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L'idea della dottrina a priori del diritto
Il diritto positivo è soggetto a un continuo mutamento: i suoi istituti nascono, muoiono, cambiano. Si stenta a trovare una prescrizione di un diritto positivo che non sia stata assente in un altro diritto, e non se ne trova alcuna tour court, che in un altro non potrebbe essere pensata assente. L'influenza è influenzata in modo decisivo dalle concezioni etniche e dai bisogni economici del momento. Le proposizioni scientifiche sono differenti da quelle del diritto. Per esempio, 2X2=4 da alcuni può non essere intuita però sussiste dalla produzione umana del tempo. Diversamente che i crediti possano essere ceduti dal creditore all'insaputa del debitore è una proposizione del nostro ordinamento, ma non contemplato da quelli passati. Non ha senso parlare di verità o falsità di tale proposizione perché la nascita di essa è stata determinata dai moderni bisogni economici.È possibile invece chiamarla corretta anche se in altri tempi sarebbe potuta non essere considerata come tale. Non esistono perciò leggi giuridiche valide fuori dal tempo, ma di esse si possono individuare idee fondamentali dalle sue prescrizioni individuali (sentenze). È possibile proporre nuovi principi ma queste proposizioni di politica giuridica valgono se sussistono le circostanze alle quali si appoggiano. È possibile enunciare però leggi formali a cui ogni diritto in quanto diritto può essere assoggettato. Come le proposizioni, anche i concetti giuridici sono creati dai fattori che producono il diritto e non ha senso parlare della loro indipendenza dal sistema giuridico del momento. Proprietà, pretesa, obbligazione non sono stati trovati pronti dal diritto che li ha accettati, ma esso ha dovuto crearli. A questa concezione dobbiamo opporre un'altra, ovvero che le entità giuridiche possiedono un essere indipendentemente che.Gli uomini lo colgano o no e indipendentemente dal diritto positivo. È impossibile definire le entità giuridiche come creazioni del diritto positivo, me è vero che esistono entità che entrano a farne parte e che questo trova già pronte senza doverle produrre. Le entità giuridiche come pretesa e obbligazione hanno il loro essere indipendente. Per esempio un albero può essere visto fiorito ma esistono anche alberi che non fioriscono, quindi noi non cogliamo in queste proporzioni gli stati necessari e generali che spettano al singolo albero. Le cose stanno in modo diverso per le proposizioni che valgono per quelle entità giuridiche. Qui abbiamo un'altra possibilità: vedendo a rigor di legge cosa vale per tali proposizioni osserviamo delle connessioni, ovvero qui l'essere si fonda sull'essenza dell'essente così. Non si tratta quando all'entità giuridica singola che perciò di uno stato.
di "singolo" e "accidentale" sono entità reali nel tempo e attribuiscono una predicazione. Tuttavia, questa predicazione non spetta ad esse come entità singole, ma come entità di un sistema. Pertanto, si afferma che spetta per antonomasia a tutto ciò che è di questo genere e che spetta ad esso necessariamente. Quando una pretesa si estingue mediante un atto di rinuncia, essa si fonda sull'essenza della pretesa stessa e vale come conseguenza, necessariamente e generalmente. Per le entità giuridiche valgono proposizioni a priori: ogni stato di cose che è generale ed esiste necessariamente è qualificato come a priori. Esistono molte di queste proposizioni. Inoltre, riconosciamo che il diritto positivo adotta le sue prescrizioni in assoluta libertà, basandosi su bisogni economici non vincolati dalle leggi a priori. Pertanto, può allontanarsi a proprio piacimento dalla legalità d'essenza. Sosteniamo che i concetti di "singolo" e "accidentale" sono entità reali nel tempo e attribuiscono una predicazione. Tuttavia, questa predicazione non spetta ad esse come entità singole, ma come entità di un sistema. Pertanto, si afferma che spetta per antonomasia a tutto ciò che è di questo genere e che spetta ad esso necessariamente. Quando una pretesa si estingue mediante un atto di rinuncia, essa si fonda sull'essenza della pretesa stessa e vale come conseguenza, necessariamente e generalmente. Per le entità giuridiche valgono proposizioni a priori: ogni stato di cose che è generale ed esiste necessariamente è qualificato come a priori. Esistono molte di queste proposizioni. Inoltre, riconosciamo che il diritto positivo adotta le sue prescrizioni in assoluta libertà, basandosi su bisogni economici non vincolati dalle leggi a priori. Pertanto, può allontanarsi a proprio piacimento dalla legalità d'essenza.fondamentali giuridici hanno potere extra-positivo. Il diritto positivo può modificarli come vuole essendo da esso trovati, non prodotti: per queste entità esistono leggi che il diritto può accettare o meno. Se esistono entità essenti in sé, si apre per la filosofia un nuovo campo, quello dell'ontologia o dottrina a priori, che deve occuparsi dell'analisi di tutti i tipi di oggetti in quanto tali. Essa s'imbatte in oggetti del tutto nuovi che per la loro temporalità si distinguono dagli altri oggetti ideali: le leggi a priori di natura sintetica. Esiste una scienza pura del diritto che si occupa di proposizioni a priori e sintetiche e serve di fondamento per le discipline non a priori, che stanno al di fuori dall'opposizione tra a priori ed empirico.
