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Contrattualismo moderno
Resta viva l'idea volontaristica del diritto naturale (= sua derivazione dalla volontà divina), ripresa soprattutto in età medioevale da Guglielmo di Occam. La posizione di Occam è significativa perché individua una sorta di diritto naturale mutevole: Dio può fare in modo che ciò che è bene diventi male e viceversa; solitamente il giusnaturalismo sostiene l'immutabilità del diritto di natura.
Si fa partire il giusnaturalismo razionalistico moderno dall'opera di Ugo Grozio "De iure belli ac pacis" (considerato il fondatore del diritto internazionale moderno, che si deve reggere sul principio del rispetto dei patti). Per Grozio la ragione individua principi fondamentali che regolano i rapporti fra gli stati (vedi sopra) e tali principi sarebbero validi anche se Dio non esistesse. Dal principio fondamentale si possono dedurre varie conseguenze; per la prima volta il diritto di
naturae’ staccato dal concetto di rivelazione divina. Si stabilisce cosi’ un metodo deduttivo.
Grozio conserva ancora lineamenti del pensiero precedenti, in particolarre distingue due aspetti di conoscenza del diritto: a posteriori e a priori.
Il metodo di conoscenza a posteriori e’ una generalizzazione induttiva di cio’ che e’ diffuso fra tutti i popoli, mentre la conoscenza a priori consiste nel dedurre conseguenze da un principio fondamentale. Dunque il primo e’ un metodo induttivo (dal particolare al generale), mentre il secondo e’ un metodo deduttivo (dal generale al particolare).
Per Grozio il diritto internazionale si puo’ basare su entrambi i metodi; adotta ancora un approccio alla societa’ di tipo aristotelico: l’uomo e’ un animale politico e sociale, quindi l’esistenza di comunita’ sociali e politiche sono un fatto naturale.
Tutto questo fa di Grozio un autore di passaggio fra giusnaturalismo medioevale
Emoderno; il vero e proprio fondatore del giusnaruralismo moderno è Thomas Hobbes, autore de "Il Leviatano". Hobbes sostiene di voler costruire una scienza delle relazioni politiche e sociali affine alla matematica e alla geometria (more geometrico demonstrata). La geometria parte da assiomi che non vengono mai messi in discussione e da essi si deducono teoremi logicamente dimostrabili; è un procedimento di tipo deduttivo. Tutti gli autori del razionalismo moderno utilizzeranno questo metodo.
Hobbes programmaticamente si pone contro l'idea aristotelica: per lui la società e il potere politico sono qualcosa di artificiale, non dato naturalmente. Proprio per questo la società e il potere politico non sono qualcosa di dato ma che l'uomo si costruisce partendo dalla propria volontà e sottoscrivendo un contratto, o patto, sociale.
Secondo la tesi di Fasso' non esistono differenze fondamentali fra giusnaturalismo razionalistico moderno.
e quello medieovale, ma quello moderno va semplicemente ad accentuare alcuni aspetti di quello medioevale ed è connotato da maggiore razionalismo e maggiore storicismo. Gli aspetti che marcano la differenza sono tre: 1. visione del mondo e dell'universo: il pensiero medioevale vede l'universo e quindi la ragione come riflesso ordinato delle cose; ogni essere ha una propria finalità ed il mondo è organizzato razionalmente: prevale dunque l'idea di causa finale. Dunque il fine è la vera sostanza delle cose e l'universo è concepito come ordine razionale delle cose posto da Dio. Dall'Umanesimo in poi le cose diventano risultato della volontà di un determinato soggetto e non più riflesso di un ordine razionale; per tutti i contrattualisti la formazione della società dipende dalla volontà degli uomini, perciò l'universo non è più naturalmente portato verso un fine. 2. Tipologia dellarazionalità: nel pensiero medioevale prevale il metodo induttivo, mentre nel pensiero moderno prevale una razionalità di tipo deduttivo. La possibilità di individuare principi primi razionali permetterà di sostenere la possibilità di organizzare razionalmente il diritto esistente sulla base di una serie di principi primi; questa è la conseguenza più rilevante del giusnaturalismo razionalistico moderno: prima di questo concetto il sistema del diritto era caotico, in quanto le fonti del diritto non erano gerarchicamente ordinate, perciò il giudice era libero di scegliere.
Visione della società e del potere politico: nel medioevo prevale l'idea aristotelica della naturalità, messa radicalmente in discussione a partire da Hobbes. Questo determina una dinamica nuova: il potere politico, essendo artificiale, in qualche modo deve essere legittimato. Ovviamente è un problema che non si trova nel pensiero
medioevale. Queste sono ipotesi di tipo storico, utili però a compiere l'analisi del fenomeno giuridico. Ad esempio, a partire da questa distinzione si possono individuare due prospettive nell'attribuzione dei diritti dell'individuo. Secondo una prima concezione essi sono una sorte di diritti di status, ovvero i diritti dell'individuo non sono pretese individuali ma dipendono dallo status sociale, in quanto i diversi ruoli sociali riflettono l'ordine razionale del mondo. Al contrario nel pensiero moderno i diritti sono qualcosa di connaturato al fatto di essere uomini e perciò non dipendono dallo status sociale. Questa distinzione ha una valenza euristica.
