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1.1.3 BIODISPONIBILITA’ ASSOLUTA E RELATIVA
Parliamo adesso di un importante fattore farmacocinetico, ovvero la
biodisponibilità. Questa indica l’efficienza dell’assorbimento di un
farmaco, che come abbiamo visto dipende da vari fattori. Abbiamo
due tipi di biodisponibilità:
1) Biodisponibilità assoluta: indica l’efficienza con la quale un
farmaco viene assorbito in base alla via di somministrazione. Perciò
essa mette a confronto varie vie di somministrazione.
2) Biodisponibilità relativa: confronta l’efficienza dell’assorbimento
di diverse preparazioni dello stesso farmaco con stessa dose e via
di somministrazione. Confronta diverse preparazioni dello stesso
farmaco.
Andando ora nello specifico:
Biodisponibilità assoluta: indica la percentuale di farmaco
immodificato che raggiunge la circolazione. La percentuale varia in
base alla via di somministrazione.
Essa è indicata con una formula:
F = (Q /Q ) x 100
x x ev
Questa formula significa che la biodisponibilità (F ) è uguale al
x
rapporto tra la concentrazione di farmaco somministrato per la via
da esaminare e quella somministrata per via endovenosa. Questa
formula può essere scritta anche come:
F = (AUC /AUC ) x 100
x x ev
AUC sta per area sottesa alla curva e questa formula indica il
rapporto tra le aree sottese dalle curve concentrazione-tempo, da
quando il farmaco viene somministrato fino al quando il farmaco
non viene virtualmente eliminato.
Per calcolare la quantità di farmaco che arriva immodificata nel
sangue, si moltiplica la dose somministrata per la biodisponibilità
assoluta, data da:
Q = D x F
x x
D = dose
Q = quantità assorbita
x
Da questo possiamo assumere che le vie col più alto assorbimento
sono quelle con una biodisponibilità alta. Utilizzando ad esempio la
via orale per farmaci che con questa presentano bassa
biodisponibilità assoluta, aumentiamo la dose rispetto a quella per
la via endovenosa, per far sì che ne venga assorbita una quantità
sufficiente.
La biodisponibilità perciò serve anche per correggere la dose se
usiamo vie di somministrazione diverse rispetto a quella
endovenosa:
D = Q /F
x
Cioè la dose da somministrare (D) dipende dal rapporto tra la
concentrazione di farmaco (Q ) che deve essere assorbita e la
x
biodisponibilità assoluta (F) di quella specifica via di
somministrazione.
La biodisponibilità assoluta ovviamente cambia se cambiamo la via
di somministrazione e possono esserci differenze da un individuo
all’altro, che soffre ad esempio di patologie concomitanti o vi sono
polimorfismi di geni che servono per l’assorbimento e la
metabolizzazione.
La biodisponibilità assoluta dipende quindi da vari fattori e per
capirli meglio ci riferiamo alla biodisponibilità orale. La via orale
infatti è la più utilizzata e quella che presenta più ostacoli.
-Acidità gastrica: il pH dello stomaco è molto acido, alcune forme
farmaceutiche si sciolgono nello stomaco e rilasciano il principio
attivo, questo può essere o meno assorbito per il pH acido. Ad
esempio la penicillina G viene idrolizzata e diminuisce la sua
biodisponibilità orale (per questo sono state prodotte forme
farmaceutiche gastro-resistenti che si sciolgono nell’intestino dove il
pH è più alto). Altri farmaci per essere assorbiti invece necessitano
del pH acido. L’acidità dello stomaco può essere modificata dalla
presenza di patologie o da alcuni farmaci.
-Interazione con cibi e farmaci: molti farmaci possono essere
sequestrati da altri farmaci, che diminuiscono così la
biodisponibilità. Anche i cibi possono diminuire la biodisponibilità,
ad esempio le tetracicline con cibi contenenti calcio possono
formano cristalli difficili da assorbire.
Un altro meccanismo è dato dalla competizione per i trasportatori.
Ad esempio i cibi contenenti amminoacidi aromatici utilizzano
trasportatori utilizzati anche dal levodopa, quindi la biodisponibilità
di questo farmaco diminuisce.
-Effetto di primo passaggio e circolo enteroepatico: I farmaci
somministrati per via orale subiscono effetto di primo passaggio,
cioè prima di arrivare alla circolazione i farmaci subiscono
metabolizzazione ed eliminazione. I siti per la degradazione
comprendono fegato e intestino (effetto di primo passaggio epatico
ed effetto di primo passaggio intestinale).
Nella mucosa intestinale vi sono enzimi degradativi o pompe che
fanno fuoriuscire il farmaco dalla cellula (MDR1)
Il sangue venoso che proviene dall’intestino viene portato dalla
vena porta al fegato, prima di andare nelle vene epatiche ed entrare
in circolo. Quindi il fegato filtra, perciò una parte del farmaco verrà
prima metabolizzata dal fegato o eliminata nella bile e dopo, il resto
del farmaco, raggiunge la circolazione.
Intestino > vena porta > fegato > vene epatiche > circolazione
sistemica
Molti farmaci nel fegato vengono glicuronati, viene aggiunta quindi
una molecola di zucchero (acido glicuronico). Poi questi tornano
all’intestino disciolti nella bile. Questo è alla base del circolo
enteroepatico: La molecola glicuronata passa
nell’intestino, qui viene tolto il residuo glicuronato, ottenendo di
nuovo il farmaco originale. Questo viene riassorbito dall’intestino e
passa nel fegato di nuovo, dove subisce un altro effetto di primo
passaggio dove sarà glicuronato e passerà nella bile. Questo è il
circolo enteroepatico cioè il farmaco passa dal fegato all’intestino e
viceversa.
