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LA FORMAZIONE DELLO STATO MODERNO: HOBBES, LOCK E ROUSSEAU
Hobbes, Lock e Rousseau hanno degli elementi in comune ma in opposizione rispetto alla tradizione.
Inoltre hanno anche degli elementi che li differenziano tra loro. Il pensiero politico moderno è nato in questi
secoli e ha in questi tre autori i maggiori esponenti.
La novità comune a tutti e tre è un rifiuto della teoria tradizionale, aristotelico-tomista, secondo cui l'uomo è
un "animale politico". 12 di 61
L'uomo non è un animale politico, ma il punto di partenza non è così positivo. Espressioni comuni a tutti e tre
questi autori sono lo Stato naturale e l'utilizzo del contratto come elemento costitutivo.
1. HOBBES
Hobbes è un grande scettico. Quando si studia il pensiero di un autore la biografia è fondamentale perché
nessuno fa uno studio astratto, specie di queste tematiche. Hobbes scrive quando l'Inghilterra vive le
stagioni di guerre civili, infatti è angosciato da un problema: la pace sociale. In vista di questo bene sacrifica
tutto. Questa è la sua prospettiva, Locke che vive dopo non ha più questa angoscia, infatti egli vivrà la
gloriosa rivoluzione del 1689.
La contestazione è sul punto di partenza, gli uomini non sono animali politici e socievoli ma il dato di natura
è preoccupante, tale per cui non si possa vivere senza lo stato. Due sono gli elementi:
"Bellum omnium contra omnes". La guerra di tutti contro tutto
• "Ius omnium in omnia". Il diritto di proprietà non c'è nello stato di natura, tutti hanno diritto a tutto.
•
In una situazione così, di perenne conflitto, ci sono individui l'uno contro l'altro. Questo è lo stato di natura. In
uno stato così quello che manca è la certezza, la sicurezza.
Si parte da una visione estremamente individualista. Quindi al massimo si riescono a giustificare relazioni di
interesse o di utilità. Il legame tra persone viene istituito quando si ha un interesse.
Dato che questa situazione è invivibile nasce lo stato, ovvero la società politica.
Occorre trovare qualcuno che concentri la forza (lo stato viene mostrato come estremamente necessario,
serve per poter sopravvivere. Ma non c'è alcun entusiasmo verso questa istituzione). Lo Stato viene definito
da Hobbes come "sovranità", dove c'è un sovrano non ci sono cittadini, ma ci sono sudditi. Per Hobbes
sovranità significa potere concentrato in un unico soggetto.
Costituzione della sovranità: la sovranità si costituisce con un contratto (questa parola è comune a tutti e
tre gli autori, sono tutti e tre contrattualisti) tra i singoli e il soggetto che diventerà sovrano. I contraenti
sono tutti i singoli individui, Hobbes non ha il concetto di populus. Questo perché il concetto di populus
implica una soggettività, Hobbes invece ha il concetto di multitudo. La multitudo di individui rinuncia alla
quota forza che ciascuno ha e la trasferisce al sovrano. Questa visione nasce dalla sua ossessione delle
guerre civili, affinché non scoppino si deve accentrare tutto il potere in un'unica figura. Ciò che caratterizza
lo Stato è la coercitività. Non c'è niente di nobile nella concezione di Stato di Hobbes, ha una visione
autoritarista perché tutto nasce dalla sua esigenza di sicurezza.
Oggetto del contratto: si rinuncia ad avere un esercito, si rinuncia a far valere la propria volontà, si
rinuncia alla giurisdizione e alla proprietà. In cambio la sovranità ha il dovere di garantire la vita.
Caratteristiche della sovranità: le principali sono tre:
irrevocabile: non si può tornare indietro perché nel patto fondativo dello Stato la sovranità si è impegnata
• in una cosa sola, ovvero con la concentrazione della sua forza si è impegnata a garantire condizioni di vita
la più sicura possibile. Quindi se tra la moltitudo c'è qualcuno di sedizioso il compito della sovranità è
renderlo innocuo. Se la sovranità non svolge il suo compito la moltitudine, nel suo insieme, può sollevarsi e
cacciarla, questo è l'unico caso previsto. In Hobbes non c'è il problema del tiranno, come invece in San
Tommaso, questo perché per lui la sovranità non è mai troppo forte; il problema per Hobbes è l'opposto,
ovvero una sovranità troppo debole. C'è un particolare che rende Hobbes moderno: la sovranità non viene
da Dio ma viene dalla moltitudine che si accorge che è conveniente che si faccia il patto istitutivo della
sovranità. Egli afferma: "pacta sunt servata", ovvero i patti vanno rispettati.
assoluta: assoluta significa sciolta, slegata, senza vincoli. Quando si parla di regimi assoluti Hobbes è il
• più citato. È un esempio di stato moderno assoluto, il che vuol dire che la sovranità non ha da rispettare
niente di esterno o di previo. È la volontà del sovrano che fa la legge, questo perché i sudditi non hanno
più volontà avendo ceduto la loro quota nel patto costitutivo. Quindi non è la verità che fa la legge, la verità
non è il fondamento ma diventa una conseguenza (ovvero quello che stabilisce il sovrano diventa vero).
