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INTRODUZIONE.
1. Il tema del Sofista.
Secondo la classificazione fatta da Diogene Laerzio il Sofista, Politico, Cratilo e Parmenide
appartengono al genere logico MA il sottotitolo dell’opera è ‘Περι τες ουσιας’ ovvero sull’essere,
quindi si individua una trattazione di ordine eminentemente ontologico → Logica/ontologia =
strettamente connesse !
Oggetto del ‘Sofista’: l’oggetto più immediato ovviamente è quello indicato dal titolo stesso, il
sofista, la cui definizione viene data nella prima parte del dialogo tramite il metodo della diairesis e
temporaneamente interrotta per poi essere perfezionata in chiusura: nel mezzo si situa una lunga
sezione logico-ontologica dedicata ad un’indagine sulla nozione dell’essere, che pone le basi per
una descrizione adeguata del sofista. Si ritiene che lo scopo reale del dialogo sia maggiormente
quello di cimentarsi con questioni logiche-ontologiche e che la definizione del sofista sia un
pretesto occasionale, anche se l’esigenza di definire il sofista può essere motivata da ragioni
storiche-etico-politiche.
2. Due trilogie: Teeteto-Sofista-Politico e Sofista-Politico-Filosofo.
Il Teeteto è strettamente connesso al Sofista: a partire dal sottotitolo e dall’argomento, ‘Περι
επιςτεμες’, sulla conoscenza. → continuità tematica e drammatica → il T. rimane inconcluso sulla
domanda ‘Che cosa è la conoscenza?’ poiché per rispondere bisogna prima trovare la soluzione alla
domanda ‘Che cosa è l’essere?’, domanda che viene posta proprio nel S. → si risponde alla
domanda del T. riportandola sul piano ontologico. Il Politico continua il discorso del Sofista.
[Teeteto: giovane Teeteto, un matematico e Socrate. Il tema è ‘Che cosa è la conoscenza?’:
a. Sensazione: Socrate vuole sapere che cosa è la conoscenza in se. T. risponde: sensazione.
*Protagora: l’uomo è misura di tutte le cose. La sensazione ci fa vedere che le cose sono in
un divenire totale. Ma se è sensazione allora ciò che ho visto ieri non è più vero. Sarebbe
legata all’hinc et nunc. Ma la conoscenza deve durare nel tempo
b. Opinione vera: metafora della tavoletta di cera/anima: trattengono su di se le cose. Quindi
conoscenza è memoria! Ma come si distingue il vero dal falso?
c. Opinione vera con λογος: che cosa è logos? Possibilità discorso falso e vero? → Nel S. non
si spiega che cosa è l’episteme, ma la natura del logos e problema del discorso falso/vero,
cosa possibili solo dopo aver chiarito che cosa è l’essere ! ]
Si è ipotizzato un ulteriore trilogia poiché Socrate nel S. chiede allo straniero di trattare tutte e tre le
figure (Sofista, Politico e Filosofo): ma il dialogo del Filosofo non è mai stato scritto [*Perché? P.,
pur avendo scritto molto, vedeva in modo negativo la scrittura (farmaco), si parla anche delle teorie-
non scritte, ovvero di teorie troppo importanti per essere ridotte alla mera scrittura: forse la
definizione del filosofo appartiene proprio a queste !]
3. Il dramma e i personaggi.
Socrate è presente ma interviene solamente all’inizio per introdurre il discorso, il quale verrà
condotto dallo straniero di Elea, perché?
a. Inadeguatezza di S. nel trattare di problemi di ordine logico: no perché anche in altri
dialoghi, Timeo Leggi Filebo, tratta di argomenti del genere, persino della dottrina delle
idee.
b. Segnale di impossibilità di risolvere questi problemi finchè si rimane all’interno di una
prospettiva socratica?
c. Meglio usare un personaggio più adatto ad esprimere l’atteggiamento di P. nei confronti
della tradizione eleatica, dalla quale scaturisce il problema di fondo del dialogo; inoltre,
vista la provenienza dello straniero, si indica una sorta di continuità tra P. e Parmenide, P.
come il vero erede di Parmenide.
4. Il contesto storico.
L’avversione di Platone nei confronti dei Sofisti è di ordine: politico, etico e sociale.
a. Politico: grazie al consolidamento della democrazia assemblearistica del V secolo i giovani
venivano educati principalmente verso la capacità di argomentazione: retorica → strumento
di persuasione basato sulla verosimiglianza ed incurante del vero → educazione proposta dal
modello sofista.
b. Etico: la messa in discussione del concetto di natura a fondamento della legge e la
sostituzione con l’idea di una convenzione in cui è il soggetto umano a costituire misura e
criterio, legge della natura a vantaggio del più forte → idea sofista. + sofisti: agnostici o atei
= crisi dei valori!
c. Sociali: confusione del filosofo con il sofista, soprattutto Socrate. → 1. Ambiguità nel nome:
σοφιστης = σοφος = sapiente ma σοφιζεσται = escogitare stratagemmi. Ne V secolo il
sofista comincia ad indicare una figura negativa: maestri a pagamento di virtù e di
formazione politica retorica. Per P. non ci sono differenze tra sofisti, retori o politici:
comune a tutti è l’ignoranza dei valori oggettivi, del bene, del bello ed il conseguente
disinteresse per queste realtà, l’unico loro interesse è assecondare gli istinti della massa
senza occuparsi del vero.
