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HILDEBRANDSLIED

Si tratta di una delle testimonianze più antiche di poesia eroica del medioevo germanico (messo periscritto nel IX sec.). Il carme è stato messo per iscritto nel IX sec., ma alcuni studi su alcuni termini linguistici dimostrano che il testo fosse in circolazione già da un po' di tempo.

Si trova trascritta sul primo e ultimo foglio di guardia di un manoscritto teologico ed è scritto in anticoalto-tedesco.

[I fogli di guardia sono delle pagine bianche di un libro, che si trovano all'inizio e alla fine del testo, che hanno il compito di proteggere il testo dalla copertina].

LA STORIA

Il poema canta del tragico incontro/scontro degli eroi Hildebrand e Hadubrand, sullo sfondo del conflitto tra gli eserciti di Teodorico (Goti) e Odoacre (Vandali). I due eroi si staccano dalle rispettive schiere e si incontrano al centro del campo, per battersi tra loro in duello. Il più giovane rivela il suo nome, Hadubrand, e racconta di essere stato

abbandonato in tenera età dal padre Hildebrand, il quale aveva seguito Teodorico in esilio, quando questi era stato cacciato dall'Italia dall'usurpatore Odoacre. Hildebrand, tornato in patria dopo vent'anni, comprende di avere di fronte a sé il figlio: non gli svela di essere suo padre ma cerca di riconciliarsi con lui facendogli dono della propria armilla. Tuttavia, Hadubrand rifiuta il dono, affermando che suo padre è morto e accusa il vecchio guerriero di tramare qualche tranello. Hildebrand si trova dunque costretto – secondo il codice guerriero dei Germani – a non rifiutare lo scontro con il suo avversario, pur riconoscendo che questi è suo figlio. Lamenta il tragico destino che lo costringe a essere ucciso dal figlio o a ucciderlo a sua volta, ma si rassegna. Il vecchio e il giovane eroe si gettano allora l'uno contro l'altro e inizia il combattimento... e qui finisce il carme.

TRADUZIONE E ANALISI DEL CARME

Si tratta di

Un racconto in terza persona singolare, ovvero di un narratore esterno, che riporta quello che ha sentito dire (ritorna l'elemento dell'oralità, e del fatto che la letteratura veniva trasmessa in maggior parte a voce).

Alcuni elementi linguistici (ad esempio la presenza/assenza della II mutazione consonantica) dimostrano le influenze linguistiche (dialettale anglosassone), e il territorio di provenienza.

La parola Sunufatarungo viene identificata come un hapax legomenon, ovvero una parola che compare e viene attestata in una sola occasione in tutta una tradizione.

Nella parola si può individuare figlio (sun) e padre (fatar); il problema si pone per l'aggiunta del suffisso -ung, che solitamente veniva usato per indicare il plurale, mentre il verbo che segue (rithun - sistemare) è al singolare. In questo caso, gli studiosi hanno deciso di lasciarlo così, considerando l'hapax una parola plurale che però indicava due persone separate.

(altrimenti si può pensare che il copista avesse fatto un errore di trascrizione).

Dal punto di vista tematico, il topos che sviluppa questo poema è quello dell'agnizione, ovvero il riconoscimento (o mancato riconoscimento) tra padre e figlio, tipico anche della Bibbia, e sviluppato secondo gli stilemi germanici (padre e figlio in battaglia).

Essendo un topos, come appena detto, presente anche nella Bibbia, il dubbio che rimane è quello dell'origine del testo, in quanto non si riesce a capire se sia stato appunto contaminato dal testo sacro, o sia una coincidenza; se fosse vero il primo caso, non si potrebbe più definire un testo puramente germanico, ma piuttosto un testo con elementi germanici tipici (guerra) ma con la presenza di uno stile biblico, in qualche modo rimodellato.

LE POPOLAZIONI SCANDINAVE

ETNOGENESI

La conversione molto tardiva al Cristianesimo e la conseguente trasmissione orale più prolungata rispetto alle altre popolazioni hanno

portato alla proliferazione di leggende diverse, che non è possibile riassumere in modo sintetico e che, più che riferirsi ad una etnogenesi comune, diventa il mito di origine di famiglie aristocratiche distinte. Noi tratteremo le tradizioni più significative.

La Saga di Olaf identifica ciascun regno scandinavo con un dio o un eroe della tradizione germanica: "Re Olaf battezzò tutto il regno: egli distrusse tutti gli idoli e gli dèi, come Thor, dio degli Inglesi, Odino, dio dei Sassoni, Skjold, dio degli Scani, Freyr, dio degli Svedesi e Godorm, dio dei Danesi."

La Skjöldunga Saga (ripresa anche da alcune storiografie in latino) racconta che gli Asi, provenienti dall'Asia, si insediarono in Scandinavia guidati da Odino, il quale mise Skjöld come sovrano della terra dei Danesi e l'altro figlio Ingo a capo degli Svedesi. Da qui le stirpi degli Skjöldungar e degli Inglingar.

Una versione simile è raccontata anche

Nell'Edda di Snorri. La questione degli Skjöldungar e Inglingar, in realtà, non è presente solo nella letteratura scandinava, ma anche in altre; ad esempio, re Hrothgar è uno Scyld, appartenente quindi alla famiglia reale degli Skjöldungar, come raccontato nel Beowulf (alcune leggende danesi raccontano addirittura che Scyld fosse il progenitore dei re Anglosassoni).

Alcune fonti, come la Íslendingabók (Libro degli Islandesi), affermano che Yngvi (Ingo), capostipite degli Svedesi, fosse re dei Turchi e quindi di Troia, in linea con i miti di origine romani e franchi.

