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Il principio dell'Idea secondo Socrate
Questo principio viene chiamato da Socrate "Idea", un termine tecnico che deriva dal verbo greco "hora" (vedere, guardare). Noi lo definiamo come un contenuto mentale, un prodotto della nostra attività di soggetti razionali più o meno pensanti.
Dal punto di vista di Socrate e Platone, l'Idea non è solo un contenuto mentale, ma è il corrispettivo delle cose che sono fuori dalla caverna (il mito della caverna) - le cose reali, ciò che è massimamente reale. Socrate cerca quel principio che definisce un'azione Santa, Santa. È un principio di differenza che permette di differenziarle dalle cose opposte.
Le Idee sono massimamente visibili agli occhi dell'intelligenza, sono un principio in quanto sono l'universale che fa essere tutte le cose particolari e le rende intelligibili. Sono il principio di unitarietà del molteplice che si mantiene costante nel mutare e che non può essere identificato in un unico caso e neanche con la
somma di tutti i casi. È principio di differenza rispetto ai casi opposti. Questa idea ha a che fare con la divinità -> instaurare un rapporto tale che l'uomo riconosca che la sua convivenza è data da qualcosa che lo precede.
PRIMA DEFINIZIONE DEL SANTO:
Santo è ciò che sto facendo io adesso risponde Eutifrone. Cioè? Portare in giudizio mio padre perché la mitologia greca ci porta di fronte a fenomeni di questo tipo (Zeus che imprigiona Crono che mangiava i figli, Crono a sua volta imprigionò Urano per ragioni univoche) e andare contro il proprio padre è qualcosa di legittimo e lecito. Quindi Eutifrone usa il proprio sapere per giustificare questa azione.
Eutifrone -> dico che il santo è ciò che sto facendo ora. La prova? I miti teogonici
Socrate -> non crede nella mitologia. Non cerca il caso singolo ma il principio.
La cosa che rende evidente come Eutifrone non abbia minimamente compreso il concetto di
Socrate e quanto sia inadeguato il suo sapere, lo si percepisce nel tipo di risposta che da: il Santo è questa azione. Pensa di poter spiegare esaustivamente il principio nell'esibizione di un caso singolo: non si è reso conto che il livello logico Socrate gli ha chiesto di impegnarsi. (questa cosa qui è diversa da tutti e sempre).
Quel che è più grave, sono gli altri fraintendimenti che sono dentro alla risposta di Eutifrone:
- LIVELLO LOGICO: non da una definizione ma solo un esempio (quindi si confonde). Espone un singolo caso, non l'universalità. Qui e questo non è sempre e tutti.
- LIVELLO ETICO: quello che sto facendo io, è la stessa cosa che hanno fatto gli Dei e si mette al loro stesso piano (io mi comporto come un dio). La legge divina non è un limite dell'arbitrio ma è uno strumento di arbitrio. Hubris = arroganza, tracotanza - è la vera empietà. Non pensa c possa essere.
un'altra visione, o tutti sono invidiosi di lui o sono tutti ignoranti
NB. diviene impossibile ogni discorso sulla santità perché non è nemmeno colto il problema che essa implica: il rispetto di una distanza ontologica, essenziale.
Sebo: rispetto, venero, ho sacro timore
A-sebeia: mancanza di rispetto, empietà
3. LIVELLO EPISTEMOLOGICO (ciò che attiene la verità di conoscenza): il suo sapere è uno stereotipo (ripete il proprio bagaglio statile senza mutazioni, senza una ricerca personale e una problematizzazione) e suppone che il sapere è un possesso stabile e definito. La sua proposta ha molte deficienze. Non ha nessun interesse o capacità di mettersi in discussione.
Impone una prospettiva come l'unica degna di essere considerata. E questa è tale da impedire anche solo l'impensabilità di concepirne un'altra. È incapace di accettare che ci siano delle differenze che vanno accolte e
Secondo Socrate vi è un disaccordo fra gli Dei (lo spodestamento del padre è caro a Zeus, ma non è caro a Crono o Urano e viceversa). Disaccordo su questioni non risolvibili quantitativamente (perché alcuni accordi possono essere risolti con alcuni strumenti tecnici). Disaccordi su questioni esistenziali. Le stesse cose sono ad un tempo e sotto il medesimo riguardo amate e odiate dagli.SECONDA DEFINIZONE DI SANTO:
Quindi santo è ciò che riguarda gli Dei mentre ciò che non è caro agli Dei è empio -> equivalenza: essere o non essere caro agli dei.
Santo=caro me prosfilès
Empio=non-caro
Dei (contraddizione). Ci serve una definizione, o per lo meno un principio per orientarsi nella prassiconcreta. Possiamo distinguere una pluralità di livelli: relazione relativistica
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PROFILO LOGICO
- Criterio relativistico - l'essere tale dipende dal punto di vista di qualcuno. Riduce il IN SÉ al PER ALTRO. E comunque varia al variare dei punti di vista. Un'azione può essere risolta solo da colui la quale deriva e secondo il suo modo di vedere.
