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DIRITTO ALLA LIBERTÀ E DIRITTO ALLA PROPRIETÀ

L'uomo ha in realtà diritto di proprietà sulla vita, sulla libertà e sui beni. L'uomo esercita questi diritti nello stato di natura. La molla che spinge l'uomo ad uscire dallo stato di natura è la dialettica tra diritti primari e secondari. Lo stato di natura, pur non essendo ferino, presenta una debolezza intrinseca: l'eventualità che qualcuno non rispetti i diritti altrui instaurando una reazione a catena di vendette. Lo stato assoluto è totalmente altro rispetto allo stato di natura: gli individui si associano consolidando il pactum unionis, anche se poi sarà necessario un momento di soggezione, dove vengono ceduti al sovrano i diritti secondari: farsi giustizia da sé, punire.

In cambio dell'onere per il sovrano di tutelare i diritti primari attraverso la difesa pubblica e l'amministrazione della giustizia. Stato sorretto da una logica garantista che non

può andare oltre il limite dei diritti naturali degli individui. Lo stato liberale cristallizza la situazione individualistica dello stato di natura: la libertà è la sfera di libertà che circonda ciascun individuo nel suo bozzolo. Locke non intende lo stato di natura come una fase della storia passata, ma è sempre parzialmente presente nella storia dell'uomo. Locke è incerto se lo stato di natura sia buono o cattivo: ispirato sia da Hobbes che da Hooker rimane incerto tra le 2 visioni, politica e razionalista. L'introduzione della moneta determina la rottura della logica egalitaria e inizia il processo accumulativo. La proprietà è legittimata dal LAVORO: è la prima ed immediata espansione della personalità dell'uomo che si auto possiede. Quando lo stato si trovi ad essere impotente nell'offrire un certo tipo di garanzia bisogna ricorrere a un tribunale superiore che è Dio attraverso il diritto.

di resistenza (appello al cielo) nei casi di tirannia: aggressione da stato straniero, usurpazione del trono illegittima, abuso di potere, dissoluzione dello Stato. FIGURE ATIPICHE DEL GIUSNATURALISMO SECENTESCO (Olanda, 17° sec.) non è un giusnaturalista ma ne usa la terminologia richiamando i temi SPINOZA: Hobbesiani. Assertore di una concezione IMMANENTISTICA della realtà il cui fondamento è l'ESSERE (Dio o Natura). Non esistono 2 piani (essere e dover essere) ma un'unica realtà dove essi coincidono. Parla di diritto naturale, che ha però perso ogni trascendenza rispetto al diritto positivo: diritto naturale e positivo coincidono. È diritto naturale OGGETTIVAMENTE: tutto ciò che accade SOGGETTIVAMENTE: tutto ciò che ogni essere può fare rispetto agli altri esseri. L'uomo non è totalmente riducibile a forza fisica e passionalità: è anche razionale, e ciò gli permette di sovrastare anche.

esseri più grandi di lui. L'individuo non è più l'assoluto della primum storia: lo è L'ESSERE, e gli individui sono una delle sue manifestazioni. Pone l'ideale etico di una tolleranza religiosa garantita dallo stato che però non può facilmente giustificarsi in una concezione immanentistica (contraddizione). precursore della codificazione napoleonica. GIANSENISTA influenzato dalla seconda DOMAT:scolastica. Influenzato anche dallo studio del diritto romano. Da questa triplice influenza discende una concezione variegata del diritto: problema giuridico filosofico. Per comprendere il diritto bisogna capire la natura dell'uomo e per capire la natura bisogna capire quale sia il suo fine, e il fine dell'uomo è solo Dio. L'uomo aspira con tutte le sue forze a raggiungere l'Assoluto, perché il possesso di Dio dà all'uomo la beatitudine. E' però in lui e nei suoi contemporanei

Fondamentale il problema del metodo. Il metodo scientifico per eccellenza è quello deduttivo. Prevale la mentalità geometrica anche sul suo giansenismo. Cerca di ricostruire il sistema partendo da due principi fondamentali tratti dall'antropologia:

  1. RICERCA E AMORE DEL SOMMO BENE
  2. AMORE RECIPROCO TRA GLI UOMINI

Sistema con lo stesso metodo anche le fonti del diritto francese del 17° secolo:

  • LEGGI IMMUTABILI: non esposte per natura ai mutamenti LEGGI DIVINE, NATURALI, di DIRITTO PRIVATO.
  • LEGGI ARBITRARIE: esposte anche a mutamenti improvvisi. LEGGI POSITIVE, UMANE, di DIRITTO PUBBLICO
  • LEGGI DELLA RELIGIONE
  • LEGGI DELL'AMMINISTRAZIONE

Dall'amore non scaturisce come in Hobbes la belligeranza, ma la divina Provvidenza se ne preserve per consolidare i legami. La sua visione è intrisa di spirito religioso. Risente della cultura medioevale come molti altri giuristi del 17° secolo. È più vicino a PUFENDORF: a Grozio che a Hobbes. L'impatto tra

volontarismo e intellettualismo in Pufendorf si desume dalla trattazione degli enti morali sono riconnessi alla volontà degli entia phisica e entia moralia: uomini, l'atto fondativo degli enti morali è l'impositio: la legge si fonda su un atto impositivo del legislatore.

