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Riflessioni sulla L.M.

Riesce difficile pensare la L.M. come una costruzione estetica, in realtà essa crea ed offre di sé un'immagine "a tinte forti"; unisce aspetti strutturali con istanze fortemente motivazionali ispirate ad una grandiosa visione del mondo; simile ad uno stato in miniatura possiede i tre classici poteri, tuttavia ciò che li fonda è un principio esotericamente altamente efficace: si tratta di un principio che colpisce la fantasia in quanto si attua secondo le procedure proprie di una democrazia sostanziale in cui ogni L.M. può accedere a tutte le cariche, se la collettività lo riconosce all'altezza.

Si delinea, così, l'affresco di uno stato a "governo misto" che richiama alla mente l'immagine estetica dello "Stato come opera d'arte". Ciò genera nel L.M. il compiacimento estetico della propria esistenza e della propria particolarità, del proprio inserimento in un contesto.

magico earmonico dove il vivere si coniuga con il bello, il giusto e l'utile.

2.2. Libera Muratoria e Religione.

Non è lecito pensare la L.M. nei termini di una dottrina religiosa, non può dunque essere considerata la depositaria di alcun messaggio religioso di salvezza né tanto meno la si può pensare come una sorta di "super-religione" che tollera le altre.

La L.M. si propone piuttosto di perseguire ed attuare la perfezione individuale tramite una metodologia Tradizionale e iniziatica che può essere praticata e condivisa anche dalla collettività.

Ogni massone deve professare sia privatamente che pubblicamente la fede nel Grande Architetto dell'Universo.

La religiosità del L.M. si risolve in una pre-disposizione dell'animo ad accettare, percepire, seguire ed elaborare il sentimento del Sacro.

2.3. Libera Muratoria ed Ideologia.

È altresì scontato che la L.M. non possa essere assolutamente identificata con

una opzione ideologico-politica o con una qualsivoglia ideologia alla moda. Nel primo caso diverrebbe la base dottrinaria di un regime, nel secondo una "moda culturale". Da ciò si evince che qualora una Comunione Massonica divenisse centro di "sociabilità" verrebbe automaticamente esclusa dall'appartenenza muratoria.

La L.M. non si serve dell'ideologia per analizzare la società né per correggerla, perciò mai compare nel Rituale la parola società. La L.M. ha piuttosto a che fare con la comunità, aggregazione questa in cui l'ideologia non ha dimora. La L.M. infatti si riconosce in una comunità plasmata su profondi valori spirituali ed ispirata da un profondo senso carismatico non imperniato su di una particolare persona, ma sull'intero gruppo. Rifiuta pertanto ogni forma di ideologia, cui contrappone un profondo senso di umanità.

