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FAUST
E’ un dramma che ha occupato tutta la vita di Goethe. E’ andato maturato nella
fantasia di Goethe per tappe.
Faust non è un’invenzione di Goethe, faceva parte dell’immaginario della
tradizione popolare. Tramite documentazioni è possibile affermare che Faust è
realmente esistito. Era un furfante, ciarlatano, vissuto tra il XV-XVI secolo.
Andava in giro per la Germania, a spese del popolo credulone, dicendo di avere
delle capacità magiche; sfruttava abilmente la situazione di ignoranza
generale. Il ‘500 è un secolo di astrologi, alchimisti, caratterizzato dalla ricerca
della pietra filosofale, da esperimenti, da formule magiche; e convivono nello
stesso periodo il mondo della superstizione e dei ciarlatani con il mondo
intellettuale; questi due mondi vengono spesso in contatto negli stessi
ambienti. Da questo scontro nasce la scienza moderna. Johann Georg Faust,
nasce forse nel 1480, non è da scartare l’ipotesi che sia nato nei primi anni del
XVI secolo. E’ un soggetto che si vanta di poter ricostruire le opere perdute di
Platone e Aristotele, di ripetere i miracoli di Gesù. Una cosa è certa, aveva
lasciato debiti ovunque e cadde in miseria. Una cronaca del Conte von
Simmern, del 1564-1567, ci informa del fatto che Faust è deceduto in età
avanzata di morte non naturale; questa cronaca afferma che il suo corpo è
stato trovato in condizioni pietose. A partire dal 1570, circa trent’anni dalla
presunta morte, cominciarono a diffondersi delle stampe che narravano le
gesta di Faust. Nel 1587, Johann Spiess (un editore) pubblica il primo Faust
“Historia von Doktor Johann Fausten”,
Buch la di 69 capitoli. E’ il primo libro ed
è anche quello che fissa i tratti essenziali, che nei secoli successivi saranno
reinterpretati da molti scrittori. Tale libro ottenne un grande successo, provato
da cinque ristampe dell’opera e anche dalla nuove edizioni accresciute.
Segue poi una versione più ampia delle vicende di Faust di Georg Widmann,
1599, una versione più ampia rispetto a quella di Spiess.
Sulla falsa riga della versione di Widmann nel 1674, Nikolaus Pfitzer pubblica il
suo Faust, introducendo per la prima volta in assoluto l’amore per una ragazza,
piuttosto bella, ma povera; un primo accenno alla futura Margherita.
“The tragical history of doctor
Nel 1589 in Inghilterra Marlowe pubblica
Faustus”. Questo dramma segue nei particolari le vicende narrate da Spiess.
Questa versione teatrale si presta a una corruzione comica. Vengono inserite
scene divertenti dalle varie compagnie teatrali, macchinazioni sceniche
sorprendenti. Goethe ha potuto assistere alla messa in scena dell’opera proprio
alla versione del teatro delle marionette. Nella versione di Marlowe emerge il
conflitto tra immaginazione e realtà come tema principale. Questo dualismo
configura il male connotandolo in senso privativo, il male è visto come
negazione dell’essere; il male è la prima azione della realtà. E’ la scelta di
restare nell’ombra piuttosto che nella sostanza. Quando Faust sceglie di essere
uno spirito per andare oltre i propri limiti diventerà uno spettro, l’ombra di se
stesso. Il controllo magico della natura si riduce a degli scherzetti banali.
Nel 1725 compare un libretto firmato da Christliche Meynender, pseudonimo
(colui che la pensa da cristiano). In questo libretto si legge un primo giudizio
critico sulla vicenda faustiana; si suppone che Goethe abbia letto questo
libretto quando era un bambino.
Nel 1786 sono pubblicati gli inediti teatrali di Lessing. Fra questi viene fuori un
frammento teatrale sulla vicenda di Faust. Lessing è anche il primo a non
condannare Faust per la sua sete di conoscenza. Questa visione rivoluzionaria
influenzerà il dramma di Goethe.
Il mito di Faust continuerà dopo Goethe. “Don
Al 1829 risale la pubblicazione di una tragedia di particolare interesse
Giovanni e Faust” di un certo Christian Dietrich Grabbe, uno degli autori teatrali
dell’ottocento. Mette in scena un confronto tra due miti letterari paradigmatici
del vecchio continente. Faust che incarna le sembianze dell’uomo nordico
chiuso in sé che brama conoscenza e potere; don Giovanni, estroverso,
libertino per eccellenza che rappresenta lo spirito dei popoli meridionali.
Degli anni ’30 dell’ottocento è il Faust di Nikolaus Lenau, uno dei vertici poetici
del nichilismo europeo. Nel momento post rivoluzione francese, quest’opera
presenta la lacerazione contemporanea di un’Europa abbandonata da qualsiasi
certezza, avvolta in un pessimismo universale. La conoscenza è vista come un
male. Il percorso di questo Faust, alla ricerca del significato dell’esistenza,
accompagnato da un ingannevole Mefistofele, lo porta a scoprire il vuoto totale
e di conseguenza a sentirsi separato dall’io. Faust arriverà al suicidio.
