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SUGGERIMENTI PER MINIMIZZARE IL RISCHIO DURANTE L'ALLATTAMENTO
Cosa occorre valutare?
Per ogni farmaco si deve considerare il beneficio per la madre, verificare il potenziale rischio per il feto (molti dei dati sono epidemiologici, non esistono evidenze chiare sulla relazione causa-effetto) o per il neonato e considerare il rischio potenziale per la madre causato dall'interruzione di terapia. La domanda finale che dobbiamo porci è la terapia deve essere continuata o interrotta o modificata?
La farmacovigilanza è la parte della farmacologia che permette la vigilanza degli effetti di farmaci già in commercio. Esistono centri di vigilanza che raccolgono dati riportati dal paziente, dal medico e da tutto il personale sanitario. Essa ha un valore importante per le donne che successivamente potranno o dovranno assumere quel determinato farmaco.
Fitoterapia
La fitoterapia è una terapia che prevede l'uso di piante medicinali. "Ciò che è
“Naturale non è chimico”
Basandoci su fonti non ufficiali, in modo particolare su internet, si arriva alla concezione generale che se un farmaco è naturale vuol dire che non è chimico, che non fa male e che, al massimo, non fa niente. In realtà non è proprio così e i sanitari devono saper discernere, leggendo su varie fonti, cosa è vero e cosa non lo è.
È necessario sapere, per prima cosa, che “ciò che è naturale non è chimico” è assolutamente falso: le piante verdi, infatti, sono gli unici esseri viventi in grado di rendere organiche le sostanze inorganiche utilizzando l’energia del sole. Le piante producono un numero incredibile di molecole anche altamente complesse, come proteine, carboidrati e acidi nucleici: sono dei laboratori chimici molto più potenti rispetto a quelli artificiali che abbiamo a disposizione; i nostri laboratori, infatti, non sono in grado di sintetizzare.
A partire da acqua, anidride carbonica e luce solare, si formano molecole altamente complesse. Dunque, chimico non vuol dire che non è naturale. Le piante producono un numero elevato di molecole, di cui molte sono anche biologicamente attive e hanno un effetto farmacologico. Le piante sono i precursori di molti farmaci: oltre l'80% dei farmaci a nostra disposizione hanno origine naturale (animale, vegetale, dai batteri e dai funghi).
Storia della fitoterapia
La fitoterapia, cioè l'arte di servirsi dei medicamenti contenuti nelle piante per guarire le malattie, è antica quanto l'umanità: nelle grotte e in alcuni insediamenti preistorici, dove hanno vissuto ominidi e anche gli homo sapiens circa 5000-6000 anni fa, si sono rinvenuti semi di varie piante (semi di Sambucus nigra e di Sambucus ebulus) che probabilmente venivano utilizzati dall'uomo primitivo come medicamenti. Sono stati ritrovati anche i semi del Papaver somniferum, che poteva essere
utilizzate per somministrarli (per via orale, topica, ecc.). Successivamente, nel periodo ellenistico, Dioscoride, medico e botanico greco, scrisse il suo famoso trattato "De Materia Medica", in cui descriveva oltre 600 piante medicinali e le loro proprietà terapeutiche. Questo testo divenne un punto di riferimento per la fitoterapia per molti secoli. Nel Medioevo, la fitoterapia continuò a essere praticata, ma con l'influenza della Chiesa cattolica che considerava alcune piante come erbe magiche o associate alla stregoneria. Tuttavia, molti monaci e religiosi continuarono a studiare e utilizzare le piante medicinali per curare le malattie. Nel Rinascimento, con l'avvento della stampa, furono pubblicati numerosi libri di erboristeria che diffusero le conoscenze sulla fitoterapia in tutta Europa. Tra i più famosi vi è il "Herbarium" di Leonhart Fuchs, che conteneva illustrazioni dettagliate di piante medicinali. Nel corso dei secoli, la fitoterapia è stata oggetto di studio e ricerca scientifica, che ha portato alla scoperta di nuove piante medicinali e alla comprensione dei loro principi attivi. Oggi, la fitoterapia è ancora ampiamente utilizzata come complemento alla medicina convenzionale, con molti farmaci che derivano da principi attivi di origine vegetale. In conclusione, la storia della fitoterapia è lunga e ricca di conoscenze che sono state tramandate nel corso dei secoli. La sua importanza nella medicina è evidente, sia nel passato che nel presente, e continua a essere una risorsa preziosa per il benessere e la cura della salute umana.del loro utilizzo, cioè come devono essere somministrati i vari tipi di medicamenti. In questi scritti, quindi, c'è già una classificazione dei medicamenti in base agli effetti farmacologici. Ippocrate parla della mandragora, che è una pianta che ha in sé delle parti che conferiscono delle proprietà antidepressive e può essere somministrata a piccole dosi a coloro che soffrono di mania suicida e di depressione. Essa, però, contiene anche alcune sostanze, come la scopolamina e l'atropina, che rendono la pianta velenosa: infatti, se assunte in grandi quantità, queste sostanze possono determinare allucinazioni e avvelenamento anche mortale. Nei suoi scritti, Ippocrate afferma anche che la tossicità dipende dalla dose.
