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Estratto del documento

SCELTA DEL DOSAGGIO

DURATA DEL TRATTAMENTO

SOSPENSIONE DRASTICA O DECREMENTO GRADUALE DELLA DOSE:

esistono delle schede che raccomandano la sospensione graduale del trattamento

ASSOCIAZIONI

CURARO

Antagonizza il recettore nicotinico di placca! È un succo concentrato estratto dalle cortecce di alcune piante, come:

  • Chondrodendron
  • Stychnos
  • Curarea
  • Virola

I più importanti sono i primi due!

Il nome deriva da "urari", parola indiana che significa veleno. Il curaro veniva usato dagli Indios per cacciare: gli animali colpiti dalle frecce cadono paralizzati e poi muoiono per paralisi respiratoria - la carne viene poi consumata senza rischio perché il veleno viene in minima parte assorbito per os ed eliminato rapidamente. Assorbito per via parenterale: in tal caso è pericoloso. La composizione del curaro è stata a lungo un mistero perché gli Indios la tenevano gelosamente nascosta.

Verso la fine del 500 un esploratore inglese

vide cadere a terra una scimmia colpita da una freccia in Sud America e raccolse una piccola quantità della sostanza su un dito: probabilmente il dito presentava qualche piccola ferita perché l'esploratore collassò. L'URARI, come era chiamato dai nativi, significa "chi lo riceve cade" - era estratto dalla radice di una specie di liana, il Chondrodendron tomentosum. L'esploratore portò la sostanza in patria, a cui fu assegnato il nome curaro. Ci vorranno anni prima che qualcuno intuisse che il curaro poteva essere qualcosa di più di un veleno. Nel 1820 fu scoperto il meccanismo d'azione del curaro: negli anni '40 Griffith, presidente del dipartimento di anestesia della McGill University, capì che l'utilizzo della molecola doveva essere associata alla ventilazione forzata per via del blocco respiratorio periferico. Nel dopoguerra si iniziò ad usare il curaro per scopi.

anestesiologici.

Preparazione:

Lenta ebollizione di cortecce e radici giovani, il prodotto finale è unao massa viscosa nera, come la pece, con sapore amaro. Parzialmentesolubile in acqua, dando un liquido rosso scuro

Torrefazione seguita da percolazione di frammenti di cortecce e radicio

La classificazione del curaro avviene in base:

  1. Al tipo di contenitore in cui erano conservati dagli indigeni:
    • CALABASSOCURARO, conservati in zucche vuote;
    • TUBOCURARO, nelle canne di bambù;
    • VASOCURARO, in vasi di terracotta
  2. In base alla composizione chimica: contenenti alcaloidi bisbenziisochinolinici -> la loro azione è quella di blocco della muscolatura scheletrica
  3. In base al metodo di preparazione: curari di ebollizione; curari di torrefazione e percolazione

Sono molecole molto grosse, rigide, che presentano almeno un ammonio quaternario – quindi non passano la BEE, con effetto solo periferico. La natura cationica dei composti impedisce che questi siano assorbiti nel tratto GI

e che possano avere effetti sul SNC. Bloccano il muscolo scheletrico -> quindi bloccano il recettore nicotinico di placca, su cui agirebbe l'Ach per avere depolarizzazione e contrazione del muscolo striato. Bloccano in modo competitivo l'azione dell'Ach. Concentrazioni crescenti di tubocurarina riducono l'ampiezza dei potenziali post-giunzionali che a loro volta iniziano il potenziale d'azione determinando la contrazione: si può arrivare a riduzione del 70% dei potenziali prima che risultino insufficienti a generare il potenziale d'azione. Questo rappresenta un meccanismo di sicurezza, per garantire il più possibile la trasmissione neuromuscolare. Il curaro, tranne dosi molto elevate, rappresenta un antagonista competitivo di placca: si rimuove il blocco del recettore giunzionale indotto da curaro con un inibitore dell'acetilcolina-esterasi (aumenta Ach, quindi substrato naturale che ha maggiore affinità col recettore). Impiego del

curaro: Trattamento degli spasmi muscolari di varia origine, come quelli affetti da sclerosi multipla e in chirurgia, per indurre il completo rilassamento muscolare in chirurgia specie addominale e toracica. Il loro uso consente di ridurre la quantità di anestetico generale altrimenti necessario per ottenere lo stesso rilassamento (importante perché rende più facile l'operazione dell'intervento), riducendo quindi i rischi dati dalla somministrazione di elevate dosi di anestetico (depressione respiratoria e cardiovascolare). Al loro posto poi sono stati introdotti derivati semisintetici e composti curarosimili sintetici, dotati di azione bloccante sulla conduzione neuromuscolare -> hanno azione competitiva nei riguardi dell'acetilcolina e trascurabili effetti sul SNC. La paralisi prodotta è progressiva:

  • Prima sono interessati i muscoli brevi del capo e del collo
  • Muscoli brevi degli arti
  • Muscoli lunghi degli arti
  • Muscoli intercostali

Diaframma

Il ritorno alla normalità è opposto all'ordine in cui i muscoli sono bloccati: il diaframma è il primo a tornare in funzione.

Agendo da antagonista competitivo l'effetto della tubocurarina è revertito da un aumento di Ach, ottenuto con la somministrazione di anticolinesterasico.