Un contributo del giusnaturalismo razionalistico moderno è quello della teoria del CONTRATTUALISMO. Hobbes, partendo da Grozio, utilizza l'idea di contratto o patto per spiegare come si forma la comunità sociale. Un precedente si trova in un frammento di Uppiano, in cui si dice che
Il potere è formato dal popolo; nel pensiero antico si dice che il popolo può cedere il potere al sovrano, che può esercitarlo senza limiti, oppure concederglielo, individuando così dei limiti.
Il primo a porre l'idea di comunità sociale basata sul contratto è un autore tedesco, Giovanni Artusio; alla base del suo pensiero c'è ancora l'idea aristotelica, come in Grozio: si parte da comunità già formate che si accordano per delegare il potere a un'organizzazione più alta, fino ad arrivare al sommo magistrato, che può essere monarchicus oppure poliarchicus (= società costituita da vari gruppi politici in concorrenza fra loro per il potere).
Artusio a volte viene visto come uno degli autori alla base del federalismo; è ancora inserito nella fase di passaggio.
La rottura operata da Hobbes consiste nell'invenzione dello stato di natura, condizione primigenia in cui si trova.
L'individuo è ciò che darà origine a tutti i passaggi successivi. Da molti autori lo stato di natura è considerato come un'effettiva realtà storica, l'unico a definirlo esplicitamente un'ipotesi razionale è Kant. La diversa declinazione che viene data allo stato di natura determina diversi aspetti del contrattualismo medesimo.
Il contrattualismo è composto da una triade di autori:
- Hobbes: idea di stato assoluto;
- Locke: idea di stato liberale;
- Rousseau: idea di stato democratico.
Tutto questo appunto dipende dalla formulazione che viene data dello stato di natura, a sua volta dipendente dal momento storico in cui le teorie vengono sviluppate; Hobbes ad esempio scrive nel periodo delle guerre di religione nel Seicento, mentre Locke scrive a fine secolo ed i suoi testi vengono visti come base della Glorious Revolution.
In Hobbes c'è una visione antropologica negativa, riassunta dal concetto di "homo homini lupus".
che riflette la situazione europea nel Seicento, in cui nascono vari gruppi di orientamento religioso in lotta l'uno con l'altro per affermarsi. Per porre fine allo stato di guerra, dove non esiste nemmeno il diritto alla vita, per Hobbes è necessario dar vita ad una società di tipo politico. Hobbes ipotizza che per fare questo gli individui sottoscrivano un patto in cui delegano il proprio potere al monarca, soggetto che ha diritto di comandare e fare le leggi. Il fine di questa costruzione è di garantire agli individui il diritto alla vita; questa fondamentale garanzia è l'unico limite imposto al sovrano hobbesiano. Per garantire la pace egli deve essere dunque un sovrano assoluto. Bisogna fare tre notazioni rispetto alla teoria hobbesiana del contratto sociale: in primo luogo si tratta di un PATTO e non di un contratto, infatti tutto il potere è delegato ad un unico soggetto, mentre in un contratto si stabiliscono diritti e doveri.Perciò limiti nell'esercizio del potere. In secondo luogo, correlativamente a questo, nel capitolo 16 del Leviatano Hobbes dice che la comunità viene all'esistenza solo attraverso il sovrano che la rappresenta: il popolo non esisterebbe senza questa autorità, ma permanrebbe la condizione di guerra di tutti contro tutti. Questa seconda notazione è importante perché nel passaggio dallo stato di natura allo stato civile i diritti, in particolare quello alla vita, nascono solo dopo la creazione della comunità politica; secondo questa corrente i diritti nascono solo se vi è lo stato. La terza notazione è una contraddizione della teoria hobbesiana: essa è basata su una razionalità strumentale (rispetto ad un fine); molti autori hanno evidenziato che nel disegno hobbsiano è più razionale chi si sottrae allasottoscrizione del patto, in quanto rimane libero di fare ciò che vuole. In opposizione
Alla razionalità strumentale, è più razionale avere il fine di mantenere la propria libertà, quindi non sottoscrivere il patto sociale. In definitiva la razionalità proposta da Hobbes può rivelarsi autocontradditoria.
LOCKE
John Locke scrive i suoi due trattati sul governo presumibilmente a fine Seicento (ci sono problemi di datazione); formula un'idea di stato di natura dove gli individui sono già caratterizzati dai diritti, perciò lo stato natura in sé non necessita di un ulteriore passaggio, in quanto gli individui hanno già diritto alla vita, alla libertà e alla proprietà. La base di quest'idea di stato di natura non è la libertà di tutti, ma l'uguaglianza di tutti, sulla quale si fonda la libertà; dunque perché un soggetto dovrebbe essere comandato da un altro a lui eguale? La base su cui Locke costruisce il suo stato di natura è la concezione di
razionalità del soggetto; tuttavia l'uomo è dominato non solo dalla ragione ma anche dalle passioni.