriva dal termine greco aretè che significa buono
• Se un essere umano ha la virtù, significa che è buono, quindi la parola virtù significa
l’essere buono.
Per sapere qual è la virtù di un essere umano occorre sapere quali siano le qualità e le
caratteristiche che rendono un essere umano buono. Sono gli atteggiamenti e i comportamenti che
si fondano sulla riflessione e su una decisione. Occorre decisione e volontà di decidere e agire in
modo sicuro.
Le virtù non sono innate, ma acquisite.
ETICA DELLA VIRTU’ CONTEMPORANEA
A partire dalla seconda metà del XX secolo. Critica dei sostenitori contemporanei dell’etica della
virtù alle teorie normative, raggruppate sotto la definizione di “etica dell’atto”.
• Tra gli studiosi che mettono in discussione la teoria dell’etica normativa, Elisabeth
Anscombe. Anscombe critica la possibilità di una teoria normativa che si fonda sul concetto
di dovere, ma un’etica che si fonda su un comando divino. Secondo essa, l’etica kantiana è
assurda.
Dobbiamo dedicarci alla costruzione di una filosofia della psicologia. Cercando di chiarire i
fondamenti in un’etica descrittiva.
• I giudizi morali riferiti al concetto della virtù sono giudizi di carattere descrittivo.
• Per spiegare la forza normativa dei concetti della virtù, i sostenitori contemporanei dell’etica
della virtù si riferiscono volentieri ad Aristotele: rinunciano ai concetti di “diritto” e “dovere” e
mettono il prosperare/progredire, pretese morali.
• La vita buona è la vita felice ed è un elemento centrale della teoria morale.
• Senza virtù l’uomo non può raggiungere niente.
LA NATURA UMANA:
l’essere umano è sotto molti aspetti, un essere amichevole/ sufficiente che può sopravvivere per
mezzo dell’attività e cooperazione con gli altri esseri uomini naturali.
La virtù si lascia determinare dalla vita esterna, siccome la virtù è una cosa non innata ma si
impara.
Si possono distinguere quattro componenti del carattere:
1. COMPONENTE AFFETTIVI, EMOZIONALE, valutiamo positivamente un
comportamento virtuoso, nostro o altrui. Reagiamo con rifiuto quando osserviamo degli
errori, in noi stessi o negli altri.
2. COMPONENTI COGNITIVI, riflettiamo sul perché riteniamo importante una determinata
virtù.
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