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(l'appagamento). CABLA PIENA DI RIFERIMENTI LETTERARI
Ben tenc lo Senhor per veraiper qu'ieu veirai l'amor de lonh;mas per un ben que m'en eschain'ai dos mals, quar tan m'es de lonh.
Ai! car me fos lai pelegris,si que mos fustz e mos tapisfos pels sieus belhs huelhs remiratz!
In questa cabla si maledice ma persevera, secondo alcuni bastone emantello significano che vuole andare alla crociata ma molto piùprobabilmente sono oggetti sessuali o umani opposti ad un regnonon umano.
Ben considero e ritengo verace il signore grazie al quale vedròl'amore di lontano ma per un bene che me ne capita ne ho due malipoiché tanto non sono di lontano. Ah, fossi io là pellegrino sicchélàil mio bastone e il mio mantello fossero ammirati dai suoi occhi.
Dieus, que fetz tot quant ve ni vaie formet sest'amor de lonh,mi don poder, que cor ieu n'ai,qu'ieu veia sest'amor de lonh,veraiamen, en tals aizis,si
Que la cambra e·l jardismi resembles totz temps palatz! immagine ferica–>Dio che fece tutto quanto che viene e che va e ha creato questo amore di lontano, mi puo’ donare il coraggio poiché io non ne ho, divedere questo amore di lontano sicché la camera e il giardino mi sembrassero per tutto il tempo un palazzo
Ver ditz qui m’appella lechai
Ni deziron d’more de lonh,
Car nulhs autres jois tan no.m plai
Cum jauzimens d’amore de lohn.
Mas so qu’ieu vuelh m’es atahis,
qu’enaissi.m fader mos pairis
qu’ieu ames e non fos amatz.
Dice il vero chi mi chiama bramoso/geloso e desideroso di amore di lontano poiché nessun’altra gioia tanto mi piace come il godimento di un amore di lontano, ma ciò che voglio è vietato.
Poiché così mi FATO’ (fato destino o fate) il mio padrino, che io amassi e non fossi amato.
Guglielmo IX era padrino di Jaufré ma per il professore sono riferimenti alle fate
E al fato, all'epoca i padrini che battezzavano erano visti come secondi padri e madri, tanto che erano loro a dare il nome al bambino a 3 anni. Il nome era molto importante perché definiva il tuo destino. Questo autore fa riferimento al suo nome che gli impedisce di amare ed essere amato perché Jeufré in anticoprovenzale Jeu gioia e Fré frenare il cavallo. Dunque il suo padrino gli ha segnato il destino con questo nome.
Mas so qu'ieu vuelh m'es atahis, Totz sia mauditz lo pairis Que.m fader qu'ieu non fos amatz
Tornada 21/10 Tristan di Thomas D'Angleterre= romanzo in versi ottonari a rima baciata in antico francese nella variante Anglo-Normanna. Anche i romanzi Arturiani sono in versi ottonari a rima baciata (infatti molta influenza). Nelle corti la recitazione di questi romanzi veniva accompagnata da strumenti musicali ma non venivano cantate come quelle analizzate finora, venivano lette a voce alta. Tristano è un punto cruciale.
della cultura occidentale, non esiste informa scritta una sola storia di Tristano, la storia come noi la conosciamo è una storia costruita da un filologo Joseph Bàdier, allievo del padre fondatore della filologia romanza Gaston Paris, mettendo insieme vari frammenti. Le prima attestazioni scritte di Tristano sono in antico francese ma prima di questo, certi aspetti come luoghi, nomi.. ci mostrano la sua probabile origine Celtica. Non abbiamo molte testimonianze scritte celtiche, soprattutto su Tristano, abbiamo solo alcuni riferimenti, dato che era una storia molto nota ai lettori del tempo. Era comune trovare scritte come "fece come Tristano nella battaglia di" senza spiegare nulla, perché il lettore già lo sapeva. Thomas D'Angleterre si firma lui stesso alla fine del romanzo. L'anglo-normanno è il francese parlato nelle corti d'Inghilterra. Grazie ad etnotesti tramandati, fiabe, nomi di luoghi e paesaggi, possiamo costruire unastoria tenendo sempre in conto che neesistono tante. Trama: il re di Cornovaglia (contesto celtico da sfondo della narrazione), per una serie di motivi (richiesta di tributi per esempio) manda il nipote Tristano in Irlanda per portare alla sua corte Isotta, figlia del re d'Irlanda. Tristano era quindi un intermediario. Questo è un poema di mare, il MARE è un grande protagonista. La damigella di Isotta, Brangania, produce un filtro d'amore per i due. Brangania, mentre tornano verso la Cornovaglia, somministra per sbaglio il filtro d'amore ai due. Come prima conseguenza, i due si innamorano, e questo amore è contro la società TOPOS: amore -> contro i vincoli sociali, che si nutre di questo. In un bosco consumano il loro amore. Nella versione di Bèraul, Marco escogita dei piani per incastrarli come ad esempio cospargere il letto con della farina per sorprenderli. E come chi ha paura di essere tradito che cerca indizi e finché non li trova nonècontento così Marco cerca ossessivamente indizi per questo amore. La percezione che si ha di Tristano è la percezione di un uomo selvaggio, che cercherà dei simulacri di Isotta per tutta la sua vita. Sposa infatti un’altra donna