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3. CHE COS'è IL “FEMMINISMO”?
Il termine “femminismo” entrò nell’uso e nel senso corrente a partire dal
1882. Esso designa il movimento di rivendicazione dei diritti economici,
civili e politici delle donne; in senso più generale, l'insieme delle teorie
che criticano la condizione tradizionale della donna e propongono nuove
relazioni tra i generi nella sfera privata e una diversa collocazione sociale
in quella pubblica.
Fin dalle sue origini nel XVIII secolo il femminismo ha infatti sostenuto non
solo l'ingiustizia della diseguaglianza femminile, ma anche il diritto delle
donne ad un riconoscimento della propria peculiarità, della differenza
dell'identità femminile.
Il femminismo ha rimesso in discussione con un’analisi politica “a partire
da sé” (autocoscienza), tutti i settori della società, della quale contestava
l’aspetto ed il carattere fortemente maschilista, ed il fatto di essere retta
su discriminazioni di sesso.
3.1. L’autocoscienza
L'autocoscienza (avviata negli Stati Uniti intorno al 1966-67) è la pratica
politica femminista del mettere in discussione sé stesse ed il contesto in
cui si vive (politico, culturale, sociale, ecc), attraverso la relazione
autentica e dialogica con altre donne.
I gruppi di autocoscienza, definita "una pratica semplice e geniale",
consentivano alle donne di esprimere liberamente la loro esperienza, che
in questo modo veniva sottratta all'interpretazione maschile. Tutti gli
aspetti della vita - dall’affettività, alla sessualità, ai ruoli familiari, alla
collocazione nel lavoro - grazie a questa pratica furono rimessi in
discussione. Ciò comportò, da un lato, il rifiuto dei modelli di vita ereditari
- quali le tradizionali forme di vita femminile, scandite dal matrimonio,
dalla maternità, o quelle connotate da un percorso di “successo” sociale e
professionale - e dall’altro la ricerca di un’identità diversa e più libera.
Al centro del nuovo movimento femminile ci fu l’affermazione di un
soggetto differente nell’esperienza, nel pensiero e nel corpo, che voleva
trovare piena possibilità di espressione.
L’oralità, vale a dire le narrazioni e le riflessioni che si producevano
all’interno dei gruppi di autocoscienza, fu certamente una caratteristica
fondamentale del femminismo; tuttavia vennero anche prodotti e diffusi
scritti che esprimevano analisi e intenti del nuovo movimento: manifesti,
giornali, manuali per la conoscenza del corpo femminile, saggi e
testimonianze autobiografiche.
''Rivolta femminile'' fu uno dei primi e più importanti gruppi del
femminismo italiano, che fin dalla sua costituzione pose al centro la
pratica dell’autocoscienza. Qui riporto la parte iniziale del “Manifesto”,
diffuso come foglio volante a Roma nel 1970, in cui, attraverso la
successione rapida di frasi e pensieri, è possibile cogliere la teoria del
nuovo femminismo, nella sua forma più radicale.
“Le donne saranno sempre divise le une dalle altre?Non formeranno mai un corpo unico?”
“La donna non va definita in rapporto all’uomo. Su questa coscienza si fondano tanto la
nostra lotta quanto la nostra libertà.”
“L'uomo non è il modello a cui adeguare il processo di scoperta di sé da parte della donna.”
“La donna è l’altro rispetto all’uomo. L’uomo è L’altro rispetto alla donna.”
I”dentificare la donna all’uomo significa annullare l’ultima via di liberazione.”
“Liberarsi per la donna non vuol dire accettare la stessa vita dell’uomo perché è
invivibile,ma esprimere il suo senso dell’esistenza.”
C.Lonzi,Sputiamo su Hegel,Scritti di Rivolta femminile,Milano 1974
In ogni caso, la teoria femminista al suo interno non è omogenea; anche
se la lotta contro la subordinazione della donna all’uomo fu il fulcro del
femminismo, ci sono infatti teorie contrastanti riguardo all’origine di
questa subordinazione (tra chi la ritiene mera ineguaglianza o disparità
giuridica, chi vera e propria oppressione sociale, chi differenza sessuale o
di genere,ecc.), se lottare solo per le pari opportunità tra uomini e donne
o anche sulla necessità o meno di criticare le nozioni di “identità
sessuale” e “identità di genere”.
3.2. Differenza tra sex and gender
Le nozioni di identità sessuale e identità di genere, data l'importanza che
acquisiscono nell'argomento trattato, meritano un approfondimento. Una
prima e fondamentale distinzione la troviamo già subito dai significati
delle parole ''sex'' e ''gender''.
Mentre la nostra lingua conosce un unico termine per designare il "sesso",
la lingua inglese opera una distinzione tra il termine il genere
"sex",
biologico, ed il termine il genere sociale. Stabiliamo quindi, che,
"gender",
con “differenza sessuale” si intendono in questo caso le differenze
anatomiche tra femmina e maschio, tutto ciò che riguarda le diversità
fisiche dell'uno e dell'altro sesso. Il gender riguarda, invece, la differenza
culturalmente elaborata, le posizioni sociali di potere e le relazioni sociali
in cui uomini e donne vengono inseriti sulla base della loro diversità
anatomica. A livello sociale è necessario testimoniare continuamente la
propria appartenenza di genere attraverso il comportamento, il
linguaggio, il ruolo sociale. Si parla a questo proposito di ruoli di genere.
