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Eugenio Montejo (1938 – 2008)

Nasce a Caracas. E’ stato fondatore e membro di un gruppo letterario della rivista Poesia. Nel 1967

pubblica il suo promo libro, Elegos (dal latino elegus-elegi = poema elegiaco). Vuole innalzare la

poesia la natura del tropico. Il registro letterario è alto, e si pone a contrasto con altri gruppi, che

portavano la poesia a livello popolare. Montejo non ne vuole sapere. Ha nostalgia di un passato

mitico, il passato per lui è un mondo migliore ormai perduto. Si identifica con le forze della natura.

Il paesaggio assume un valore simbolico, e ciò si evince nella raccolta Terredad (= territudine),

risalente al 1978. Montejo vuole esprimere la natura a parole.

Il poeta secondo lui deve aprire le orecchie per capire il canto degli uccelli e il linguaggio degli

alberi. Montejo ci parla di molti insetti, tra cui la cicala, che secondo lui fa un rumore musicale.

Montejo è erede di una tradizione poetica ispano-americana, in particolare di Ramón Lopez Velarte

 post modernista, che mette a contrasto le meraviglie del suo Messico, con i pozzi di petrolio.

Opere

La partitura de la cigarra: lo spartito della cicala. Poemetto dedicato alla cicala. In quest’opera la

cicala è definita “maestra di Orfeo”. Ciò che canta, è ciò che gli uomini dovrebbero imparare ad

apprezzare, cioè il privilegio di essere vivi. Attraverso il suo canto, si rinnova la gioia di vivere. Sia

il canto del poeta che quello della cicala vivranno in eterno. Il poeta ha un sogno: capire il canto che

trasmette la cicala e lei a sua volta sogna di poterlo trasmettere. Il canto della cicala era considerato

segno del suo oziare, cosa che Montejo non crede, perché “il canto è sempre stato il suo lavoro”. Il

corpo della cicala si può dissolvere, ma il suo canto rimane.

Los arboles: gli alberi. Fa parte di una raccolta giovanile di Montejo. Gli alberi di Montejo possono

dialogare con quelli di Montale. Gli alberi con il loro linguaggio incomprensibile ci mettono di

fronte al fatto che siamo solo osservatori che possono osservare e registrare gli eventi.

Las ranas: Le rane. Il poeta si accontenta di ascoltare il gracidare delle rane. Si vuole abbandonare

alla natura, dimenticando il mondo frenetico degli uomini.

Adios a mi padre: Addio a mio padre. Il padre di Montejo è già morto. Montejo gli dà il suo addio.

Anche se non c’è più, lascia dietro di sé un bel paesaggio. La sua voce è giovane, viva. E’ associata

alla natura. Anche in questa poesia tutto tende a scomparire, ma le cicale rimangono.

Per Montejo un altro animale importante è il gallo. Opera a lui dedicata: El canto del gallo: il canto

del gallo. Il canto viene da fuori e il gallo lo trasmette. Sia il suo canto che il suo sogno sono legati

al dramma dell’umanità di fine millennio, cioè l’urbanizzazione. Il gallo è condannato al silenzio,

ma il suo canto rimarrà sempre.

Fra gli animali preferiti da Montejo vi è anche il passero. Un poema a lui dedicato è Anatomia del

gorrión: anatomia del passero. Il suo canto è il canto per eccellenza. Trasmette armonia, ma anche

malinconia per il mondo perduto. Il passero può rappresentare la speranza di riuscire a frenare la

distruzione della natura. Nel poema il passero è morto ed il suo corpo non c’è più, ma il suo canto

rimane.

Dettagli
Publisher
A.A. 2012-2013
2 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/06 Lingua e letterature ispano-americane

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher eleo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura ispano americana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Canfield Martha Luana.