Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
La scuola di Elea e Senofane
Si è soliti qui collocare la figura di Senofane quale fondatore della scuola di Elea, ma ciò non è vero. Troppo diversi sono i contenuti e il metodo del ricercare. Fu Platone nel sofista ad ingenerare l'equivoco (ma, scrive, la setta è anche primaniziata).
Si ricorda Senofane per la sua critica all'antropomorfismo di Dio presente nella religione dei sacerdoti e nelle opere di Omero ed Esiodo. Gli dei non hanno né sembianze umane, né si comportano come gli uomini! I fenomeni fisici sono naturali, non divini. Tutto questo è una grande novità di portata rivoluzionaria per quel tempo: ecco gli effetti già maturi della filosofia!
Egli affermò anche: "Uno, Dio, sommo fra gli Dei e gli uomini, né per figura, né per pensiero simile agli uomini" (fr. 23), facendo pensare alcuni ad una affermazione monoteistica di un Dio trascendente ed onnipotente. Però
egli più precisamente ha scritto: "L'universo è uno...", Dio, sommo fra gli Dei e gli uo-mini", dunque si riferiva all'universo. E poi ha detto sommo fra gli Dei (dunque pensava a molti Dei). Inoltre è un versetto riportato da fonte cristiana (Clemente alessandrino), quindi con un intento apologetico. È invece Aristotele ad informarci che l'Uno-Dio di Senofane è l'universo. Il problema monoteismo-politeismo era del resto assente nella mentalità del greco di quel tempo. Si potrebbe pensare che egli sia panteista ed in parte è vero, tuttavia è questa una categoria di riflessione posteriore che dunque va usata con cautela, anche perché Senofane non approfondisce questo discorso, mancandogli anche gli strumenti concettuali per farlo. Nella sua fisica il principio è la terra o, in altri frammenti, la terra-acqua. Ciò però vale solo per gli esseri terrestri, non per il cosmo intero.Propose un'amorale nella quale al primo posto vengono i valori spirituali su quelli vitali come la forza.
PARMENIDE è l'innovatore radicale tra i presocratici. Una Dea rivela a Parmenide che vi sono tre vie possibili per la ricerca della verità:
- VIA DELLA VERITÀ: è la via della ragione, del logos. L'essere è e non può non essere, il non essere non è e non può in alcun modo essere. È la prima formulazione del principio di non contraddizione.
- Parmenide era un naturalista e va alla ricerca dell'elemento originario del tutto e nota che ciò che è realmente comune a tutte le cose è il verbo essere, perciò l'oggetto del verbo essere è l'archè.
- Dunque all'inizio c'è stato l'essere, perciò tutte le cose sono essere, quelle materiali e quelle spirituali (come il pensiero: si pensa l'essere, il non essere non è pensabile).
pensare ed essere coincidono!). L'essere è ingenerato ed incorruttibile, non nasce e non muore, perciò non c'è futuro, non c'è passato, non c'è alterazione, non c'è movimento, l'essere è omogeneo e sempre identico, indivisibile in parti, finito (influsso pitagorico: il perfetto era il finito, il limitato), come una sfera, uno.
Contro gli ionici (=i milesi) l'essere di Parmenide non è allora principio, perché non c'è un principio, non genera le cose differenziandosi, non esiste una generazione che implicherebbe il non essere.
VIA DELL'ERRORE: la si percorre seguendo i sensi e tale è l'opinione dei mortali i quali accettando il divenire e il molteplice, il nascere e il morire, ammettono l'esistenza del non essere.
VIA DELLA DOXA: viene data una certa plausibilità alle apparenze rettamente intese, ai sensi, benché fallaci. Ne emerge una
concezione che benché nonvera è tutta via plausibile, è "apparente". Questa opinione plausibile cerca direndere conto dei fenomeni. Secondo Parmenide i mortali hanno ammesso due forme supreme (Luce e Notte) dalla cui combinazione sono venute tutte le cose, senza capire che esse andavano sintetizzate in una unità superiore che è l'essere. cioè luce e notte sono uguali, sono essere. Per questo Parmenide arriva ad affermare che il cadavere, che cade nelle tenebre, percepisce il freddo, il silenzio. Le tenebre non sono il nulla, sono essere, come la luce, come tutto. ZENONE DI ELEA Zenone difende Parmenide attaccava chi attaccava il maestro attraverso il metodo dialettico (che nasce ora, Aristotele considera Zenone il fondatore della dialettica), facendo vedere l'inconsistenza e l'insostenibilità delle tesi contraddittorie degli avversari. A tali obiezioni, in quanto contraddittorie, non si doveva rispondere. Gli argomenti1. Chi afferma l'esistenza del movimento va incontro a delle assurdità. Per percorrere un tratto di strada se ne deve sempre prima percorrere una metà, una infinità di metà (ogni grandezza può essere divisa all'infinito). Si tratta allora di percorrere in un tempo finito tratti infiniti, il che è manifestamente impossibile, dunque il movimento non esiste, come aveva detto Parmenide.
2. Se poi il movimento esistesse allora, per le infinite metà da percorrere, Achille non raggiungerà mai la tartaruga quando questa parti con un piccolo vantaggio.
3. La freccia che si vede scoccata da un arco non si muove (deve dimostrare che non esiste il movimento!), ma è a riposo perché in ogni istante del suo volo essa occupa uno spazio identico (sempre il suo) e occupare uno spazio identico è stare a riposo. Il suo è allora una somma di stati di riposo, dunque non c'è movimento.
