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FARMACI E GRAVIDANZA
In questa fase si tende ad andare incontro a problematiche legate al fatto che nelle
donne gravide si instaurano delle convinzioni e in base a queste affermazioni bisogna
aver cura di rivolgersi sempre ad un medico/farmacista che indicherà se un farmaco è
esente da effetti sul feto o meno e ne saprà consigliare di altri. Nel secondo caso
invece bisogna convincersi del fatto che esistono farmaci studiati per essere assunti
anche durante la gravidanza. Durante la gravidanza, si formano i primi foglietti
embrionali e da qui l’organizzazione e l’organogenesi dei diversi organi e apparati ed
alcuni farmaci possono andare ad interferire con quello che è il normale sviluppo
dell’embrione. In questa fase le donne presentano: aumentata percentuale di acqua
corporea rispetto alla massa corporea, riduzione dei livelli di albumina, aumenta il
flusso renale e la velocità di filtrazione e c’è possibile tossicità di un farmaco per
l’embrione/feto. Bisogna fare attenzione anche al periodo di allattamento, perché
alcune quantità di farmaco possono riversarsi sul neonato
Dobbiamo distinguere tre fasi della gravidanza durante le quali la somministrazione di
un farmaco può avere effetti indesiderati sull’embrione/feto:
1) EMBRIOGENESI: dalla terza all’ottava settimana si possono avere effetti
irreversibili sullo sviluppo degli organi (siamo in organogenesi) e dello scheletro,
determinando anomalie morfologiche (EFFETTO TERATOGENO); irreversibili
perché strutturali e morfologiche poiché talvolta non ci si accorge perché la
madre non accusa nessun sintomo di ciò e si rileva con ECO.
2) FETOGENESI: alterazioni funzionali come basso peso alla nascita e poca
efficienza del SNC del bambino.
3) GESTAZIONE: in questa fase gli effetti sono legati al tipo di farmaco che la
madre assume (anticoagulanti, oppioidi) che causano alterazioni nel decorso del
parto o dopo; una soluzione è rappresentata dal fatto di assumere farmaci
esenti da rischi per il feto.
FARMACI E ALLATTAMENTO
In questo caso ci si riferisce al fatto che talvolta farmaci assunti dalla madre
(soprattutto in alti dosaggi) durante l’allattamento possono finire nel latte ed essere
assunti dal neonato (farmaci lipofili). Il problema non sussisterebbe se non fosse che il
bambino si alimenta durante le prime settimane esclusivamente con il latte materno,
quindi anche se è presente in basse percentuali il farmaco può essere assorbito dal
neonato. Gli effetti tossici dipendono dal tipo di farmaco come tetracicline che
riducono il calcio nel latte e quindi possono causare problemi di accrescimento. Tali
classi di farmaci sono antibiotici e possono essere sostituiti da altri farmaci esenti da
rischi, E’ importante curarsi e assumere farmaci in gravidanza, tenendo conto però
della nutrizione e salute del neonato.
Uno dei fattori fisiologici che influenzano la risposta al farmaco è il GENERE. E’ un
aspetto non sufficientemente approfondito che è venuto fuori prepotentemente
nell’ultimo decennio. Nel 70% dei casi le reazioni avverse si verificano nelle donne più
che negli uomini, ciò è dovuto prima ancora che a differenze fisiologiche tra i 2 generi,
al fatto che i farmaci si sono da sempre iniziati a sperimentare su una popolazione
prevalentemente maschile a causa di fattori etici, escludendo le donne in gravidanza
poiché assumono contraccetivi orali. Oltre a ciò è diversa la farmacocinetica: le
principali differenze nella risposta ai farmaci tra due generi sono di tipo metabolico e
dipendenti dalle differenze ormonali l’uomo ha maggior capacità farmacocinetica
mentre nella donna è più lenta, così come la filtrazione glomerulare, il peso corporeo e
la concentrazione d’acqua sono maggiori negli uomini, e la percentuale di tessuto
adiposo nelle donne.
STATI PATOLOGICI E RISPOSTA AI FARMACI
La malattia a carico degli organi deputati alla biotrasformazione (epatiche e renali)
aumentano il rischio di reazioni avverse ai farmaci: questi tendono ad accumularsi
perché sono eliminati più lentamente.
Nel fegato si hanno malattie croniche o acute che influenzano i livelli degli enzimi
deputati alla biotrasformazione, nel rene si ha insufficienza renale associata ad una
riduzione della filtrazione glomerulare che può ridurre l’eliminazione dei farmaci.
La conseguenza di ciò è quindi un accumulo ed effetti tossici dei farmaci:
- Nell’apparato gastro – intestinale, abbiamo alterazioni della velocità di
svuotamento gastrico e della motilità gastrointestinale dovute ad esempio da
infezioni che alterano l’assorbimento dei farmaci.
- Insufficienza cardiaca che può alterare i processi farmacocinetici anche se
incide in modo minore rispetto alle precedenti.
VARIAZIONE NELLA RISPOSTA AI FARMACI
Si tratta di effetti imprevedibili seguenti alla somministrazione di un farmaco diversi da
quelli tossici o da iperdosaggio: si verificano su un numero limitato di pazienti (bassa
incidenza 2%) e in questi casi la somministrazione è adeguata così come i tempi di
somministrazione. In queste reazioni avverse si possono distinguere due
macrocategorie: idiosincrasia (base genetica) e allergia/ipersensibilità (base del
sistema immunitario) e tolleranza.
