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C T H S D
ONFUCIANESIMO E AOISMO IN PERIODO AN E DELLE EI INASTIE
In epoca Han il Classico dei Mutamenti possiede una struttura più complessa, avendo
inglobato materiale esegetico che si presenta sotto forma di commentari aggiuntivi agli
schemi e alle sentenze originali (le ‘Dieci Ali’). Esso verrà ripreso anche in ambiente
confuciano, esprimendo così un nuovo interesse verso la cosmologia. Sarà inoltre in questo
periodo che si svilupperà il cosiddetto ‘taoismo religioso’, che però ha assunto per molto
tempo i caratteri di ‘superstizione’; esso nasce attraverso tre grandi rivelazioni, che segnano
tre cammini diversi: la ‘Via dei Cinque Moggi di Riso’ (incontro in sogno fra Zhang Daoling
e Laozi, un ‘rinnovamento del patto’ fra Cielo ed un’umanità non più in grado di comprendere
i testi taoisti tradizionali), la ‘Purezza Suprema’ (una divinità femminile trasmette una serie
di scritture a Yang Xi, in cui viene indicato il cammino personale per raggiungere
l’identificazione con il Dao), ‘Tesoro Sacro’ (scritture ritrovate in una grotta, ma originarie del
mondo celeste, e che avranno una grossa importanza nella codificazione dei più importanti
rituali).
B C APPUNTI
UDDHISMO IN INA
D N ’ S ’ M
OTTRINE EOCONFUCIANE DALL EPOCA ONG ALL EPOCA ING
Tra XI e XIII secolo la corrente di pensiero del neoconfucianesimo non amplia solo la
prospettiva dottrinale confuciana in senso cosmologico e metafisico, ma fissa inoltre in
maniera definitiva l’identità del letterato-funzionario confuciano, dandogli un ruolo
predominante nel governo. Non è un caso che ciò avvenga dopo l’assimilazione del
buddhismo: anche se in maniera diversa, buddhismo e taoismo hanno avuto un importante
ruolo nella formazione dei ‘Cinque maestri’ del neoconfucianesimo.
Il neoconfucianesimo fu in realtà un tentativo di costruire una sintesi sincretista fra la
concezione morale e sociale di Confucio e Mencio, l’eredità metafisica buddista, e la
riflessione taoista sul rapporto uomo-natura.Benché il neoconfucianesimo si differenziasse
dal buddismo per l’atteggiamento nei confronti della morale e della vita (che non venivano
concepite come illusioni ma come realtà), esso ne subì in maniera marcata l’influenza. La
contraddizione fu risolta interpretando il non-essere come uno dei tenti aspetti sotto i quali
si celava la realtà. In verità il neoconfucianesimo non fu una dottrina unitaria e definita, ma
un insieme di elaborazioni successive operate da diversi autori, che alla fine furono riunite
in un apparato ideologico abbastanza uniforme. Non è possibile in questa sede approfondire
la trattazione, per al quale si rimanda al libro; ciò che è importante evidenziare è che nel
neoconfucianesimo, i principi morali e sociali di Confucio furono inseriti in una più ampia
impalcatura metafisica di ispirazione vagamente buddista, la quale li giustificava e li inseriva
in una loro posizione all’interno di un contesto più generale, nel quale l’uomo e le sue virtù
morali costituivano il centro dell’universo. Non fu quindi un caso se il neoconfucianesimo
divenne l’ideologia portante dell’Impero e del suo corpo di funzionari, poiché esso non solo
giustificava l’ordine esistente imperniato attorno alle istituzioni imperiali, ma spronava anche
gli uomini a coltivare la virtù dell’animo attraverso la rettitudine dell’agire.
L’ P T ’ ’O
IDENTITÀ DEL ENSIERO RADIZIONALE E L INCONTRO CON L CCIDENTE
L’ortodossia confuciana col tempo inizia a perdere rigore sul piano dottrinale e a mostrare i
segni di una notevole esteriorizzazione della sua tradizionale funzione di guida del sovrano.
Una forte influenza sulla mentalità confuciana avrà la mentalità empirica occidentale,
veicolata dalle discipline scientifiche introdotte dai missionari gesuiti. (Cose che non credo
ci interessino dopo di queste)
P M C . N
ENSIERO CINESE ODERNO E ONTEMPORANEO ELLA STORIA DELLE IDEE
Il processo di assimilazione della filosofia occidentale (anche in periodi di sconvolgimento
sociale, nel Novecento) e delle sue categorie interpretative è andato espandendosi fra gli
intellettuali cinesi ed ha contribuito ad una precoce rifondazione delle istituzioni
accademiche e di ricerca. L’iconoclastia anticonfuciana (1919) non impedirà a pensatori di
rilievo di tornare a proporre un rinnovamento del confucianesimo in grado di salvare l’identità
culturale cinese.
