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Interpretazione della creazione dell'uomo e della donna

PARTE FG. sa di aver dato un'interpretazione della creazione dell'uomo e della donna che potrà suscitare perplessità soprattutto in relazione al fatto che i due corpi si formano per uno sviluppo naturale della materia e questo potrebbe apparire come una riduzione della potenza divina. È qui in gioco la possibilità di riconoscere alla natura la capacità di svilupparsi autonomamente per ragioni ad essa interne. G. risponde dicendo che questa idea di una natura, che ha in sé la capacità di svilupparsi, non solo non diminuisce la potenza di Dio ma la aumenta perché gli riconosce di aver avuto la capacità di creare una natura capace di produrre il corpo umano. Rivendica di aver seguito il testo biblico rivendicando nello stesso tempo il diritto a spiegarlo e accusa coloro che "non conoscono le forze della natura... e non vogliono che qualcuno le indaghi". Chiude con l'esegesi di un passo.

Dell'Esodo in cui Mosè raccomanda di offrire l'agnello che viene avanzato ai vicini prima di bruciarlo. L'agnello che non può essere mangiato rappresenta i misteri divini che non si riesce a comprendere. Prima di rinunciarvi e di "bruciare nel fuoco della fede la nostra ricerca", si deve, come raccomanda Mosè, chiedere aiuto ai vicini, cioè a quelli della nostra fede, che possono dare un contributo alla spiegazione dei misteri. Molti, invece, per superbia preferiscono restare ignoranti piuttosto di domandare a chi invece sa; e anzi, quando vengono a conoscenza che qualcuno è in grado di fornire spiegazione ai misteri, lo accusano di eresia.

L'altra scuola del dodicesimo secolo è quella di San Vittore di Parigi. È stata fondata nel 1108 da Guglielmo di C, si tratta dell'avversario di Abelardo nella disputa degli universali. Questo San Vittore è uno strano posto, è un'abbazia, ma sorge in città.

Aquell’epoca Parigi era piccola e quindi sorgeva a pochi centinaia di metri della cattedrale. È un monastero che ospita una comunità di religiosi che rispettano una regola. I religiosi sono canonici regolari e la regola è quella di Sant’Agostino che scrisse per la sua comunità di discepoli quando tornò in Africa. San Vittore inoltre è un monastero con una scuola aperta alla città, frequentata da maestri e studenti delle vicine scuole urbane. Abelardo afferma di essere andato alle lezioni. Questo luogo è importante perché rappresenta una mediazione tra la scuola monastica e quella delle nuove scuole urbane del dodicesimo secolo. È una terza proposta che cerca di mediare tra l’insegnamento della scuola monastica e quello delle scuole urbane. Ha ospitato maestri importanti, il primo è Ugo di San Vittore, poi Riccardo, Accardo e Tommaso Gallo.

Una guida allo studente del dodicesimo secolo. Mostra quale potrebbe essere il piano di studi che uno studente di filosofia e teologia dovrebbe seguire. Ugo è di origine tedesca ed entra nel monastero di Guglielmo a pochi anni dalla fondazione e diventa uno dei maestri più importanti e priore. Ha scritto molte opere esegetiche della sacra scrittura. Ha scritto anche un testo di teologia dei sacramenti. Inoltre, ha scritto numerose opere spirituali per i religiosi che valorizzano non solo la lectio ma anche contemplazione e meditazione, inaugurando una stagione mistica alla quale appartengono tutti i maestri vittorini dopo di lui. È un personaggio poliedrico, si colloca a metà tra cultura monastica e la nuova cultura cittadina. Ha scritto il Didascalicon, sull'arte della lectio. È un testo scritto all'epoca di Abelardo, è quasi suo contemporaneo e vivono anche a Parigi entrambi. Ugo darà testimonianza sull'attività di Abelardo.

