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INTRODUZIONE A “ORIENTALISMO”
Per gli americani il concetto di Oriente suscita in genere associazioni con l’Estremo Oriente come
la Cina e il Giappone. Diversamente da ciò che accade per gli americani, gli Europei e in particolar
modo i francesi e gli inglesi (in minor misura anche tedeschi, russi, spagnoli, portoghesi, italiani e
svizzeri) hanno una lunga tradizione orientalista: vale a dire il modo di mettersi in relazione con
l’Oriente. L’Oriente non è solo adiacente all’Europa ma è anche la sede delle più antiche, ricche ed
estese colonie europee. L’oriente rappresenta per l’Europa il simbolo del Diverso, ed è stato il
modo in cui l’occidente per contrapposizione ha definito l’immagine, l’idea e la personalità
dell’Europa.
Il concetto di “Orientalismo” promulgato dall’Europa ha una storia antichissima e venne
continuamente sorretto da un lessico specifico, dalle immagini, dagli insegnamenti. In confronto le
conoscenze statunitensi possono apparire superficiali, anche se a causa dei conflitti con il
Giappone e la Corea gli americani hanno cominciato ad intraprendere alcuni studi sull’Oriente.
1) L’accezione più comune del termine “orientalismo” (o “orientalistica”; nel periodo più recente si
preferisce utilizzare “studi orientali” o “areas studies” in parte per la loro maggiore specificità e in
parte perché meno legate all’atteggiamento di superiorità dell’imperialismo europeo del 19 e 20
secolo. Anche se cambiano il nome il significato non cambia: l’orientalismo sopravvive in ambito
accademico) è di pura natura accademica: rappresenta l’insieme delle discipline che studiano i
costumi, la letteratura, lo storia dei popoli orientali. “Orientalista” è colui che pratica queste
discipline.
2) In un accezione più ampia del termine “orientalismo” si riferisce ad uno stile di pensiero (del
l’uomo europeo) fondato su una distinzione sia ontologica sia epistemologica tra “Oriente” ed
“Occidente”. Rappresenta le idee che l’uomo europeo si era fatto sull’Oriente, spesso queste idee
non coincidevano alla realtà ma erano sorrette dalla antica convinzione dell’uomo bianco di essere
superiore agli altri. In virtù di questa distinzione molti scrittori, poeti, amministratori coloniali
hanno adottato la contrapposizione tra “Oriente” ed “Occidente”.
3) L’interazione tra orientalismo accademico (1) ed extraccademico (2) non è mai mancata;
nell’1800 queste due accezioni del termine si mischiano ulteriormente, le informazioni
accademiche sull’oriente vengono adattate e modificate (fino a renderle fittizie) per giustificare il
colonialismo europeo in Oriente. Si cerca di far apparire l’uomo Europeo come superiore per
giustificare le invasioni coloniali. La cultura europea ha saputo creare l’Oriente in campo politico,
sociologico, militare, politico, ideologico… A causa del orientalismo l’Oriente non è oggetto di
teorie liberamente concepiti (=ancora oggi è il luogo degli stereotipi allora concepiti).
Sino alla fine della Seconda Guerra Mondiale, ossia prima dell’apogeo dell’influenza politica degli
Stati Uniti, parlare di orientalismo significava soprattutto parlare di un’impresa culturale britannica
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Autore: Ruslana Dovganyuk
e francese. In quel periodo l’egemonia di questi due stati comprendeva l’intera India e tutti i luoghi
biblici ed era basata sul commercio delle spezie e su una lunga tradizione coloniale. Gli “esperti”,
gli studiosi universitari dei due stati egemoni in questo periodo si impegnano a raccogliere
informazioni (anche se molto spesso pregiudizi come il dispotismo, crudeltà, sessualità orientali)
sugli stati in questione adattandole più o meno all’uso occidentale.
Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, l’egemonia passa agli Stati Uniti insieme a molte nozioni
e atteggiamenti nei confronti dell’Oriente coltivati in precedenza da Francia e Gran Bretagna. Da
questa mole di informazioni tramandate è scaturita l’enorme mole di testi “orientalisti”.
L’Oriente non è un’entità naturale data così come non lo è l’Occidente, “l’Oriente” e “l’Occidente”
sono il prodotto di energie materiali ed intellettuali dell’uomo.
Tuttavia ciò non significa che l’Oriente sia essenzialmente solo un’idea o una costruzione culturale
priva di corrispettivo materiale, ma come accade anche in Occidente, in Oriente vi sono
popolazioni con storia e costumi che non dipendono da ciò che viene detto in Occidente.
Il concetto di Oriente come lo intendevano gli Europei non è nato con il puro gusto di
immaginazione; il rapporto tra Oriente e Occidente è nato come una questione politica, di dominio
e di egemonia. È stato possibile orientalizzare l’oriente in quanto spesso i colonizzatori si
trovavano in una condizione privilegiata: sesso maschile, in una condizione agiata (come accadde a
Flaubert che incontra la cortigiana egiziana, la sua condizione di superiorità non solo gli
“permette” di possederla ma anche di descriverla come una tipica donna orientale che non parla
mai di sé, non esprime le proprie emozioni, la propria sensibilità o la propria storia.
La struttura di miti e bugie su cui si basa l’Orientalismo non si dissolverebbe come la nebbia
spazzata dal vento ma ha una struttura solida ed massima espressione del dominio
euroamericano.