QUALITÀ MORALI: onestà, necessità morali e turpitudine sorgono dalla potestas e obligatio; iusazioni umane coerenti o meno con la legge. Prima della legge l'azione non è né buona né cattiva.

La legge naturale data da Dio è conoscibile. Dio, con atto di libera volontà, crea un more geometrico: determinato universo etico e la ragione può poi esaustivamente conoscerlo, congiungendo volontarismo e intellettualismo razionalistico.

Quantunque il mondo fisico sia nettamente separato da quello morale, esso opera come sottofondo alle vicende morali (esisto quindi occupo una posizione nello spazio / occupo uno status).

STATUS NATURALIS

PUFENDORFIANO: ente morale astratto, luogo degli enti morali ma anche fondamento agli altri enti morali. Distingue 3 tipi di stato di natura:

  1. comprende la situazione del nascituro; Absolute
  2. parentela universale tra uomini prima di un fatto o patto In ordine ad alios nomine umano che li renda in posizione di supremazia o sottomissione;
  3. ma parla anche di invenzioni e istituzioni suggerite da Dio.

vive nel 18° secolo tra Ginevra e Parigi (salto spazio temporale rispetto a Locke)

ROUSSEAU: (17°/U.K.)

Ambiente razionalistico legato alla corrente cartesiana (deduzione a priori di tutto dalla ragione umana) = Francia culla dell'ILLUMINISMO la cui maggior espressione è l'encyclopedie. Il pensiero di Rousseau è ambiguo nei confronti dell'illuminismo: apparentemente vi partecipa collaborando alla stesura dell'encyclopedie, ma in realtà presenta già fermenti del romanticismo. L'esordio di Rousseau fu una dissertazione intitolata

“Discorso sulle scienze e sulle arti”, a cui seguirà una seconda dissertazione “Discorso sull’origine e i fondamenti dell’ineguaglianza tra gli uomini”; altre 3 opere famose sono: “La nuova Eloisa” (genere letterario), il Contratto Sociale (pedagogico) e “L’Emilio (politica).

Il punto di partenza è lo stato di natura dal quale si deve partire per interpretare l’azione della storia. Qui presenta una prima caratteristica del romanticismo: la natura non va vivisezionata con la ragione ma per prima cosa amata e compresa col sentimento. Lo stato di natura è buono, l’uomo è buono nello stato di natura perché è isolato dagli altri uomini senza commettere e ricevere torti; è una bontà del non far male (mito del buon selvaggio); degenera con l’intrecciarsi di rapporti sociali: inizia la vita di società, con un patto iniquo; con l’introduzione della

La proprietà dell'uomo sancisce il distacco dallo stato di natura e consolida la degenerazione. Anche se lo stato di natura è dissolto ed è un'ipotesi logica, ma bisogna tenerne conto per interpretare la storia. Il contratto sociale è lo strumento con cui recuperare i valori dello stato di natura dopo la degradazione: implica una prospettiva di trasformazione della società. Serve a superare la situazione storica del patto iniquo. La caduta è determinata dall'associarsi dell'uomo e dalla proprietà quindi è politica (non peccato originale): il male è nelle strutture politiche, e per combatterlo bisogna incidere su di esse col contratto sociale, cosicché l'uomo possa risolvere le difficoltà che lo affliggono. Essersi associati è un dato irreversibile così come il ritorno allo stato di natura, ma ne vanno recuperati i valori: cedendo alla comunità che è il sovrano tutti i

diritti naturali per recuperarlicome cittadini. Si realizza così una perfetta osmosi tra individuo e Stato senza che lo stato siamediatore tra i privati: tutti gli individui possono esercitare tutti i diritti ma non sempre tuttimanifestano le stesse volontà; ne esistono di 3 tipi:

  1. pura somma algebrica , non può essere il fondamento della comunità (tutti1)
  2. Volontà di tutti:contro tutti); frazione corrispondente a metà più 12)
  3. Volontà della maggioranza:rappresenta i veri interessi di una comunità ed è volta al bene comune, ma3)
  4. Volontà generale:non è sempre la volontà della maggioranza;

L’individuo dopo il contratto sociale è un numero come numeratore di una frazione,all’interno diun tutto che lo comprende. L’espressione della volontà generale è la legge (giusnaturalismo epositivismo).La pretesa della ragione di conoscere integralmente la realtà è

solo dogmatica: il compitoKANT:del pensiero è sottoporre ad una revisione critica i limiti della ragione. Non è l'uomo che si adatta alla realtà, ma la realtà che viene conosciuta nel modo in cui l'uomo la plasma. Le sensazioni sono plasmate nel tempo e nello spazio, vengono organizzate in categorie e all'interno di queste la ragione costruisce 3 idee: - ANIMA - DIO - MONDO Nel sistema Kantiano chi sta al centro è l'uomo (più che una rivoluzione copernicana è una rivoluzione neotolemaica). Kant afferma che è necessario fondare un giudizio SINTETICO A PRIORI, che unisca il vantaggio della certezza al progressivo accrescimento: cerca di fissare i limiti fino a cui la ragion pura possa estendersi e una volta fissati non si chiude in una posizione scettica ma afferma che è possibile superarli con la ragion pratica (Dio, anima e mondo non si riescono a spiegare con la ragion pura); la volontà

può dirsi

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A.A. 2011-2012
14 pagine
6 download
SSD Scienze giuridiche IUS/20 Filosofia del diritto

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Moses di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia del diritto e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Ripepe Eugenio.