Dunque i ruoli di genere non sono modelli naturali, ma piuttosto dei
semplici costrutti sociali. Essi possono variare nel corso del tempo e si
differenziano all'interno delle singole culture. Essi non sono immutabili,
ma sono costruzioni culturalmente variabili al pari di altre pratiche sociali;
possono essere ridiscussi e ridefiniti. In sostanza, il genere è un carattere
appreso e non innato. Maschi o femmine si nasce, uomini o donne si
diventa.
Il termine di genere è stato pertanto usato dagli antropologi proprio per
sottolineare la differenza socialmente costituita tra i sessi. E non
tardarono a diffondersi negli anni settanta e ottanta anche quelli che
vennero chiamati gli o che rappresentano un
studi di genere gender studies,
approccio multidisciplinare dei significati socio-culturali della sessualità e
dell'identità di genere.
E non a caso, tali studi si sviluppano a partire da un certo filone del
pensiero femminista e trovano spunti fondamentali nel poststrutturalismo
e decostruzionismo francese. Importante è stato dunque il ruolo del
femminismo nella discussione delle scienze socio-umane riguardante la
natura dell'identità femminile e sul suo ruolo nella società e nella storia.
Per le femministe le donne hanno un'identità che è al di sopra delle classi
e delle appartenenze etniche, professionali, generazionali. Questa
caratteristica femminile proviene anzitutto dall'essere state per secoli
soggetti politici di sistemi patriarcali. In queste società le donne erano non
del tutto identificabili con il ceto sociale di nascita. La politica
matrimoniale e alcuni istituti giuridici impedivano alle donne di avere
ricchezze. Ma le donne non sono collocabili per ricchezza posseduta in
una classe. Oggi la situazione è diversa anche perchè le classi sembrano
scomparse. E' però stato un giudizio comune al femminismo che non sia
la differenza di condizione sociale a unire o a dividere le donne.
Oltre alla differenza culturale tra maschio e femmina e alla differenza
sociale tra donne, vi è un altro aspetto che bisogna prendere in
considerazione, ovvero ciò che riguarda la sfera del lavoro. Nella maggior
parte delle società umane sembra esserci infatti anche una divisione
sessuale del lavoro, e quindi una sostanziale differenza politica tra i due
generi.
4. LA DIFFERENZA POLITICA
Il percorso di emancipazione, compiuto in questi anni dalle lotte delle
donne, è stato fondamentale nella costruzione di un'identità propria, ma
soprattutto ha permesso loro l'entrata ufficiale nella sfera definita
pubblica in contrapposizione a quella privata, familiare e "casalinga" da
sempre riconosciuta loro come propria. Ma l'emancipazionismo, rivela un
duplice rischio: quello di fare delle donne un caso specifico della politica
(il capitolo aggiuntivo, o il problema del divario da colmare), e quello di
ritenere le donne portatrici di un disegno alternativo in sé compiuto.
Lottando per l'emancipazione, inoltre, le donne hanno rivendicato l'essere
individui tra gli individui, ma in questo modo hanno anche fatto propria la
rappresentazione politica dei rapporti.
''L'uomo è divenuto il referente neutro e assoluto dell'umanità'', spiega
Maria Luisa Boccia nel suo libro '' '', sottolineando come
La differenza politica
il protagonista storico della società moderna sia sempre stato il maschio
adulto, bianco e proprietario: il frutto di un processo storico è stato
assunto come dato naturale, unico possibile. I movimenti femministi, nelle
loro peculiarità e specificità, fin dalla loro nascita hanno cercato di
decostruire questo paradigma di riferimento che escludeva le donne fin
dal suo essere costituente. Attraverso un'elaborazione collettiva di
pratiche, teorie ed azioni le femministe hanno cominciato ad interrogarsi
sul concetto di differenza non solo con gli uomini, ma anche tra le donne
perché come ben sottolinea Maria Luisa Boccia «il sesso non fa delle
donne un gruppo sociale omogeneo per condizioni e interessi».
A tal proposito, le politiche di se pur importanti, hanno un
pari opportunità,
carattere ambivalente in quanto favoriscono una soluzione individuale al
conflitto tra i sessi, riproducendo un duplice messaggio. Per un verso la
norma consente che tra un uomo e una donna questa potrà essere
favorita, per un altro ciò si traduce per la singola in una spinta a farsi
valere nella competizione con gli uomini e nella condanna per colei che
disgraziatamente non dovesse farcela. Insomma se il percorso di
emancipazione è stato fondamentale e lo rimane tuttora, occorre riflettere
oggi su come procedere oltre.
4.1. La politica delle “pari opportunità”
Pari Opportunità può essere definita la necessità di uguaglianza giuridica
e sociale fra uomini e donne, al fine di rivendicare la propria differenza di
genere e di stabilire