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Discorso sulle scienze e sulle arti

Il discorso sulle scienze e sulle arti vince sebbene fosse in controtendenza alla corrente illuministica. Egli afferma che le scienze e le arti, lungi dal purificare i costumi, hanno contribuito a corromperli (anche in Spinoza: critica all'onore). Da qui, nasce l'ipocrisia di chi tenta di conformarsi a ciò che va di moda allontanandosi dalla propria natura: gli individui agiscono secondo "buone maniere", abituandosi ad "apparire" più che ad "essere", ovvero seguendo schemi di comportamento artificiali e uniformi, antitetici a quelli naturali. Si va dunque profilando una totale asimmetria tra natura (vantaggio: tu capisci con chi hai a che fare) e civiltà (razionalità corrotta: le arti servono per giustificare il potere e la cultura è al servizio dei potenti). Poi Rousseau mostra come le scienze, anziché scaturire dalla virtù, siano nate da altrettanti vizi (l'astronomia dalla superstizione,...

L'eloquenza dall'ambizione, la geometria dall'avarizia, la fisica dalla curiosità... e, alimentate dall'ozio e dal lusso, abbiano favorito la disuguaglianza sociale e la perdita delle virtù etiche e patriottiche. Quando però si vide attaccato da una folla di polemisti, pur senza ritrattare l'accusa alle scienze e alle arti, rivide la scala delle proprietà causali: "la fonte prima del male è la disuguaglianza; dalla disuguaglianza sono venute le ricchezze [...]. Dalle ricchezze sono nati il lusso e l'ozio; dal lusso sono venute le belle arti e dall'ozio le scienze". Già in Platone, la città non doveva essere né troppo ricca né troppo povera e per i calvinisti, la ricchezza può essere solo fonte di sviluppo, non d'ozio (NATURA BUONA E CIVILTÀ CORRUTTRICE). Nel 1753, partecipò ad un altro concorso che proponeva un altro quesito:

“Qualè l’origine della disuguaglianza tra gli uomini e se essa sia autorizzata dalla legge naturale”. Scrisse allora il Discorso sulla disuguaglianza. Altre opere importanti sono l’Emilio, in cui il maestro deve seguire le inclinazioni naturali del discepolo, e il Contratto sociale, entrambi condannati in tutta Europa.

Nel Discorso sulla disuguaglianza prima attacca il giusnaturalismo, affermando che lo stato di natura di Hobbes e Locke era solo una proiezione delle caratteristiche dello stato civilizzato in cui vivevano. Rileva quindi la necessità di partire da come l’uomo è naturalmente. Ai fini della sua indagine, usa il metodo ipotetico o congetturale proprio dei filosofi della scienza: egli dichiara che non bisogna prendere le sue ricerche “per verità storiche, ma per ragionamenti ipotetici e condizionali, più adatti a chiarire la natura delle cose, che non a svelarne la vera origine”. Anche lo stato di natura

è più un'ipotesi metodologica che storica: è "uno stato che non esiste più, che forse non è mai esistito, che probabilmente non esisterà mai" ed è quindi un paradigma per analizzare e criticare il presente. Per individuare le sue caratteristiche, Rousseau fa riferimento agli scritti di etnografi. Prima di fare riferimento ai selvaggi (tribù), analizza l'individuo come uomo naturale. Egli è: 1. isolato e se ha contatti è solo per necessità (ad esempio sessuale); 2. fragile (ha bisogni elementari che in questa fase soddisfa direttamente con i frutti della natura: vive quindi in tranquillità e in equilibrio con la natura poiché ha tutto ciò che desidera e desidera ciò che ha). Manca la progettualità e la riflessione: in virtù di essere prefazionale e presociale non è né sociale né asociale, né morale né immorale.buono né cattivo. Gli unici sentimenti esistenti sono l'amore di sé (= autoconservazione) e la pietà (= istinto di soffrire se vede soffrire i suoi simili). Le uniche disuguaglianze sono quelle fisiche. I contatti sono pochi e sporadici, solo per l'accoppiamento. Perché poi tutto ciò cambia?
  1. l'uomo è libero e può scegliere;
  2. l'uomo, a differenza degli animali, tende a perfezionarsi (esiste la storia solo nel mondo umano).
Attraverso un esperimento mentale, per deduzione, cercando di immaginare quali condizioni esterne sono state necessarie affinché il genere umano divenisse quello che è attualmente (Clima, altezza degli alberi, la concorrenza e la ferocia degli animali...), si sforza di ripercorrere "le vie dimenticate e perdute" che dallo stato naturale hanno condotto l'uomo ad uno stato civile. L'uomo inizia così ad associarsi e a raccogliere frutti spontanei, a

cacciare e a pescare (fuoco e prime forme di coltivazione). Nascono le famiglie e nascono i sentimenti buoni come l'amore e quelli cattivi come l'invidia e la vanità (nati dalla tendenza a confrontarsi, dalla differenza tra capacità e attitudini fisiche). Questo è, per Rousseau, il MOMENTO PIÙ FELICE, perché le associazioni non sono vincolanti, l'uomo trova negli altri conforto e s'instaura un equilibrio fra natura e civiltà (mito del buon selvaggio).

