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I messaggi viaggiano su un canale (es. canale uditivo, grafico).

La comunicazione si realizza in un contesto.

Jackobson – Elementi dell'atto comunicativo :

1. Funzione espressiva (Mittente): relazione tra mittente e messaggio

2. Funzione poetica (Messaggio): relazione tra messaggio e messaggio stesso

3. Funzione conativa (Destinatario): relazione tra destinatario e messaggio

4. Funzione metalinguistica (Codice): riflessione linguistica sulla lingua impiegata.

5. Funzione fàtica (Canale): “Pronto, mi senti?” “Allora, siete attenti?”

6. Funzione referenziale (Contesto): pronomi personali, avverbi di luogo e tempo

COS'E' IL SIGNIFICATO? Due definizioni:

Teoria referenzialista: il significato di una parola è l'oggetto per cui la parola sta. Ogni oggetto nel

mondo ha un suo significato.

Obiezioni della teoria referenzialista:

non tutte le parole denotano un oggetto reale (es. Pegaso)

– vi sono parole che non sembrano denotare niente (es. nessuno)

– “Luca è grasso” grasso diventa qualcosa di astratto

– ci sono parole che non nominano nulla (es. per conto di, nell'interesse di, per mezzo di)

– una lista di nomi non dice niente, per stabilire il loro ruolo si deve aggiungere un verbo

– 2 parole possono stare per lo stesso oggetto ma non essere sinonime

Teoria ideazionale (Locke): il significato di una parola è l'idea per cui la parola sta, i significati

sono idee nella mente.

Obiezioni teoria ideazionale:

spesso le idee sono immagini mentali, quindi particolari, ma in realtà dovrebbero essere

– generali. (es. l'ideale di cane per me è uno solo, ma in realtà dovrei pensare a tutti gli aspetti

comuni dei cani oppure nessuno corrisponde ad un'idea, ma non saprei immaginarla

fisicamente)

non sappiamo se l'idea che ci facciamo noi di qualcosa equivale anche a quella

– dell'interlocutore, quindi la comunicazione è impossibile.(“solipsismo”)

Frege – Teoria del significato (teoria semantica):

Corregge il Solipsismo e si basa sull'idea che ci siano significati oggettivi e comuni che rendono

possibile la comunicazione.

Significato scomposto in:

Significato (del segno): segno (nome, gruppo di parole) risulta collegato all'oggetto che

• esso designa (ciò di cui parliamo)

Senso (del segno): modo in cui l'oggetto viene presentato dal segno (ciò che esprimiamo)

Campanella Jessica

Rappresentazione (connessa al segno): immagine che il soggetto forma dentro di sé e che

• varia da soggetto a soggetto. Solo la rappresentazione è mutevole e soggettiva e diversa da

individuo a individuo e a volte nello stesso individuo non è sempre la stessa.

Es “La stella de mattino” - “La stella della sera”

Per Frege hanno lo stesso significato (entrambe designano il pianeta Venere) ma hanno sensi

diversi (stesso oggetto presentato in modo diverso)

Ciò di cui parliamo → significato entrambi sono pubblici ed oggettivi

Ciò che esprimiamo → senso

Immagine che si forma nella mente → rappresentazione (non serve per trasmettere info)

es: guardare luna attraverso cannocchiale:

- luna= significato, oggetto

- immagine della lente del cannocchiale= senso, immagine uguale per tutti

- immagine sulla retina occhio= rappresentazione, varia da persona a persona, magari uno è cieco

Antipsicologismo: non identifica il significato delle espressioni linguistiche con i contenuti mentali.

Wittgenstein: D'accorgo con Frege.

Il significato di un'espressione linguistica è dato dall'uso che di essa facciamo in un contesto

regolato da convenzioni ( → “gioco linguistico”). Per insegnare una parola a qualcuno dobbiamo

insegnargli ad usarla nel modo corretto, ossia dobbiamo insegnargli le regole per l'uso, dettate già

dalla comunità in cui viviamo.

Argomento contro il linguaggio privato: immaginare un linguaggio fatto di parole che hanno

significato solo per me, le associo ad esperienze che ho fatto solo io. Mancano però criteri esterni

che stabiliscono la distinzione tra corretto e sbagliato.

Inoltre, W. pensa che i significati siano oggettivi ma che l'oggettività non dipende da designare

oggetti, né dal fatto di appartenere ad un terzo regno di verità immutabili, ma dipende dal fatto che i

significati si costituiscono nell'uso socialmente regolato dalle parole.

Pragmatica:

disciplina che si occupa dell'uso del linguaggio

• disciplina che si occupa di ciò che un parlante comunica al di là di quello che dice

• disciplina che si occupa del contesto

• disciplina che si occupa del significato in contesto

• disciplina che si occupa del significato nelle interazioni sociali

• disciplina che si occupa della distanza, fisica e sociale, tra interlocutori

Direzioni di ricerca:

1. si occupa dell'influenza del contesto sulla parola: situazione in cui si svolge il discorso e info

sul mondo

2. studia l'influenza della parola sul contesto: i parlanti usano il linguaggio per modificare la

situazione in cui si svolge il discorso e influenzare interlocutori

Austin: D'accordo con W. , ma si occupa del linguaggio comune.

