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Immanuel Kant: un uomo di conoscenza e morale

Lui del resto, come ci viene descritto dalle biografie, era un uomo mite ma anche gioviale, educato dalla madre ad un cristianesimo dal profondo senso morale (pietismo, corrente protestante – luterana), ricevette aiuto economicamente per studiare, aveva un vero amore per il sapere (cioè lo entusiasmava scoprire, conoscere: inizialmente si occupò di matematica e fisica), simpatizzò con la rivoluzione francese, scrisse un libro sulla pace ed era per la repubblica, non si mosse mai dalla sua città: sulla sua tomba fu fatta incidere una frase di una sua opera (Critica della ragion pura): che 2 sole cose avevano contato nella sua vita: “il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me” cioè appunto la conoscenza e la morale. Nato e vissuto a Konigsberg, allora Prussia e attuale Russia. E’ anzitutto un Illuminista. Infatti tutta la sua filosofia riguarda la ragione. Le sue opere fondamentali: Critica della ragion pura, Criticadella ragion pratica, Critica del giudizio. Critica della ragion pura - sul processo di conoscenza - Kant parte dalle due maggiori correnti filosofiche che si erano affermate con il progresso delle scienze:
  1. Razionalismo: suppone che la ragione sia in grado di comprendere tutto. Kant dice che ciò significa formulare "giudizi analitici a priori" ("a priori": è già tutto nella ragione) ed è un sapere che non si accresce (lui dice: ci si limita a ripetere nel predicato qualcosa che è già implicito nel soggetto, es. il corpo è esteso: mal'estensione è già implicita nel concetto di corpo; è il metodo deduttivo cioè dal generale al particolare, in questo caso deduttivo logico);
  2. Empirismo: suppone che solo con l'esperienza si possa conoscere. Kant dice che ciò significa formulare "giudizi sintetici a posteriori" ("a posteriori": non è già tutto nella ragione).

nellanostra ragione o testa, la conoscenza avviene dopo l'esperienza) però è un sapere cheresta collegato alla singola esperienza, non è generalizzabile (es. questa penna èrossa, rosso non è implicito in penna ma non è generalizzabile a tutte le penne; è ilmetodo induttivo cioè dal particolare al generale, in questo caso induttivo empirico).Lui crede che la verità sia una terza:la ragione possiede sì degli strumenti per conoscere, ma non sono sufficienti: c'èbisogno anche dell'esperienza; in questo modo le conoscenze diventanogeneralizzabili (come dice lui: universali e necessarie).Ne segue che i giudizi della ragione sono "giudizi sintetici a priori" (sintetici inquanto si basano sull'esperienza, ma a priori perchè utilizziamo qualcosa dentro dinoi che esiste già, è a priori).Questo qualcosa, questi strumenti a priori Kant li chiama anche

“trascendentali” (da non confondere con “trascendente”, termine che in generale si riferisce al divino). Da notare che però per Kant non è che così la nostra conoscenza è completa: quello che noi conosciamo è il “fenomeno” cioè ciò che ci si manifesta, la realtà filtrata dalle strutture a priori, e non proprio il “noumeno” cioè la cosa in sé. Ciò significa che noi abbiamo dei limiti, che la nostra ragione ha dei limiti. Per questo il pensiero di Kant è detto anche “filosofia del limite o della finitudine” (cioè finitezza): Kant indica le possibilità ma anche i limiti della ragione nella conoscenza. E le sue opere si intitolano “Critica” nel senso di “analisi”, che fissa possibilità, condizioni e limiti della ragione. La ragione (che utilizziamo per la conoscenza) per Kant va considerata così: la chiama

La ragione in senso ampio comprende 3 facoltà:

  1. Sensibilità: opera con intuizioni attraverso i sensi; in essa esistono come "apriori" le 2 "forme" del tempo e dello spazio. La sensibilità dà struttura ai dati sensibili. Poggiano su queste due forme le scienze matematiche (aritmetica, geometria, fisica). A noi sembra che il mondo risponda alle leggi di queste scienze, ma in verità siamo noi che leggiamo il mondo attraverso queste forme.

  2. Intelletto: opera con concetti attraverso il pensiero; in esso esistono come "apriori" le 12 "categorie" che possono raccogliersi in 4 tipi: Quantità (unità, pluralità, totalità), Qualità (realtà, negazione, limitazione), Relazione (sostanza, causalità, azione reciproca), Modalità (possibilità, esistenza, necessità). L'intelletto, tramite le categorie, sintetizza i dati sensibili (già

strutturati dalla sensibilità con le forme di spazio e tempo). La conoscenza quindi è il risultato dell'attività dell'intelletto che elabora concetti (sulla base delle categorie) a partire dai dati sensibili cioè dell'esperienza forniti dalla sensibilità (che vi ha applicato le forme).

Kant chiama l'intelletto anche "appercezione pura" o "Io penso" perché il soggetto grazie ad esso da un lato ha coscienza della propria identità e dall'altro finisce per essere il "legislatore della natura" (dal che si parla di "rivoluzione copernicana di Kant": come Copernico aveva messo al centro del sistema solare il sole, così Kant pone al centro della conoscenza l'uomo).

3) la ragione in senso stretto: è la facoltà che ci spinge a dare una spiegazione unificatrice e globale, ma che per fare ciò ci spinge oltre l'esperienza e quindi ci portano

alla vera conoscenza ma alla metafisica; questa facoltà produce le 3 idee dianima (con cui cerchiamo di unificare tutto ciò che conosciamo di noi), mondo(cerchiamo di unificare tutto ciò che conosciamo al di fuori di noi) e Dio (con cuicerchiamo di dare una spiegazione globale, cioè una spiegazione che comprendal’anima e il mondo). A queste 3 idee corrispondono la psicologia, cosmologia eteologia, che per Kant non possono essere vere conoscenze perché non si incontranocon l’esperienza. Le 3 idee sono delle aspirazioni della ragione, la ricerca di verità esaperi ulteriori che è insita nell’uomo ma che al tempo stesso l’uomo cioè la ragionenon può soddisfare. La ragione ha in sé qualcosa (questo desiderio di dare spiegazioniglobali) che lo spinge oltre i suoi limiti, ma proprio perché ha questi limiti, non cipotrà mai essere una risposta definitiva a queste idee. Ciò non

Significa che la metafisica sia inutile o dannosa, sono esigenze insopprimibili nell'uomo. Per questo Kant non è ateo ma agnostico (e gli unici problemi che ebbe col governo prussiano furono a proposito di questa idea di Dio: gli fu censurata temporaneamente una pubblicazione in cui l'aveva anticipata).

Dettagli
Publisher
A.A. 2007-2008
6 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/03 Filosofia morale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Moses di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof kaion irene.