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PLATONE

Fin dal primo libro della Repubblica, Platone affronta il tema della giustizia per superare le

condizioni, concezioni più diffuse, date per scontate. Socrate discute con i suoi amici di varie

concezioni e ad un certo punto in questa discussione, che è una discussione tranquilla e pacifica tra

amici riguardo a chi sia e come sia l'uomo giusto, irrompe in modo abbastanza violento il

personaggio di Trasimaco (accostato ai sofisti) sostenendo il proprio argomento in merito alla

questione discussa.

Argomento di Trasimaco: giustizia = utile del più forte. E' un argomento che Trasimaco difende a

spada tratta e soprattutto lo difende come un argomento che non può essere smentito dai fatti

perchè, conformemente al realismo, i fatti confermano che chi è più forte persegue il proprio utile e

lo chiama giusto. Quasi possiamo dire che per definizione c'è coincidenza tra la giustizia e l'utilità

di colui che si impone. Forza utilità e giustizia stanno insieme.

Socrate, stupefatto di questo intervento forte e quais violento, cerca di rispondere alle provocazioni

di Trasimaco con una serie di argomenti.

primo argomento

• Questa definizione non è idonea a dire che cos'è la giustizia perchè dà per scontato che ciò

che è giusto per il forte sia giusto anche per tutti gli altri. E' un argomento che Socrate tratta

in modo superficiale e che avrebbe invece meritato un qualche approfondimento perchè

dentro questi argomento di Scorate c'è un principio piuttosto forte, cioè c'è l'idea che la

giustizia può essere adeguatamente definita solo in quanto includa tra i suoi criteri quello

dell'universalità. Quindi, un principio che vale per alcuni e non per altri non può essere un

principio di giustizia perchè pecca per mancanza di universalità. E' un argomento che

sarebbe importante sviluppare, ma non sviluppato da Socrate.

Digressione non considerando Socrate: riflessione sulla giustizia nei secoli ha reso evidente una

cosa che è importante sottolineare (dato che la riflessione storica ci serve per sottolineare alcuni

concetti): tutte le volte in cui vogliamo cercare, cerchiamo o arriviamo a una definizione universale

della giustizia, in realtà possiamo arrivare solo a definizioni formali = un qualcosa che ci dà un

contenitore che poi però deve essere riempito di contenuti più specifici.

Esempio; classica definizione universale della giustizia (proprio quella che Socrate a messo

• in discussione): dare a ciascuno il suo → definizione formale perchè non sappiamo di chi

stiamo parlando e soprattutto non sappiamo che cos'è questo “suo” che dobbiamo dare a

ciascuno. Nel momento riempio di contenuto questa definizione, ovvero questa forma cioè

esco dal formalismo della definizione e gli do un contenuto specifico che riguarda una

situazione e dei soggetti particolari, non è una definizione universale, ma diventa una

definizione particolare.

Esempio ulteriore: “agli studenti che danno l'esame di filosofia del diritto bisogna dare il voto che si

meritano in baso a quello che dimostrano durante l'esame” oppure “diamo quanto si meritano in

base a quante ore hanno studiato” ; nel momento in cui uso questo criterio particolare; individuo i

soggetti particolari (esempio: studenti universitari) e individuo che cos'è quel “suo” che devo

distribuire (esempio: voto) → non è una definizione universale, ma si tratta di una definizione

particolare.

Socrate avanza la questa obiezione senza svilupparla, cioè l'idea per cui la vera definizione

di giustizia deve avere un valore universale.

Ci sono altre risposte che Socrate dà a Trasimaco che sono ancora risposte interlocutorie, non è òla

vera risposta;

2° obiezione

• Socrate dice a Trasimaco che è strana questa definizione che dà di giustizia perchè l'arte

della giustizia, se è davvero un arte (=intesa in senso molto generale e Socrate ne è

convinto) non può che avere, come tutte le altre arti, come obiettivo, non il bene di colui che

opera (in questo caso il politico), ma il bene di coloro ai quali questa arte è rivolta. La

politica, che è arte del giusto, si deve occupare di coloro che sono i destinatari di questa arte.

3° obiezione

• Socrate dice che non sempre il forte conosce qual è il suo bene, quindi può sbagliarsi nel

perseguire il suo bene, cioè ciò che egli ritiene giusto. Quindi, non è detto che la giustizia

coincida con la forza e l'utilità del forte perchè il forte potrebbe sbagliarsi su quale sia il suo

vero bene, il suo utile. In realtà questo è un argomento già confutato da Trasimaco perchè

per lui era scontata la coincidenza tra ciò che ritenuto utile dal più forte e la giustizia, quindi

per Trasimaco nessun governante si sbaglia mai nel perseguire il proprio utile. Se in un

governo democratico, tirannico o di altro tipo, i forti perseguono il proprio utile perchè

ritengono che quello sia il proprio utile, secondo Trasimaco, non si sbagliano.