2. Pretesa, obbligazione, promessa. Nell'ambito della dottrina a priori si tratta una singola questione. Un uomo fa una promessa ad un altro: da questo
un obbligazione sono concetti astratti che si manifestano attraverso l'atto della promessa. La promessa crea una relazione specifica tra due persone, in cui una parte può richiedere una prestazione e l'altra è obbligata ad eseguirla. Questa situazione può durare indefinitamente da una parte, mentre dall'altra ha un termine. Ci sono diverse possibilità che portano alla conclusione della promessa: il contenuto viene adempiuto, il destinatario rinuncia al contenuto o colui che promette lo revoca. Tutto ciò può sembrarci ovvio, ma in realtà sono concetti complessi che non possono essere ricondotti a categorie già note, poiché non sono né fisici né psichici.un’obbligazione non hanno la possibilità di rimanere invariate per molti anni? Pretesee obbligazioni non vi sono anche quando il soggetto nel sonno non ha esperienze vissute o non hanatura di oggetti ideali. L’essenziale di questibisogno di averne? Di recente si è riconosciuta la lorooggetti non è la loro extratemporalità perché nascono durano e scompaiono, perciò sono oggettitemporali per i quali valgono leggi intuitive: una pretesa si estingue al momento in cui avviene laprestazione. Questa è una legge che si fonda sulla legge della pretesa. Essa è una proposizione apriori infatti nel suo concetto non è contenuto che la pretesa si estingua. Molte altre proposizionisintetiche a priori valgono come pretesa e obbligazione. Questo abbozzo basta a levare ogniapparenza di ovvietà al nostro punto di partenza, è normale che lo studio della filosofia parta dallostupore di fronte all’apparente ovvietà.
atto sociale in quanto coinvolge l'interazione tra due o più persone. Una promessa è un tipo di atto sociale in cui una persona si impegna a fare qualcosa per un'altra persona. Nel caso dell'esempio, A promette a B di fare una passeggiata. Questa promessa crea un'obbligazione per A, che deve adempiere alla promessa, e una pretesa per B, che ha il diritto di pretendere che A adempia alla promessa. L'atto di promettere è un atto spontaneo che riguarda il fare interiore del soggetto. È un'azione volontaria in cui l'individuo decide consapevolmente di impegnarsi a fare qualcosa. La promessa può essere fatta verbalmente o per iscritto, ma in entrambi i casi è necessaria l'accettazione da parte della persona a cui viene fatta la promessa. È importante sottolineare che queste considerazioni sono basate su una prospettiva generale e non tengono conto delle specifiche norme del diritto positivo.atto interno eseguito senza essere reso noto ma che si può manifestare anche se questo non è essenziale all'atto. Ciò non accade con altri atti spontanei. atto spontaneo che presuppone oltre a colui che compie l'atto un secondo soggetto al quale l'atto si rivolge. Se le esperienze vissute in cui il soggetto compie l'atto e quello a cui l'atto si rivolge coincidono si parla di rispetto di sé, amor proprio ma al contrario è essenziale che il soggetto a cui si rivolge l'atto sia un'altra persona si dicono esperienze vissute dirette ad un'altra persona: non posso infatti invidiarmi. Il comando è differente dal perdonare nonostante quest'ultimo sia diretto a un'altra persona perché quest'atto può svolgersi solo interiormente; il comando deve invece manifestarsi. Non impartiamo dunque un comando a un soggetto incapace di rendersi conto di esso, perquesto è un atto che necessita percezione; nel caso il comando non venga percepito non raggiunge il suo scopo. Gli atti sociali sono spontanei e necessitano di essere percepiti. Non tutti gli atti diretti a un'altra persona necessitano di essere percepiti e non tutti gli atti che necessitano di essere percepiti sono a un'altra persona. Nel nostro concetto di atto sociale si tiene conto solo della necessità di diretta percezione dell'atto. Un comando non è una sola azione esterna, né una sola esperienza vissuta interna e neanche una dichiarazione che manifesta un'esperienza vissuta. Comandare è quindi un'esperienza vissuta in cui è essenziale oltre al fare del soggetto, alla spontaneità, all'intenzionalità, e all'essere diretto ad un'altra persona anche la necessità di percezione. Queste valgono anche per il pregare, l'esortare e via dicendo, atti che vengono dal loro autore gettati.
nell'atto stesso del loro compimento verso un altro per afferrare la sua anima. La funzione degli atti sociali non si potrebbe realizzare se gli atti non fossero visibili attraverso qualcosa di fisico, quindi devono essere percepiti da un lato esterno. Le esperienze vissute per le quali non è essenziale nessuna direzione verso l'esterno possono non essere manifestate. Al contrario, gli atti sociali hanno sia lato interno che esterno: il corpo può identica. Il comando può apparire da volto e gesti ma l'espressione degli atti sociali non deve essere confusa con le esperienze interiori come il pudore che può riflettersi esternamente. L'espressione di un atto sociale è volontaria e scelta con accortezza in accordo con le capacità di comprensione del destinatario. L'atto sociale che si compie tra gli uomini non consiste nel compimento dell'atto e nella di tale compimento: esso consiste.nell'intima unità tra il compimento volontario e la constatazione volontaria dichiarazione. L'esperienza vissuta non è possibile senza dichiarazione, che