2.4. Libera Muratoria e Filosofia.

Anche la filosofia, come

la società, non può essere in nessun modo identificata con la L.M. Lostudio di essa può essere un passaggio importante nel proprio iter formativo al cui termine, però, c'è la necessità del superamento. La filosofia non viene menzionata nel Rituale per l'elevazione al grado di Compagno d'Arte, mentre vengono citate le altre arti liberali (musica, astronomia, ecc). La via simbolica. 3.1. Il linguaggio del simbolo. Il Linguaggio della L.M. è un linguaggio simbolico. Si può considerare il simbolo come fondante di qualsivoglia emozione, sentimento, intuizione, perciò si può affermare che costituisce il linguaggio di ciò che è altrimenti inesprimibile. Tale consapevolezza che per alcuni è scontata non lo è per la maggioranza, che frequentemente intende il simbolo come una espressione linguistica particolare: come uno dei possibili linguaggi, non come un linguaggio universale. 3.2. Ilsimbolo come segno. L'estraneità ed il conseguente giudizio negativo nei confronti del simbolo non si sono estinti con il positivismo, sono invece, in virtù di una ideologica riproposizione del neo-positivismo, tutt'ora presenti nella cultura e nel sapere; pertanto molti studiosi continuano a riferirsi in maniera assolutamente riduttiva al simbolo. L'antico pregiudizio positivista si è tramutato nella moderna diffidenza e in una ostilità epistemologica; tale ostilità può anche dar luogo ad una tollerante sopportazione del valore conoscitivo del simbolo, a condizione però di ordinarlo in un ferreo apparato di controllo che ne neutralizzi gli aspetti meno razionalizzabili (e più inquietanti). Così il simbolo viene ridotto a puro indicatore, diventando un semplice segno linguistico o grafico che rinvia alla cosa simboleggiata. L'aridità della scelta che separa significante e significato.sottrae al simbolo tutta la sua ricchezza. Vi è quindi incapacità della cultura e del sapere moderno e contemporaneo di avvicinarsi e meglio comprendere la portata del simbolo e del suo utilizzo. 3.3. Il simbolo come coincidentia oppositorum. Nel pensiero Tradizionale (mitologico, religioso, esoterico e Libero Muratorio) il simbolo appare in un'altra e ben diversa prospettiva, quella in cui nel simbolo livello intrinseco ed estrinseco, materiale e spirituale, significante e significato, parte e tutto si compongono insieme, dando luogo a una inscindibile unità. La sostanza materiale unita alla forma rende immediatamente concreto e visibile il simbolo, costituendolo come il veicolo espressivo e fondamentalmente intuitivo di qualcosa che è indipendente e invisibile: la totalità. Grazie al simbolo quindi si può cogliere accanto ai dati materiali una totalità altrimenti non visibile, la visione di una totalità. I simboliparlano solo a coloro che li percepiscono nella loro unità e riescono a svelarne la rete assai complessa di rapporti analogici tra essi esistenti. Il simbolo rimanda dunque a partire dalla sua materialità a un che di più elevato e di più profondo che rende partecipi di una struttura del mondo non immediatamente percepibile dall'esperienza. Riveste quindi la funzione trascendente di ponte tra la sfera sensibile e mondana e quella psichica o immaginale (che è il mondo degli archetipi). Va da sé che non è possibile avvicinarsi al simbolo secondo le modalità con cui si analizza un qualsiasi segno o un qualsiasi simbolo accidentale, piuttosto bisogna intuirlo e conoscerlo per via analogica. Grazie a questa metodologia è possibile comprendere la rappresentazione della totalità veicolata nel simbolo. III - Il rito, l'origine e il segreto. 1. Il rito. 1.1. Il significato del rito. Il punto centrale che identifica,qualifica e caratterizza tutte le istituzioni tradizionali ed in particolare la L.M. è il rito. Julien Ries lo ha definito come "un'azione pensata dallo spirito, decisa dalla volontà ed eseguita dal corpo mediante gesti e parole", e tale deve essere se si vuole che costituisca l'elemento essenziale per la trasmissione dell'influenza spirituale e per il ricollegamento alla catena iniziatica. I Liberi Muratori si stringono tra loro incrociando le braccia e stringendosi reciprocamente le mani con la destra incrociata alla sinistra, simboleggiando unitamente ad una sentita fratellanza la trasmissione ininterrotta di un messaggio esoterico di vitalità e di potenza spirituale, di cui il rito è uno straordinario trasmettitore. Nella ritualità l'uomo vive la realtà trans-personale del gruppo e porta a livello di coscienza una regolarità ripetitiva ed ordinativa prima inesistente "dando ordine" allacoscienza collettiva. Il rito, infatti, permette di connettersi con il Sacro e di entrare in contatto con una dimensione trascendente che va oltre l'individuo. Attraverso il rito, l'individuo si libera dalle limitazioni della sua coscienza individuale e si apre a una coscienza collettiva più ampia. Questo processo di liberazione avviene attraverso la ripetizione rituale, che permette di superare le barriere dell'ego e di entrare in contatto con una realtà più profonda e significativa. Il rito, quindi, assume un ruolo centrale nella vita dell'individuo e della collettività, poiché permette di stabilire un legame con il Sacro e di vivere un'esperienza di trasformazione e rigenerazione. Attraverso il rito, l'individuo si apre a una dimensione superiore di consapevolezza e di comprensione del mondo. In conclusione, il rito e il Sacro sono strettamente legati e si influenzano reciprocamente. Il rito permette di entrare in contatto con il Sacro e di vivere un'esperienza di trasformazione e liberazione, mentre il Sacro conferisce al rito un significato e una dimensione trascendente.Ordinamento sovraindividuale teso alla conservazione della specie, il che ha contribuito a generare il diffuso timore che la ritualizzazione togliessela libertà rendendo la vita dell'uomo troppo simile a quella animale che quindi il rito fosse un "residuo animale" dell'uomo.

In realtà la diffidenza razionalista nei confronti del rito rimanda all'ansia nevrotica del rifiuto di ogni rapporto con l'inconscio in quanto quest'ultimo sembra richiamare quel mondo animale dalle origini da cui l'uomo si era emancipato ed in cui costantemente teme di ripiombare.

Incomprensibile risulta il tentativo di mantenersi in contatto con il Sacro ed il trans-personale, cosa che se non avvenisse vedrebbe il vuoto del caos, di cui il nichilismo è l'espressione, trionfare impedendo all'uomo sia di sviluppare la sua individuale creatività sia di realizzare la sua integrazione nella comunità.

Come si può facilmente

desumere da quanto detto il meccanismo trans-personale e libidico che costituisce il rito ha alla base una struttura archetipica, tramite la ritualità infatti l'individuo e la comunità partecipano alla pienezza della dimensione. Chi conduce il rito ne diventa quasi automaticamente il rappresentante ed il suo compito sarà quello di attuare, in maniera appropriata, il perfetto collegamento tra il momento individuale e l'inconscio collettivo, tra il momento storico del presente e quello divino-originario, preservando l'uomo da tutte quelle forme di inflazione che possono intervenire a turbare le percezioni cognitive ed emotive che il rito attiva. 1.3. Il Rito e la Libera Muratoria. La ritualità massonica è contenuta in un ben preciso spazio temporale (da mezzogiorno a mezzanotte), simbolo esoterico della metà vitale e solare della giornata, quella in cui è possibile compiere qualsiasi operazione senza correre il rischio di cadere.nelle fredde tenebre della notte, evidente espressione del negativo. Se ne deduce che il rito non si improvvisa né deve subire modifiche che lo alterino. È
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A.A. 2012-2013
16 pagine
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/01 Filosofia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Menzo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia delle scienze sociali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi dell' Insubria o del prof Bonvecchio Claudio.