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La trasmissione dei testi medievali
Dei testi medievali ci sono pervenuti, solitamente, non gli originali, ma una o più copie di varia età e localizzazione geografica. Se un testo ci è noto solo grazie a 3 copie A, B e C che presentano lezioni diverse (i passi di un testo tramandati come compaiono nei testimoni) ma tutte accettabili (varianti neutre, adiafore), bisogna decidere quale dei 3 ha ragione.
A tal proposito bisogna intanto distinguere:
- Testo originale: è un testo autentico esprimente la volontà dell'autore.
- Autografo: può essere cioè scritto dall'autore (il I è ritmo laurenziano XII sec.), oppure idiografo cioè scritto sotto sua sorveglianza.
- Autografi non originali: copie d'autore come la Pentecoste del 1857 di Manzoni. In questi casi occorre prestare maggiore attenzione specie nel caso in cui la copia d'autore è l'unico autografo, come nel caso del Decameron del 1370 che fa le veci.
dell'originale del 1349-51 ormai perso. Dall'originale derivano le COPIE: la I copia tratta dall'originale è detta le copie derivate da altre copie sono dette APOGRAFO o ANTIGRAFO archetipo. Quando l'originale è andato perduto e l'opera è conservata solo grazie alle COPIE, l'insieme delle copie si chiamano TESTIMONI perché ne offrono testimonianza. L'insieme dei TESTIMONI costituisce la TRADIZIONE perché grazie ad essi l'opera è tràdita fino a noi. Essa può essere DIRETTA (cioè costituita dall'opera in sé) o INDIRETTA (cioè costituita da traduzioni o citazioni). Ogni volta che un testo viene trascritto, esiste la possibilità che sia sottoposto a modifiche più o meno coscienti da parte del copista. Dunque, curare l'edizione di un testo presuppone un lavoro accurato per cercare di ricostruire il testo il più possibile conforme alla volontà dell'autore.
Tantopiù nel Medioevo, quando la nozione di paternità del testo sembra offuscarsi e ogni copista sembra sentirsi autorizzato a diventare autore a sua volta intervenendo sul testo tramandato. Dunque, ricostruire il testo il più possibile corretto tramite le copie tramandate o testimoni (che nel loro insieme vengono chiamate la "tradizione" di un testo) presuppone un approccio critico alla tradizione. Questo approccio è alla base di una scienza autonoma, chiamata ecdotica o critica del testo, che è la più importante applicazione della filologia.- Per prima cosa occorre individuare tutti i testimoni della tradizione manoscritta o a stampa, distinguendo i testimoni diretti da quelli indiretti.
- (RECENSIO) Vanno individuati ed esaminati tutti i testimoni diretti e indiretti, reperibili e non reperibili, per ciascuno dei quali deve essere approntata una trascrizione (edizione diplomatica), tenendo in considerazione che un singolo testimone, o anche
Un originale può essere costituito da parti separate (Divina Commedia?) o divise tra diverse biblioteche.
PARZIALI :(Mutili o Acefali) come nel caso di antiche testimonianze della D.Commedia fornite dai Memoriali bolognesi: versi delle prime 2cantiche importanti perché databili mostrano che esse erano già note nel 1317 e '19.
TARDI: rispetto all'originale i testimoni a volte sono molto tardi, ma ciò non significa che non sono attendibili per questo, in quanto un testimone recente può derivare da molteplici trascrizioni (copia di copia ecc...(, mentre un testimone tardo può avere una storia meno travagliata.
Successivamente, le varie trascrizioni vanno confrontate individuando le varianti testuali e dunque isolando gli errori più significativi o errori-guida, quelli che meno facilmente possono essere stati commessi da copisti diversi in maniera indipendente, e dunque dimostrano o escludono una connessione tra testimoni.
(cioè svolgono una funzione congiuntiva o separativa: L'ERRORE CONGIUNTIVO serve a congiungere, cioè a stabilire – una relazione di parentela tra testimoni dimostrando che hanno un antenato comune o che sono copia l'uno dell'altro. MONOGENETICO è l'errore che ricorrendo identico in due o più – testimoni è inverosimile che un copista lo abbia compiuto separatamente l'uno dall'altro.
L'ERRORE SEPARATIVO serve a separare 2 testimoni – dimostrando che non sono copia l'uno dell'altro e dunque che probabilmente siano POLIGENETICI cioè derivanti da copisti diversi. ERRORI POLIGENETICI
L'atto della scrittura, come sappiamo, è soggetto ad imperfezioni di vario tipo e dovute al tipo di scrittura dell'antigrafo, dal rapporto tra la lingua del copista e quella del testo ma anche da elementi come le condizioni di luce, e ancora dovuti alla complessità della lettura, dell'
autodettatura che è automatica e che specie nei testi italiani antichi, trascritti in regioni diverse, comporta il trasferimento delle abitudini dialettali del copista ecc... così è per gli ERRORI OTTICI, specie per scritture antiche e con particolari ductus che danno luogo ad errori paleografici di:
- APLOGRAFIA: sperperare ridotto a sperare;
- DITTOGRAFIA: sperare ridotto a sperperare;
- ERRORI DI TIPO PSICOLOGICO che danno luogo a letture sintetiche (si leggono attentamente solo le prime lettere dando per scontate le altre e creando ERRORI COME L'OMEARCHIA: traduzione/tradizione;
In questo modo si tende a banalizzare un testo sostituendo il noto al meno noto, il solito all'insolito. Per questo avendo a che fare con diverse lezioni le quali presentano incongruenze si preferisce quella più complessa, la LECTIO DIFFICILIOR, in quanto la sua difficoltà spiega la banalizzazione delle altre.
