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A.
dell’io mediante un oggetto, trova un’interessante esemplificazione nell’esercito e nella chiesa.
Come ideale il soldato ha i superiori e il religioso il Cristo. E si identificano in entrambi i casi con i
propri simili. Nell’evoluzione mentale dell’umanità è possibile indicare
B. il punto in cui il progresso
dalla psicologia collettiva a quella individuale si attuò anche per il singolo: mito dell’orda
primordiale.
C. Pulsioni sessuali dirette e pulsioni sessuali dirette inibite nella meta. I legami emotivi
teneri appaiono sempre espressioni di impulsi che non mirano al sessuale, seppure siano derivati da
impulsi che avevano tale meta. Le pulsioni sessuali inibite nella meta hanno su quelle non inibite un
grande vantaggio: rendono i legami più duraturi. Tutti i legami su cui poggia la massa sono del tipo
delle pulsioni inibite nella meta.
Lo stuolo dei fratelli deve essere stato spinto all’uccisione del padre dall’amore per le
D.
madri e sorelle, ed è difficile presentarsi tale amore altrimenti che alla stregua di una fusione
indivisa e primitiva di amore sensuale e amore tenero.
L’innamoramento poggia sulla presenza simultanea di impulsi sessuali diretti e
E.
inibiti nella meta, mentre l’oggetto attira su di sé una parte della libido narcisistica dell’io. In essa
c’è posto solo per l’io e per l’oggetto.
L’ipnosi condivide con l’innamoramento la limitazione a queste due persone, ma
F.
poggia per intero su impulsi sessuali inibiti nella meta e mette l’oggetto al posto dell’ideale dell’io.
La massa moltiplica tal processo, concorda con l’ipnosi quanto alla natura delle
G.
pulsioni che la tengono unita e nella sostituzione dell’ideale dell’io tramite l’oggetto, ma vi
aggiunge l’identificazione con altri individui, la quale è resa forse in origine possibile dall’identica
relazione istituita con l’oggetto. –
Saggio 5 Il disagio della civiltà (1929)
I
Freud in questo saggio parte dal principio del piacere, che risiede nell’es e che senza regole ci porta
ad atti violenti. Il grado di sviluppo di una civiltà si può calcolare il baso al suo grado di differire il
principio di piacere, ovvero gli impulsi dell’es, e il non esserne schiavo. Delle volte il principio di
realtà deve prevalere sul principio del piacere. Nei 3 soggetti (selvaggio, nevrotico e bambino) il
principio di piacere è sempre maggiore di quello della realtà. Questi due principi in equilibrio
generano un soggetto normale, equilibrato. Ma come entrano in conflitto?
sentimento che egli definisce “oceanico”, termine che fuoriesce
Freud parte dalla descrizione di un
in un carteggio epistolare. Il cedente spesso chiede: “ma come non senti questo elemento eterno?
Questo essere legato a tutti gli uomini? Freud afferma che in sé egli non lo avverte e che si tratta di
“indissolubile legame, di immedesimazione con la totalità del mondo esterno”.
un sentimento di
Freud si chiede come è possibile che gli altri lo provino e cerca di formulare un’ontogenesi di
questo sentimento.
Normalmente nulla è per noi più sicuro del senso di noi stessi, del nostro proprio io. Tuttavia verso
l’esterno l’io sembra mantenere linee di demarcazione chiare e nette. Solo nell’innamoramento il
io e oggetto minaccia di dissolversi. L’innamorato afferma che io e tu siano un’unica
confine tra casi il senso dell’io è soggetto a disturbi e i confini dell’io non sono
cosa. Ma come accade in vari
stabili. Un ulteriore riflessione ci porta a pensare che questo senso dell’io non è stato tale fin da
piccoli. L’individuo parte prima come unione agli altri uomini e dopo avviene la separazione. Il
lattante non distingue ancora il proprio io dal mondo esterno ma apprende a farlo con gradualità e
con varie sollecitazioni, quando ad esempio scopre che i propri organi corporei possono procurargli
e questi organi sono qualcosa che vengono percepiti come “al di fuori”. O ad esempio
del piacere
un’altra situazione è quando il bambino si stacca dal sen. Questo processo graduale porta alla
all’insediamento del principio
scoperta di ciò che è esterno e ciò che è interno, e porta passo passo
a dominare il posteriore sviluppo. Dunque in origine l’io include tutto, ma
di realtà, che è destinato
pian piano separa da sé un mondo esterno. Se ammettiamo che questo stato primordiale si sia
conservato in qualche angolo della nostra mente possiamo spiegare questo sentimento oceanico.
Freud propende per ciò poiché crede nella psiche nulla può perire e che tutto in qualche modo si
conserva. Freud, attestato ciò si chiede come possa essere considerato la fonte dei bisogni religiosi.
Freud crede che un sentimento può essere fonte di energia solo se è l’espressione di un bisogno e
dunque crede che il bisogno religioso derivi dall’impotenza infantile e dalla nostalgia del padre.
Quest’impotenza, oltre che nella fase infantile, si alimenta continuamente nell’angoscia di fronte
allo strapotere del fato, verso il quale il soggetto si sente impotente. Non c’è un bisogno più forte e
più radicato nell’infanzia quanto quello della protezione paterna.
