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LE INTUIZIONI DI CÉZANNE
INTRODUZIONE
Paul Cézanne (1839-1906), vissuto a Parigi per gran parte della sua vita, fu un pittore post-
impressionista considerato il precursore del cubismo e un fondamentale innovatore dell'estetica
visuale verso la concezione contemporanea. Egli è tratteggiato come una personalità estrosa ma
introversa, capace nonostante ciò di lasciare profondi sconvolgimenti in coloro che lo avvicinarono.
Senza smettere mai di produrre, finì i suoi giorni in completa follia dopo una vita travagliata di
disordini psichici e avvenimenti tumultuosi.
L'INCONTRO TRA RILKE E CÉZANNE
Rainer Maria Rilke, il poeta praghese, era alla ricerca del componimento perfetto in un viaggio a
Parigi quando Cézanne ci abitava. Egli voleva una perfezione linguistica e tecnica tale da poter
manifestare chiaramente ed esplicitamente la soggettività lirica nella sua completezza. L'artista
secondo Rilke era il sacerdote che salva il mondo con la bellezza, prendendo le cose e sostituendo
la loro assenza di senso col significato di una soggettività: trasforma il mondo nella bellezza.
Quando incontrò Cézanne la prima volta, tuttavia, smise di scrivere per anni. A suo dire, imparò
con sgomento che l'artista può essere un vero artista solo lasciandosi alla natura per godere delle
visioni che forniva: il senso non sta nella natura in sé, ma non sta nemmeno solo nell'azione
creativa dell'uomo che prende le cose e le manipola con la sua soggettività, si nasconde
nell'impatto che le cose imprimono sull'emotività di chi le guarda. Chi non lo fa, si ammonisce
Rilke, pretende di cogliere la natura senza lasciarcisi toccare, senza guardarsi dentro per riflettere
sulla sua esperienza. Andò allora a scuola da uno scultore, come se avesse capito che l'opera delle
arti può scolpire la realtà, facendo emergere nella materia l'essenza delle cose così come l'occhio
dell'osservatore la coglie.
IL MONDO NELLA SOGGETTIVITÀ, L'ALDILÀ DEL COLORE
Rilke arrivò a scrivere che le famose serie di Cézanne, che usava dipingere lo stesso soggetto più e
più volte in tempi e condizioni diverse – come facevano tra l'altro già gli impressionisti –, erano in
grado di esprimere la molteplicità della natura in modo spensierato, dimostrandosi l'uno diverso
dall'altro senza sforzo solo riscoprendo nell'Altro la propria unicità e originalità.
Cézanne sapeva tradurre le forme della natura in pura cromaticità, in pura manipolazione artistica,
riuscendo nondimeno a dare nuova vita alle stesse forme, sotto il filtro soggettivo di una sorta di
aldilà del colore. Il pittore non incappò tuttavia nell'errore di rappresentare il suo amore per ciò
che vedeva: esprimeva le cose nella loro naturale molteplicità soggettiva entrando col suo
personale punto di vista in maniera spensierata, ponendosi solo come la condizione di possibilità di
tale resa visiva. Ogni volta che guardiamo a qualcosa, anche per rappresentarla, ci ritroviamo
inevitabilmente a giudicarla: secondo Cézanne, il vero artista riesce a riportare il suo sguardo senza
farci entrare il suo giudizio e la sua personalità, senza la presenza dell'autore.
L'ESTREMO REALISMO DELLA SOSPENSIONE DI GIUDIZIO
La sensibilità novecentesca parte tutta da questa concezione di realismo: dire l'oggettività significa
dire l'oggetto come oggetto di percezione da parte di un soggetto, sforzandosi comunque di non
assorbirlo nella soggettività e nella sua comprensione. Il linguaggio dell'arte così come l'ha
inaugurato Cézanne è più rispettoso della vera natura dell'Altro di quanto possa mai esserlo
persino quello della scienza. La scienza, secondo gli epistemologi contemporanei, legge la realtà in
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maniera precisa e ragionata, con pretesa di intersoggettività, però non può evitare di stendere dei
giudizi sulla realtà che implicano necessariamente scelte, desideri, fini.
Rilke scrisse che Cézanne era né più né meno come un cane che semplicemente guarda avanti. La
semi-simbiosi tra soggetto e oggetto della percezione sta nell'artista che si presta come specchio
per il dipinto che verrà.
LO SPAZIO ORIGINARIO DEL SENTIRE
Hemingway racconta di aver imparato molto per la sua scrittura dalla lettura delle opere di
Cézanne. Un'artista che voglia rappresentare la natura senza il primato di sé e il primato
dell'oggetto implica un'estrema conoscenza di essa e della tecnica con cui rappresentarla, poi una
volontà di trascendere tutti i canoni assunti e così tutti i nostri metodi comunicativi e tutte le
nostre abitudini percettive.