Altri errori frequenti dovuti alla trascrizione sono...
quelli dovuti al SALTO PER OMEOTELEUTO: copiando spesso si procede per • segmenti di testo (pericopi) e quando compare la stessa parola nello stesso segmento è facile saltare il testo che intercorre tra le due. Nei manoscritti medioevali abbondano poi anche modifiche più o meno intenzionali, che in senso lato contano come 'errori': cioè le INTERPOLAZIONI (aggiunte di testo, a volte basate su glosse, cioè note aggiunte ad un manoscritto che poi viene preso a modello da un copista e trascritto inserendo le glosse nel testo: in quel caso si parla di glosse infiltrate nel testo) e le CONTAMINAZIONI (modifiche apportate al testo partendo dal confronto con il testo di un altro testimone). Errori-guida (comuni) sono anche quelli dovuti alle abbreviazioni tipiche dei testi latini, come il titulus (m,n), e che trasportate nel volgare provocarono confusione tra 'et ed e' tra 'cum e con' ecc... STEMMA CODICUM In base agli errori-guida, ilfilologo costruisce uno, vale a dire uno schema dei rapporti genealogici tra i testimoni, rispetto all'originale (cioè il testo secondo la volontà dell'autore) o almeno rispetto all'archetipo (cioè il capostipite di tutti i testimoni attestati, che può coincidere con l'originale, ma anche essere una sua copia).
In uno stemma codicum, si rappresentano come linee verticali i rapporti di semplice derivazione da un manoscritto all'altro, cioè di trascrizione meccanica senza correzioni o contaminazioni. Quando si riesce a provare che due testimoni conservati sono in un simile rapporto diretto di derivazione l'uno dall'altro, il manoscritto antigrafo, che è servito da modello per l'altro, se è integro in ogni sua parte e non è stato fatto oggetto di correzioni o modifiche posteriori, reca un testo che non può in alcun modo essere migliorato dall'altro manoscritto: in questo caso il
manoscritto copiato (chiamato codex descriptus) non verrà preso in considerazione dal filologo che procederà all'eliminatio codicum descriptorum.
La creazione dello stemma codicum è alla base del METODO DILACHMANN utilizzato per rintracciare i rapporti di "parentela tra i testi". È ovvio che se in A, B, C sono presenti LEZIONI DIVERSE occorre capire quale di questi testimoni ha ragione. Per fare ciò bisogna, dunque, individuare le relazioni tra i testimoni. Se in A e B è presente la stessa lezione o ERRORI CONGIUNTIVI è possibile che A sia copia di B o viceversa, oppure che A e B derivano da un testimone comune ormai perduto. Quindi abbiamo:
- A oppure
- B oppure
- xB A A B
Se in A si trova un errore separativo che manca in B il I caso è escluso.
Se in B si trova un errore separativo che manca in A il II caso è escluso.
Se sono presenti errori separativi sia di A rispetto a B, sia di B rispetto ad A, gli
errori congiuntivi saranno giustificati ammettendo il III caso, cioè chederivano da un testimone comune andato perduto.
Se l'errore separativo è presente nel testimone antico A e non in quello recente B, si escluderà che B deriva da A. Ma se l'errore separativo non è presente nel testimone antico A, non occorre dare per scontato che B derivada A.
Ad esempio nel caso di un errore poligenetico come il "saut du même aumême" che è un errore separativo perché un copista non può porgli rimedio.
Mentre una lacuna MONOGENETICA come l'assenza di O vocativo al versetto 178 della canzone 32° di Guittone, è sicuramente CONGIUNTIVO, perché un bravo copista può rendersi conto dell'errore dal contesto.
Una lacuna MONOGENETICA può essere SEPARATIVA se compare in A e non in B (o viceversa); CONGIUNTIVA se compare in entrambi. In questo caso se vi è un terzo testimone
“C” in cui la lacuna non compare potremo dire che A e B sono congiunti mentre C è separato da loro perché l'errore congiuntivo non può essere individuato quindi il copista di C non l'avrebbe potuto correggere.
Tenendo conto che l'autore di un testo non può commettere errori monogenetici, x non può essere l'originale, ma è l'ARCHETIPO (a partire dal quale si contano le diramazioni), cioè l'antenato comune della tradizione (A_B) corrotto da errori monogenetici che sono esclusi nell'ORIGINALE“O”. Per cui il III caso, in cui A e B presentano errori congiuntivi, è meglio rappresentato con l'esempio III b. Mentre se A e B non presentano errori congiuntivi consideriamo il IV caso:
( III )b ( IV)O STEMMAx O CODICUM BIPARTITO
Prendendo in esame il versetto ipometro 178 nella 32°