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SU COSA DELIBERIAMO NELLA SOCIETÀ (POLIS)?
Non deliberiamo su cose eterne, come l’origine del mondo, come nemmeno sulle cose che pur essendo sempre in movimento, si verificano sempre allo stesso modo per necessità o per altre cause naturali (come il solstizio o l’equinozio) che non dipendono da noi; noi deliberiamo invece sui problemi che dipendono da noi, su ciò che può essere realizzato e che può essere sempre in altro modo: il deliberare non appartiene alle cose che sono per necessità (in quel caso si tratta solo di capirle, non di deliberarle), e la scienza riguarda ciò che è sempre allo stesso modo. Il diritto si propone di modificare la realtà, motivo per cui ha a che fare con la retorica, quindi, come dice Aristotele, ‘’ciò che accade per lo più è quello che merita fiducia’’; qui si doxa introduce una differenza tra la mera opinione ( ) tanto cara ai sofisti.
Secondo l'opinione autorevole di Aristotele, egli non nega l'importanza dell'esperienza e non afferma che la conoscenza (episteme) sia completamente diversa dalle opinioni. Tuttavia, nella retorica, è necessario prendere in considerazione opinioni particolari (endoxa) che sono accettabili a tutti o alla maggioranza, o ancora ai sapienti.
Nelle lezioni 6, 7 e 8, si afferma che l'uomo è la misura di tutte le cose. Nella lezione precedente abbiamo visto perché la posizione del sofista deve essere respinta, ovvero perché il sofista, nel presentarsi come colui che può guidare l'uditorio, si mette in una situazione che contraddice ciò che sostiene: egli ritiene che non esista una verità/conoscenza stabile e proprio per questo afferma di possedere una conoscenza in grado di fornire qualsiasi cosa a chiunque. Questo significa che in realtà esiste una conoscenza.
generale; il nichilista propone una visione non accettabile poiché se fosse veramente vero che non c'è criterio ulteriore a quello che io penso, perché devo credere alla tua e non a quella opposta? --> il sofista ci prende in giro, perché ci dice solo una parte di verità e perché nessuno aderirebbe a una visione in cui ci verrebbe detto ''ti sto dicendo il falso''. Oggi sembra che i sofisti abbiano riguadagnato terreno, poiché si confonde la verità con il dogma. Siamo in qualche modo convinti che la verità crei problemi perché la vediamo come qualcosa detta da qualcuno e alla quale dobbiamo credere e basta. Platone cerca un modo per combattere i sofisti (a modo suo), orientando la sua scelta su una filosofia del mondo delle idee perché cerca il criterio certo e oggettivo, ma nel fare questo smarrisce l'esperienza. Isocrate, per salvare l'esperienza, è incapace di.Enunciare un criterio che ci permetta di discriminare tra le esperienze, ma Platone commette l'errore di pensare che se un valore è condiviso tra molti/tra tutti questo ci porti a sostenere che quello è certamente un valore. In realtà non è detto che sia necessariamente così, e allora Aristotele si trova nella scomoda situazione di dover cercare una possibile via per non rinunciare a quella pretesa che accomuna Platone e Isocrate di resistere alla sofistica, ma allo stesso tempo di non rinunciare all'esperienza (come fa Platone)/a un criterio (come fa Isocrate). Aristotele si trova nella stessa situazione in cui si troverà Sant'Agostino anni dopo, che ci spiegherà che sarà insostenibile tanto la posizione dello scettico (perché dice una cosa contraddittoria: "la verità non esiste") quanto la posizione del dogmatico, che si oppone al precedente ("la verità esiste").
