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ARCHEOLOGIA DELLA VIOLENZA / LA GUERRA TRA LE SOCIETÀ PRIMITIVE - TRISTEZZA DEL GUERRIERO SELVAGGIO
1. Un'etnografia del potere
1963, Clastres legge dati diversi (viaggiatori, missionari, etnografi, antropologi) riguardanti i Guayaki, nomadi cacciatori del Paraguay, cercando di comprendere la persistenza di uno strano potere con capi senza autorità. Una società senza governo e senza stato non è una società, ecco perché i Selvaggi si collocano al di fuori del sociale. Uno stato di natura in cui regna la guerra di tutti contro tutti.
1963 fra i Guayaki, 1965 fra i Guarani, i loro rituali, la loro mitologia, il loro lessico, somiglianze e analogie. Diversi dagli altri 2 sono gli indiani Chulupi, vivono in una zona diversa, anche per lingua e stile di vita.
Clastres ha molto parlato della funzione dei capi, dei riti di iniziazione, dei sistemi familiari, della demografia, della mitologia, della guerra. Ha accettato l'alterità e l'ha
lasciata libera dimostrarsi, le ha dato parola riconoscendole pari dignità, senza ricorrere a definizioni come "popolisenza scrittura", "società di cultura orale", "terzo e quarto mondo", e alternando alla qualifica "primitive" quella di "selvagge". Analisi marxista e strutturalismo sottovalutano il valore del sistema sociale primitivo, la prima, pur riconoscendo la storicità delle culture primitive, le colloca nello stadio inferiore del progresso umano, il secondo, abolendo la dimensione storica, le considera "segno" di una struttura. Entrambe negano che la società primitiva possieda le dinamiche costitutive del vivere sociale e non ne riconoscono una dimensione politica. Clastres, invece, considera il modo in cui la società determina il luogo del potere, liberandosi dalla concezione ingenua dell'evoluzione dell'umanità. Pregiudizio etnocentrico: L'assenza di stato.Rappresentante, garante, agente dellatrasmissione della legge è stata comunemente ritenuta testimonianza di una immaturità dell’organizzazione sociale. Clastres dimostra un rapporto tra sistema politico e mezzi di produzione (primato del politico sull’economico), afferma che i mezzi di produzione, il surplus economico, l’articolazione della divisione del lavoro, sono conseguenti alla nascita e allo sviluppo dello Stato. Il capo delle società primitive non esercita alcun potere. “Paradossalmente, nessuno presta attenzione al discorso del capo, o meglio si finge la disattenzione. Il capo deve sottostare all’obbligo di parlare, le persone non sono invece tenute che a far mostra di non ascoltarlo. Il suo mezzo per ottenere il consenso è la persuasione, fondata sul fascino della sua parola.”
ANALISI DI CLASTRES: Nelle società primitive il potere appartiene al gruppo. Non vi è nessuna divisione politica. La guerra è
Legata alla dispersione, alla molteplicità, alla frammentazione continua della comunità, Clastres dimostra che la guerra è il modo di rendere l'Uno (lo Stato) impossibile e che il pluralismo è il nemico principale dello stato. Pagina 1 di 11
Affermare il valore del guerriero equivale a rifiutare il punto di vista che esalta l'arbitrato tra i contendenti. Lo Stato è ad un tempo contro la guerra e in favore della guerra: è "contro" in quanto non può tollerare all'interno della sua società le lacerazioni procurate dall'animosità dei gruppi che la compongono, ma è "in favore" dei conflitti che espandono al di fuori delle sue frontiere la sua identità. Le società selvagge lottano tenacemente per impedire la rottura del corpo sociale.