Un libro sull'insegnamento, si presenta il piano di studi. Il titolo è di origine greca e vuol dire maestro. Il sottotitolo è importante, riflette l'importanza della lettura. È una guida dello studente. Questo testo è anche un discorso propedeutico sui modi, tempi e valori dello studio. Spiega quali sono le discipline da apprendere e con quale ordine procedere nello studio, con quali metodi e atteggiamenti. Spiega perché si deve studiare, a quale scopo. È una testimonianza importante sull'insegnamento, in più in un'area geografica con ruolo di punta nel panorama soprattutto per gli studi di filosofia. È diviso in sei libri, i primi tre dedicati allo studio della filosofia, gli ultimi alla teologia. Ricorda la divisione delle istituzioni di Cassiodoro. La successione è invertita perché si parla prima di filosofia. Lo spazio che dedica alla filosofia è molto più variegato di quello di Cassiodoro.

Una lettura anche rapida del testo mette in evidenza un tratto del carattere, delle scelte, di Ugo. Il carattere è quello della curiosità e un'apertura incondizionata verso ogni forma di sapere sia in campo filosofico sia teorico. Invoglia lo studente ad essere come lui, cioè voler sapere tutto.

Ugo presenta al suo studente una quantità di temi e discipline di cui dovrà occuparsi. Nei primi tre libri cosa dice. La filosofia è definita come amore per la sapienza, ma anche disciplina che ricerca universalmente i principi di tutte le cose umane e divine. Questa prevede lo studio di molte discipline: arti del trivio e del quadrivio. Prevede lo studio delle arti meccaniche, cioè le tecniche con cui gli uomini lavorano e producono oggetti utili alla sopravvivenza.

In ambito teologico prevede lo studio di testi canonici, ma anche di quelli non canonici, la teologia deve insegnare a commentare la scrittura e a individuare i sensi della scrittura.

Devono gli esegeti avere buone conoscenze storiche che sono fondamentali per la comprensione del senso letterale della scrittura. Ugo non disdegna la nuova teologia sistematica. Quello su cui insiste è il fatto che la teologia debba avere finalità operativa, non serve solo a capire cosa c'è scritto nel testo della sacra scrittura, ma deve portare al cambio di vita. Uno dei frutti della buona teologia sono anche le buone opere. Ugo segue un modello ancora monastico e non a caso, il didascalicon che è dedicato alla fase della lectio, si conclude con un invito alla meditazione, come se dopo aver spiegato cosa fare, cosa leggere e perché bisogna passare a meditare. Queste dichiarazioni di apertura a questa esplicita volontà verso ogni forma di sapere, a tutto aggiunge un costante invito alla gradualità nello studio. Non bisogna fermarsi su una disciplina a scapito delle altre, e soprattutto non bisogna pretendere di arrivare subito alle

discipline più importanti senza aver prima studiato quelle propedeutiche. Questo vale soprattutto per le 7 arti liberali che dice essere così connesse. L'attacco di Ugo è allo specialismo delle scuole urbane. Lo studente ideale di Ugo deve essere dotato:

Vi si traccia il ritratto dello studente ideale dotato di capacità naturali (ingegno e memoria) e virtù (umiltà). L'ingegno va esercitato con la lectio e la meditatio. Si insiste sull'ordine delle discipline da studiare. Prima la grammatica, poi dialettica; prima aritmetica poi musica. Indicazione sui modi del commento e sui loro tempi. Valore e forme della meditatio. Valore e regole della memoria. Importanza dell'umiltà per lo studente. Si tratta di un'umiltà epistemologica oltre che morale, in base alla quale il riconoscimento della propria ignoranza conduce a essere aperti rispetto a ogni tipo di sapere accettando però nello stesso tempo di

apprendere "con passo regolare" e "a tempo e luogo debito". Non c'è nessuna persona che può sapere tutto e che non abbia ricevuto alcundono speciale, quindi, anche gli studenti più bravi non devono disprezzarenessuno. Alla fine, c'è un attacco a quei superbi che saltano ogni gradualitànell'apprendimento, che si proclamano subito sapienti e si compiacciono dellaloro scienza, che si affidano al loro ingegno e non alla tradizione, nel quale nonè difficile riconoscere Abelardo.

