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VILLANOVIANO

ESAME: 10/12/12

DALL'ETA' DEL BRONZO AL PERIODO

VILLANOVIANO

Il periodo villanoviano riguarda la prima fase della civiltà etrusca e

ci sono due tipi:

-villanoviano

-villanoviano evoluto

Nella letteratura fino a un secolo fa era fatto partire al IX secolo a.C.

Oggi siamo d'accordo a datarlo al X secolo a.C.

Il rialzamento della cronologia è dovuto, soprattutto, agli scavi

oltralpe nei laghi svizzeri, dove si sono conservati anche i legni e

quindi con lo studio della dendrologia siamo riusciti a determinare il

periodo più antico.

Il nome Villanoviano deriva da Villanova che è una piccola città nei

pressi di Bologna dove sono stati trovati crateri caratterizzati dalla

cultura di campi d'urne.

Non esiste una vera e proprio cesura durante l'età del bronzo finale.

Caratteristiche comuni. Alcuni scavi hanno mostrato questa

continuità tra l'età del bronzo e l'età del ferro. I siti sono: Sorgenti

della Nova e Luni sul Mignone.

Si tratta d’insediamenti che si concentrano su pianoli tufacei,

vediamo quello di Mignone, dove al piano della capanna è stata

scavata una fossa su cui era montata la struttura e quindi si elimina

il problema di come realizzare l'alzato perché ci sono pareti che per

una certa altezza sono naturali; poi ci sono vantaggi.

Uno dei modelli di abitazione è la”Long house” tipica dell'Europa

settentrionale. Nel tufo era possibile anche scavare dei piccoli

ambienti direttamente sulla roccia.

Da Luni provengono anche ceramiche micenee, depurate e dipinte,

differente dalle produzioni a impasti bruni a falsa cordicella o

incisione.

Due sono le possibilità: una che sia avvenuto un contatto diretto tra

i Micenei e gli abitanti di questi siti, inoltre c'è la possibilità che la

ceramica sia arrivata con uno scambio di prodotti che non doveva

riguardare direttamente i micenei ma altri popoli che vendevano

ceramiche di origine micenea.

Vediamo il sito di Sorgente della Nova, dove abbiamo un

insediamento in cui ci sono capanne ovali addossate a una parete di

tufo su cui sono state scavate una sorta di camere, stalle, vani ecc.

che dovevano servire come ulteriore abitato.

Il sito di Nola (Etruria campana) è stato scavato e a causa di venti

tellurici si è realizzata una colata di fango ed ha immerso queste

strutture che sono rimaste ben visibili. Vediamo un alzato costituito

da argilla, è presumibile che fosse una sorta di terrapieno con le

pareti esterne inclinate dall'esterno e così veniva mantenuto

asciutto l'interno dalle piogge.

All'interno di queste capanne si trovava il punto di fuoco, cioè il

forno chiuso. Sono stati rinvenuti molti vasetti per bere.

L'abitato di Monte Calvario è caratterizzato dalla presenza di abitati

a forma ovale e altri a forma rettangolare. Un'idea di come fossero

le capanne ce lo forniscono i tanti modellini di capanne che in realtà

sono urne cinerarie trovate in parte dell'Etruria. Li troviamo a

Tarquinia, poco a Vulci e a Cerveteri, Vetulonia, Veio, e nell'Etruria

laziale. Queste urne fanno vedere che il fondo poteva essere sotto

scavato ( in presenza di un terreno tufaceo), la struttura era quasi

sempre in legno e gli interstizi erano riempiti da argilla che si

doveva sostenere da una sorta di graticci. Questa tecnica la

troveremo molto spesso. La copertura era realizzata da un sistema

di travetti che dovevano formare una griglia ed erano a due livelli:

uno che faceva da base su cui si inseriva materiale stramineo

(vegetale essiccato) e veniva pressato sulle travi da altri travetti

esterni. Per questo i tetti delle abitazioni hanno i travetti esterni,

detto anche "testugginato". Questi travetti venivano porti a incrocio

su un trave di colmo, centrale, ed era quello che dava sostegno alla

struttura. Delle parti di travetti uscivano dal tetto e vengono

arricchiti da protomi, solitamente di tipo fitomorfo o ornitomorfo il

motivo è quello della stilizzazione della barca solare. Sopra al

portichetto sulla porta d'ingresso si creava un vuoto che poteva

essere lasciato aperto perché alla capanna si ha un foro di uscita

dei fumi realizzati con la cottura dei cibi. Le abitazioni dell'area

laziale sono più semplici rispetto all'area toscana. Accanto alle

capanne di forma ovale si potevano trovare anche capanne

rettangolari che sono leggermente più piccole e sono testimoniati

sempre dall'urne a capanna e le pareti o il tetto potevano essere

incise su cui si hanno figurine umane stilizzate e realizzate con la

tecnica della decorazione a pettine, impressa o incisa dopo la

cottura. Si usavano strumenti a forchetta che tracciavano delle

solcature parallele e si hanno sistemi di linee parallele. Poi si

servivano delle cordicelle che veniva impressa sulle pareti e forniva

un solco a chicco di riso.

Da un askòs che dovrebbe rappresentare un otre in pelle, su cui è

realizzato un disegno con figure umane separate da strutture

accessorie, come recinti soprattutto per gli animali.