5. Le affinità tra il filosofo ed il sofista.
Le differenze tra l’uno e l’altro non vengono più rappresentate drammaticamente ma teorizzate da
uno straniero, che impiega gli strumenti della dialettica.
a. Confutazione (ελεγχος): propria del filosofo, anche se in 231° viene riferita alla sofistica
nobile, cioè della stessa famiglia della filosofia.
b. Discorso lungo (sofisti) ≠ discorso breve per domande e risposte (filosofi, Socrate)
c. Antilogica: il sofista è un antilogico e contraddittorio ≠ F. è logico.
d. Danno la caccia ai giovani ingannandoli, illudendoli ≠ Socrate per liberarli dall’ignoranza.
e. Ironia: Socrate dissimula il sapere di cui è in possesso ≠ i sofisti simulano un sapere che non
possiedono.
f. I sofisti si fanno pagare ≠ dono disinteressato che offre il filosofo.
g. Affinità linguistica σοφιστης = σοφος ma accezione negativa !
P. deve dunque dimostrare che tra il F. ed il S. intercorrono solamente somiglianze, o meglio
contraffazioni ! Infatti l’esito del dialogo è che il sofista è un imitatore del filosofo, una sua
contraffazione !
Ma solo un dialettico è in grado di riconoscere questa sottigliezza, poiché la dialettica è l’arte di
distinguere ciò che rassomiglia, di non ritenere identico ciò che è diverso e diverso ciò che è
identico, di stabilire identità e diversità. Ciò che è somigliante a qualcosa, nel tratto in cui si
differenzia può essergli abissalmente distante: sofista ≈ filosofo : lupo(selvaggio) ≈ cane
(domestico).
6. L’inganno ed il falso; l’immagine e il linguaggio.
Il sofista verrà inquadrato più nell’arte produttiva che in quella acquisitiva. Quindi sarà non solo un
rivenditore ma un creatore di illusioni linguistiche, nozioni false, immagini fallaci dell’autentica
realtà e del discorso vero, capace però di produrre una realtà che ambisce a presentarsi come vera.
7. La definizione del Sofista ed il metodo della diairesi.
Diairesi: può essere impiegato per definire una singola specie o per classificare tutte le specie
interne ad un genere. Per definire x si individua un genere in cui rientra x, il quale verrà diviso in
due sottoclassi, una delle quali possiede una proprietà posseduta anche da x etc. Enumerando tutte
le caratteristiche trovate si ottiene la definizione. Nel procedere si devono seguire le giuste
nervature così come il bravo macellaio. Limite: il procedimento presuppone il possesso di
determinate conoscenze quindi forse è un metodo più classificatorio che euristico (trovare le
definizioni! )
8. Il padre Parmenide.
Il ‘Sofista’ è celebre perché in esso si consumerebbe il ‘parricidio nei confronti di Parmenide’: in
realtà nel passo specifico (241d) lo straniero invita Teeteto a non considerarlo un parricidio. Le tesi
di Parmenide infatti risultano per un verso superate, dall’altro inverate. Lo straniero vuol dire che la
sua critica a Parmenide non costituisce un tradimento o un crimine e non recide i legami di
parentela con l’eleatismo.
Nella VII divisione il sofista viene definito come un venditore di nozioni false, ma il discorso falso
è pensabile solo come un dire ciò che non è, e questo implica che ciò che non è in qualche modo
sia. Così ci si scontra con la dottrina parmenidea secondo la quale non era possibile che ciò che è
non sia e che ciò che non è sia; ciò che non è era impensabile, indicibile, impronunciabile. Vi era
una commistione di verità e realtà: ciò che è, è anche vero, dove la verità è ancora una proprietà
delle cose piuttosto che del giudizio che su di esse viene pronunciato. In ogni modo è impossibile
parlare del non essere senza essere contraddetti, quindi il discorso cade. Il sofista si trova dunque
nella regione intermedia tra essere e non essere: infatti è un produttore di immagini e l’immagine è
una commistione di essere e non essere. A questo punto si tratta quindi di stabilire lo statuto
ontologico di ciò che è intermedio, qualcosa che è ma non realmente, l’immagine.
‘IL SOFISTA’ →
1. Premessa 216a – 217b
Teodoro ricorda l’accordo di ieri (*discussione del Teeteto) e presenta uno straniero giunto da Elea
della cerchia di Parmenide e Zenone, un uomo davvero filosofo (*amante della filosofia).
Socrate pensa che forse potrebbe essere un Dio confutatore ma Teodoro risponde che è divino si ma
non un Dio perché gli Dei posseggono la sapienza, i filosofi la amano e la ricercano → Difficoltà di
definire e riconoscere il filosofo: appare in sembianze diverse, può essere scambiato per
politico o sofista o folle. Filosofo: non sembra ciò che è / Sofista: sembra ciò che non è ! →
tema dell’apparenza. (≈ riconoscere un dio sotto sembianza umane *Odissea).
Socrate pone il problema: Chi sono