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Il significato dei sacrifici e delle offerte nelle diverse religioni
Se sono esseri umani è cruento, incruento se riferito a vegetali. Impetratori, impetrare l'aiuto, associati alla richiesta di un sacrificio, mi rivolgo alle divinità se parlo di epoca pagana o cristiana. Espiatori, se cancello una colpa o faccio fronte a un'infrazione rituale, nella Bibbia è presente il campo espiatorio. Espiare le colpe che qualcuno ha. Gratulatori, per esprimere riconoscenza in cambio di qualcosa. L'offerta da la prima parte e poi sono libero di consumare la parte che resta, il primo frumento lo dedico alla divinità, che mi da in cambio il grano, oppure sacrifico le parti di un animale. Il sacrificio è propiziatorio. Riferendosi al mondo classico vi sono Cerere e la dea madre. La Madonna assume un ruolo centrale nel cristianesimo, che non ha in altre religioni. La religione viene adattata ai nostri sentimenti. In Basilicata vi sono miti della cultura agraria, prima di cominciare la mietitura vi è l'offerta del grano.
Si facevano riti danzando nel campo di grano con un falcetto. L'offerta alla divinità conserva valenza magico-rituale, l'anima protegge la casa. Il sangue è un elemento che sancisce in modo indelebile questo rapporto. Nelle culture antiche vi era un'offerta cruenta, i sacrifici espiatori, si sacrificava colui che doveva assumere i tratti migliori della comunità di cui faceva parte o i tratti peggiori. Il principe o un figlio di un principe, un aristocratico era il simbolo principale. Il corpo della vittima viene interrato nel suolo o corpo dell'edificio come segno di sacrificio, gareggia quasi con la divinità, la natura è frutto dell'intervento divino. Questi segni li troviamo in antropologia e architettura, strutture che ritroviamo nelle piazze dei centri storici, segni che l'uomo ha lasciato da secoli. I protomi sono segno di questi elementi, leonini, bovini, teste che troviamo in questi edifici sacri e importanti.
Il passaggio da fase pagana a cristiana si è trovato il modo di neutralizzare i miti primordiali inserendoli in queste costruzioni. Il sacrificio di fondazione non è un tema solo balcanico, ma lo troviamo anche a casa nostra. È un'impresa di opere rilevanti come monasteri o fortezze in ambito balcanico. Vi era chi costruiva e chi impediva la costruzione. Il dio diventava il diavolo che impediva la costruzione. Il sacrificio placa la violazione dello spazio, creando uno scudo all'edificio. Accanto alle case balcaniche vi è il bambolotto, simbolo del sacrificio. Si strozza un gallo, il cui sangue viene messo nelle fondamenta della casa. Il taglio del nastro è quando si finisce un'opera e si rende fruibile alla società. La prima pietra resta sempre l'ultima nella costruzione. L'effetto degli amuleti in cui vi è una percezione magico-apotropaica, nel paesaggio si avvertono i segni più lontani.
Un film ambientato nel Caucaso di un famoso cineasta di origine armena, Georgianu, ambientato nel periodo dell'Unione sovietica, la leggenda della fortezza di Suram, più o meno come quella di Scuteri, in cui si sacrifica un principe. La fortezza in ambito caucasico era importante per il significato di difesa, come castello. Il castello occidentale è segno che un sovrano stabilisce il potere, applica la potestas. Vi sono segni della leggenda caucasica ad altre fortezze del Medio Oriente. In contesto cristianizzato abbiamo le ballate celtiche del ciclo bretone, come re Artù, per la costruzione della torre per cui si sacrificano bambini, che rappresentano l'innocenza. Questi cicli risalgono al 9-10 secolo. Nel contesto dell'Europa centro-meridionale troviamo il sacrificio di costruzione nel ponte del diavolo. La divinità viene personificata e fa un patto col diavolo, con cui comunica attraverso un vescovo. È un patto con cui si sancisce ilsacrificio di persone umane o animali, ma gli animali cambiano sempre. In Calabria abbiamo tre ponti del diavolo: Pollino, vicino il Monastero di Civita; presso il Santuario di Paola, in cui c'è il segno del piede del diavolo, segno d'inganno; nel Savuto. I protomi di Assisi sono notevoli. Alcuni riti popolari come la cattura dell'ombra del passante che si intersecava tra le mura dell'opera, si metteva nella calce. Rocco e i suoi fratelli di Visconti è un film in cui si approfondisce questo aspetto, vi è un'umanità altra che vive in ambiti periferici della nostra civiltà per evidenziarne la sua arcaicità, per cui la cultura popolare presenta grandi tracce di questo rito, del modo in cui si manifesta questo tipo di credenza. Il mastro getta un'ombra sul primo che passa affinché la costruzione sia solida, questo è un passo del film. Questi non sono fenomeni etnicizzati, perché il mondo sui riti.apre altre finestre, non vi è solo la finestra balcanica. Il ponte sublicio dei Romani è una testimonianza. Questa condizione umana è insicura e riemerge dopo secoli quando sembrava ancora scomparsa. Leggere Sacralità dell'acqua e sacrilegio dei ponti della Seppilli, ci permette di avere una visione complessiva che non ci fa circoscrivere il fenomeno su una singola area, ma si concentra su altre aree, è una leggenda trainante su altre opere. I ponti fanno parte della strategia comunicativa degli antichi Romani per il trasporto, frutto delle figure sacrali preposte alla costruzione del ponte, il pontifex che provvedeva a fare da garante dell'esito di costruzione dell'opera, ruolo di cui viene incaricato l'imperatore. Il Cristianesimo diventa religione di stato, poi il titolo di pontifex passa al papa, capo della chiesa e mediatore massimo di questo passaggio. Lo spirito balcanico autentico non ha frontiere, che hanno creato distacchi,