che si chiama Isotta dalle bianchemani, ma non consumerà mai il suo amore con lei; personaggio dell’ombra ma che nella parte finale ha un protagonismo decisivo allo svolgimento della vicenda. Tristano fa costruire delle statue che posiziona nelle grotte con le quali va a parlare per intere giornate, le statue sono di Re Marco, di Brangania e di Isotta, in quelle parti del racconto abbiamo una profonda introspezione psicologica perché con le statue lui parla di se, del proprio amore. In seguito ad una ferita in Britannia (Britannia francese), Tristano si ammala. Rapporto zio materno nipote Retaggio arcaico L’unica persona che può guarirlo è Isotta. Sia perché la madre di Isotta ha a chefare con erbe magiche, ma entra in scena anche una sorta di "omeopatia" del sentimento amoroso. Non può stare con l'amore per la lontananza anche se l'amore si nutre di questo. Per guarire deve ricorrere alla causa che ha generato il dolore. Tristano si mette d'accordo con il suo cavalier servente per andare a prendere Isotta e come stratagemma, alzerà una vela bianca se Isotta accetta, nera se rifiuta, mentre tornano da lui. Isotta accetta (per il filtro d'amore ma in alcune versioni il filtro non c'è), anche Isotta è legata, anche lei soffre. Isotta in lacrime parte. Ora il protagonista del racconto diventa il mare. Un mare del nord sempre in burrasca e con delle maree, che d'un tratto si placa. La nave si blocca in mare perché non c'è più un alito di vento. Tristano guarda il mare, la vela è bianca ma per la malattia non riesce a vederla e chiede a Isotta dalle Bianche Mani, che gliMente e glidice che la vela è nera. Tristano dunque muore di dolore. Isotta arriva e sente campane a morte, si reca al corpo di Tristano e muore anche lei.
Inizia qui in campo la concezione di amore e morte, amore e sofferenza, per la primissima volta. L'amore che deve essere necessariamente distanza sociale o geografica. La disperazione del mal d'amore occidentale che noi abbiamo viene da storie di questo tipo.
Il romanzo di Tristano ed Isotta ci è giusto frammentato e abbiamo un volgarizzamento da parte di Goffredo di Strasburgo che possiamo paragonare al romanzo di Thomas, come una Traduzione.
Possiamo vedere che le parti mancanti sono uguali nell'una e nell'altra.[…]
Le blanc siglë unt amunt trait
E siglent a mult grant espleit,
Que Kaherdin Bretaine veit.
Le bianche vele hanno tratto in su a monte e veleggiano con molta grande celerità. Tanto che il valletto di Tristano, Caerdino, vedeva la Britannia.
Dunc sunt joius e lé e balt,
traient le sigle ben halt Quel se soit, le blanc ou le noir E dunque sono gioiosi e lieti e baldanzosi e speranzosi e traggono la vela ben alta affinché qualcuno possa scorgere se questa sia bianca o nera. De lung volt mustrer la colur, Car ça fud al daerein jur Que danz Tristran lur aveit mis Quant il turnerent del païs. Da lontano Cardino vuole mostrare il colore della vela poiché ciò si fece all'ultimo giorno che Tristano aveva imposto loro che tornassero dal paese. (se torni entro sei giorni) A ça qu'ils siglent leement, Lievet li chalt e faut li vent IL MARE Eissi qu'ils ne poent sigler. Mult süef e pleine est la mer. Ne ça ne la lur nef ne vait Fors itant cum l'unde la trait, Ne de lur batel n'unt il mie: mica A ciò che (mentre) veleggiano lietamente si alza il caldo e cessa il vento. E così che essi non possono veleggiare. Molto soave e pieno è il mare (mare delnord che è solitamente frastagliato) nequa ne là la loro nave va. All’infuori, soltanto di come porta l’onda (che non c’è9 ne dal loro battello ne hanno essi mica (di vento)Or i est grant anguserie.Devant eus près veient la terre,N’unt vent dunt la puisent requerre.Amunt, aval vunt dunc wacrant, vagareOrë arere e puis avant.Ora c’è grande angoscia (da angustia, difficile da provare come sensazione in mare aperto)davanti a loro vicino vedono la terra ma non hanno vento potente per raggiungerla.su e giù vanno dunque vagando ora dietro ora avanti (osservazione della realtà delle onde stazionarie).Ysolt en est mult ennuiee: in odioLa terre veit qu’ad coveiteeE si n’i pot mie avenir!A poi ne muer de sun desir.Isotta ne è molto turbata arrabbiata vede la terra che ha desiderato e non può mica arrivarci. Per poco non muore per questo suo desiderio (amore-morte)Terre desirent
en la nef, RipetizioneMais il lur vente trop süef. dell’impossibilità diarrivare, aveva unaSovent se claime Ysolt chative. funzione nell’oralità.
Della terra desiderano la riva ma il loro vento soffia troppo lievemente, spesso Isotta si chiamavamisera.
La nef desirent a la rive:
Uncore ne la virent pas.
Desiderano la nave sulla riva ma ancora non la vedono.
Tristrans en est dolenz e las,
Sovent se plaint, sovent suspire
Pur Ysolt quë il tant desire;
Plure des oils, sun cors detuert,
A poi que del desir ne muert.
Allora Tristano ne è dolente e lasso e piange e sospira per Isotta che tanto desidera. Piange