L F I
A ILOSOFIA NDIANA
U P
NITÀ E LURALITÀ DELLA FILOSOFIA INDIANA
La riflessione plurimillenaria indiana costituisce uno dei pilastri fondamentali della storia del
pensiero mondiale. Interessi innumerevoli, costumi eterogenei sono le caratteristiche delle
idee sviluppatesi in India, così come una propensione all’apertura e all’accettazione esplicita
o implicita dell’eterodossia, del dissenso e del dialogo. Si tratta inoltre della terra natia
dell’hinduismo, ma anche di tutta una serie di speculazioni filosofico-religiose antagoniste:
buddhismo, jainismo, sikhismo, ateismo, agnosticismo. Al centro della bandiera indiana è
posto un arcolaio non solo perché la tessitura sia una forma d’arte viva, ma anche perché il
paese è una tessitura di fili diversi di pensieri. Nonostante le numerose invasioni, conquiste
e colonizzazioni, l’India è riuscita a mantenere un senso di continuità culturale, allo stesso
tempo assorbendo le altre culture, tanto da ampliare enormemente la propria cultura. Si
assiste sempre ad un’incessante ricerca nell’ordine del sensibile come in quello
dell’intellegibile fondata sull’esperienze, ove la percezione esteriore non costituisce
necessariamente la sola vera forma di conoscenza. La continua tensione verso la
realizzazione delle mete più elevate dello spirito si è servita del mito, della meditazione e
dell’indagine razionale. La speculazione indiana cerca di chiarire il rapporto tra l’io e il
supremo principio delle cose e di preparare la strada alla liberazione dell’uomo tramite la
conoscenza.
H , P D
INDUISMO IL ENSIERO OMINANTE
Hinduismo è un termine occidentale che definisce il pensiero filosofico-metafisico e la
società degli individui che popolano il subcontinente indiano. Il termine hinduismo raccoglie
un fenomeno estremamente complesso e articolato di credenze e pratiche religiose, norme
etiche, pratiche rituali, prescrizioni giuridiche e ordinamenti sociali che caratterizzano il
‘modo di vivere indiano’. Questo modo di vivere trae linfa dal rapporto con i testi vedici ed il
culto delle tribù arie. L’hinduismo non ha un fondatore, non è una religione di un libro, ed è
un’oggettiva realtà spirituale atemporale, trascendente e invulnerabile rispetto al mutare
delle vicissitudini storiche.
H . S
INDUISMO TORIA DEL TERMINE
Il termine hinduu fu anticamente coniato dai persiani per indicare, in senso etnico-
geografico, le tribù insediate a nord del fiume Indo. In seguito alle invasioni musulmane, gli
stessi indiani lo usarono per indicare gli autoctoni non musulmani, quindi con l’accezione di
ordinamento religioso.
H . O
INDUISMO RDINE SOCIALE E FINALITÀ DELLA VITA
L’India ha un proprio ordine sociale gerarchicamente e metafisicamente definito, incarnato
sull’aspirazione a svincolarsi dal karman e al divenire ciclico delle rinascite (samsaara)
diviso in quattro varna (‘colori’): i sacerdoti (braahmana), i guerrieri e governanti (ksatriya),
gli allevatori, i contadini e gli artigiani (vaisya) ed i servitori (suudra). Così come la società è
quadripartita, anche l’esistenza è suddivisa in quattro fasi: infanzia, gioventù, maturità e
vecchiezza. Anche le necessità che strutturano la vita tradizionale dell’uomo sono
quadripartite: la ‘virtù’, il ‘successo materiale’, il ‘piacere amoroso’ e la ‘liberazione dal
mondo terreno’ e dal ciclo delle rinascite.
H . U ’
INDUISMO NA VISIONE D INSIEME
Dopo il declino della civiltà vallinda, le prime testimonianze letterarie – il corpus vedico –
saranno testi-fondamento del pensiero hinduista. All’interno della cultura indiana è possibile
distinguere uno strato di credenze, riti e pratiche d’origine popolare molto probabilmente
derivate dalle popolazioni indigente su cui si sovrappose l’ondata degli indoeuropei (gli arii).
Gli invasori arii portarono probabilmente anche la ripartizione sociale caratteristica dei popoli
indoeuropei. I Veda, trai testi sacri più antichi dell’umanità, nascono dalla fusione di queste
due culture. I Veda costituiscono la base del vedismo, pietra di fondamento dell’hinduismo,
e il più ampio monumento letterario indoeuropeo. Il corpus vedico è ripartito in quattro
sezioni trasmesse da quattro scuole spesso separate; i primi tre contengono inni e formule
dal potere magico e divino (mantra), il quarto ma è considerato inferiore. Esistono 4 scienze
applicate secondarie e 6 scienze tecniche, tutte derivate dai Veda. La filosofia è divisa in sei
branche (Darsana), metodi attraverso cui è possibile cercare di comprendere e interpretare
l’enigma dell’Universo. I risultati a cui conducono i diversi metodi sono diversi e, a volte,
contraddittori. Essi sono Purvamimamsa (‘Indagine interiore’ – ermeneutica del rituale),
Samkhya (‘Scienza del numero’ – studia i principi d’esistenza della realtà), Vedanta (‘Fine
della conoscenza’ – visione metafisica sull’Immensità), Yoga (‘Metodo di unione’ – intuizione
diretta e interiore), Vaisesika (‘Studio del particolare’ – indagine sulla natura del mondo e le
leggi che la regolano), Nyaya (‘Logica’ – combinazione logica per giungere a delle
conclusioni). Esistono poi delle scienze di cui non ci sbatte un cazzo.
H . R C
INDUISMO ITI E ULTI
L’hinduismo presenta una sconcertante varietà di riti e culti che affondano le proprie radici
nei cerimoniali sacrificali vedici. Col tempo il sacrificio divenne sempre meno cruento,
favorendo l’offerta di fiori, incensi, cibo; divenne ben più importante la venerazione
dell’immagine divina collocata in un tempio.
H . L ’
INDUISMO E TRE VIE DI LIBERAZIONE E L IDEALE DI DEVOZIONE
Se l’hinduismo è un coacervo di credenze e pratiche religiose, il minimo comune
denominatore è il fine ultimo: