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Il perturbante

“Il perturbante” è un'opera di Sigmund Freud scritta nel 1919 nella quale viene considerato il fatto che la casa non è soltanto portatrice di elementi rassicuranti, ma svolge una funzione di protezione e nascondimento di aspetti che non possono venire alla luce perché foschi, bui, appartenenti all'intimo dell'animo umano.

In genere avvertiamo una situazione di spaesamento quando percepiamo che c'è qualcosa che è da noi che abita la nostra casa che, per antonomasia, è il luogo dell'intimo.

Secondo Freud, questo Altro è niente più che una parte del nostro stesso Io, che però esso non riconosce più come tale; che poi sarebbe il ritorno alla coscienza di elementi angosciosi prima rimossi. Quindi il perturbante non sarebbe qualcosa di esterno e di estraneo a noi, ma qualcosa che prima ci era interiore e familiare e che poi viene avvertito come qualcosa di modificato e

di minaccioso. Chi non viene riconosciuto come uno di casa non viene accettato. La rimozione comporta un nascondimento di ciò che non riconosciamo più di noi. Spaesamento e riconoscimento fanno quindi parte del processo di riappropriazione dell'Io e del luogo in cui l'Io abita e questo processo sembra doversi svolgere proprio all'interno della casa che, da luogo delle identità originarie, diventa luogo di misurarsi con l'altro di quelle complesse, perché ibridate ciò che è altro-da-sé. Il è la soluzione per trasformare lo spaesamento in riconoscimento. Heidegger diceva che "il linguaggio è la casa dell'Essere" il comunicare, che implica l'altro l'altro fornisce all'io l'esperienza del riconoscendo l'esterno, diventa più chiaro e distinto anche l'interno, così come la riconoscimento; casa ante litteram non può essere senza porte e.

finestre.H EIDEGGER “E ”.T Peter Sloterdijk affermò che solo pochissimi interpreti di Heidegger hannoSSERE E EMPO “Essere e Tempo”capito che dietro il titolo di si nascondeva una potenzialmente rivoluzionariaIn effetti, ancora oggi la domanda sul “dove” risulta essere menotrattazione di Essere e Spazio.nobile della domanda sul “chi” (presenza), e questo a causa di una vecchia concezionedicotomica della speculazione filosofica che si dovrebbe dividere appunto in tempo e spazio. In“Essere e Tempo” Heidegger scrive che il non riuscire a sentirsi a casa propria è unacaratteristica dell’uomo moderno. Subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, nella “Letterasull’umanismo”, Heidegger scrive che la spaesatezza diviene un destino mondiale. In effetti, ilNovecento si può dire che abbia accentuato la tragedia della sradicatezza e della mancanzadell’uomo. “C ”.

L'opera in cui Heidegger tratta programmaticamente il tema "Costruire, abitare, pensare" è un seminario del 1951 che si svolse nell'ambito di un convegno di architettura chiamato "Uomo e spazio". Secondo Heidegger, i termini "costruire" e "abitare" si trovano in un rapporto reciproco, in cui non solo il costruire è propedeutico all'abitare, ma già di per sé è abitare, perché l'uomo quando si mette a costruire, lo fa perché già si è prefigurato come abitante. L'autore sostiene, inoltre, che il verbo tedesco che vuol dire "costruire" deriva da un termine alto-germanico che vuol dire "rimanere", e che il concetto di "costruire per abitare" sarebbe inscritto nella stessa semantica. Inoltre,

l'altro significato del verbo "costruire" sarebbe "custodire, coltivare". In definitiva, "costruire" avrebbe due accezioni: la prima (e più superficiale) sarebbe quella di aedificare; la seconda, più profonda ma caduta nell'oblio quotidiano, sarebbe quella di colere.

Secondo Heidegger una caratteristica dell'uomo è il suo essere-nel-mondo, ovvero non c'è una frattura fra Io e Mondo, ma c'è una coappartenenza. In particolare Heidegger sostiene che l'inderivare da un verbo arcaico, innan, nel quale il tema -an vuol dire "essere familiare con", "essere abituato". Quindi l'in-essere voleva dire "essere se stessi in quanto familiari con il mondo", in quanto "aventi la stessa essenza del mondo".

E l'essenza dell'Essere è la Cura, intesa nel senso latino del termine, cioè come "riguardo".

“dedizione”. A sua volta, la cura si può rivolgere alle persone (“aver cura di qualcuno”) oppure alle cose (“prendersi cura di qualcosa”).

L - ( )A GLOBALIZZAZIONE E I NON LUOGHI UTOPIE

Il dibattito delle scienze sociali degli ultimi dieci anni si è concentrato sulla riflessione riguardo al rapporto tra umanità e luoghi delle identità. Infatti sembra quasi che l’età della tecnica abbia alleggerito, se non addirittura smaterializzato, il rapporto tra uomo e spazio.

3 E : Il rapporto tra uomo e spazio come è oggi non può essere descritto in maniera TEROTOPIE univoca perché le forme spaziali si sono moltiplicate e, con esse, le corrispondenti forme di vita umana. Ecco perché lo spazio può essere definito con quel termine usato da Michel Foucault che è “eterotopia”. Già nel ’67 affermava che il XX secolo era, a suo avviso, l’era della giustapposizione,

del disperso e del simultaneo, e che il mondo in quel momento stava cominciando a percepire se stesso non come una vita che si sviluppa nel tempo, ma come una rete che collega dei punti e che intreccia una matassa. In questa dimensione esistono due tipi di spazi: le utopie (non-luoghi) e le eterotopie, che in un unico luogo reale contrappongono spazi diversi e tra loro incompatibili. Per rendere l'idea del rapporto stretto e conflittuale che lega queste due dimensioni, Foucault si serve della metafora dello specchio: lo specchio contiene un'utopia, a. perché ci fa vedere uno spazio immateriale; un'eterotopia, perché la superficie di vetro esiste realmente.

Oggi esiste il cyber-spazio, la realtà virtuale che, paradossalmente, offre molta più autenticità e molta più abitabilità, in termini di comunanza di interessi e di prossemica, rispetto ai molti luoghi fisici che nel corso della storia hanno accompagnato l'umanità,

Anche se solo di passaggio. Questi sono stati definiti dall'antropologo Marc Augé non-luoghi, ovvero luoghi immateriali frequentati ogni giorno da tantissimi individui simili, ma soli e reciprocamente indifferenti. Essi sono il contrario della dimora, cioè dello spazio umanizzato.

Secondo i cultural studies (antropologi inglesi) la globalizzazione di per sé non è un fenomeno né buono né cattivo. Secondo i neoliberisti (area statunitense) la globalizzazione è un fenomeno positivo; secondo gli anti-utilitaristi (area francese) è un fenomeno negativo, ma entrambi ne hanno fatto un'analisi economica. Roland Robertson propone di sostituire il termine "globalizzazione" con quello di "glocalizzazione", in quanto il globale non esclude per nulla il locale, anzi esso è costituito dall'unione fra tante culture locali. Con la globalizzazione si può dire che la superficie terrestre sia ampliata.

in senso figurato ma, paradossalmente, le distanze geografiche e temporali si sono "La crisi della modernità", annullate. Harvey, in ha scritto che gli orizzonti dei processi decisionali si sono avvicinati e che grazie al minor costo dei trasporti e all'evoluzione dei mezzi di comunicazione, fra cui quella via satellite, le decisioni possono raggiungere istantaneamente qualunque luogo della Terra. Le nuove tecnologie hanno portato lo spazio oltre il senso del luogo. Si può lavorare insieme anche se in spazi non reali e non unitari (videoconferenze e telelavoro), ci si può fare una cultura senza spostarsi (e-learning), si possono fare acquisti scegliendo ciò che ci piace e cliccandoci sopra. Ovvero: noi visitiamo una serie di luoghi e lasciamo una traccia di noi, ma il nostro corpo non attraversa alcuno spazio. Il glocale realizza un luogo in senso postmoderno: - non è ancorato a nessuno spazio, però tutela un luogo; - realizza una

situazione ottimale quando si verifica un’oscillazione tra globale e locale(spaesamento e appartenenza). È necessario che si mantengano vivi i valori locali, in mododa non scadere nel non-luogo, ed è necessario far evolvere il locale. Lo strumentoprincipalmente utilizzato è il mezzo informatico.

Il glocale può essere inteso come un’eterotopia della compensazione.

  • Eterotopia perché include spazi diversi e incompatibili tra loro: spazio reale in cui si opera espazio mediato dalla rappresentazione globale;
  • Compensazione perché concilia istanze globali e identità locali.

Col fatto che i luoghi materiali hanno perso valore e tutte le azioni e relazioni si sviluppano neiha chiamato “identità diflussi informatici, è sorto un problema di identità e quelle che Castellsresistenza” (come i fondamentalismi). Metafora di questa tensione è la battaglia fra il net e il self.

A ( )BITARE E

PAIDÉIA SEGRETOdell’abitare è anche una questione pedagogica, perché il problema teoretico dellaLa questionepaideia ha origini nell’ermeneutica heideggeriana e lacaniana del segreto-disvelamento. Sepensiamo a due termini, segreto e mistero, a prima impressione ci sembrerebbero sinonimi. In realtàverrebbe spontaneo attribuire al termine “segreto” il verbo “svelare” e a “mistero”, “risolvere”.Quindi i due termini entrano in un rapporto di consequenzialità, perché il mistero viene risolto unavolta che è stato svelato il segreto. Il verbo “svelare” da solo non è sufficiente a trasfigurare ilsegreto in qualcos’altro, infatti anche una volta che il segreto è stato svelato non si trasforma inqualcos’altro, ma rimane pur sempre un segreto (benché svelato). Inoltre il verbo “svelare” puòavere accezioni diverse a seconda che

lo svelamento si svolga a beneficio di un

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Publisher
A.A. 2012-2013
6 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher cecilialll di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia della comunicazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università del Salento o del prof Pesare Mimmo.