La rivoluzione vera e propria avviene con la simultanea invenzione della metallurgia e dell'agricoltura (Neolitico), che crea le prime disuguaglianze economiche e civili dovute alla divisione del lavoro e all'introduzione della proprietà privata. In Locke, la proprietà privata (legata al lavoro e alla fatica) è l'elemento che caratterizza lo stato di natura (crea delle disuguaglianze che non eliminano l'uguaglianza dei diritti).

Rousseau la proprietà è un'ingiustizia, porta all'acupidigia; non è finalizzata all'autoconservazione ed è peggiore delle disuguaglianze fisiche. Queste passioni causano una guerra continua tra ricchi e poveri, tensioni che Hobbes credeva connaturate nella natura umana: l'uomo, che prima era libero e indipendente, si trova assoggettato alla natura da una quantità di nuovi bisogni e vincolato al prossimo da un rapporto di mutua, universale dipendenza. Per uscire da questo stato di guerra di tutti contro tutti i possidenti fondano un patto iniquo per giustificare l'esistenza della proprietà, fatto per paura di perdere le ricchezze. Se in Locke, la magistratura deve punire i trasgressori, in Rousseau legittima la distinzione tra potenti e deboli, mentre l'esecutivo quella tra padrone e schiavo. "A questo punto tutto si riporta alla sola legge del più forte, e quindi a un nuovo stato di natura diverso da quello

con cui abbiamo cominciato, in quanto l'uno era lo stato di natura nella sua purezza, mentre quest'altro è il frutto di un eccesso di corruzione". La disuguaglianza è innaturale: Rousseau vuole quindi una limitazione della proprietà privata all'insegna della piccola proprietà. Ma da questa situazione (frutto di un percorso storico) si può uscire. Accanto ad un PESSIMISMO STORICO (frutto di una civiltà cattiva), sinora un OTTIMISMO NATURALISTICO (frutto di una natura buona). L'errore della disuguaglianza ha origine storica e non è connaturato nell'animo umano: può quindi esserci un riscatto. Può essere fondato un nuovo patto, non riferito alla storia o a Dio: dato che non si può tornare indietro, la soluzione è posta su due piani paralleli:

  1. educativo;
  2. politico.

Vige la possibilità di stipulare un contratto in concomitanza con un nuovo tipo di educazione. Fonda un nuovo

Il passaggio dallo stato di natura allo stato civile produce nell'uomo un cambiamento molto notevole, sostituendo nella sua condotta la giustizia all'istinto e dando alle sue azioni la moralità che ad esse priva mancava. Solamente allora subentrando la voce del dovere al posto dell'impulso fisico e il diritto al posto dell'appetito, l'uomo, il quale fino allora non aveva considerato che se stesso si vede obbligato ad agire secondo altri principi e a consultare la sua ragione prima di cedere alle sue inclinazioni. Sebbene in questo stato egli si privi di molti vantaggi che gli vengono dalla natura, ne guadagna in cambio altri così grandi, le sue facoltà si esercitano e si sviluppano, le sue idee si allargano, i suoi sentimenti si nobilitano, tutta la sua anima si eleva a tal punto che, se gli abusi di questa nuova condizione non lo degradassero,

Spesso al disotto di quella da cui è uscita, egli dovrebbe benedire continuamente l'istante felice che lo strappò per sempre da quelle sue condizioni primitive e che di un animale stupido e limitato fece un essere intelligente e un uomo.

Abbiamo quindi un passaggio, che si attua attraverso un contratto, non con la forza o il diritto divino, in cui è veramente legittimo solo il pactum unionis, poiché il patto di soggezione è inammissibile dato che limita la libertà (l'uomo deve poter obbedire solo alla propria ragione, alla sua volontà che ha in comune con gli altri):

Io naturale → Io artificiale

Io privato - particolare → Io comune (corpo sociale)

Uomo → Cittadino

Gli uomini quindi alienano tutti i diritti che avevano precedentemente (tale alienazione deve portare gli uomini ad essere soggetti solo a se stessi per essere liberi: il patto difende e protegge con la forza comune la persona e i beni di ciascun associato. Lo

scopo del patto è la salvaguardia della sicurezza, della libertà, dell'uguaglianza dei contraenti. Della sicurezza perché il patto tutela la persona e i beni di ognuno; Della libertà perché obbedendo all'io comune ognuno obbedisce, in realtà, a se stesso; Dell'uguaglianza perché nel patto i cittadini si obbligano tutti sotto le stesse condizioni e devono godere degli stessi diritti. Con la ragione mi libero dalla bramosia (vedi Spinoza). Il potere è nella comunità (PRINCIPIO DELLA SOVRANITÀ POPOLARE). La volontà propria del corpo politico o sovrano è la VOLONTÀ GENERALE. Questa non è la semplice somma delle volontà particolari (volontà di tutti), ma la volontà che tende all'utilità comune, ossia un tipo di volontà che si distingue da quella di tutti non per ragioni quantitative, bensì qualitative. Infatti, essa mirasoltanto all'interesse comune, non a quello privato (vedi art.6 della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino). La volontà generale è retta, in
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A.A. 2009-2010
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/03 Filosofia morale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Exxodus di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Scienze Storiche Prof.