4.
L'argomento dello stadio mostra la relatività della velocità e quindi del movimento che non è oggettivo e perciò non esiste. Gli argomenti dialettici contro l'esistenza di una molteplicità di esseri. Si intende la molteplicità come un insieme molteplice di unità (si considera la molteplicità come un insieme di molte unità) eppure queste unità sono impensabili nonostante l'evidenza dei sensi. 1. Se gli esseri fossero molteplici dovrebbero essere infinitamente piccoli o infinitamente grandi. Per esempio se si divide un corpo (che in ipotesi è molteplice) in infinite metà fino a restare con l'ultima particella se essa ha estensione, allora la somma di infinite parti estese dà un corpo infinitamente grande, se non ha estensione, allora la somma di tutte le parti è zero. Perciò questa unità di cui è composta la molteplicità dovrebbeportare (som-mando tutte le unità) ad un corpo che dovrebbe essere nullo o infinitamentegrande.
2. Se gli esseri fossero molteplici dovrebbero essere allo stesso tempo finiti einfiniti. Finiti perché sono quanti sono, infiniti perché tra uno e l'altro vi sonoinfiniti esseri (infatti qualunque cosa estesa tra una cosa e l'altra è sempre di-visibile all'infinito).
3. Il terzo argomento nega l'esistenza dello spazio che è condizione di esi-stenza della molteplicità. Lo spazio, infatti, deve trovarsi in qualche cosa cheè ancora uno spazio e così all'infinito, dunque lo spazio non esiste.
4. Dall'esperienza se cadono molti chicchi di grano fanno rumore, mentre sene cade uno, o una parte anche infinitesimale di uno, no. Invece se fosse ve-ra l'esistenza di una molteplicità di chicchi, anche l'unico chicco, in proporzio-ne, dovrebbe fare rumore. Perciò le cose si comportano in modo contraddit-torio,
il che significa che non esiste la molteplicità dei chicchi. Così con l'uso della dialettica Zenone aveva incentrato il problema di Parme-nide sulla questione uno-molti e aveva evidenziato la fallacità delle apparenze fenomeniche.
Quanto egli aveva trattato dialetticamente sarà portato teoreticamente a si-stema da Melisso che viene ricordato come il sistematore dell'eleatismo.
MELISSO DI SAMOÈ il primo a scrivere in prosa, non in poesia.
L'essere è ingenerato, se non lo fosse prima di lui vi sarebbe il nulla e allora non vi sarebbe essere in quanto dal nulla non viene nulla. Perciò l'essere "sempre era ciò che era e sempre sarà"
Per lui l'essere non può essere finito (lo aveva detto Parmenide ma solo perché si riteneva l'infinito come imperfetto), ma infinito, senza confine, tutto. Un essere finito sarebbe limitato dal vuoto che è non essere. Ma
questo è impensabile. L'essere poi, poiché è infinito, è Uno e non vi possono essere due esseri, essi si limiterebbero e sarebbero finiti (anche Parmenide aveva detto che l'essere è uno, ma non lo aveva dimostrato, Zenone lo aveva affermato, ma solo dialetticamente, ora Melisso l'ha dimostrato). L'essere è uguale, inalterabile, immobile (non c'è il vuoto), incorporeo (se avesse un corpo avrebbe delle parti e non sarebbe più uno, oppure sarebbe limitato e allora non sarebbe più infinito). Il fatto che non abbia corpo non significa che Melisso sia uno spiritualista. Le categorie materiale/spirituale, infatti, sono successive! doxa Circa la piccola possibilità lasciata da Parmenide ai sensi (la via del verosimile), Melisso è più radicale e coerente: la nega totalmente, i sensi sbagliano del tutto, sono del tutto fallaci, essi ci mostrano infatti le cose molteplici e divenienti.quattro radici di tutte le cose. Questi elementi sono in costante movimento e interazione, dando origine a tutte le forme di vita e di materia che osserviamo nel mondo. EMPEDOCLE sostiene che l'amore e l'odio sono le forze che regolano questo processo di mescolanza e dissoluzione. L'amore unisce gli elementi e li fa convergere in un'unica massa, mentre l'odio li separa e li disperde. Questo ciclo di amore e odio è il motore del cambiamento e della trasformazione nel mondo. EMPEDOCLE riconosce anche l'esistenza di due principi opposti, il principio dell'amore e il principio dell'odio. Questi principi sono eterni e immutabili, e sono alla base di tutto ciò che esiste. L'amore e l'odio sono in equilibrio perfetto, e solo quando questo equilibrio viene disturbato si verifica il processo di mescolanza e dissoluzione degli elementi. EMPEDOCLE ha quindi cercato di conciliare l'essere parmenideo con l'esperienza fenomenica, riconoscendo l'esistenza di un processo di trasformazione e cambiamento nel mondo. Ha introdotto il concetto di amore e odio come forze regolatrici di questo processo, e ha identificato i quattro elementi come le radici di tutte le cose. In conclusione, EMPEDOCLE ha cercato di superare la visione statica e immutabile dell'essere di Parmenide, introducendo il concetto di movimento e trasformazione nel mondo. Ha cercato di spiegare l'origine e la natura delle cose attraverso l'interazione degli elementi e delle forze dell'amore e dell'odio.