Goethe portò a Weimar un primo abbozzo del Faust. Sviluppato come poema. A
Weimar, dopo ebbe, però, pochissimo tempo per scrivere per via del lavoro, nei
primissimi tempi completa tale bozza, mette insieme qualche scena ed è in
grado di leggerne dei brani. Questa parte sarà pubblicato solo alla fine del XIX
secolo. E’ trovata questa parte in una copia del Faust che porta l’infelice nome
Urfaust,
di all’interno di una copia di un libro del Faust. Non è tutto il Faust
completo.
Il Faust ha inizio con due prologhi: il prologo sul teatro e il prologo in cielo. Nel
prologo sul teatro un direttore di scena, un poeta e un attore inventano uno
spettacolo da realizzare. Il poeta pensa che sia necessario mettere in evidenza
l’arte, il direttore e l’attore sostengono che bisogna andare incontro al gusto
del pubblico. Nel prologo in cielo abbiamo Mefistofele che fa una scommessa
con Dio; scommette di riuscire a sedurre Faust. Mefistofele è convinto che
l’uomo usi la ragione per scopi malvagi. Dio non accetta questa scommessa,
ma lo stuzzica a tormentarlo; è convinto che Faust raggiungere la salvezza
eterna, era un uomo dalla condotta morale impeccabile.
Nella prima parte dell’opera il dottor Faust attraversa un momento difficile, di
sconforto, i suoi studi costano molta fatica e non riescono a dargli piena
soddisfazione; non gli consentono di indagare i segreti profondi della natura,
Faust si rende conto che non si può conoscere tutto, una vita non basta. Per
riuscire a placare la sua sete di conoscenza Faust si avvicina alle arti magiche e
così decide di evocare lo spirito della terra (simboleggia l’operato di Dio
attraverso la natura), ma questo tentativo si risolve con un altro insuccesso.
Questa insoddisfazione spinge Faust a tentare il suicidio, ma prima di arrivare a
bere una soluzione avvelenata che aveva preparato, suonano a festa le
campane che annunciano la Pasqua. Faust fu risvegliato da questo suono e
torna in sé. Quella notte Faust rilegge il prologo del vangelo di Giovanni. Poi
capisce che il suo cane è posseduto da uno spirito maligno, è Mefistofele
stesso. Faust non teme il soprannaturale. Mefistofele gli propone un patto:
fargli conoscere le bellezze del mondo e della vita. Faust all’inizio è titubante e
accetta solo quando gli viene proposto un patto di sangue, solo quando la
stessa posta di questo patto è la sua stessa anima. Mefistofele si propone di
esaudire i suoi desideri grazie alla magia, se riuscirà a far sperimentare a Faust
“Dirò all’attimo, sei così bello
un godimento tale da fargli pronunciare la frase:
fermati” avrà l’anima di Faust. Faust ha la ferma convinzione che nulla potrà
dargli gioia una volta terminata la vita terrena. Quindi accetta di partire col
diavolo alla ricerca dei più grandi piaceri che il mondo possa offrirgli.
Cominciano dunque le avventure di Faust e Mefistofele. Il diavolo travestito che
convince un giovane studente ad abbandonare lo studio e a godersi la vita. In
seguito i due si recano in una taverna di Leipzig e il diavolo si diverte a giocare
con gli universitari ubriachi, a confonderli. Poi cavalcando una botte fatata i due
si dirigono in una caverna dove vive una strega che dona una pozione magica a
Faust per tornare giovane e bello. Faust chiede poi a Mefistofele a far
innamorare di lui la giovane Margherita, una donna innocente di cui si è
invaghita. Mefistofele introduce uno scrigno di gioielli nella stanza di
Margherita, la madre però sente puzza di diavolo e dà i gioielli a un prete. La
ragazza si reca a raccontare il ritrovamento misterioso a una vicina, Marta che
da diversi anni non più notizie del marito. E Mefistofele si trasforma in un
forestiero e informa Marta che i resti del marito si trovano a Padova; e la
informa anche che il marito ha sperperato tutti i suoi averi e non ha potuto
lasciare nulla per lei. Marta è un po’ restia nel credere a questo forestiero e
Mefistofele le dice che sarebbe tornato con un testimone che avrebbe
confermato la sua versione. Faust si rifiuta di prendere parte a questa messa in
scena, ma alla fine asseconda i piani del diavolo. La sera stessa Faust dichiara
l’amore eterno a Margherita, riesce a sedurla, ma la relazione non è felice.
Margherita si sente inferiore, Faust sa di averla conquistata con l’inganno. Faust
procura poi a Margherita un sonnifero per far addormentare la madre. La madre
però rimarrà avvelenata, muore di lì a poco e Margherita resta incinta. Il paese
ben presto verrà a sapere e scatenerà anche l’ira del fratello di Margherita,
Valentino. Egli sfida a duello Faust, ma Faust è guidato da Mefistofele in questo
duello e quindi sconfigge e uccide Valentino. Margherita viene cacciata dalla
società per il suo peccato, impazzisce per il dolore e affoga il figlio e viene
condannata alla pena capitale. Faust viene poi condotto da Mefistofele a una
riunione di streghe e grazie all’aiuto di Mefistofele entra nella cella di
Margherita per aiutarla, ma lei lo rifiuta. Faust viene portato via da Mefistofele
e Margherita invoca il perdono di Dio e viene salvata dagli angeli.