Successivamente, circa nel 300 a.C. Teofrasto scrive un vero e proprio trattato di fitoterapia, chiamato "Historia plantarum". In questa opera vengono descritti con estrema precisione
gli effetti di alcuni fitoterapici, come il papavero, la cicuta, la mandragora e l'emetico elleboro. Vengono anche illustrati i metodi per ricavare lattici, resine e balsami dalle piante e anche i metodi di conservazione dei medicamenti. Teofrasto è stato il primo a citare Diocle Caristio, considerato il primo farmacologo, il quale affermava che le virtù dei medicamenti potevano essere stabilite solo con l'esperienza su individui sani e malati. Durante la fase 3 e 4 della sperimentazione clinica, in cui abbiamo la suddivisione delle coorti in individui sani e malati, dobbiamo vedere gli effetti dei vari farmaci somministrati andando a fare la cosiddetta Evidence Based Medicine. La medicina, quindi, è basata sull'evidenza. Per immettere in commercio dei nuovi farmaci, bisogna basarci su dati scientifici basati sull'evidenza sperimentale e non ci si può basare su racconti di tipo aneddotico in quanto l'effetto su un'unica persona nonIl tuo compito è formattare il testo fornito utilizzando tag html.
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ha significato. La medicina, quindi, è basata sull'esperienza che deriva da dati sperimentali.
Nel I sec d.C. Dioscoride Pedanio, nella sua opera "De Materia Medica", descrive molte piante medicinali: ancora oggi 90 piante tra quelle da lui descritte hanno un uso terapeutico. La sua opera è rimasta un classico testo di farmacologia fino al XVIII secolo. Ci sono dei rimedi che non hanno assolutamente efficacia, come il fumo delle lucciole bruciate per favorire la diuresi e il sangue d'agnello per l'epilessia. La lanolina, grasso contenuto nella lana di pecora, invece, viene usato ancora oggi in farmacia e cosmetica, soprattutto nelle formazioni idranti ed è ammesso il suo utilizzo come lucidante. Dioscoride parla dei derivati della Cannabis ad uso medicinale: ci sono voluti ben 20 secoli per approvare l'uso della Cannabis in alcune patologie; secondo quello che veniva riportato, anche nella medicina orientale essa veniva utilizzata.
principalmente comeanestetico, ma anche per disordini femminili, reumatismo, gotta, malaria, stipsi e debolezzamentale.
Galeno è considerato, dopo Ippocrate, il più grande medico dell'antichità. Le preparazionigaleniche sono ancora alla base di numerosi farmaci. Nel suo libro "Methodus medendi", eglielenca ben 473 medicamenti di origine vegetale, mentre nel libro "Megateche" afferma che laterapia deve derivare dalla conoscenza della malattia e delle sue cause e ordina i farmaci in basealle loro proprietà e intensità d'azione. Dunque, per arrivare alla terapia è molto importante laconoscenza della patogenesi delle malattie.
Per ben 17 secoli, la medicina e la farmacologia sono rimaste legate alle innovazioni di questigrandi studiosi. La farmacologia ebbe un grande impulso a partire dal 1800.
La fitoterapia oggi
La fitoterapia è una scienza che studia l'impiego, a scopo terapeutico e preventivo, di piantemedicinali.
sotto forma di droghe, di tisane o di estratti, in base alle azioni farmacologiche dei vari costituenti chimici presenti nel prodotto utilizzato. Per droga si intendono le parti della pianta in cui sono presenti i principi attivi, che possono trovarsi nelle radici, nelle foglie e nei semi delle piante. I principi attivi costituiscono la parte farmacologicamente attiva dei medicamenti. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), una pianta medicinale è un organismo vegetale che contiene in uno dei suoi organi sostanze che possono essere utilizzate a fini terapeutici o che sono i precursori di emisintesi di specie farmaceutiche. Alcuni farmaci derivano da prodotti naturali dopo una modificazione chimica. I prodotti naturali sono modificati per avere una farmacocinetica più favorevole e, quindi, per ottenere un'emivita più lunga, come succede nel caso degli antibiotici oppure nel caso dei farmaci della classe degli ACE inibitori, utilizzati.comeantiipertensivi. Alcuni esempi di piante medicinali sono la malva officinale, l'aloe vera, la Digitalis purpurea, la belladonna e l'erba di San Giovanni: da esse si estraggono dei farmaci che sono positivi, ma alcune, in modo particolare la belladonna e la Digitalis purpurea, sono estremamente tossiche. Quindi, non è detto che ciò che è naturale faccia sempre bene. Si va sempre più affermando il concetto di fitocomplesso: secondo la Treccani, il fitocomplesso è "l'insieme dei componenti chimici di una pianta, risultante dalla naturale combinazione del principio attivo con altre sostanze, terapeuticamente inattive o con attività di neutra diversa, ma che globalmente conferiscono alla pianta le specifiche proprietà terapeutiche per cui viene utilizzata". Dunque, il fitocomplesso è l'insieme di componenti della pianta che conferiscono ad essa le proprietà terapeutiche per cui viene utilizzata.principi attivi presi singolarmente possono rivelarsi meno efficaci o con effetti diversi da quelli della pianta nel suo complesso. Questo comporta una difficoltà: la variabilità della composizione chimica del fitocomplesso costituisce un ostacolo nel dosaggio dei vari principi attivi presenti, nell'applicazione terapeutica, nella comprensione delle proprietà farmacologiche e tossicologiche della pianta nel suo complesso e nella standardizzazione e regolamentazione. La difficoltà nello studio di un fitocomplesso dipende essenzialmente dalla variabilità della sua composizione chimica: dunque, ciò che è all'interno del fitocomplesso non è mai la stessa cosa. Le varie componenti del fitocomplesso possono essere diverse: si hanno delle differenze nella composizione di un fitocomplesso. L'azione delle droghe e dei fitocomplessi, pur svolgendosi con meccanismi che sono propri anche dei farmaci di sintesi, differisce da questi per ilfatto di essere polivalente. Si parla, quindi, di attività farmacologica polivalente, fenomeno che dipen