Clastres avverte il pericolo di un relativismo culturale che riduca l'"altro" ad una pallida copia del "sé".
chiede quindi che le differenze siano colte “ognuna per sé”, “differenze determinate da ciò che ci è più familiare”. La società primitiva è una società che si oppone al cambiamento, un pensiero profondamente saturo di sacralità e di religione: niente della vita sociale appartiene alla creazione umana. Anche riguardo l’economia (intrisa dalla politica), produrre solo le quantità necessarie alla sopravvivenza del gruppo, respingere l’accumulo di beni, perché dall’accumulo si origina la divisione del corpo sociale, solo il capo produce più di quanto gli serve ma produce per donare. La guerra nasconde un paradosso: da un lato permette alla comunità primitiva di conservare la sua indivisibilità, ma dall’altro alimenta i germi della divisione della società in padroni e sudditi. Non trovando lotta di classe nelle società primitive, Clastres pone allabase del conflitto la lotta dei sessi (donne alienate e sfruttate dall'uomo), spostando l'analisi sui particolari modi per mezzo dei quali le culture apprendono e pensano la differenza fra i sessi nei loro miti e nei loro riti, attaccando il discorso strutturalista che considera le donne un bene prezioso, un bene di scambio, un bene di consumo. Le donne, come madri, si pongono nel "percorso della vita", mentre gli uomini, come guerrieri, si pongono nel "percorso della morte". Clastres, sostenendo che la guerra è l'unico mezzo che possa mantenere indiviso il corpo sociale, dimostra che il "bon sauvage" non esiste, ma è stato costruito dal pensiero e dalla mistificazione occidentale. Per non restare prigionieri della concezione esotica del mondo primitivo bisogna compiere il "decentramento del sé", accettando che quando lo specchio non riflette la nostra immagine non significa che non ci sia nulla da vedere. IlIl linguaggio dell'uomo civilizzato è diventato esterno (solo mezzo di comunicazione e informazione), per l'uomo primitivo non c'è linguaggio poetico, perché il suo linguaggio è già in sé stesso un poema naturale in cui riposa il valore delle parole.
Clastres: Potere, Stato, guerra, diversità, insofferenza per l'ambizione politica e per l'accumulo dei beni, lotta tra i sessi, essere per la morte, essere per la vita, la lotta costante contro il potere dell'Uno. Pagina 2 di 112. Archeologia della violenza / La guerra tra le società primitive.
Nella letteratura etnografica la violenza è evocata soprattutto per mostrare l'orrore che ispira alle società primitive, per stabilire che esse sono in fin dei conti società contro la violenza. Ma la violenza non compare affatto nell'orizzonte della vita sociale dei Selvaggi, a cui è estraneo ogni conflitto armato. E' dalla
scudo, simbolo di forza e potere. Questa rappresentazione dei popoli indigeni come selvaggi e primitivi ha contribuito a giustificare la colonizzazione e l'oppressione nei confronti di queste popolazioni. Tuttavia, negli ultimi decenni, c'è stata una crescente consapevolezza dell'importanza di riconoscere e rispettare la diversità culturale e sociale di questi popoli. Si è cercato di superare gli stereotipi e di promuovere una rappresentazione più accurata e rispettosa delle loro culture e tradizioni. Oggi, molte comunità indigene stanno lottando per preservare le proprie identità e i propri diritti. Si stanno organizzando per difendere le proprie terre, la propria lingua e la propria cultura. È importante sostenere queste iniziative e lavorare per una maggiore inclusione e uguaglianza per tutti i popoli del mondo.essere per la guerra. Logica oppositiva di Hobbes: egli contrappone l'immagine dell'uomo nella sua condizione naturale, "una società senza governo e senza stato non è una società, i Selvaggi vivono nello stato di natura in cui regna la guerra di tutti contro tutti", l'assenza dello stato permette la generalizzazione della guerra e rende impossibile la nascita di una società. Non si può quindi pensare alle società primitive senza pensare alla guerra.
Non esistono più al mondo società primitive assolutamente libere. Gli YANOMAMI sono l'ultima grande società primitiva al mondo.
Il discorso canonico sulla società e sulla guerra primitive presenta tre grandi direzioni: un discorso naturalista, un discorso economicista e un discorso che la considera come fenomeno di scambio (discours échangeiste).