Ovviamente ad ogni ciclo una parte di farmaco passa nella
circolazione sistemica. Il circolo enteroepatico diminuisce la
biodisponibilità orale e rallenta il passaggio in circolo del farmaco. Il
circolo enteroepatico può essere modificato dall’assunzione di
antibiotici che modificano il microbioma intestinale, quindi
diminuiscono i batteri deputati che devono togliere la porzione
glicuronica.
Biodisponibilità relativa: mette a confronto due forme
farmaceutiche somministrate per la stessa via.
F = AUC /AUC x 100
x x rif a
Se la biodisponibilità è superiore al 100% significa che il farmaco
preparato viene assorbito meglio di quello della preparazione di
riferimento. Se la biodisponibilità è inferiore al 100% l’assorbimento
è inferiore alla preparazione di riferimento. Se fosse uguale,
indicherebbe che viene assorbito con la stessa efficienza, questo si
chiama farmaco bioequivalente.
Farmaci che contengono la stessa quantità di principio attivo, ma
diversi eccipienti, sono detti farmaci equivalenti.
1.2 DISTRIBUZIONE
I farmaci dopo essere stati assorbiti si trovano nella circolazione, da
qui vanno a distribuirsi nei tessuti. La distribuzione dipende dalla
vascolarizzazione, dall’affinità del farmaco per i tessuti, dai capillari,
dal legame farmaco-proteico.
N.B. Alcune vie di somministrazione, come quella sistemica,
possono far andare un farmaco in tessuti in cui non ce n’è bisogno,
aumentando il suo rilascio graduale, questo provoca effetti tossici o
perdita di una quota di farmaco.
FATTORI CHE CONDIZIONANO LA DISTRIBUZIONE:
Vascolarizzazione: Organi molto vascolarizzati distribuiscono bene
il farmaco.
Circolazione capillare: I capillari dei vari distretti possono essere
molti diversi. Abbiamo quelli permeabili (fenestrati-> fegato), quelli
impermeabili (BEE) e quelli semipermeabili. Un farmaco
somministrato per via sistemica, raggiungerà perciò quei distretti
dove i capillari sono più permeabili. Tuttavia queste limitazioni
possono direzione i farmaci, ad esempio farmaci biotecnologici
contro i tumori, possono raggiungere i tessuti neoplastici poiché
sono irrorati da capillari fenestrati.
Affinità del farmaco per il tessuto: indica la tendenza di un tessuto a
trattenere il farmaco. Ad esempio farmaci che sono acidi deboli
come l’acido acetilsalicilico e i FANS (farmaci antinfiammatori non-
steroidei) vengono assorbiti in presenza di un pH interstiziale acido
(che si ha ad esempio nella sede dell’infiammazione) perché
prevale la frazione non ionizzata di farmaco e saranno più
assorbibili.
Quindi i farmaci non si distribuiscono in tutti in tessuti, ma in base al
pH di determinate sedi, possono accumularsi in quelle regioni,
come succede ad esempio anche nel caso del tessuto adiposo
(poco vascolarizzato).
I farmaci si distribuiscono in compartimenti diversi, quindi non
raggiungono in tutti distretti la stessa concentrazione. Ci riferiamo al
volume di distribuzione apparente quando intendiamo il volume
di liquido dove il farmaco si distribuisce e raggiunge in tutti i distretti
una concentrazione uguale a quella del plasma.
Si dice apparente perché ipotizziamo che si distribuisca in tutto
l’organismo, cosa che in realtà non si verifica.
V = D x F/C
d p
Legenda:
Cp: concentrazione plasmatica (il valore da inserire va estrapolato
al tempo 0, in quanto la concentrazione col tempo varia)
D: dose somministrata
F: biodisponibilità
Vd: volume di distribuzione apparente (l’unità di misura è in L/kg)
Vd dipende da Cp, quindi quando una è piccola l’altra è grande.
Nello specifico quando somministriamo un farmaco, abbiamo che
inizialmente la concentrazione è elevata perché non si è ancora
distribuito, man mano la concentrazione diminuirà e questo indica
che il farmaco si sta distribuendo nell’organismo, in particolare
viene sottratto dal plasma e va nei tessuti.
Per capire dove si distribuisce un farmaco ci riferiamo alla
fisiologia: il corpo è costituito dal 65% di acqua divisa in:
-Acqua del plasma (4 L)
-Acqua dei liquidi interstiziali (10 L)
-Acqua intracellulare (28 L)
Per un totale di 42 L
Il farmaco prima occuperà il compartimento del plasma, poi quello
interstiziale e infine quello intracellulare.
Se il Vd è di 0,05 L/Kg, il farmaco occupa il sangue, ma non arriva
alla regione interstiziale. Ad esempio questo volume è consono per
gli anticoagulanti che devono rimanere nel plasma.
Se il Vd è di 0,25 L/Kg, il farmaco occupa plasma e interstizi, il
farmaco non penetra nel citoplasma delle cellule. Esempio
importante con questa distribuzione è il mannitolo.
Se il Vd è 0,65 L/Kg, il farmaco si distribuisce in tutti i liquidi
corporei. Un esempio è l’etanolo che ha questo Vd.
Tuttavia vi sono farmaci con Vd che supera 0,65 L/Kg perché come
abbiamo