ma il popolo balcanico ha vissuto senza frontiere. Era una comunanza di popoli che vivevano nello stesso territorio. La leggenda di Rozafat di Scuteri era condivisa da più popoli, per gli albanesi Shkodra, per i serbi Skadar, in cui Scuteri è terra di frontiera fino alla prima guerra balcanica occupata dai montenegrini dopo la caduta dell'impero turco. Liberati dai turchi, un popolo se la prende coi popoli vicini per imporre la propria autorità, ciò che capita coi serbi con il Kosovo, prendendone il dominio. Ogni popolo emancipandosi finisce per schiavizzare altri popoli, ciò che è capitato nei Balcani. Tale leggenda la hanno anche gli ungheresi. I veneziani hanno lasciato un marchio con un leone. Il Ponte di Arta sul fiume Aractos, Arta detta Ambrace, diventa sede del despotato del Pio, presente negli albanesi e nei greci, Arta fa parte della Grecia, ma piena di albanofoni, vi è un punto di incontro tra gli albanesi e greci, gli albanesi.Slavizzati furono mandati in Turchia per pulizia etnica, identificati come turchi, che all'epoca erano i musulmani e non i turchi. Furono espulsi i greci dalla penisola anatolica, per cui furono mandati in Grecia, ci erano rimasti dopo la caduta di Bisanzio. I greci conquistarono Smirne, poi fu stabilito il confine dopo questo scambio di popolazioni. La letteratura contemporanea riprende questi temi ricreandoli. Leggere la ballata del ponte di Arta. In contesto slavo abbiamo il ponte di Visegrad, in Bosnia serba, famoso il ponte perché lo scrittore croato Ivo Andric, a cui ha dedicato il romanzo il Ponte sulla Drina, importante l'ottica con cui vede il ponte, costruito da Sokolovic, un giannizzero, che fa carriera militare, come segno della sua potenza politica e militare costruisce questo ponte, su cui passano popoli, il cui ponte li univa, quali cristiani cattolici, serbi ortodossi ed ebrei, univa queste tre fedi. I bosniaci musulmani e i croati cattolici, serbi ortodossi.
Le forze serbe hanno sterminato centinaia di bosniaci musulmani, vi è un marchio turistico-culturale sottoforma di crimine. Fu più volte distrutto e più volte ricostruito, quando subentrarono i turchi, gli austro-ungarici conquistarono la Bosnia, trovarono punti di incontro a prescindere dai dominatori. Andric e Kadaré vedono il ponte da due aspetti diversi, sono scrittori contemporanei del 900. Il monastero di Arges è il tema più riconosciuto in ambito rumeno, detto Leggenda di Mastro Manole, che a differenza del ponte di Arta e Scuteri, questa leggenda rumena ha origini medievali, vi è un ossimoro riferito a una costruzione religiosa, vista allo stesso modo di Arta e Scuteri. In albanese e greco non vi sono i nomi dei costruttori, mentre in area serba sì. Nel ponte di Visegrad vengono sacrificati due bambini. La moglie di Manole, Ana, viene sacrificata. In ambito bulgaro vi sono ponti sul Danubio e sulla Sava. Manole è un nome di.tradizione ortodossa. Vi sono tecniche di maestranze particolarmente abili, il gergo dei costruttori, dietro cui si celano dei segreti. Nei balcanismi linguistici vi è la presenza degli arumeni e megalorumeni, pastori dediti alle tecniche di costruzione. Il negru voda o principe nero, nome onomastico di origine cristiana. Si mescolano nei secoli tradizioni cristiane e ottomane. Il seno della giovane sposa di Manole, visto come seno che allatta, è la parte che viene sacrificata.
Riassunto
Il sacrificio è un rito riservato a una persona, un animale o un'entità sovrumana. Può essere cruento, se riferito a esseri umani, incruento a vegetali, impetratore, se si invoca l'aiuto delle divinità, espiatorio, se cancello una mia colpa, gratulatore, se esprimo riconoscenza in cambio di qualcosa. Il corpo della vittima viene interrato nel suolo come segno di sacrificio. Questo tema è rappresentato dai protomi delle cattedrali, con teste di animale.
Il simbolo del sacrificio accanto alle case balcaniche è un bambolotto. Il taglio del nastro è quando si finisce un'opera e la si rende fruibile alla società. La fortezza e il castello sono segno di difesa, in ambito caucasico. In Calabria troviamo tre ponti del diavolo: presso il Monastero di Civita, presso il Santuario di Paola e nel Savuto. Rocco e i suoi fratelli è un film in cui si evidenzia la cattura dell'ombra del primo che passa per sacrificarlo tra le mura della costruzione. I ponti furono costruiti dal pontifex, poi dall'imperatore, poi dal papa, nei tempi dell'antica Roma. Nella leggenda di Rozafat di Scuteri si parla di Scuteri occupata dai montenegrini durante la prima guerra balcanica. Il ponte di Arta tratta degli albanofoni musulmani di Grecia cacciati in Turchia e dei greci della penisola anatolica che se ne andarono in Grecia. Il Ponte sulla Drina, di Ivo Andric, scrittore croato, parla di questo ponte costruito in Bosnia.che il principe Vlad III, meglio conosciuto come Vlad l'Impalatore, fu imprigionato per 12 anni. Durante questo periodo, si dice che abbia sviluppato una forte ossessione per la tortura e l'impalamento, che divennero le sue signature durante il suo regno come voivoda di Valacchia. Vlad l'Impalatore è diventato una figura leggendaria e ispirazione per il personaggio di Dracula di Bram Stoker.