IDIOSINCRASIA
Ci si riferisce ad un soggetto che presenta una particolare reazione ad un farmaco. I
segni si manifestano solo in alcuni pazienti (1 – 2% di coloro i quali usano il farmaco),
non si è di fronte ad un iperdosaggio o ad una reazione allergica. La reazione si
manifesta già alla prima somministrazione e i suoi effetti sono specifici, non
generalizzati e in generale essi dipendono dal tipo di farmaco. In ogni trattamento può
verificarsi che un gruppo di indicìvidui:
- Risponde correttamente al farmaco.
- Abbia una risposta scarsa o nulla al farmaco e in questo caso si procede
aumentando o cambiando il farmaco.
- Risponda con un aumento del rischio di tossicità e la soluzione è quella di
diminuire la dose o cambiare farmaco.
I soggetti appartenenti ai gruppi B e C destano preoccupazione poiché la malattia va
avanti e il farmaco non risulta efficace.
La causa di tale risposta anomala al farmaco è prevalentemente da ricercarsi in una
produzione alterata di enzimi o all’alterazione della loro struttura, a sua volta
dipendente da un polimorfismo genico, tale per cui la risposta enzima – farmaco si
presenterà alterata. Il polimorfismo genico fa sì che si creino enzimi con attività
variabile rispetto alla norma, che legandosi al farmaco inneschino risposte
indesiderate. Un classico esempio di ciò è rappresentato dalla SUCCINILCOLINA: tale
sostanza veniva usata durante gli interventi chirurgici in quanto modulava un effetto
mio – rilassante. Tale molecola difatti è un analogo dell’ACTH, principale
neurotrasmettitore delle giunzioni neuromuscolari, tuttavia a differenza di questo ha
un’emivita maggiore, resta legato ai recettori specifici per un tempo maggiore,
impedendo che i recettori leghino ACTH e di fatto limitando le contrazioni per cui
l’effetto finale sarà quello di un rilassamento muscolare. In alcuni individui però si
verificano degli effetti inattesi, legati al fatto che, a differenza di quanto avveniva di
solito, la succinilcolina prolungava i suoi effetti, estendendoli ben oltre i 10 minuti
dall’intervento, fino ad alcune ore, ma cosa più grave era il fatto che tale effetto
miorilassante si estendeva alla muscolatura respiratoria inducendo apnea nei soggetti.
Per concludere quindi l’idiosincrasia è una risposta imprevedibile al farmaco associata
ad un polimorfismo genico che causa un’alterazione nel metabolismo del farmaco
(alterata struttura enzima/recettore) con conseguenti effetti tossici sull’organismo. A
differenza delle allergie quindi: non richiede sensibilizzazioni ed è presente alla
nascita, è espressione delle caratteristiche geniche individuali e i farmaci che la
provocano non hanno caratteristiche di antigeni.
ALLERGIE
A differenza del caso precedente, per le allergie il sistema che innesca la reazione è
quello immunitario: il soggetto infatti sviluppa un’ipersensibilità al farmaco che si
manifesta in somministrazioni successive alla prima. Non è presenta una relazione
dose - effetto (riducendola gli effetti permangono) e inoltre le sue manifestazioni
cliniche sono le medesime indipendentemente dal farmaco (indipendenza dallo
xenobiotico). I principali sintomi sono: orticaria, rush cutanei, asma e anafilassi. Come
detto, in quanto reazione allergica, non si manifesta alla prima somministrazione,
infatti è presente una sensibilizzazione iniziale al farmaco. Possono essere distinte due
tipi di reazioni allergiche:
- ALLERGIA DI TIPO 1 (REAZIONI ANAFILATTICHE): in seguito alla prima
somministrazione, il soggetto risponde normalmente al farmaco, esso è efficace
e non ha effetto tossico manifesto. Parallelamente all’assorbimento e poi alla
biotrasformazione del farmaco, all’interno dell’organismo una quota di farmaco
si comporta come antigene, innescando una serie di reazioni che portano alla
produzione di Ig E (anticorpi) che si presentano legati alla membrana dei
mastociti, principali mediatori delle sostanze allergiche, di ipersensibilità e
anafilattiche. Quando si verifica una seconda esposizione allo stesso antigene
(farmaco) le Ig E presenti su un mastocita legano l’antigene a cui segue il
processo di degranulazione dello stesso mastocita inducendo flagosi acuta. Essi
in particolare secernono: istamina e ossido di azoto (Na) che sono potenti
vasodilatatori che causano un aumento della permeabilità dei vasi causando
orticaria e rossore, leucotrieni + istamina che inducono contrazioni della
muscolatura liscia a livello bronchiale (broncocostrizione) e shock anafilattico
caratterizzato da prurito, angioedema (gonfiore faccia e gola) e crollo
ipotensivo. Gli effetti con i quali si scatena tale reazione sono molto rapidi (2 –
10 minuti) per cui se non si interviene prontamente si può andare incontro a
morte.
- ALLERGIA DI TIPO 2 (CITOTOSSICITA’): si verificano piuttosto di rado e in
particolare con antibiotici. A differenza delle reazioni allergiche di tipo 1, il
farmaco presente nel torrente ematico si lega alla sua parte corpuscolata
(globuli rossi) modificandone la struttura. Il nuovo composto viene identificato
come corpo estraneo, motivo per cui il sistema immunitario è chiamato ad
intervenire: i linfociti T producono interleuchine, le quali attivano i linfociti B la
cui funzione è quella di produrre anticorpi ( Ig G e Ig M). durante le prime
- Risolvere un problema di matematica
- Riassumere un testo
- Tradurre una frase
- E molto altro ancora...
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