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Da qui l'archetipo dell'Eroe: una persona in grado di morire tranquillamente per consentire la propria rinascita. È costante in tutti gli esseri viventi ma diverso in ciascuno.
Una struttura formale in cui ci sono i nostri problemi di coraggio, di "lasciarsi andare".
In merito ai contenuti dell'inconscio collettivo, abbiamo detto che si riferiscono a représentations collectives immagini comuni fin dai tempi remoti. L'espressione " " che viene usata per designare le figure simboliche delle prime visioni del mondo, si potrebbe usare senza difficoltà per i contenuti inconsci, poiché riguarda quasi la stessa cosa.
Le "dottrine primitive delle origini" per esempio, trattano gli archetipi in speciali accezioni: queste, attraverso "dottrine segrete", trasmettono e tramandano icontenuti dell'inconscio collettivo, in una forma già ELABORATA dal conscio. Simile cosa accade anche per un'altra e ben nota espressione degli archetipi, ossia il MITO e la FAVOLA. Anche qui si tratta di forme appositamente coniate trasmesse nel corso di lunghi periodi, quindi forme già elaborate e venute al conscio. Con questo si vuole dire che il concetto di ARCHETIPO conviene solo parzialmente al termine "rappresentazioni collettive", poiché questo si rifà esclusivamente a contenuti psichici non ancora sottoposti ad elaborazione cosciente, quindi "immediati". L'ARCHETIPO differisce quindi parecchio dalla formula divenuta storica ed elaborata! Sin qui appare quindi chiaro cosa si intende con la parola "archetipo". Ma se si vuole capire cosa significhi "psicologicamente", le cose si complicano leggermente. SIGNIFICATO PSICOLOGICO DI INCONSCIO COLLETTIVO Non è difficile ammettere che
L'attività umana è notevolmente influenzata da istinti che, indipendentemente dalla nostra coscienza, perseguono i loro scopi. L'ipotesi di un inconscio collettivo non è dell'idea secondo cui esistono degli istinti, dato che questi ultimi possiedono un'analogia così stretta con gli archetipi. Possiamo anzi dire che gli archetipi potrebbero essere le immagini inconsce degli istinti stessi e vi sono tanti più archetipi quante situazioni tipiche. Dunque, quando si presenta una situazione che corrisponde a un archetipo, l'archetipo viene attivato e produce una forza interiore simile a un istinto che si fa strada contro ogni ragione o volontà.
ALTRA DEFINIZIONE DI ARCHETIPO
L'ARCHETIPO è un'intuizione che l'istinto ha di sé stesso. È un'autorappresentazione dell'istinto. Esso si esprime per via simbolica e rappresenta a priori un "modello di comportamento" le cui
Le manifestazioni possono variare storicamente. L'ARCHETIPO possiede inoltre una sua forza intrinseca ed incontenibile, che può riversarsi con effetti imprevedibili, tanto sull'individuo che sulla società.
METODO DI PROVA
Per provare l'esistenza degli archetipi dobbiamo considerare dove e come possiamo reperire del materiale. La fonte principale sono i SOGNI che costituiscono manifestazioni involontarie e spontanee della psiche. Un'altra fonte si trova nell'IMMAGINAZIONE ATTIVA, intendendo una serie di fantasie inconsce irrealizzate. Jung ha notato che quando queste fantasie diventano consce l'entità del sogno diminuisce e di conseguenza si può dire che i sogni contengono fantasie inconsce che vogliono affiorare al conscio. Le fonti dei sogni sono quindi ISTINTI RIMOSSI, che hanno la tendenza ad influenzare la mente cosciente.
1 Accezione = senso, significato. Pagina 2 di 2
ARCHETIPO NEL RIFLESSO PSICOLOGICO
All'uomo primitivo non
importa affatto di conoscere la spiegazione oggettiva di fenomenievidenti. Egli invece sente la necessità, anzi la sua anima inconscia, è portata a far risalirequalunque esperienza sensibile ad un accadere psichico. All’uomo primitivo non bastaveder tramontare o sorgere il sole: quell’osservazione esteriore deve costituire un“avvenimento psichico”, cioè il sole nel suo peregrinare deve raffigurare il destino di undio o di un eroe, che in fin dei conti, non vive che nell’anima dell’uomo stesso. 2Tutti i fenomeni naturali vennero quindi mitizzati. Essi non sono allegorie di quegli3avvenimenti oggettivi, ma simboli dell’interno e inconscio dramma dell’anima, chediventa accessibile alla coscienza umana, per mezzo della proiezione, del riflesso cioè neifenomeni naturali. I MITI sono quindi in realtà manifestazioni psichiche che rilevanol’essenza dell’anima. DOTTRINE ESOTERICHE E RELIGIONITutte le
dottrine esoteriche e le religioni moderne cercano di afferrare gli accadimenti dell'anima e per farlo hanno raffigurato questi misteri con figure splendenti. Per lungo tempo le spiegazioni e giustificazioni religiose non hanno permesso all'uomo comune di interrogarsi sui "perché" di certe sensazioni o visioni o sogni. Per ogni cosa, per ogni dubbio o domanda, la religione aveva una formula molto più bella e affascinante dell'esperienza diretta. Quando i simboli religiosi (come tutte le cose) con l'uso e col tempo si sono consumati e sono impalliditi perdendo di fascino, l'uomo colto ha ricercato nelle religioni vicine altri simboli, diversi, ancora capaci di "spiegare" e "giustificare" senza domandarsi troppi perché.
