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Cap 2 coazione e coesistenza
Anche se nel diritto sorgono molteplici domande e infiniti frammenti morali non significa che visia una morale nel diritto. Il diritto offre un’intelaiatura al comportamento dell’uomo ma è un acornice vuota, perché si giustifica proprio perché vuota e quindi aperta a qualsiasi contenuto.
Kelsen si chiede cosa sta alla basa di una norma alla base del diritto. Alla base di una norma staun’altra norma e poi un’altra ancora. Il diritto è un sistema di norme che è socialmente efficacenelle sue grandi linee, e che causa una pretesa di giustezza.
Il diritto è coazione : forche, carceri, ammende; il diritto è coesistenza: famiglia, contratto, dono.
Queste espressioni possono essere perfettamente espresse attraverso due domande: come l’uomomuove l’uomo ; come l’uoomo incontra l’uomo
“L’uomo muove l’uomo”: secondo Webber, capacità di far fare
qualcosa a qualcuno; secondo Schimit, l'altro uomo è il nemico, visto come categoria costitutiva della politica. Per Sartre l'altro è l'inferno, in cui il conflitto politico diventa l'angoscia esistenziale nei confronti di chi mette indiscussione gli altri, l'inferno sono dunque gli altri. Per Freud l'altro è l'inconscio, l'inquietante sensazione di non esser mai veramente padroni neppure della nostra identità, che ci impone di esercitare una continua violenza su noi stessi, reprimendo gli istinti, ricacciando i ricordi dietro il muro della vergogna. Nell'inconscio sappiamo sempre secondo Freud, di discendere da lunghissime generazioni di assassini.
In ogni caso, diritto e violenza sono legati tra loro, ce sarebbe un errore non considerare il fatto che il diritto originariamente era violenza bruta e che esso ancora oggi non può fare a meno della violenza.
Per Walter Benjamin il diritto è violenza raddoppiata,
E la violenza della violenza. Nella visione coattiva del diritto descriviamo la natura dell'uomo come: un'entità violenta che sopravvive attraverso la violenza delle istituzioni. A questa visione si contrappone la domanda come l'uomo incontra l'uomo. "L'uomo incontra l'uomo": Secondo la "teoria discorsiva del diritto" di Habermas, che rende possibile il dialogo tra diversi (culture, ideologie), se c'è dialogo la violenza è inconcepibile. La risorsa dialogo risponde alla domanda come l'uomo incontra l'uomo?, e risponde alla risorsa forza come l'uomo muove l'uomo?. Ogni discorso presuppone la pari dignità di tutti gli interlocutori, l'accettazione di regole comuni, il principio di verità/non ingannare, il principio di carità/comprensione. Sempre per Habermas la morale del dialogo costituisce la struttura della democrazia dello stato costituzionale di diritto.
Anche in Rawls "il Bene" (ripetizione cap. 1). Aristotele ci dice che la parola serve a rivelare se stesso agli altri, ed essa serve anche a indicare il giusto e l'ingiusto, in quanto l'uomo a differenza degli altri animali riesce è l'unico ad avere nozione del bene e del male. S. Tommaso dice non c'è società senza parola ma non c'è neppure società verità, senza fiducia reciproca, e viceversa, allora la giustizia non è separabile dalla verità. La possibilità della relazione offerta dalla parola diventa modello di organizzazione sociale, giustizia, solo per mezzo di quell'etica del dialogo che si sviluppa attraverso il rispetto dell'altro. Dietro la coazione, sta il problema del potere, la capacità di far fare qualcosa a qualcuno. Dietro la coesistenza sta la relazionalità, l'incontro dell'uomo con l'uomo. Nella compassione sta
L'identità dei sentimenti da cui derivano e in cui si contrappongono tanto la coazione quanto la coesistenza. C'è la coazione perché c'è il conflitto, c'è il conflitto perché gli uomini si scoprono uguali nei desideri e nelle passioni (male politico). C'è la coesistenza perché c'è la pietà, c'è la pietà perché il dolore per la violazione dei miei diritti implica la comprensione di qualsiasi altra sofferenza (bene politico). Il cristianesimo nasce dall'esigenza di dare un volto all'altro, non si ferma alla sofferenza, cerca chi soffre. La coesistenza è sempre labile e precaria finché non è ravvivata dalla compassione.