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Dio e la città degli uomini
Il concetto di Dio e la sua relazione con la società umana hanno anche un'importanza nel contesto giuridico. Sant'Agostino, infatti, distingue due leggi:
- Lex eterna: una legge immutabile che riflette la volontà di Dio.
- Lex temporalis: una legge che può cambiare nel corso del tempo e che è creata dagli uomini.
In caso di contrasto tra le due leggi, prevale sempre la Lex eterna.
San Tommaso d'Aquino rappresenta uno dei principali pilastri teologici e filosofici della Chiesa Cattolica. Egli è anche il punto di raccordo tra la cristianità e la filosofia classica, che ha i suoi fondamenti e maestri in Socrate, Platone e Aristotele. San Tommaso sostiene che non esiste alcun conflitto tra ragione e fede, poiché entrambe sono vie per accedere alla conoscenza della verità, che è unica. Egli rifiuta quindi la prova ontologica dell'esistenza di Dio proposta da Anselmo, poiché questa presuppone la fede, senza la quale non è possibile raggiungere una conclusione.
possibile una conoscenza chiara di Dio, ma soprattutto perché ogni dimostrazione può partire solamente dagli effetti a noi noti e non dalla causa. Nonostante questo però egli propone una serie di cinque argomenti filosofici (cinque vie) grazie ai quali è a suo avviso possibile dimostrare razionalmente l'esistenza di Dio, senza dover quindi ricorrere alla fede:- Ogni potenza è a sua volta atto di un'altra potenza, non potendo ciò procedere all'infinito, deve necessariamente esistere un primo atto il quale non sia potenza, vale a dire Dio, motore immobile.
- I fenomeni ne causano degli altri e sono contemporaneamente causati. Poiché non è possibile che ci sia una serie infinita di cause efficienti, deve esserci necessariamente una causa prima, e questa causa è Dio.
- Le cose sono contingenti, vale a dire possibili, non necessarie, ed esistono in forza di cose che sono anch'esse contingenti. Ma se tutte le cose
1) L'esistenza di Dio può essere dimostrata attraverso l'osservazione del mondo sensibile. "Tutto ciò che si muove è mosso da un altro" e quindi deve esistere un primo motore immobile che muove tutto senza essere mosso da nessun altro.
2) L'esistenza di Dio può essere dimostrata anche attraverso la causa efficiente. "È impossibile che una cosa sia causa di se stessa" e quindi deve esistere una causa prima che abbia dato origine a tutto.
3) L'esistenza di Dio può essere dimostrata anche attraverso la contingenza degli enti. Se gli enti fossero solamente possibili, non esisterebbe nulla. Deve perciò esserci un qualcosa di non contingente, di necessario.
4) Tutti gli enti finiti possiedono un grado maggiore o minore di perfezione, ne consegue l'esistenza di un ente perfettissimo "che è la causa dell'esistenza, della bontà e di qualsiasi perfezione di tutti gli altri enti".
5) L'universo opera secondo un fine che non è casuale. "Dunque c'è un essere intelligente che ordina le cose naturali al loro fine." Ovviamente il Dio che queste "cinque vie" ci indicano non è il Dio personale del Cristianesimo, ma è qui che interviene la fede, la quale completa la ragione e conferisce a Dio i tratti del Dio dei cristiani, in particolare la creatività e la provvidenza. Mentre, infatti, l'esistenza di Dio è una verità razionale, la sua essenza non può essere dimostrata dalla ragione ed è verità di fede.
San Tommaso d'Aquino ci può dare anche una sintesi della concezione medievale della società e del concetto di "legge giusta". Innanzitutto ci descrive la natura dell'uomo, che è razionale: l'uomo è capace di conoscere e, conseguentemente, capire ciò che è giusto e adatto per lui e per la società. Avendo libero arbitrio, egli è in grado di sbagliare o di muoversi nella giusta direzione in base alla sua scelta: lo fa con coscienza, essendoci in lui quell'habitus naturale che gli permette di comprendere i principi che guidano le azioni buone. L'Aquinate afferma dunque che l'uomo ha le capacità di capire cosa è meglio per sé e questo è un discorso che vale in tutti gli ambiti e in tutte le sfere della vita umana, anche quella politico-istituzionale: in questo caso viene riconosciuta una gerarchia di legittimazione delle norme che hanno come fonte primaria Dio. Al primo posto.Abbiamo la lex divina, che è la legge rivelata da Dio, seguita dalla lex aeterna, dalla lex naturalis e dalla lex umana, che si trova volutamente all'ultimo posto. Per questo fattore la volontà legislativa del princeps si conforma inevitabilmente con la legge divina e dunque alla giurisdizione ecclesiale. Questa produzione normativa è inserita nel quadro della lex aeterna, cioè il piano razionale di Dio e noto solamente a Dio. È inevitabile che l'uomo è direttamente partecipe negli ambiti in cui ne ha la possibilità: anche la carica più prestigiosa della società, cioè il trono imperiale, finisce per essere un servizio alla volontà divina, all'edificazione del Regno che è per il bene dell'uomo. La legge posta dall'uomo, cioè il diritto positivo, deve attenersi dunque a questo bene comune: la norma medievale è una norma giusta. La legge umana deriva da quella naturale.