- Confonde il particolare con l'universale - alcuni non è tutti. Quantificazione particolare. Manca criterio distintivo univoco.
- Manca criterio distintivo univoco - genera giudizi opposti egualmente legittimi e produce una contraddizione in quanto una cosa è santa e non santa al tempo stesso e sotto lo stesso riguardo.
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PROFILO ETICO
- Soggettivismo pratico - si creano contrasti insolubili (sempre per qualcuno vs altri), in quanto non è un criterio univoco.
Si creano ulteriori contrasti col criterio qualitativo (si impone la legge del più forte, una persona che prevale sull'altra -> punto di vista del più forte). C'è una estensione a tutti di ciò che vale per una parte (uniformazione a favore di chi domina). Grimaldello per la peggior forma di oppressione. -> dove tutti i punti di vista sono quietamente pari, il rischio che si formi quel punto di vista che risulta essere empiricamente più forte è alto. Anzi non c'è nessun limite per impedire che ciò accade, e questo è l'aspetto negativo. - idea/azione -> nella contestazione di Socrate, il tutto non è un principio vuoto perché proprio nel modo in cui Eutifrone risponde, porta Socrate a dire che ciò non basta, non basta dichiarare principi universali che siano incapaci poi di trovare una determinazione nell'ambito concreto, questo perché agire non è
maisemplicemente adottare degli schemi univoci astratti, non è mai replicareprotocolli predeterminati.L'azione implica sempre la responsabilità di realizzare concretamente nellapuntualità della situazione concreta irripetibile, un criterio che possa valereuniversalmente.Non è quindi non modello stereotipato ma non può nemmeno ridursi a dellevuote enunciazioni di principio, essa deve contenere in sé una indicazione dicarattere pratico che consenta di capire se un soggetto nella sua responsabilitàè stato capace di concretizzare un principio che vale universamente.
3. CRITERIO EPISTEMOLOGICO: Tipo di sapere che è alla base di questo modo didefinire la santità che viene proposto da Eutifrone- Sapere discrezionale -> l'in sé dell'azione viene risolto nel suo essere peraltro; quindi, la stessa azione può essere qualificata indifferentemente in unmodo o nell'altro (santo o empio).
totalità. In altre parole, il sapere non ha una forma predefinita, ma si adatta e si modifica in base alle percezioni e alle interpretazioni del soggetto che lo conosce. Questo atteggiamento di indifferenza nei confronti degli oggetti e delle informazioni può essere interpretato come un segno di disprezzo nei confronti della realtà stessa. Il soggetto diventa l'unico punto di riferimento per la definizione e la valutazione di ciò che è vero o falso, importante o insignificante. In questo contesto, il sapere diventa sia un fattore di uniformità, nel senso che tutto viene ridotto a ciò che sembra, sia un fattore di differenziazione, nel senso che ogni individuo sviluppa la propria interpretazione e qualifica la realtà in base alle proprie esperienze e conoscenze. In conclusione, il sapere assume un significato soggettivo e mutevole, privo di regole fisse. È il risultato dell'attività del soggetto che lo conosce e diventa il metro di misura della realtà.particolarità.
TERZA DEFINIZIONE DI SANTO:
Eutifrone ha un momento di esitazione perché non capisce cosa Socrate gli sta chiedendo. Socrate gli dice che lo dispensa dal dovergli dimostrare tutte le precedenti definizioni, ma gli fa una proposta, cioè, supponendo che tutti gli Dei ritengano ingiusta l'azione compiuta da suo padre e che quindi, in quanto ingiusta, è un'azione che merita di essere giudicata in un tribunale, allora Tu Eutifrone saresti d'accordo a portare una correzione alla definizione che hai appena dato? -> la correzione che consiste nel dire che tutto ciò che gli Dei odiano è empio e tutto ciò che amano è santo, cioè estendere alla totalità degli Dei la relazione tra essere santo ed essere caro.
Perché ciò? Perché prima Eutifrone, non determinando l'estensione dell'essere caro, aveva lasciato aperto alla possibilità che per alcuni un'azione
fosse gradita mentre per altri fosse non gradita. Socrate propone una correzione per vedere se si riesce a superare i problemi che è quella sopracitata -> liberarsi da quel pericoloso pluralismo che aveva dato la stura al relativismo più sfrenato contenuto nella seconda definizione estendendo alla totalità degli dei la identica valutazione di ciò che è santo e di ciò che è empio. Eutifrone è proprio sicuro di questa sua definizione. A questo punto Socrate chiede di analizzare questa definizione. Socrate chiede se il Santo viene amato dagli Dei in quanto è Santo o se, invece, in quanto viene amato è Santo. Eutifrone non capisce quello che gli ha appena chiesto. 1. ANALISI DI SOCRATE: Struttura logica: essere qualcosa (santo) è essere alcunché (caro) per tutti (gli Dei) -> o viene distribuito l'aggettivo dell'essere caro per superare il partico