- Discorso Naturalista
Formulato da André Leroi-Gourhan (il gesto e la parola),
è una concezione storico-etnologica della società primitiva che accetta il legame indissolubile tra società arcaica e guerra, un organismo sociale, una particolare idea della violenza, la quale sarebbe una proprietà zoologica, un dato naturale che affonda le proprie radici nell'essere biologico dell'uomo. L'aggressione appare come tecnica fondamentale collegata all'acquisizione e la sua funzione iniziale è la caccia in cui si confondono aggressione e conquista del cibo. Soddisfacimento che la natura ha iscritto nel cuore dell'organismo vivente: la SOPRAVVIVENZA. I cacciatori diventano quindi guerrieri e la forza armata è il mezzo per esercitare il potere politico sul resto della comunità. La caccia all'uomo, lo scopo dell'uccisione non è mangiarli ma espellerne la dimensione propriamente sociale.
- Discorso economicista(Discorso anonimo del XIX sec.) Espressione di una convinzione generale, un
senso comune. Una volta dissolta la credenza che vedeva nella vita primitiva una vita felice, il vecchio discorso si rovesciò nel suo contrario: il mondo dei Selvaggi divenne bene o male il mondo della miseria e della sofferenza, di recente questo sapere popolare ha ricevuto uno statuto scientifico nell'ambito delle scienze umane diventando un discorso erudito, ragioni e conseguenza della miseria dei primitivi. Un'economia di sussistenza che consente ai Selvaggi di sopravvivere. In questa economia della miseria si verifica il fenomeno della guerra, dovuta alla scarsità dei beni materiali disponibili e quindi la concorrenza tra i gruppi spinti dal bisogno di appropriarsene sfociando nel conflitto armato. Solo gli Eschimesi della Groenlandia sfuggono a tale generalizzazione (M. Davie), eccezione dovuta all'ostilità estrema dell'ambiente naturale che impedisce loro di utilizzare l'energia in attività differenti dalla ricerca.ca dell'antropologia) che sostiene che le condizioni materiali di vita influenzano profondamente la cultura e la società umana. Secondo questa prospettiva, le diverse condizioni ambientali in cui vivono le popolazioni umane hanno un impatto significativo sulle loro pratiche culturali, sulle loro strutture sociali e sulle loro ideologie. Ad esempio, le popolazioni che vivono in regioni con abbondanti risorse alimentari tendono ad avere una cultura basata sull'agricoltura e sull'allevamento di bestiame. Questo perché la disponibilità di cibo in queste regioni permette loro di sviluppare pratiche agricole e di allevamento che soddisfano le loro esigenze alimentari. D'altra parte, le popolazioni che vivono in regioni con risorse alimentari limitate, come i deserti, devono adattarsi a condizioni ambientali estreme. Questo può comportare la pratica di tecniche di sopravvivenza specifiche, come la caccia e la raccolta di cibo selvatico, o l'utilizzo di risorse alimentari non convenzionali, come insetti o piante adattate a climi aridi. Inoltre, le condizioni ambientali influenzano anche le strutture sociali e le ideologie delle popolazioni umane. Ad esempio, nelle società agricole, la disponibilità di cibo in abbondanza può portare alla formazione di gerarchie sociali basate sulla proprietà della terra e sul controllo delle risorse alimentari. Al contrario, nelle società nomadi o di cacciatori-raccoglitori, in cui le risorse alimentari sono più limitate e meno stabili, le strutture sociali tendono ad essere più egalitarie. In conclusione, le condizioni ambientali hanno un impatto significativo sulla cultura e sulla società umana. Le diverse modalità di adattamento alle condizioni ambientali influenzano le pratiche culturali, le strutture sociali e le ideologie delle popolazioni umane. Questo discorso scientifico si adatta all'antropologia marxista, che considera le condizioni materiali di vita come un fattore chiave nello sviluppo della cultura e della società umana.