(che l'uomo per natura conosce ma che non sempre riesce a riconoscere nelle sue azioni) sia sotto forma di deduzione, sia sotto forma di specificazione di norme più generali, in quanto la legge naturale è spesso legge di principio e non legge particolare: la proibizione del furto o dell'omicidio, ad esempio, sono norme ben dettagliate del diritto penale che si rifanno in maniera drastica ed inevitabile a un concetto di giustizia e di bene della proprietà, che risiedono nel diritto naturale. Un altro motivo dell'importanza della legge positiva conformata è perché ci sono dei protervi e proni ai vizi che difficilmente si possono guidare con la persuasione. È quindi necessario che siano costretti con la forza e il timore a evitare il male, affinché, astenendosi almeno per questo motivo dal far male, lascino in pace gli altri, ed essi stessi finalmente, da questa abitudine a evitare il male, siano condotti a fare
volontariamente quello che prima adempivano solo per paura, e così diventino virtuosi. Si noti quindi come anche in questo passo risieda nel concetto particolare di pena il concetto generale del bene comune e di conservazione della società umana: da un lato il carattere coercitivo della pena serve a limitare delle azioni sbagliate da parte di alcuni soggetti, dall'altro lato si vede anche l'elemento educativo della condanna che può persuadere il reo a non compiere atti che prima non faceva se non per timore. Per San Tommaso la forma di Stato migliore è la monarchia, in quanto in un ingiusto governo quanto più unitario è il comando, tanto più vantaggioso è il governo. La forma di Stato monarchica si inserisce evidentemente nell'ottica della finalità del potere sovrano, cioè la preservazione e la conservazione dello Stato: un Governo accentrato in una sola o in poche persone, che non risponde a una
delegazione popolare, è l'unico che è in grado di rispondere ottimamente a una minaccia esterna (o interna), sospendendo la legalità e promuovendo un'azione di guerra. Allo stesso modo la forma di governo peggiore per San Tommaso è la tirannia, cioè il governo dell'unico che però da una parte tradisce il fine e la legittimazione etica della sua carica, e dall'altro lato viene meno all'interesse primario della sua figura, la protezione dello Stato. Si badi che in questo caso unità del potere, identificata nella monarchia, non significa centralismo, che è un concetto ben diverso e che sarà tipico del moderno Stato liberale. Questo invece è l'equilibrio medievale, dove religione significava società e viceversa: è stato l'unico periodo della storia in cui l'uomo veniva inteso come creatura potenzialmente buona, ma quasi sempre peccaminosa e che si allontanava dalla
Ragione e dal bene. Nell'equilibrio fra legge divina, eterna, naturale e umana, nasceva la res publica christiana. Bisogna stare attenti al fatto che la Chiesa e il Cattolicesimo non imponevano un modello di Stato direttamente, ma indirettamente, attribuendosi come fine primario esclusivamente quello di aiutare l'uomo a compiere sempre la scelta più consona e più giusta, anche nel piano istituzionale: fu questa la differenza rispetto alle altre religioni o ideologie.
Marsilio da Padova è stato un filosofo e scrittore italiano. In sintonia con Aristotele, concepì lo Stato come un'istituzione naturale, nata dalla congenita esigenza dell'uomo ("animale politico", diceva Aristotele) a vivere in associazione coi propri simili. Lo scopo dello Stato - sostiene Marsilio, anche qui d'accordo con Aristotele - consiste nel consentire all'uomo di vivere e, oltre a ciò, di vivere bene: in
questo senso, lo Stato permette all'uomo di raggiungere la felicità (che se vivesse da solo, senza il contatto con altri uomini, non potrebbe raggiungere). Perché ciò si realizzi, diventa essenziale la salvaguardia della pace (a cui si richiama il titolo stesso dell'opera marsiliana) e lo strumento di cui lo Stato si avvale per garantirla è la legge. L'intero discorso di Marsilio orbita dunque intorno al problema della pace e l'eliminazione dei conflitti. Questo tema venne affrontato nel "Defensor Pacis" considerata una delle maggiori opere del filosofo. Il suo fondamento era il concetto di pace, intesa come base indispensabile dello Stato e come condizione essenziale dell'attività umana. La necessità dello Stato non discendeva più da finalità etico-religiose, ma dalla natura umana nella ricerca di una vita sufficiente e dall'esigenza di realizzare un fine prettamente umano e non altro.Questa esigenza nascono le varie comunità, dalla più piccola alla più grande e complessa, lo Stato. Ne deriva la necessità di un ordinamento nella comunità che ne assicuri la convivenza e l'esercizio delle proprie funzioni. Per Marsilio questa esigenza ha caratteristiche prettamente umane che non rispondono a finalità etiche ma civili, contingenti e storiche. Alla base dell'ordinamento c'è la volontà comune dei cittadini, superiore a qualsiasi altra volontà. È la volontà dei cittadini che attribuisce al Governo, Pars Principans, il potere di comandare su tutte le altre parti, potere che sempre, e comunque, è un potere delegato, esercitato in nome della volontà popolare. La conseguenza di questo principio era che l'autorità politica non discendeva da Dio o dal papa, ma dal popolo, inteso come sanior et melior pars. In questa ottica egli proponeva che i vescovi venissero eletti
daassemblee popolari e che il potere del papa fosse subordinato a quello del concilio. Circa il discorso delleleggi, in termini di positività, ogni legge è tale poiché viene posta. Sul piano ultra terreno la legge è postada Dio, il quale è il soggetto che pone la legge sul piano spirituale. Sul piano terreno,