In questo brano è evidente il tentativo di mediare tra due tradizioni: una più nuova euna più antica. C'è interesse per le novità, c'è curiosità intellettuale, ma c'è sempre ilrichiamo di un quadro disciplinare ben ordinato e tradizionale che sembra essereancora di trazione monastica.

In Ugo c'è anche l'idea di filosofia che va ben oltre il

modello monastico. Il trattato è diviso in due, questo non implica subordinazione della filosofia alla teologia, la filosofia non è concepita come strumento utile allo studio della teologia. Certamente, solo i libri della sacra scrittura sono sempre veri, mentre nei testi dei filosofi ci sono affermazioni false ma, nonostante ciò, Ugo pensa che la filosofia abbia un valore e scopo suo proprio e non perché le verità della filosofia coincidono con quelle della sacra scrittura, ma di suo ha il merito di riuscire a curare, di portare sollievo e di guarire l’uomo dalle sue tristezze. Si è mostrata capace di sostenere e contribuire alla vita dell’uomo nella vita terrena. Nella vita difficile in cui l’uomo vive, la filosofia è strumento di consolazione, cura e guarigione. L’ideale è quello boeziano di filosofia come consolazione; c’è però qualcosa di più rispetto a Boezio, c’è una

fondazione teologica: dal racconto biblico del libro della Genesi si apprende che al momento della creazione divina l'uomo possedeva tre beni: la sapienza, cioè la conoscenza della verità, la virtù e l'immortalità che metteva al sicuro il suo corpo dalla morte e dalla malattia. Dopo il peccato, a questi tre beni si sono sostituiti tre mali: l'ignoranza, il vizio, l'infirmitas, cioè la fragilità di un corpo esposto non solo alla morte ma anche alla malattia e ai suoi bisogni, la fame, il caldo, il freddo, il sonno, la fatica. Cacciato dal paradiso, nel suo esilio terreno ha però a disposizione tre rimedi che la filosofia è in grado di offrirgli: le scienze teoriche (teologia, matematica, fisica) rimedio all'ignoranza, le scienze pratiche (etica individuale,

he riguardano la produzione di beni materiali, sono considerate inferiori e meno nobili rispetto alle arti liberali. Questa distinzione tra arti liberali e arti meccaniche risale all'antica Grecia e si è mantenuta nel corso dei secoli. Le arti liberali comprendono le discipline umanistiche come la filosofia, la letteratura, la storia e la retorica. Queste discipline sono considerate nobili perché si occupano dello sviluppo dell'intelletto e della formazione del cittadino libero. D'altra parte, le arti meccaniche riguardano le attività manuali e pratiche come la lavorazione dei metalli, la costruzione di edifici e la produzione di oggetti. Queste attività sono considerate inferiori perché richiedono abilità manuali e non coinvolgono lo sviluppo dell'intelletto. Tuttavia, questa distinzione tra arti liberali e arti meccaniche è stata oggetto di critica nel corso dei secoli. Molti filosofi e pensatori hanno sottolineato l'importanza delle arti meccaniche per lo sviluppo della società e dell'economia. Ad esempio, il filosofo francese Jean-Jacques Rousseau ha sostenuto che le arti meccaniche sono essenziali per soddisfare i bisogni materiali dell'uomo e per garantire il benessere della società. In conclusione, la distinzione tra arti liberali e arti meccaniche è una concezione tradizionale che ha radici nell'antica Grecia. Tuttavia, nel corso dei secoli, questa distinzione è stata oggetto di critica e molte persone hanno riconosciuto l'importanza delle arti meccaniche per lo sviluppo della società.
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
104 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/08 Storia della filosofia medievale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher a.bellinzona1 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia medievale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pavia o del prof Casagrande Maria.