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Effetti dell'indistinzione

1) Scomparsa della responsabilità

2) Nichilismo pratico (= non esiste nessun valore e questo non significa solo che nulla vale MA vuol dire che vale tutto e quindi si può fare tutto perché mancano valori e quindi il fatto che nulla sia vero => vuol dire che tutto ha valore e quindi riconosciamo un valore a qualunque cosa.

La posizione sofistica è inaccettabile perché il sofista sostiene che occorra che nell'esercitare la persuasione bisogna coniugare diverse abilità: es. di produrre delle apparenze in maniera tale che esse possano sostituirsi alle opinioni di chi ascolta e quindi il modo di ascoltare del sofista diventa il nostro perché egli è capace di produrre un discorso convincente perché è un discorso piacevole e la retorica viene ridotta all'arte del bel discorso. Il discorso bello suscita una reazione emotiva e quindi si aderisce al discorso e l'adesione che

c'è un inganno.

qui risulta essere fondamentale perché permette di segnare confine tra vero e falso e quindi non bisogna fermarsi all'apparenza della realtà e a ciò che sembra vero => MA bisogna ricercare la verità a differenza del sofista che vuole per un suo interesse personale che ci fermiamo alle apparenze e che non ci interrogassimo sul valore delle cose. Quindi non è accettabile la visione perché il sofista dice che non c'è un principio generale (la verità) e poi mi dici che quello che dici è giusto = contraddizione. Il sofista prende in giro dicendo però una parte di verità e diamo retta al sofista perché si confonde la verità con il dogma e siamo convinti che la verità crei problemi perché pensiamo alla verità come qualcosa che viene detto da qualcuno e noi dobbiamo crederci. Contro i sofisti => due voci diverse che danno luogo a uno scontro tra "Umanesimi".

nell'Atene del IV sec a.C.
  1. Umanesimo di Socrate
  2. Umanesimo di Platone
Entrambi per motivi uguali perché entrambi non accettavano l'impostazione sofistica => spendono parte della loro vita contro i sofisti. Socrate era un maestro di retorica. Però offrono soluzioni opposte ed entrambe insufficienti. Platone non accetta l'idea che si possa confondere l'apparenza della verità con la verità e che non si possa confondere l'opinione con la vera conoscenza (=> per Platone queste sono due cose distinte => l'opinione è ciò che sembra, l'episteme è conoscenza) ed è così facendo che Platone denuncia l'approccio materialistico alla conoscenza e Platone per salvare la retorica => "la sacrifica sull'altare della dialettica" in nome dell'esercizio razionale dell'anima e Platone carica l'episteme (intesa come filosofia) di un

carico troppo gravoso => Platone di fronte alla contraddizione dei sofisti => per risolvere il problema => la filosofia è la vera conoscenza per Platone) => Platone sacrifica l'esperienza a favore della conoscenza e quindi il sapere a cui fa riferimento Platone è un sapere idealista => la verità sta nel mondo delle cose in cui rimangono sempre se stesse a differenza dell'esperienza in cui le cose cambiano. Platone favorirà lo studio della matematica perché distaccato dalla realtà perché si rivolge a entità astratte e permette di elevare l'anima al mondo delle idee (Platone assolutizza ragione e fa venir meno passioni e il contrario vale per i sofisti) Socrate mantiene un punto del discorso di Platone => il punto fermo della verità MA come si garantisce la verità? Socrate garantisce senza prescindere dall'esperienza a differenza di Platone => paideia Socrate tiene in

Considerazione sull'esperienza e per Socrate si combatte attraverso l'educazione comune di tipo letterario, costruendo un orizzonte di valori comuni e individuando nella società l'esistenza di una tradizione comune, dei valori di riferimento che all'epoca erano da tutti riconosciuti (es. valori dell'epica omerica e anche nei miti e nelle tragedie, uomini valorosi). Socrate ha ragione nel fare riferimento alla formazione umanistica e il coinvolgimento in una cultura e il riconoscersi in esempi e quindi costruire una struttura morale che contribuisce alla formazione di modelli. Il limite è che al di sopra di questo "spazio orizzontale" va ricercato comunque un criterio che ci permetta di valutare e discernere tra culture diverse e contrapposte, altrimenti si rischia di pensare che una cosa ritenuta giusta viene considerata giusta. Quindi bisogna trovare il principio, il perché e quindi bisogna ricercare quel pensiero.