La tubocurarina può indurre un blocco gangliare che provoca riduzione della pressione arteriosa e tachicardia - induce anche liberazione di istamina con gonfiore nella zona di iniezione e effetti come broncospasmo, ipotensione, eccessiva salivazione e secrezione bronchiale (un soggetto che soffre di broncospasmo o ipoteso non dovrebbe usare il PA).

Svantaggi:

  1. Induzione di blocco persistente della tubocurarina
  2. Difficoltà di ottenere una completa reversione dell'effetto

Questi svantaggi hanno fatto sviluppare derivati con azione più breve, come vecuronio, ecc.

Altra categoria importante di bloccanti neuromuscolari è la succinilcolina.

che agisce con meccanismo di azione diverso da tubocurarina - questa è un'antagonista competitiva del recettore nicotinico, mentre la succinilcolina agisce in due fasi distinte:

I FASE stimolazione depolarizza la membrana in maniera prolungata, fino a rendere il recettore insensibile all'azione dell'AchE -> questo porta a fascicolazioni.

II FASE blocco della trasmissione neuromuscolare per una depolarizzazione che continua nel tempo.

Gli effetti indesiderati della tubocurarina sono rischio di apnea prolungata, collasso cardiocircolatorio, effetti prodotti dalla liberazione di istamina.

Nell'avvelenamento la paralisi dei muscoli intercostali e del diaframma determinano la morte per blocco respiratorio (possibile solo per somministrazione parenterale).

L'effetto della tubocurarina è revertito da alte concentrazioni di acetilcolina, somministrando antiacetilcolinesterasi.

ALTRE PIANTE

MIRRA

Commiphora Myrra (Fam. Burseraceae)

Cresce in zone desertiche.

In Arabia, Yemen, ecc. ha delle foglioline quasi inesistenti: alcune foglie sono trasformate in spine – alta 5 mt. I rami sono disposti gli uni con gli altri a 90°.

Corinaldi nel 1831 donò all’accademia Valnardese una collezione di piante raccolte in Egitto: in quegli anni fu fatta conoscere in Italia la mirra. Corinaldi aveva individuato l’albero da cui si ricavava: in realtà quellache chiamiamo Mirra è un essudato dell’albero – che vive in un forte stress ambientale (piante che fanno essudati nel 99% lo producono a seguito un forte stress ambientale, che fuoriesce dalla corteccia).

Dal papiro di Ebers si capisce che la mirra era usata già nel 1500 a.C. nei processi di imbalsamazione e nei cosmetici a scopo anti-age. Era molto preziosa: l’imperatore Augusto aveva stabilito che ci fosse mirra sui carro-ambulanza da spalmare sulle ferite; nell’antica Roma valeva 8 volte più dell’incenso (perché era un agente disinfettante).

quindi molto importante). Era anche usata insieme al vino, che però lo rendeva molto amaro. Vino mirrato era usato per far riprendere i sensi, a resistere alle sofferenze, a mantenere sveglio il crocifisso per confessare le sue colpe. Probabilmente era fatto non per disprezzo, ma per far soffrire meno il condannato a morte.

Era usata nel "balsamo di Gerusalemme": è una specie di liquore che era preparato nel retrobottega della farmacia Schiappatelli, dove si riunivano i carbonari e i rivoluzionari per cospirare.

La mirra era considerata una "spezia" molto preziosa, che rappresenta il sacrificio e la morte di Gesù nella religione - simboleggiava il raggiungimento dell'immortalità.

Usi Riti religiosi: era bruciata in onore delle divinità egiziane perché le veniva attribuito un potere propiziatorio. Cicatrizzante per ferite da taglio in quanto prima di tutto è disinfettante e una ferita in cui c'è

l'abbattimento della carica batterica è una ferita che guarisce prima. Disinfettante della congiuntiva e delle piccole ferite della bocca, in caso di sanguinamento gengivale. Antiemorroidale. Anestetico locale. Emmenagogo: aumenta il flusso della pelvi. Analgesico oppioide: scoperto abbastanza recentemente - furono isolati dalla mirra 3 composti, con spiccata proprietà oppioide (mimano gli effetti della morfina: in animali da esperimento gli animali sono fortemente anelgesizzati, analgesia antagonizzata completamente dal Naloxone, antagonista oppioide). È stato anche visto che il binding di questi 3 PA è completamente spiazzato dal Naloxone. Dal 2003 si iniziò a vedere la mirra nelle preparazioni in farmacie usate contro i dolori (osteoartrite, spasmi intestinali, ecc). Il grafico mostra - nell'ileo e nel digiuno - come si riducono le contrazioni indotte da acetilcolina a livello intestinale; con l'aumentare.della concentrazione di mirra le contrazioni colinergiche si riducono: antagonizzano la peristalsi intestinale, azione tipica degli oppioidi. Hanno questa azione per via dell'interazione con i recettori oppioidi, soprattutto i miu, che si trovano nel terminale presinaptico colinergico, con riduzione delle contrazioni. Inoltre ha quest'azione perché ha un effetto calcio-antagonista: rilascia la muscolatura intestinale. Usato anche nel dolore osteo-articolare perché l'estratto di mirra riduce la produzione di interleuchina-2 e 4, blocca il fattore NF-kB, inibisce la perossidazione lipidica, riduce i livelli di interleuchina 12, ecc. mentre NON RIDUCE LE CITOCHINE ANTIINFIAMMATORIE questo fa pensare a un effetto.
Dettagli
A.A. 2021-2022
162 pagine
SSD Scienze biologiche BIO/14 Farmacologia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher eleonoramachelli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Farmacognosia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Ghelardini Carla.