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Il principio di non causare sofferenza e le sue implicazioni
Se noi poniamo a fondamento dell'etica il principio di non causare sofferenza, si dovrà di conseguenza accettare l'idea che ne restino tagliati fuori tutti quegli esseri che ancora non soffrono, o non possono soffrire momentaneamente o che non sono più in grado di soffrire. A ben vedere il punto di arrivo di questa concezione è sconcertante: da un lato vengono inclusi nella considerazione morale degli esseri non umani come gli animali capaci di soffrire, dall'altro lato però restano esclusi tutti quegli esseri umani che per una ragione o per l'altra sono incapaci di soffrire.
Una critica simile si può muovere al modo in cui viene presa in considerazione tutta quella parte della natura che è sprovvista di sensibilità. Dire che le pietre non hanno interesse, significa anche dire che le rocce, il mare, insomma tutta la terra può continuare ad essere oggetto di sfruttamento da parte dell'uomo in modo intensivo e
indicare la centralità degli animali nella considerazione morale). In altre parole, si passa da un'estrema considerazione degli animali a una totale negazione delle loro esistenze e dei loro diritti. Questo atteggiamento può essere considerato un'ulteriore forma di discriminazione, in quanto si nega il valore intrinseco degli animali e si privilegia esclusivamente l'essere umano. Tuttavia, è importante sottolineare che la questione etica riguardante il trattamento degli animali non può essere ridotta a una semplice dicotomia tra specismo e zoocentrismo. Esistono diverse posizioni intermedie che cercano di conciliare il rispetto per gli animali con le necessità umane. Ad esempio, l'approccio del benessere animale si concentra sul miglioramento delle condizioni di vita degli animali allevati per la produzione di cibo, riducendo al minimo il loro dolore e stress. In conclusione, la questione etica riguardante gli animali è complessa e non può essere affrontata in modo semplicistico. È necessario considerare attentamente le implicazioni morali delle nostre azioni e cercare di trovare un equilibrio tra le esigenze umane e il rispetto per gli animali.Criticare l'esclusione della considerazione etica del mondo naturale nel suo insieme. Dal punto di vista utilitaristico si potrà obiettare che la natura inanimata viene ad essere integrata indirettamente nella considerazione etica, dato che la distruzione dell'ambiente e del mondo vegetale, provocherebbe sicuramente gravi sofferenze sia agli esseri umani che agli animali, e quindi in tal modo anche la natura nel suo insieme risulterebbe tutelata. Tra ambientalisti e animalisti non sempre corre buon sangue; la capacità di provare dolore e piacere è senza dubbio un abito che agli ambientalisti va troppo stretto.
Già ma cosa centra tutto ciò con l'etica Kantiana? Se assumiamo come criterio per distinguere ciò che è oggetto di considerazione morale, da ciò che non lo è, non il dolore o il piacere, ma la ragione, allora ammettendo che gli animali non sono esseri ragionevoli, e che quindi restano esclusi dal criterio
delle obiezioni a includere anche gli animali nella sfera dell'etica. Tuttavia, Kant sostiene che gli animali non sono esseri razionali e quindi non possono essere considerati come soggetti morali. Pertanto, l'etica kantiana si concentra esclusivamente sugli esseri umani. Questa posizione può essere considerata specista, nel senso che discrimina le altre specie rispetto all'umanità. Tuttavia, si potrebbe anche sostenere che l'etica kantiana è interspecista, nel senso che riconosce che gli animali hanno una certa dignità e che non dovrebbero essere trattati solo come mezzi per gli scopi umani. In ogni caso, l'etica kantiana pone l'accento sull'importanza della ragione e della moralità umana, e non considera gli animali come soggetti morali. Questo può essere oggetto di critica da parte di coloro che sostengono l'importanza di includere anche gli animali nella sfera dell'etica.difficoltà ad ammettere che la legge morale vale anche per loro. In Kant vi è un forte atteggiamento contraddittorio, da un lato afferma che gli animali hanno sensibilità e non devono essere maltrattati, ma ci sono passi in cui Kant afferma che gli animali sono semplici mezzi privi di coscienza di sé. Ciò nonostante non è facile trovare negli scritti di Kant punti in cui questo sia sostenuto. Vi è un'opera di Kant in cui all'inizio vi è un'affermazione che va un po' in questa direzione, ossia nella parte iniziale dell'antropologia pragmatica di Kant il filosofo sostiene che gli animali sono irragionevoli e l'uomo può disporne a suo piacimento. Comunque nessuno direbbe che la scimmia è un oggetto, neppure Kant. Anche se è vero che per Kant il concetto di persona ha un'ampiezza maggiore del concetto di uomo; esso infatti sembrerebbe escludere gli animali dal concetto di persone, macuriosamente include Dio e gli esseri razionali extraterrestri. In Kant il concetto di persona è assai problematico. Da un lato Kant sembra non ritenere gli scimpanzé persone, dall'altro lato non esclude l'esistenza di altre persone oltre l'uomo. In Kant non c'è per concludere l'identificazione tra persona ed essere umano. Kant esclude neonati, deficienti