critica e dell'esperienza è fondamentale per Platone. Questa unione viene realizzata grazie ad Aristotele. Secondo Platone, l'uomo è un animale razionale, in quanto possiede sia la passione animale che la ragione. È grazie alla ragione che l'uomo ha il logos, e proprio per questo motivo esiste la retorica. Affermare che l'uomo ha il logos significa dire che l'uomo ragiona e quindi persuade, ma significa anche dire che l'uomo si lascia persuadere. Affidarsi ad altri è quindi un comportamento fortemente razionale e naturale. Avere fede non è il contrario della ragione, ma al contrario è razionale. È ragionevole affidarsi. Persuadere e farsi persuadere sono due aspetti inscindibili del logos, e lo sono in particolare nella polis. Persuadere e lasciarsi persuadere sono attività che l'uomo compie costantemente nella polis, quindi sono elementi fondamentali.retorica è connaturale alla vita della polis. Perché persuadere e farsi persuadere sono due elementi naturali? Perché nella polis le cose possono stare sempre in modo diverso e infatti succede che qualcuno dica una cosa e uno ne dica un'altra. Aristotele nota che dal momento in cui uomo è animale razionale => egli ha il logos e che il vivere in comunità è naturale come il logos. Su cosa deliberiamo all'interno della polis? NON prendiamo decisioni su cose eterne (es. origine del mondo) e nemmeno su cose che pur essendo in movimento si verificano sempre allo stesso modo (es. solstizio ed equinozio) e nemmeno su cosa che dipende dal caso (es. scoperta di un tesoro) => i problemi di cui si dibatte sono quelli che dipendono dall'uomo e che possono essere realizzati e che possono essere sempre in altro modo. Il deliberare quindi fa parte per lo più delle cose che sono così per necessità (es. teorema).di Pitagora e la scienza (che riguardano il necessario e quindi ciò che è sempre allo stesso modo). La retorica ha come oggetto ciò che potrebbe essere diverso da ciò che è, infatti il mondo possibile. Ecco perché la retorica è strettamente connessa al diritto, che muta la realtà, e ciò che accade per lo più è ciò che merita immediatamente fiducia. Si introduce quindi una differenza tra: - doxa (mera opinione cara ai sofisti) - endoxon (opinione autorevole) => Aristotele non nega l'esperienza e dice che nei contesti retorici occorre prendere in esame delle opinioni particolari (endoxon) e quindi quegli elementi che appaiono accettabili a tutti (riferimento a Socrate) o alla maggioranza o ai sapienti o agli illustri => questi sono gli elementi di cui si deve discutere nei contesti retorici. Aristotele quindi cerca una via per non rinunciare alla pretesa comune.di resistere alla sofistica e allo stesso tempo non rinunciare all'esperienza. Aristotele è nella situazione in cui poi si verrà anche a trovare Sant'Agostino che dice che la posizione scettica è sbagliata perché lo scettico ha torto e quindi ha ragione chi si oppone allo scettico, ovvero, il dogmatico. E quindi la filosofia si dibatte tra questi due poli: - scettico - dogmatico Ma Sant'Agostino di Ippona dice che il dogmatico ha torto perché dice la verità ma sulla base di cosa? Il dogmatico riduce la verità all'oggetto della conoscenza, ma su cosa fonda l'oggetto? Su se stesso e quindi non c'è un criterio oggettivo di base. E dice che hanno allo stesso tempo ragione e torto entrambi (scettico/dogmatico) e dice che entrambi dicono qualcosa di vero (parte vera del dogmatico= "La verità esiste" poiché al contrario lo scettico nega la verità), ma il dogmatico sbaglia quando dice che.

la verità è quella che dice lui e che quindi la verità è oggetto della sua conoscenza). Aristotele che si trova tra Platone e Socrate => deve salvare le esperienze come voleva Socrate, evitando il relativismo dell'esperienza come voleva Platone e quindi deve trovare quel qualcosa che ci permetta di riconoscere la verità, fortemente negata dai sofisti => per fare questo Aristotele si occupa del problema dell'opinione perché Aristotele sa perfettamente che ciò di cui deliberiamo => sono le cose che dipendono da noi. Cosa dipende da noi? Dipendono da noi:

  • verità (in parte dipende da noi)
  • Giustizia (lo più)
Siamo chiamati a deliberare su verità e giustizia perché accadono "per" e quindi non accadono sempre allo stesso modo ed ecco perché i sofisti dicevano una parte di verità (es. quando sofisti dicevano che verità non esiste così come la giustizia).

Perché si decide in modo diverso rispetto al territorio => quindi le cose accadono ed è anche vero che in Atene che ci sono persone che sia una giusta una cosa e altre no => MA il sofista m

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
17 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/20 Filosofia del diritto

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Bea_lorenz21 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia del diritto e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trento o del prof Puppo Federico.