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AZIONE TUTTE LE VOLTE CHE UN CERTO INSIEME DI CIRCOSTANZE CONDIZIONANTI VIENE ISTANZIATO VALIDAMENTE.

Questo significa che la componente soggettiva (credenza) è componente essenziale del movente. Quindi, secondo EP, norme e moventi sono credenze. Per definire "credenza" egli si rifà a molti filosofi, da E. Husserl (1859-1938) ad Aristotele, da Hume a F. Brentano (1838-1917), fino a Peirce, per definirla come l'impegno, l'adesione o la fiducia che abbiamo nei confronti di un'idea (rappresentazione di uno stato di cose, un contenuto proposizionale, una proposizione, una fattispecie astratta) che siamo portati ad accettare o a rifiutare.

La norma è pertanto la credenza che una fattispecie astratta sia oggettivamente vincolante (sia cioè un "dover essere"). È LA CREDENZA CHE OGNI VOLTA CHE L'INSIEME DELLE CIRCOSTANZE CONDIZIONANTI VIENE VALIDAMENTE REALIZZATO, ALLORA DEBBA ESSERE MESSO IN PRATICA IL MODELLO DI AZIONE.

CONDIZIONATO PREVISTO NELLANORMA. 7Le fattispecie astratte che vengono credute oggettivamente vincolanti da almeno unapersona sono norme. Non lo sono quelle che nessun agente ritiene oggettivamentevincolanti (e che non costituiscono il movente di nessun comportamento).EP chiama CONSUETUDINE la credenza che il tenere un certo comportmento intesocome prassi (usus agendi) sia obbligatorio ogni volta che ricorre un certo insieme dicircostanze condizionanti. In sostanza: la consuetudine è un usus agendi la cui causa(movente) è una norma.Nel caso delle consuetudini giuridiche, la norma come movente (opinio vinculi) vienedetta tradizionalmente opinio iuris seu necessiatis.Nel seguito, per sintetizzare le nozioni introdotte da EP ed esplicitare il suo punto divista sulle norme, occorre tenere presente che se la norma è, all’interno della suateoria, una credenza, allora la nozione di norma non è completamente riducibile alleclassiche nozioni di:

  • contenuto
  • di una norma, ovvero fattispecie astratta contemplata in essa.
    • enunciato prescrittivo o direttiva
    • contenuto proposizionale di una direttiva o di un enunciato prescrittivo.
    A EP interessano infatti altre qualità della norma, vale a dire: la sua ESISTENZA, il suo CONTENUTO (e conseguente distinzione tra norme penali e di competenza), il RIFERIMENTO di una norma, UBBIDIENZA e disubbidienza della norma, il VIGORE di una norma.
    Per quanto riguarda l'ESISTENZA di una norma, diremo che se una fattispecie che nessuno considera vincolante non è una norma, allora deve esistere almeno un soggetto che crede nella vincolatività della norma.
    Pertanto l'esistenza di una norma è l'esistenza di una credenza n da parte di un credente c, il quale crede che sia oggettivamente dovuta l'esecuzione di un modello di azione ogniqualvolta venga realizzato validamente un insieme di circostanze condizionanti.
    L'esistenza della norma n da parte di c viene

    chiamata DOSSIA.ADOSSIA è invece l'inesistenza di una norma n in un soggetto s non credente di n. Il soggetto s è quindi non credente di n (nonc di n).

    Il CONTENUO DI UNA NORMA è la rappresentazione o descrizione di una fattispecie astratta composta, la quale consta di almeno due fattispecie astratte semplici connesse tra loro: vale a dire un modello di azione condizionato + un insieme di circostanze condizionanti. Dell'insieme dei requisiti fanno parte anche i destinatari della norma che possono essere soggetti passivi (creduti obbligati) ma anche i soggetti attivi (creduti titolari di un diritto soggettivo).

    I destinatari di n possono cioè essere intesi come p, cioè "possibile (o attuale) destinatario soggetto passivo" o a, cioè "possibile (o attuale) destinatario soggetto attivo."

    Oltre a identificare i destinatari della norma, l'insieme delle circostanze condizionanti (requisiti) di n identifica i casi in cui

    Il modello di azione condizionato è creduto oggettivamente vincolante. Inoltre rende operativa la credenza che riveste il modello di azione contenuto in n, attivando la norma come movente del comportamento (causa agendi). Questo ovviamente accade quando si realizzano le fattispecie concrete dei casi identificati nell'insieme di circostanze condizionanti.

    In particolare, nelle norme penali l'insieme di circostanze condizionanti il modello di azione esprimibile come "condanna a una certa pena" circoscrive i casi in cui questo modello è creduto oggettivamente obbligatorio.

    Per quanto riguarda invece le norme di competenza, il loro modello di azione (creduto oggettivamente vincolante) è sempre "ubbidisci alle direttive che ti verranno date".