Freud ipotizza ancora che questo sentimento oceanico sia entrato in contatto con la religione, e che
egli vede come il primo tentativo di consolazione religiosa, come un altro modo di negare il
pericolo che l’io riconosce nel mondo esterno. II
L’uomo comune non può immaginarsi questa provvidenza se non nella persona di un padre
straordinariamente elevato. Solo un essere simile può comprendere i bisogni del figlio. La vita, così
come ci è imposta è troppo dura da sopportare e per sopportarla dobbiamo avere qualche maniera
per alleviarla. Tre sono i rimedi: diversivi potenti che ci fanno prendere alla leggera la nostra
miseria; soddisfacimenti sostitutivi che la riducono; sostanze inebrianti che ci rendono insensibili ad
essa.
Inoltre la domanda sul senso della vita è stata posta innumerevoli volte e ancora una volta sembra
che solo la religione sia in grado di rispondere a questa domanda. Freud si chiede allora cosa sia per
gli uomini lo scopo della vita: la felicità. Questo desiderio ha due facce: una meta positiva e una
l’assenza del dolore e dall’altro l’accoglimento di sentimenti intensi di
negativa, da un lato 1) 2)
piacere. Come si può vedere il principio del piacere è ciò che regola la nostra vita anche se il suo
programma è in conflitto con il mondo esterno.
La sofferenza ci minaccia da tre parti:
- Il corpo: destinato a perire e a disfarsi (dunque ha de limiti) e che non può eludere quei
segnali di allarme quali il dolore e l’angoscia.
- Il mondo esterno: che può agire contro di noi con strapotenti mezzi, non possiamo gestire in
toto la realtà esterna.
- Relazioni con altri uomini, la civiltà.
Tutte e tre mostrano la contrapposizione tra l’io come fonte di piacere e la realtà esterna. Sotto la
pressione di queste possibilità di soffrire va a diminuire anche la pretesa della felicità, così come
sotto l’influsso del mondo esterno anche lo stesso principio del piacere si trasforma in un modesto
principio di realtà.
1) Diminuzione del dolore Per quanto riguarda il diminuire il dolore, si può attuare come
varie scuole ci hanno insegnato tramite vari metodi: tramite il soddisfacimento sfrenato di
tutti i desideri, la volontaria solitudine dell’eremita che decide di non farsi ferire dal mondo;
la scienza che può in un certo qual senso assoggettare la natura; l’intossicazione, la
tramite
presenza nel corpo di sostanze estranee che ci provocano piacere; il medesimo cammino si
ha quando si vuole governare la vita pulsionale: il piacere si ha qui se le pulsioni vengono
signoreggiate, poiché ciò causa meno dolore rispetto all’inibirle. L’ultima impedisce
drasticamente le possibilità di godimento: il senso di felicità derivante dal soddisfacimento
di un moto pulsionale sfrenato, non domato dall’io, è senza confronti più intenso di quello
ottenuto saziando una pulsione addomesticata.
Un’altra tecnica è lo spostamento della libido
Accaparrarci un po’ di felicità:
2) qui otteniamo il soddisfacimento attraverso illusioni
riconosciute come tali: opere d’arte
o Godimento delle
Creazione delle opere d’arte: provare felicità nella creazione dell’arte
o Quiete: è la scelta dell’eremita che volta le spalle al mondo
o L’amore: è temporanea ma ha soprattutto molti lati negativi poiché la sofferenza
o dell’oggetto amato è una delle sofferenze più difficili da
presumibile per la perdita
sopportare.
o La trasformazione della realtà: la sostanza del mondo oggettivo non è modificabile, e
chi pensa di farlo si è illuso già alla base. Lo stesso vale per le forme della società:
o repubblica la repressione è sempre una sola. Non c’è alcun
che sia monarchia 4
contatto tra le forme della società e le forme della repressione.
o La religione
Si può però dire che per qualche aspetto ognuno di noi si comporta come il paranoico,
correggendo, tramite una formazione di desiderio, un lato del mondo per lui intollerabile e
iscrivendo nella realtà questo delirio. Importanza rilevante riveste il caso in virtù del quale
un numero notevole di persone si accinge insieme al tentativo di procurarsi una garanza di
felicità e un riparo dalla sofferenza tramite una trasformazione delirante della realtà. Alla
stregua di un delirio collettivo siffatto dobbiamo caratterizzare anche le religioni
dell’umanità. Non riconosce mai il delirio chi vi partecipa. P.217
Per Freud la religione pregiudica questo gioco di scelta e di adattamento, egli crede infatti
che ci sia qualcosa di sbagliato nel modo in cui lo fa la religione soprattutto perché egli
crede che raggiungere la felicità sia un processo individuale. Il suo limite è che la religione
vuole dare la felicità in modo omologante, imponendo a tutti in egual modo il
raggiungimento della felicità e la limitazione della sofferenza. La sua tecnica consiste nello
sminuire il valore della vita e nel deformare l’immagine del mondo reale. Fissa una sorte di
infantilismo psichico, poiché risponde alla richiesta di protezione che rimanda alla figura del
padre (che qui è il divino), creando una continuit&