e comatosi dall'etica, ma vengono esclusi dall'etica anche tutti gli uomini in quanto tali; questo risultato è meno assurdo di quanto può apparire. Una volta che noi accettiamo il punto di partenza di Kant, si deve riconoscere che il fondamento dell'etica non è la natura dell'uomo e neppure le circostanze in cui l'uomo è posto in questo mondo (nascita, il sopraggiungere di una malattia che ti rende deficiente), ma soltanto i concetti della ragion pura, cioè oggetto della filosofia morale non sono gli uomini, ma le leggi.che regolano la loro condotta. Esistono doveri dell'uomo nei confronti di esseri non umani? Dobbiamo liberarci da un equivoco di fondo; il fatto che Kant punti tutto sulla ragione non significa che lo schermo della morale interviene solo per gli esseri razionali. Se per l'etica utilitarista, la capacità di provare dolore o piacere è il criterio che permette di separare ciò che sta all'interno dell'etica, da ciò che è fuori della stessa, non è allo stesso modo che funziona la capacità di pensare nella costruzione Kantiana. Il pensiero di Kant è stato in larga parte frainteso, si è cioè ritenuto che la capacità di pensare fosse l'elemento che separava chi entrava nell'ambito della considerazione etica da chi ne rimaneva fuori. Tra l'altro questo spiega gran parte delle critiche mosse a Kant dagli animalisti. Nella Metamorfosi dei costumi (una delle opere più importanti di Kant),Il filosofo individua quattro possibili rapporti fra l'uomo ed altri esseri:
- Rapporto dell'uomo con esseri che hanno diritti e doveri;
- Rapporto dell'uomo con esseri che hanno solo doveri e nessun diritto (schiavi);
- Rapporto dell'uomo che non hanno né diritti né doveri (animali e per estensione la natura intera);
- Rapporti dell'uomo con esseri che hanno solo diritti e nessun dovere (Dio).
Di questi quattro rapporti Kant ritiene che solo il primo dia luogo ad un vero e proprio rapporto giuridico, proprio perché c'è reciprocità, benché non escluda che anche negli altri casi si possa avere un rapporto morale. Per Kant, titolare di diritti in senso giuridico, è soltanto colui che riconosce gli altri titolari di diritti e si assume nei loro confronti dei doveri. È evidente che sotto questo profilo, seguendo il profilo di Kant, gli animali non sono titolari di diritti, poiché è.
Evidentemente l'uomo non può istaurare con gli animali un rapporto come noi abbiamo adesso descritto. Questo però non significa che gli animali e il mondo naturale non rientrino nella considerazione etica; questo perché mentre il rapporto giuridico può costituirsi solo tra esseri umani razionali, il rapporto morale invece può comprendere anche i rapporti tra l'uomo e i suoi simili, ossia con quegli esseri che hanno diritti e doveri nel primo caso, oppure può avere un rapporto con esseri che non hanno né diritti né doveri (animali). In questo senso succede che noi possiamo avere dei doveri verso gli animali allo stesso modo che noi abbiamo dei doveri rispetto a Dio. Sulla base di questa ripartizione, "che è la ripartizione dei doveri dell'uomo verso se stesso e dell'uomo verso altri esseri umani e verso altri esseri non umani (animali) e dell'uomo verso esseri sovraumani (Dio)",
l'etica di Kant è molto più vicina e aperta all'etica utilitarista, poiché tra gli esseri sottoumani Kant inserisce non solo gli animali, ma ci mette l'intera natura. Se da un lato Kant ci offre tutte le premesse per sviluppare un'etica ambientalista e animalista, dall'altro lato se ne distacca seguendo un'altra strada che è quella che porta alla sola considerazione dei doveri dell'uomo verso se stesso e verso gli altri uomini. Tutto ciò porta alla ben nota considerazione kantiana, che è stata battezzata "tesi della crudeltà", e che forse sarebbe stato più opportuno definire tesi della non crudeltà, visto che la conclusione cui approda Kant è quella di non essere crudeli nei confronti degli animali; infatti per Kant è vero che l'uomo ha il diritto di uccidere un animale, ma in modo rapido senza farlo soffrire inutilmente, l'uomo ha diritto di.Sottometterli a un lavoro che non oltrepassi però le forze di questo animale. Kant sostiene però che gli esperimenti che si fanno sull'animale a soli scopi speculativi, quando si potrebbe raggiungere lo stesso scopo con altri mezzi, sono cose dice il filosofo che fanno orrore. Se Kant oggi fosse in vita sarebbe contrario alla vivisezione, agli allevamenti intensivi e agli esperimenti. È possibile un'etica della solidarietà interspecifica?
Resta comunque da chiedersi, perché Kant giunga a concepire il rapporto morale come un rapporto che si possa istaurare solo con esseri che hanno diritti e doveri, cioè gli uomini. Perché Kant dopo aver ammesso la possibilità di un rapporto morale con esseri diversi dall'uomo poi di fatto lo nega? L'etica Kantiana è costruita su una concezione ristretta del dovere; si tratta di un'etica negativa dove al centro ci sono gli uomini che si vedono limitati da una serie di
precetti senza i quali sarebbe impossibile qualsiasi forma di conseguenza. La concezione della moralità Kantiana corrisponde alla dottrina dell'imperativo categorico (agisci in modo che la massima della tua volontà possa sempre valere in ogni tempo come principio di una legisla