esiste ed è quellache ti dico io’’). Aristotele si occupa del problema dell’opinione, poiché sa perfettamente che Su queste cose noi siamo a chiamati a deliberare perché accadono in modo diverso, accadono ‘’per lo più’’, cioè non sempre allo stesso modo come ad es. nella dimostrazione del teorema di Pitagora. È vero che ad Atene si decida in un modo e Sparta e a Tebe ancora in altro modo, come è vero che nella stessa città ci sono persone che la pensano diversamente da altre, ma il sofista ci sta allo stesso tempo facendo passare per verità l’opinione. Da un altro punto di vista il sofista non ci sta propinando il dialogo ma la conversazione (che è quello scambio di verità). Questa non è una ricerca della verità, ma piuttosto il punto di partenza per arrivare alla veritàla conversazione diventa dialogo quando ci si interroga se le tesi portate in
quel contest dono vere o false, e cioè quando non ci accontentiamo dell'opinione (su questo Platone ritiene insufficiente la teoria di dell'endoxa Isocrate). Quando Aristotele ci parla ci dice che il retore deve partire da (endoxa, doxa). Quelle opinioni che lui chiama notevoli non la DISCORSO EPIDITTICO -> quello delle cerimonie DELIBERATIVO GIUDIZIARIO -> forma il diritto si gioca la partita con la sofistica -> qui c'è una forma di abilità tecnica precedente alla retorica, che consiste nella capacità da parte del sofista di manipolare il consenso dell'uditorio nella direzione che egli sceglie -> i sofisti dicono che l'uomo è misura di tutte le cose (riguarda non solo le nostre opinioni ma addirittura la realtà stessa) -> =indistinzione tematica tra uomo e natura. Perché la posizione deve essere rigettata? Perché il sofista nel proporre se stesso come colui capace di guidare l'uditorio dove egli desidera non solosbaglia quando dice che la verità non esiste ma soprattutto si auto-contraddice. Il sofista ritiene che non esista alcuna verità e che proprio per questo egli dispone di quel sapere tecnico di persuadere chiunque (ma allora un criterio generale c'è). Il sofista ci prende in giro dicendoci una parte di verità e questo è pericoloso, ma solo una parte perché se ce la dicesse tutta non potremmo dargli retta. Platone cerca il modo per combattere i sofisti ma a modo suo. Socrate per salvare l'esperienza è incapace di enunciare un criterio che ci permetta di discriminare tra le esperienze -> lui commette l'errore di pensare che se un valore è condiviso da molti questo possa assicurare il fatto che quello è veramente un valore. Ma Platone dice che questo non risponde al problema del contingente (non è detto che sia necessariamente così). Aristotele quindi deve cercare una possibile via per non rinunciare a.Quella comune pretesa di resistere alla sofistica ma allo stesso tempo non rinunciare all'esperienza (come fa Platone) e non rinunciare a un criterio (come fa Socrate). Agostino spiega che è insostenibile sia la posizione dello scettico (perché dice che la verità non esiste ma è contraddittorio) sia quella del dogmatico (dice che la verità esiste ma è quella che dice lui). La storia della filosofia è come un pendolo tra queste due posizioni. S. Agostino era maestro di retorica e conosceva bene questo contesto di cui stiamo discutendo. Lui dice che hanno ragione e torto entrambi. Qual è la parte vera del dogmatico? Che la verità esiste ma non è quella che dice lui la verità, quindi esiste ma non è oggetto della mia conoscenza. Aristotele deve fare la stessa cosa di S. Agostino (salvare le esperienze; deve cercare quel qualcosa che nel contingente motore dell'esperienza ci permetta di riconoscere la verità).
fare questo si occupa del problema dell'opinione perché sa che ciò di cui noi deliberiamo nei contesti deliberativi/giudiziari sono le cose che dipendono da noi. Cosa dipende da noi? La verità e la giustizia. Su queste cose noi siamo chiamati a deliberare perché queste cose accadono per lo più, non accadono sempre nello stesso modo. Il sofista fa passare per verità un'opinione. Cosa deve fare il retore? Deve partire da quelle opinioni che lui chiama notevoli (endoxan) e non doxa; e fondati sulle opinioni sono gli elementi che appaiono accettabili a tutti o alla grande maggioranza o ai sapienti. Appaiono accettati vs sono accettati la differenza è che se io dico appaiono accettabili implico la necessità di verificare se veramente lo siano mentre se dico è accettato questo mi esime dal dover verificare se lo sia, perché lo è. L'avvocato non può introdurre nel processo prove che lui sappia.essere false (il codice deontologico lo impedisce). Quindi la differenza tra un sofista e un retore è la stessa tra un buon e un cattivo avvocato.
Le componenti del discorso retorico: io delibero in vista di una azione (l'adesione/il fare una certa cosa richiede che ci sia una condivisione dell'elemento emotivo = pathos). Quando Aristotele parla di logos, ethos e pathos parla delle 3 componenti inscindibili del discorso. Pistis = indica allo stesso tempo sia le fonti da cui proviene la persuasione sia il modo in cui questa avviene ethos logos e patos si dannosempre insieme, perché è importante? Perché la verità non dipende dall'ethos/pathos ma è questo che dipende dalla verità. Ma la verità dipende da 3 elementi concorrenti. l'apologia di Socrate".
"L'ethos è come una cambiale in bianco che riscuoto quando faccio il discorso. Il diritto è sempre qualcosa che esiste ad alterum (in
on possono essere separati, ma devono lavorare insieme per raggiungere la verità. La giustizia non può esistere senza l'altro, e quindi dobbiamo prendersi cura dell'altro. Il bello serve a far emergere la verità. Alcuni filosofi sostengono che la verità dovrebbe essere tenuta lontana dal pubblico. DOXA è EPISTEME. Ma Aristotele dice che l'opinione non è né vera né falsa all'inizio, deve essere verificata. Nella modernità, si assiste a una divisione tra ragione e volontà, che poi si riflette nella divisione giuridica tra ragione e contesto. Questo corrisponde anche all'eccellenza esclusiva che il modello delle scienze assegna alla ragione deduttiva. Le emozioni svolgono un ruolo cognitivo e quindi dobbiamo solo constatare quanto fosse giusto il modello di Aristotele. Pathos e logos non possono essere separati, ma devono lavorare insieme.