Le origini della categoria del medio oriente
L’espressione “Medio Oriente” compare in un testo scritto agli inizi del ‘900 (nella lingua parlata
era già diffuso nella metà dell’800, indicava una zona che stava a metà tra l’Oriente e l’Occidente).
Questa espressione nacque da uno storico militare americano a scopo espansionistico e
comprendeva il territorio al di sopra del Golfo Persico, compreso tra l’altipiano anatolico e quello
iranico (zona occupata dagli Ottomani). Le grandi potenze del tempo come Gran Bretagna, Russia
e Germania si spartirono questo territorio. A partire dal secondo dopoguerra la ragione rimane al
centro degli interessi europei e statunitensi per diversi motivi: le risorse petrolifere, la questione
israelo/palestinese, i progetti di costruire una nazione panaraba (movimento politico che mira a
riunire in un organismo federativo tutti i popoli arabi.
L’attività di denominazione di un determinato luogo ha sottolineato un sentimento di superiorità
degli europei. Inoltre l’attività di dominazione viene spesso accompagnata da un’imposizione della
propria visione del mondo. 20
Autore: Ruslana Dovganyuk
ANNE CHENG: Storia del pensiero Cinese
La scommessa di Confucio sull’uomo
Nell’VIII secolo a.C. con l’epoca delle “Primavere ed Autunni” ha inizio il declino della sovranità di
Zhou a causa delle invasioni delle tribù barbariche occidentaliNonostante il re continuasse
nominalmente ad esercitare il cosiddetto Mandato del cielo, tale mandato era ormai privo di un
reale potere. Fu proprio lo sfaldamento di tale ordine politico e della concezione del mondo a
spiegare il pensiero di Confucio.
Confucio non rappresenta soltanto un uomo o un pensatore, o una scuola di pensiero, ma un vero
e proprio fenomeno culturale che si diffonde con il destino di tutta la civiltà cinese. Tale fenomeno
è durato per duemilacinquecento anni, e perdura ancora oggi, dopo aver subito molteplici
trasformazioni ed essere sopravvissuto a parecchie vicissitudini.
Confucio rappresenta un nome di spicco nella cultura generale cinese, in quanto con lui si produce
un “salto qualitativo”, non soltanto nella storia della cultura cinese, ma anche nella riflessione
dell’uomo sull’uomo. Confucio segna in Cina la grande apertura filosofica che si riscontra
parallelamente in altre tre grandi civiltà del primo millennio a.C.: mondo greco, ebraico e indiano.
Tuttavia a differenza dei suoi contemporanei indiani o greci, Confucio non è né un filosofo
all’origine di un sistema di pensiero, né il fondatore di una spiritualità o di una religione.
Da cosa dipende dunque la sua straordinaria rilevanza?
Egli ha proposto per la prima volta una concezione etica dell’uomo nella sua integralità ed
universalità.
Il nome ‘Confucio’ è la latinizzazione operata dai gesuiti missionari in Cina a partire dal XVI secolo,
del nome cinese KONGFUZI (maestro Kong). Sono scarse le notizie biografiche possedute e quelle
pervenute provengono da un piccolo libri intitolato I Dialoghi e compilato sulla base degli appunti
dei discepoli e dei loro allievi che nella forma del discorso diretto riferiscono le parole del Maestro.
Una breve biografia – Confucio (551-479)
Nasce in un periodo di crisi culturale, politica e militare durante il periodo delle Primavere e
degli Autunni (770-454 a.C.), infatti a lui vengono attribuiti gli Annali delle Primavere e degli
Autunni che narrano gli avvenimenti di Lu. Confucio visse fino all’età di 72 anni ed è per questa
ragione che è sempre rappresentato con i tratti di un augusto vecchio colmo di saggezza. Era
originario del piccolo principato di Lu che si trovava vicino alla casa reale dei Zhou, il che spiega il
profondo attaccamento di Confucio alla dinastia e ai suoi valori. Nei Dialoghi egli fa allusione ad
una giovinezza di condizione mod 十
nobiltà guerriera e il popolo dei contadini e degli artigiani: il ceto degli shi, che formarono i
letterati-funzionari della Cina imperiale. Confucio fu anche partecipe della vita politica di Lu. 21
Autore: Ruslana Dovganyuk
La leggenda narra che egli abbia lasciato il paese natale in segno di dissenso nei confronti del
malgoverno del suo sovrano. Di certo vi è che verso i 50 anni, in nome di un mandato che egli era
sicuro di aver ricevuto direttamente dal Cielo, iniziò una peregrinazione durata circa 12 anni alla
ricerca della Via.
A più di 60 anni fa ritorno a Lu dove trascorre gli ultimi anni della sua vita a insegnare a discepoli. È
in tale periodo che compone o perlomeno rivede i testi che gli sono stati attribuiti.
Il pensiero (dichiara che è un insegnamento tramandato dagli antichi e non è stato creato da lui)
Durante la crisi in cui vive prevalgono la cupidigia e la ricerca del potere, ed egli infatti si concentra
sulla parte etica (le linee guida per diventare più umani) e su quella politica (come governare bene
lo stato).
Secondo Confucio la parte etica è strettamente legata a 5 relazioni sociali fondamentali:
1. Rapporto padre-figlio: piet&ag