La discussione di Trasimaco è solo una che si trova all'inizio della Repubblica, ce ne è un'altra che

Socrate affronta con un altro personaggio che è Glaucone (fratello di Platone, rappresentate del

sentire dei sofisti) ed è una discussione importante perchè fa emerge nuovi elementi della riflessione

sulla giustizia e sulla legge. Socrate, parlando con Trasimaco, ma anche con i suoi interlocutori

precedenti, ha voluto sottolineare il fatto che è sempre bene e utile comportarsi rettamente, secondo

giustizia ed è una virtù che produce anche utilità sia per il singolo che per la comunità. Rapporto

giustizia – comunità; Socrate la pensa come grandi della tradizione greca, a cominciare da Esiodo,

cioè è' giusto comportarsi giustamente e questo produce utilità per il singolo e per la comunità

(Polis). Questo vuol dire che bisogna amare la giustizia per se stessa. La giustizia è un qualcosa che

si può amare per se stessa. Bisogna essrre giusti per amore della giustizia. E' proprio questo che

Glaucone mette in discussione e lo fa attraverso due ragionamenti, raffigurazioni.

1° ragionamento/immagine/obiezione di Gluacone (in realtà unica)

• Glaucone vuole dimostrare a Socrate che non è vero che amamimo la giustizia per se stessa,

ma dice che giustizia è qualcosa che noi rispettiamo per evitare conseguenze negative dove

non ci comportiamo giustamente. In realtà gli uomini sarebbero portati a essere ingiusti

tutte le volte che, comportandosi ingiustamente, possono avere vntaggi senza avere

conseugenze negative. Proprio perchè questa è la natura degli uomini, viene inventata

quella che gli uomini chiamano giustizia. Glaucone dice che gli uomini hanno una natura

che li porterebbe a compierie ingiustizia, cioè a fare quello che diceva Callicle, ovvero ad

imporre sempre i proprio interesse, utile sugli altri → proprio perchè gli uomini temono che

, confrontandosi con gli altri possono subire la forza degli altri, anche se sarebbero tentati di

imporsi sugli altri, si accordano tra loro per evitare di farsi danno reciprocamente. Giustizia

= accordo che gli uomini fanno per evitare di subire danno → non c'è giustizia con la G

maiuscola, ma c'è una giustizia che è frutto di un patto che nasce dalla paura, timore di

dover subire danni, ma proprio questo ci fa capire che gli uomini, tutte le volte che possono

sottrarsi al patto, senza subire danno, lo faranno. → Antifonte (sofista): giusto è ubbidire

alle leggi delle città quando abbiamo testimoni e quindi possiamo temenere che danna

denuncia dei testimoni possiamo subire danni, ma quando siamo certi che disubbidiendo

alle leggi non andiamo incontro a conseguenze perchè non abbiamo testimoni, non c'è

nessun problema, anzi non è neanche ingiusto il nostro comportamento seppur contrario

alle leggi. E' proprio questo che Glaucone vuole dimostrare con il suo primo racconto

dell'anello di Gige: Gige è un pastore che in seguito a un terremoto trova in una frattura del

terreno un anello e, mettendolo al dito e girando durante una riunione con altri pastori, si

accorge di essere diventato invisibile. Grazie a questa invisibilità, comincia a fare una serie

di cose che non avrebbe fatto se non fosse stato invisbile, tra cui arriva anche a

impossessarsi del regno, a sedurre la moglie del Re e a diventare re a sua volta (grazie

all'invisibilità) → morale: noi siamo tutti potenziali Gige perhcè tutte le volte che possiamo

diventare invisibili, in realtà ne approfittiamo, quindi non seguiamo la legge per amore

della legge, ma la seguiamo solo perchè abbiamo paura delle conseguenze e se possiamo

sottrarsi alle conseguenze negative non seguiamo le leggi. E' un'ideologia della legge e

dell'ubbidienza alla legge particolare che conosciamo molto bene e che si ritroverà in

Machiavelli ( dà suggerimenti ai governanti sul modo in cui devono essre fatte le leggi che

derivano proprio da questa idea, cioè che le leggi hanno un valore prescritto solo quando ci

sia una spada che punisce dove non ci si conforma alla legge) che lega il valore prescrittivo

delle norme alle loro conseguenze sul piano della sanzione.

2° ragionamento/raffigurazione/obiezione di, che è quella definitiva:

• Socrate insiste con l'idea della giustizia come virtù che si ama per e stessa → Glaucone

risponde presentando un'altra immagine che fa emergere l'alternativa radicale tra i due modi

di concepire la giustizia; Gluacone risponde a Socrate (che insiste sul valore in sé della

giustizia, che l'uomo ama la giustizia per sé stessa) chiedendo chi tra i seguenti 2 soggetti è

felice:

uomo ingiusto che viola leggi perseguendo il proprio utile ma che è così bravo nella sua

◦ ingiustizia da essere agli occhi degli altri perfettamente un uomo giusto, amato da tutti,

riverito =personificazione dell'estrema ingiustizia (uomo ingiusto considerato giusto

dagli altri)

uomo che è amante della giustizia, segue sempre la legge, rispetta sempre gli altri senza

◦ sopraffare gli altri, anzi tra commettere e subire ingiustizia preferisce subirla che

commetterla e viene riconosciuto giusto dagli altri.

→ Non basta però dire questo perchè se viene riconosciuto come giusto dagli altri,

possiamo avere sempre il sospetto che lui sia giusto, rispetti la legge per essere

stimato come uomo giusto. Quindi uomo giusto, ma giusto davvero, che viene

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A.A. 2016-2017
140 pagine
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SSD Scienze giuridiche IUS/20 Filosofia del diritto

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher gggiu96 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia del diritto e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pisa o del prof Greco Tommaso.