COME SI VIVEVA IN PERIODO VILLANOVIANO

All'interno dell'abitazione trovava posto, snte, un telaio di cui

troviamo i pesi in ceramica che possono essere a tronco di piramide

o del tipo a ciambella. Questi pesi servono per tenere stabili i fili su

cui veniva passato l'ago e il pettine per creare il tessuto. Potevano

esistere anche telai portatili che consentivano di rappresentare

pezze più piccole. Le attività di tessitura e della filatura sono

testimoniate anche dalle fuseruole che servivano per fermare il filo.

Durante il periodo villanoviano troviamo sia forni (chiusi), sia focolai

(aperti) dove venivano messe braci su delle alari, simili a griglie e si

cucinava. Esistono anche fornelli mobili, cioè doveva essere

possibile trasportare il fuoco all'esterno e all'interno dell'abitazione.

I focolai erano piccoli, con una camera di combustione e una serie

di fori che consentivano l'appoggio di ceramica. La ceramica era

realizzata manualmente con la tecnica del colombino (tornio lento),

che mi permetteva forme globose. Sono forme non precise come la

cottura perché non era controllata. Sempre all'interno della capanna

si prevedeva anche la preparazione di farine con l'utilizzo di

macine,con una pressione con ciottoli che dovevano scivolare sulla

terracotta per lo sbriciolamento e la formazione della farina. I

cereali più comuni sono il farro, l'orzo, il miglio, la segale e il panico.

Assieme ai cereali venivano usati i legumi, consumati come seme o

tramutati in farina e soprattutto sono lenticchie e fave. E l'unione

delle due farine era possibile.

Testimonianze dell'utilizzo dell'aratro come il carrello di Bisenzio

presenta una serie di scene di vita quotidiana in cui sono presenti

applique di bronzo che rappresentano un aratore e l'aratro è

trainato da una coppia di buoi. Questo carrello è di un aristocratico,

lo possiamo dedurre anche la figurazione come il duello, ma ci sono

anche scene più semplici e cioè di un aratura e il personaggio è lo

stesso. L'aristocratico è ancora legato al possesso della terra, oltre

ad essere un guerriero o il pater familias.

all'interno della dieta c'erano anche i latticini, probabilmente ovini e

caprini, portati in ebollizione e filtrati per creare soprattutto ricotte.

Questo lo sappiamo grazie al rinvenimento di vasi filtro usati proprio

per questo. I bovini erano usati più per il lavoro, ma non venivano

mangiate le carni e nemmeno venivano munti.

Già in questo periodo esistono dei percorsi legati alla transumanza

dei greggi estivi. Un'altra attività era quella della caccia che poteva

essere realizzata da singoli individui o da gruppi. Di solito il cervo è

raffigurato al guinzaglio cioè era un tipo di caccia, cioè venivano

legati i cervi maschi che richiamava gli altri e tra cui c'erano le

femmine che venivano uccise.

A larga diffusione era l'impiego del cavallo di cui troviamo

soprattutto la bardatura e soprattutto i morsi, deposti all'interno

delle sepolture soprattutto dall'VIII secolo a.C.

Diventano oggetti molto elaborati perché il cavallo assume un

importanza notevole in quanto diventa l'animale dei guerrieri. Che

esistessero i guerrieri lo vediamo ad esempio da un askos con un

cavaliere sull'ansa del vaso. La decorazione era sempre a cordicella.

Un'idea di come mangiavano lo vediamo dal cinerario di

Montescudaio ad Agro Volterrano dove vediamo il pater familias che

sedeva su una sedia ad un tavolo e questo tipo di arredamento

domestico è sostituito in epoca storica dal modo di mangiare alla

greca cioè su una clinex. Sul tavolino sono presenti focacce e si

vede un grande cratere, cioè un olla cratere che fosse per la

mescita del vino. Veniva raccolta la vite selvatica e viene forse

coltivata e si ipotizza la prima istallazione di vite da vino. Vediamo

una donna che tiene in mano un oggetto che è un flabello con cui

veniva sventolato l'uomo. Durante il periodo villanoviano si

intensifica la raccolta mineraria. Abbiamo degli strumenti in bronzo

o in ferro piuttosto vari come asce ad alette (rappresentano

l'aristocrazia), rasoi dove viene raffigurata un ascia, senza foro ma

con le alette in cui vengono inseriti pezzi di legno che vengono

collegati al manico principale. L'andamento del manico non è mai

rettilineo ma a forma di serpente.

Le necropoli si dispongono di solito in prossimità degli abitati, come

a Tarquinia. Ogni gruppo ha la sua necropoli.

TIPI DI SEPOLTURE

L'uso più diffuso è l'incinerazione, solo in epoca tarda si presentano

inumazioni.

Le incinerazioni di solito sono buche nel terreno che possono essere

rivestite da ciottoli o rivestite con lastre di pietra e viene inserito il

cinerario che può essere contenuto all'interno di uno ziro (grande

olla) oppure ci sono dei gusci in pietra cioè sono dei veri e propri

gusci scavati all'interno e interrati e posto il corredo. Spesso le

sepolture sono collegate tra loro, cioè abbiamo trovato pozzetti

collegati. Gli oggetti di metallo che dovevano corrispondere il

corredo sono posti, di solito, insieme alle ceneri. Il processo

d’incinerazione non era mai totale e i resti erano posti nel cinerario

insieme anche agli ornamenti, e a volte sono proprio dei pezzi di

ossa bruciacchiati.

Con la comparsa della tomba a fossa non finisce l'incinerazione ma i

due modi di seppellire sono usati con la stessa frequenza. Non

esistono differenze né di tipo etnico, né sociale ma è una scelta

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
105 pagine
9 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/06 Etruscologia e antichità italiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher storia92 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Etruscologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Cappuccini Luca.