Enunciati constativi: enunciati con cui descriviamo fatti del mondo e che possono essere

• veri o falsi (es. le rose nel prato sono fiorite)

Enunciati performativi: enunciati con cui non descriviamo nulla, ma facciamo qualcosa

• (es. scommetto 10 euro che domani piove), sono soggetti a condizioni di felicità: sono felici

quando l'atto che si compie va a buon fine, oppure infelici quando l'atto non va a buon fine.

Rispetto a W. Lui dice che non solo col linguaggio rappresentiamo o descriviamo il mondo fuori a

noi, ma agiamo su di esso. Per Austin usare il linguaggio significa agire.

Campanella Jessica

Teoria degli atti linguistici (Austin): ogni impiego del linguaggio comporta un agire, ogni

enunciazione ha quindi un oggetto performativo. Per Austin non c'è più la distinzione tra

performativi e constativi pochè “ogni dire è fare”.

Componenti dell'agire linguistico:

atto locutorio: dire qualcosa

• atto illocutorio: azione che compiamo nel dire qualcosa

• atto perlocutorio: dato dagli effetti o dalle conseguenze dell'atto illocutorio

Searle - Classificazione delle forze illocutorie:

1. atti rappresentativi: esprimono le nostre credenze sul mondo

2. atti dichiarativi: atti linguistici con cui modifichiamo gli stati sul mondo

3. atti espressivi: atti linguistici con cui esprimiamo sentimenti e stati psicologici

4. atti direttivi: atti linguistici con cui cerchiamo di indurre gli altri a fare o non fare qualcosa

5. atti commissivi: atti linguistici con cui ci impegnamo a far qualcosa in futuro

Grice: Sorge un problema nella distinzione tra locutorio e illocutorio di Austin. Se per non fare

entrare qualcuno in casa dico “il cane è davanti alla porta” l'azione che compio è quella di

minacciare ma questo atto rischia di essere nullo se non compreso.

1. Atto linguistico diretto: proferimento dove la forma grammaticale e il valore illocutorio

coincidono

2. atto linguistico indiretto: nessuna coincidenza tra forma grammaticale e valore illocutorio

E' stato Grice ad insistere sulla relazione tra significato e intenzione.

Distingue tra:

significato dell'espressione: significato della frase in sé, rispetta regole sintattiche e

• semantiche

significato del parlante: è l'intenzione con la quale il parlante pronuncia l'espressione che

• deve essere riconosciuta dal destinatario

Ciò che conta è il riconoscimento da parte dell'interlocutore.

Chiama implicatura la proposizione che può essere comunicata usando un enunciato, senza che

essa venga esplicitamente detta.

Implicatura conversazionale: interazione tra il significato delle parole e la struttura

• conversazionale

Implicatura convenzionale: parte del significato convenzionale di ciò che viene detto

Modello del codice: la comunicazione è un processo quasi meccanico di codifica e decodifica dei

messaggi inviati da un mittente a un destinatario, ma appare insufficiente.

Grice dimostra che al modello del codice va sostituito il modello inferenziale della

comunicazione: un interlocutore deve essere in grado di desumere un'implicatura conversazionale

dal significato convenzionale di quanto è stato detto, più la considerazione del contesto, più le

regole di conversazione, più l'ipotesi che il parlante intenda conformarsi al principio di

cooperazione.

Campanella Jessica

Argomentazione: discorso il cui obiettivo è convincere una persona razionale della verità o della

falsità di un'asserzione, fornendo ragioni sufficienti per giustificarne i motivi.

E' costituita da una catena di inferenze che a partire dalle premesse iniziali conducono ad una

conclusione. Un'argomentazione è a favore di P quando P è la conclusione dell'argom. ed è contro P

quando la conclusione è ¬ P.

L'obiettivo dell'argomentazione è quello di persuadere gli interlocutori. Nella maggior parte dei

casi si usano argomentazioni solo nel caso in cui l'opinione in questione non viene condivisa da

tutti.

1. X dice di aver visto Y sparare a Z

2. X non ha motivo di mentire su questo fatto

Conclusione: Y ha sparato a Z

Una sola inferenza. Premesse 1. e 2. L'argomentazione può essere buona perchè la conclusione è

giustificata dalle premesse.

E' possibile che le premesse siano vere e la conclusione falsa (controesempio): nonostante la

premessa 2. X potrebbe mentire lo stesso, è anche possibile che X abbia visto qualcosa che in realtà

non è accaduto.

Analisi delle argomentazioni: un'argomentazione può essere resa più comprensibile analizzandola

e rappresentandola nella forma di un'argomentazione che ha le stesse premesse e la stessa

conclusione, ma è costituita da inferenze più semplici.

Scopo: accrescere potere persuasivo dell'argomentazione

• consentire agli altri di criticarla più facilmente

Perchè persuadere se potrebbero esserci critiche? Perchè se una critica mette in evidenza un punto

debole dell'argomentazione è interesse di tutti che questa debolezza emerga.

Argomentazioni deduttive - Deduzione: è un'argomentazione in cui qualsiasi proposizione diversa

dalle premesse è giustificata mediante una regola di inferenza deduttivamente corretta, cioè che

risulta dall'applicazione di una di queste regole a proposizioni precedenti.

Un'infer

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
8 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/05 Filosofia e teoria dei linguaggi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher jessje93 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia del linguaggio e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Ferrara o del prof Andronico Marilena.