Il luogo in cui l'arte di Cézanne cerca di muoversi è quello che i fenomenologi chiamerebbero
spazio originario del sentire. È lo spazio metafisico che è fissato dalla capacità del soggetto di
percepire e di esprimere gesti, che per il solo fatto di esistere permette l'intervento esterno per
porre modificazioni al proprio sistema. I quadri di questo pittore disegnano l'impatto della realtà
sullo spazio originario del sentire di Cézanne in sé e per sé. Questa missione della scoperta della
purezza della percezione finisce necessariamente per mettere in luce quei pregiudizi figurali,
rappresentativi, culturali secondo cui noi ci aspetteremmo a priori che un dato oggetto che
incontriamo abbia una certa forma piuttosto che un'altra. 16
L'ELABORAZIONE DELLE COSE
L'OGGETTO PRIMA DELL'IO E PRIMA DELL'ALTRO
Ne Il dubbio di Cézanne, Merleau-Ponty scrive che i quadri di Cézanne rappresentano il punto in cui
la natura del mondo incontra la natura dell'uomo. Non volle scegliere tra sensazione e pensiero,
tra caos e ordine: dipinge la materia ancora prima che prenda una vera forma all'occhio umano.
L'oggetto di Cézanne è l'intersezione tra le idee dell'uomo sulla realtà e la sua spontaneità nel
mostrarsi al soggetto. I suoi disegni appianano la distinzione tra come le cose sono e come le cose
appaiono.
Il suo obiettivo era quello di presentare la natura con un profondo rispetto non solo per la
percezione che ne ha l'uomo – come già negli Impressionisti che lo precedettero – ma per l'essere
concreto in sé, per le essenze della natura al di là di ciò che sono per come l'uomo le definisce
all'esterno di sé.
LA COAGULAZIONE DELLA MATERIA
Questo punto di incontro tra mondo e uomo è l'onirico ordine proprio con cui le cose si
manifestano al soggetto che le percepisce. Per cogliere questo primordiale livello di
consapevolezza e saperlo rappresentare è necessario sospendere il giudizio riguardo a ciò che
vediamo e che abbiamo sempre visto. Bisogna ovvero ritornare al caos per inquadrarlo come
ordine spontaneo, ripensando coscientemente – cioè, non senza sforzo intellettuale – ogni nostra
abitudine percettiva. Il compito dell'arte di Cézanne è di portare alla luce l'ordine nascente delle
cose, mostrare gli oggetti che si coagulano davanti ai nostri occhi.
LA SCELTA DEI CONTORNI GEOMETRICI
Cézanne scriveva di voler rappresentare il mondo con la sfera e col cono: per abbandonare il
giudizio e la percezione già formata è doveroso che la linea di contorno si affidi alla semplificazione
della geometria. Tratteggiare perfettamente la mela sarebbe renderla coma una cosa fatta e finita,
pronta per essere percepita; non tratteggiarla sarebbe perdere la sua identità. Linee geometriche
indicano in tutti i sensi il limite ideale a cui l'oggetto trattato, che si sta disponendo di fronte allo
spettatore, cerca di arrivare e a cui non è ancora arrivato. Non imitano il visibile, rendono visibile.
Un oggetto ben delineato non è originario, ma è un oggetto già dato di fronte al soggetto già dato,
fonte di una relazione comunissima. Tornerebbe un elemento dello spazio in rapporto con tutti gli
altri, non avrebbe profondità o unicità. L'arbitrarietà della geometria permette che la nostra
percezione possa immaginare gli estremi confini entro cui si sta per manifestare una cosa in sé, che
si sta proprio in quell'istante per ritagliarsi il proprio spazio nel mondo.
TINTE LIBERE
La poetica di Cézanne, osserva ancora Merleau-Ponty ne Il dubbio di Cézanne, lavora anche col
rapporto tra il colore e la definizione. I colori liberi, vagamente innaturali, si dispongono come linee
di forza che sono solo apparentemente delimitate dai contorni: la vera potenza della
rappresentazione si irradia sotto la guida delle linee geometriche ma come vibrazioni che si
associano liberamente. Questa è ancora una volta espressione di ciò che esiste al di là delle
catalogazioni sensoriali, in cui quello che vediamo è solo una linea guida per la nostra esperienza.
L'indeterminatezza dei colori diventa allora lo spazio originario della cosa, la fase di elaborazione
della sua definizione, ancora prima che una persona possa dire cos'è la mela alla vista, al tocco,
all'odorato... 17
UNA NATURA NON ANCORA NATURALE
Il mondo di Cézanne è letteralmente spaesante: è talmente originario che manca ogni sorta di
movimento che possiamo riconoscere come movimento. Viene avvertito come se fosse un altro
mondo, anche se definirlo un altro mondo è sbagliato, siccome rappresenta i primordi delle cose
che vediamo tutti i giorni. È solo che questi oggetti quotidiani sono ancora allo stadio in cui sono
letteralmente innaturali (non ancora naturali), freddi, immobili, non formati. Noi non riconosciamo
niente di quello che vediamo perché Cézanne ci mostra la natura disumana che è sottintesa alla
nostra visione e comprensione della natura – ciò che riconosciamo è inevitabilmente qualcosa di
umanizzato.
Non è permessa nessuna emozione di fronte all'originario sconosciuto, se non un'emozione
diventata consapevole delle proprie cause e che rende ragione della propria inesauribilità. Cézanne
ci mostra così il nostro mondo in maniera sempre nuova e in sé irriconoscibile, a meno che noi ci
sforziamo successivamente di confrontare le sue opere con ciò a cui si riferiscono nella realtà
formata.
RAPPRESENTARE L'INVISIBILE NEL VISIBILE
La poetica di Cézanne è il rifiuto della prospettiva
pur conoscendo perfettamente la prospettiva,
rifiuto della linearità pur conoscendo perfettamente
la forma delle cose. È una pittura che somiglia