ORIGINI E SPOSTAMENTI

Contrariamente agli altri popoli germanici, le popolazioni scandinave non furono coinvolte nei grandi spostamenti (o invasioni) nel continente europeo. Si sposteranno solo molto più tardi, a partire dal VII sec.

I Danesi si insediarono nell'attuale Svezia meridionale e sulle isole danesi; solo nel V-VI secolo si estenderanno nella penisola dello

Jutland. Gli spostamenti dei Danesi furono principalmente verso sud-ovest, per conquista e saccheggio. Dal IX secolo, attaccano ripetutamente le coste inglesi e francesi. Fermati da Alfredo del Wessex, nell'886 stabiliscono una spartizione del territorio che dà vita al Danelaw e poi ad un vero e proprio regno danese, con capitale York. Nel 1016 re Cnut (Canuto) il Grande riunisce sotto il suo dominio tutta l'Inghilterra, la Danimarca e la Norvegia. Tuttavia, questo impero durerà solo fino alla sua morte nel 1036.

911 il re francese deve concedere in feudo ai vichinghi danesi (con alcuni Norvegesi e Islandesi) la Francia settentrionale, che verrà chiamata Normandia. Il primo duca è Hrólfr (Rollone). Essi ben presto perderanno la lingua e le tradizioni scandinave, adattandosi alle tradizioni locali. Nel 1066 un successore di Rollone invade l'Inghilterra.

I Geati sono stanziati nella parte meridionale della Svezia, più a nord rispetto

Formattazione del testo

ai Danesi● (da cui Göteborg); Il popolo degli Sviar, che occupa la parte centrale della Svezia, sconfigge i Geati e prende possesso del loro territorio. Sono gli antenati degli Svedesi.

[Il più noto fenomeno di spostamento delle popolazioni scandinave, in particolare dei norvegesi, è quello della cosiddetta età vichinga; i Vichinghi non erano una popolazione, ma gruppi armati di guerrieri che viaggiano via mare, sia per esplorazione che per razziare].

59I Norvegesi sono la prima popolazione ad intraprendere dei viaggi via mare, con l’obiettivo● di razziare verso ovest (verso la parte nord dell’Inghilterra), alla ricerca di terre da colonizzare.

793 attaccano il monastero di Lindisfarne in Northumbria.→IX sec occupano le isole atlantiche a nord della Scozia e poi le coste scozzesi; da qui→attaccano anche l’Irlanda e l’Inghilterra settentrionale.

874 alcuni esuli norvegesi fuggirono dalla politica accentratrice di Harald

Hárfagri→("bellachioma") e colonizzarono le coste dell'Islanda. Nasce la repubblica più antica d'Europa, amministrata dall'assemblea annuale, l'Allthing. Come accade sempre, i coloni mantengono meglio la lingua e le tradizioni rispetto allamadrepatria. Saranno l'ultimo popolo ad essere cristianizzato (1000) e da quella terra derivano tutte lesaghe e la maggior parte dei racconti mitologici. Resterà indipendente fino al 1262.

Gli Svedesi attuano spostamenti verso est, per conquista, saccheggio e commercio. In questo contesto i vichinghi svedesi sono anche conosciuti come Varenghi o Variaghi. Scendono nell'attuale Russia e Ucraina, dove fondano contri commerciali come Novgorod (in russo, città nuova) e Kiev, per scendere ancora verso il Mar Nero, instaurando rapporti con Bizantini e Arabi; chiamati dai locali Rus', essi daranno un impulso fondamentale per la nascita della futura Russia.

LA LETTERATURA

SCANDINAVIA Le popolazioni che abbiamo visto, dal punto di vista letterario e culturale, possono essere accomunate da una produzione letteraria che è soprattutto appannaggio di un gruppo intellettuale che fa capo, principalmente, all'area islandese (in base alle testimonianze che sono arrivate fino a noi). Noi ci soffermeremo sui principali generi: la poesia eddica, la poesia scaldica e le saghe. Poesia eddica si tratta di testi poetici di contenuto mitologico/religioso, raccolti in gran parte nella cosiddetta Edda poetica, contenuta nel Codex regius, un manoscritto conservato alla Biblioteca Reale di Copenhagen. Esistono altre poesie della stessa tipologia, conservate in pochi altri manoscritti (tra di esse anche il Canto funebre di Ildebrando). L'Edda poetica raccoglie 29 carmi, i quali costituiscono, insieme alle saghe e all'Edda di Snorri, una fonte preziosissima per la mitologia scandinava e, per estensione, germanica. Oltre alla Völuspá (il

Canto della fine del mondo), la raccolta contiene molti carmi sui personaggi di Sigurðr, Fáfnir, Guðrún e Brunhildr, tutti personaggi che si trovano nella Saga dei Volsunghi e, in ambito tedesco, nel Nibelungenlied. Naturalmente, non possono mancare carmi su Attila.

Poesia scaldica è la poesia encomiastica (tipo di poesia atta a celebrare un determinato eroe o re), una creazione aristocratica che sopravvive per mezzo Millennio (dal IX al XV sec.). Deriva il proprio nome dallo scaldo (skáld), un termine per designare il poeta al servizio dei nobili nel mondo scandinavo. La maggior parte erano poeti professionisti, ma non mancano esempi di nobili divenuti scaldi per passione.

[HEITI E KENNINGAR]

Sono due figure retoriche molto utilizzate nella poesia scaldica e, anche se con caratteristiche leggermente differenti, in altri ambiti germanici, soprattutto nella poesia anglosassone.

Heiti (da heita 'chiamare', 'chiamarsi') sono

sinonimi poetici, solitamente arcaici, usati

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
66 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/15 Filologia germanica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Aleszan di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filologia germanica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Khalaf Omar.