L'esperienza della visione di frate Niklaus, è un esempio di ELABORAZIONE DEL SIMBOLO. Ovvero mostra l'utilità del simbolo dogmatico che dà ad un
avvenimentopsichico un significato comprensibile senza limitarne sostanzialmente l'esperienza né danneggiarne il significato dominante. Con l'aiuto dell'immagine dogmatica della divinità, frate Niklaus è riuscito ad assimilare la visione di un immagine archetipica senza esserne lacerato. Il dogma sostituisce l'inconscio collettivo in quanto lo esprime in modo molto ampio. Il dogma religioso è basato sugli archetipi dell'inconscio collettivo e il credo ne è il simbolo. Quando le immagini sacre, essendo in conflitto con la ragione al suo destarsi, cominciarono a sgretolarsi una dopo l'altra, si credette che ciò stava accadendo a causa della perdita del loro significato. Ma la domanda da porsi è se effettivamente avessero mai avuto un significato o se invece nessuno avesse mai avuto la più pallida idea di che cosa fossero. Dato che le immagini archetipiche sono così cariche di significato, nessunoHa mai avuto la necessità di riflettere su cosa realmente potevano voler dire; di conseguenza l'uomo ha fatto un'importante scoperta: che alle proprie immagini non ha riflettuto affatto.
Il problema sorge a questo punto. Le immagini sacre si sgretolano, il Cristianesimo perde il suo potere e l'uomo che non si accontenta di simboli e dogmi orientali perché non ne è illegittimo erede, brancola nel buio più completo. Cerca di riempire il suo vuoto interiore con ideologie di ogni genere, dalle sociali alle politiche, senza per altro colmare il baratro.
Si aggrappa ai beni materiali di ogni tipo senza provare alcuna soddisfazione e infine lascia che lo spirito si trasformi da "fuoco" in "acqua", che sprofondi nell'oscurità interiore e che
2 Allegoria = parafrasi (spiegazione) di un contenuto conscio.
3 SIMBOLO = il simbolo esprime un contenuto inconscio, avvertito ma ancora sconosciuto. È un oggetto materiale, concreto,
che ci mette in contatto con qualcosa di non materiale, ovvero noi col mondo dell'inconscio. Pagina 3 di 3 L'intelletto, la mente, prenda il suo posto. L'acqua è il simbolo più corrente dell'inconscio, ovvero qualcosa che giace al di sotto della coscienza, identificato anche come subconscio. Psicologicamente l'acqua significa "spirito divenuto inconscio". Chi guarda nello specchio dell'acqua, vede per prima cosa l'immagine di sé stesso e andare verso sé stessi presuppone un incontro con sé stessi. È una prova di coraggio non indifferente dato che questo incontro è una delle esperienze più sgradevoli per l'uomo ma, se si riuscisse a farlo, si sarebbe per lo meno riusciti a far affiorare l'inconscio personale. Quest'ultimo però non è così comprensibile se non ci poniamo in un'ottica più ampia: dobbiamo prestare attenzione a quelle che sono leBasi su cui poggia e cioè l'inconscio collettivo. Poiché l'uomo moderno conosce molto poco di sé, rimane molto spazio per l'inconscio ma dobbiamo imparare a conoscere noi stessi se vogliamo sapere chi siamo. Se oltre a specchiarsi nel lago però, si vuole andare più a fondo, se ci si vuole immergere nelle acque della profonda sorgente, ecco che si spalanca una vastità senza confine in cui è sospesa ogni vita, dove l'anima di tutto ciò che è vivo si incontra, dove l'io è inseparabilmente questo e quello, dove ci si sente collegati con il mondo intero e ci si "perde in sé stessi". Questo è il pericolo primigenio, la paura dell'uomo che un'onda dell'inconscio lo travolga, che faccia cose inconsce nelle quali non ci si riconosce. Per questo gli sforzi dell'umanità sono stati sempre rivolti al consolidamento di una coscienza tramite la qualecostruire delle muraglie per arginare l'inconscio. Queste muraglie, innalzate sin dalle epoche più lontane,