    Infatti la norma di competenza è anch'essa una norma di condotta la cui fattispecie astratta contempla un particolare modello di azione che consiste nell'obbedire alle direttive previste.

    nell'insieme delle circostanze che condizionano il modello di azione. Queste direttive forniscono di volta in volta un contenuto al modello di azione consistente nel prestare obbedienza. L'insieme di circostanze condizionanti il modello di azione prevede che certe direttive provengano da una persona o da un organo determinato. O che siano espresse mediante certe procedure, o che siano desunte da certi eventi o stati di cose. Passiamo al RIFRIMENTO (o REFERENTE) di una norma. Esso si definisce sul presupposto che il referente di una fattispecie astratta (semplice o complessa) è ogni fattispecie concreta che la realizza validamente. Analogamente, REFERENTE di una norma è ogni fattispecie concreta complessa che realizza validamente la fattispecie astratta composta di una norma (composta perché è data dall'insieme di circostanze condizionanti e dal modello di azione condizionato). Mentre il referente dell'insieme di circostanze condizionantiprevisto nella fattispecie astratta di una norma si realizza validamente a prescindere dall'obbedienza alla norma, il referente del modello di azione condizionato contemplato nella norma si realizza validamente solo mediante l'obbedienza alla norma. I possibili destinatari di una norma sono p (soggetto passivo) e a (soggetto attivo), e sono rappresentati nell'insieme di circostanze condizionanti della fattispecie astratta della norma n. Si dice pertanto DEONTIA il fatto che uno o più soggetti s siano referenti p di n (cioè portatori di un dovere). Si dice invece ADEONTIA il fatto che uno o più soggetti s non siano referenti p di n. EXOUSIA è invece il fatto che uno o più soggetti s siano referenti a di n, cioè siano soggetti attivi (titolari di un diritto soggettivo) secondo n. Possiamo dunque dire che il referente è l'oggetto (evento, stato di cose, persone, ecc.) al quale il riferimento rinvia. Il referente appartiene

    Dunque alla fattispecie concreta cui la fattispecie astratta si riferisce. Pertanto la fattispecie astratta di una norma svolge sempre una funzione di riferimento.

    EP definisce NOMIA il vigore di una norma n per il destinatario soggetto passivo p. La nomia o vigore di una norma è la compresenza nel soggetto s di deontia e dossia (in altri termini, il soggetto passivo p crede nella norma n ed è portatore di un dovere rispetto a n). Si noti che la deontia è il presupposto necessario sia del vigore, sia della mancanza di vigore di n.

    ANOMIA è ovviamente la mancanza di vigore di n in un individuo p che è anche nonc di n (è soggetto passivo, ma non crede di dover sottostare a un obbligo rispetto a n). In altri termini: l'anomia è la compresenza di adossia e deontia.

    EP parla anche della "moltiplicazione delle norme" assimilate dall'individuo a partire dall'ambiente sociale (infatti anche se la credenza, e quindi la

    particolare credenza che è la norma, è definibile come un fenomeno individuale, le norme come le credenze in genere presuppongono la cultura e l'ambiente sociale dai quali l'individuo viene plasmato). Si parla di moltiplicazione di norme perché ogni fattispecie concreta valida dell'insieme di circostanze condizionanti produce nei credenti nuove norme. In altre parole, ogni fattispecie concreta che realizza validamente l'insieme di circostanze condizionanti delle norme - assimilate dai credenti a partire dal contesto sociale - specifica e moltiplica le norme (di condotta e di competenza) fino a creare nei credenti stessi veri e propri ordinamenti normativi individuali. Il processo di moltiplicazione richiede che si siano verificate fattispecie concrete valide (referenti, fact-tokens) della fattispecie astratta dell'insieme di circostanze condizionanti contenuto nella norma originaria. Ad esempio, se la norma originaria n è

    “i benestanti devono aiutare i bisognosi”, questa norma esiste nel credente c di n come effetto dell’interazione sociale e culturale. Ad es., se il credente è Carlo, ed è benestante, e ha assimilato la norma n, e conosce Stefano e Matteo che sono bisognosi, riconoscerà che la fattispecie astratta dell’insieme delle circostanze condizionanti prevista da n si sia avverata validamente due volte, con Stefano e Matteo. Quindi Carlo compirà una sussunzione delle fattispecie concrete valide nella fattispecie astratta dell’insieme delle circostanze condizionanti. Ciò lo porterà a dedurre nuove norme a partire da n.

    Concretamente: Carlo sarà indotto, in quanto credente c di n, a prestare aiuto a Stefano (soggetto attivo a). E questo produrrà la norma n1. Inoltre sarà indotto, in quanto credente c di n, a prestare aiuto a Matteo (soggetto attivo a). E questo produrrà la norma n2. In tal modo

    L'universo normativo di Carlo sarà ora composto di 3 norme (n, n1 e n2), ma sarà destinato a variare ancora per effetto della sussunzione di fattispecie concrete nella fattispecie astratta dell'insieme di circostanze condizionanti previsto dalla norma stessa, e per effetto della deduzione, a partire dalla fattispecie astratta, del modello di azione contemplato in n.

    Un testo valido ritenuto normativo è espressione di AUTONOMIA se interviene esclusivamente nel personale ordinamento normativo di chi emana il testo e crede nella sua normatività.

    Invece, un testo valido ritenuto normativo è espressione di ETERONOMIA se interviene anche nel personale ordinamento normativo di soggetti diversi da chi emana il testo (ma che credano nella sua normatività).

    Una promessa è generalmente espressione di autonomia. Mentre una legge è espressione di eteronomia. Infatti la capacità di intervenire nell'ordinamento normativo di soggetti diversi indica l'eteronomia.

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
19 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/20 Filosofia del diritto

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Sara F di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia del diritto e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Pattaro Enrico.