L'assolutismo del sovrano può essere anche definito o positivismo giuridico (la legge è quella posta e non
ha riferimenti al di fuori della volontà del legislatore. Questa concezione implica una grande novità, per San
Tommaso il riferimento era la legge naturale, ora la legge naturale scompare) o legalismo etico (è la stessa
sostanza vista in un'altra prospettiva. Significa che al limite l'etica si costituisce a partire dalla legge). Sono
due concetti moderni. La questione del rapporto tra legge naturale e legge civile è presente anche in
Hobbes: la legge civile è quella fatta dalla sovranità e la legge naturale, che pure lui mantiene, si riduce ad
un contenuto sintetico, ovvero che i patti devono essere rispettati. Egli scrive che l'omicidio è censurato,
come anche il furto, ma aggiunge che "che cosa sia omicidio e che cosa furto lo stabilisce la sovranità". La
legge naturale viene ridotta ad una dimensione formale. Ci si deve chiedere se il sistema politico di
Hobbes è totalitario. No, non lo è: è assoluto ma non totalitario. Questo perché i regimi totalitari nascono
dall'idea di qualcuno che vuole rivoluzionare il mondo (il regime di Hitler vuole ricostruire il mondo sulla
razza ariana) nel convincimento che la politica salverà il mondo. Hobbes invece, per carattere, è uno
scettico; non crede che si possa cambiare l'uomo ma è preoccupato di limitare i danni. Uno scettico non
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sarà mai un rivoluzionario, parte dal convincimento che l'uomo se non sta nel recinto dello Stato si
autodistrugge.
indivisibile: dove indivisibile implica due modalità: una all'interno dei poteri e l'altra nel rapporto chiesa-
• stato. Il potere politico è indivisibile. Un potere politico diviso nelle sue competenze (legislativo, esecutivo e
giudiziario) per Hobbes è il principio di una possibile nuova guerra civile. Quindi, affinché non ci sia
conflitto, il potere politico non può essere diviso: lo stesso soggetto deve fare le leggi, farle applicare e
giudicare il comportamento dei sudditi. La partecipazione dei singoli, dopo la stipulazione del contratto,
consiste esclusivamente nell'obbedienza. Poi di deve analizzare anche il rapporto chiesa-stato. Per
Hobbes, dato che aborra ogni divisione perché ha paura della nascita di un conflitto, il potere è uno solo ed
è quello dello Stato: il potere politico ingloba anche la sfera ecclesiastica. Infondo Hobbes non fa che dare
uno statuto teoretico ad un fatto avvenuto, infatti in Inghilterra il re diventa un'autorità religiosa a seguito
dello scisma. Anche oggi la regina è un capo religioso.
[Il Belmont è il caos, lo stato di natura. Il Leviatano (sinonimo dello Stato) è il mostro a due teste della
bibbia. Il potere religioso è sotto questo, c'è la riduzione del potere della chiesa a quello dello Stato.Ciò che
fa uscire dal Belmont è proprio il Leviatano].
In conclusione Hobbes è moderno perché l'impostazione del discorso politico si allontana dalla tradizione
classica-medievale. Il Suo obiettivo è la sicurezza, la pace. Il problema però è che per raggiungere questo
obiettivo ha distrutto la libertà (Lock, invece, sarà il padre del liberalismo). La sovranità può rendere legge la
sua volontà. Poi non è detto che sarà arbitraria, ma non essendo vincolata da niente non si può parlare di
arbitrio ma di esercizio della volontà della sovranità.
San Tommaso era gius-naturalisma, lo stato di natura interpretato dalla ragione trova la legge naturale.
Hobbes in contrasto era gius-positivista. Però a suo modo anche lui fa un riferimento alla natura, ma come
una situazione da cui uscire e non come situazione normativa e di riferimento. A volte la posizione di Hobbes
viene anche definita gius-naturalismo moderno proprio perché cita lo stato di natura come situazione di
partenza e conflittuale, una situazione da cui bisogna distaccarsi per evitare i conflitti civili.
[Esempio: legge naturale e legge civile --> In America esiste l'aborto a nascita parziale, infatti si può abortire
fino all'ottavo mese. Viene messo il feto in posizione podaica, viene fatto uscire tutto il corpo del bambino dal
grembo della madre tranne la testa. Poi si procede all'eliminazione. Dato che non esce la testa non si tratta
di omicidio. Se esce anche la testa si tratta di omicidio].
[Esempio: come si definisce l'oggetto di un'azione --> uno dei comandamenti dice di non dire falsa
testimonianza. Però si deve definire cosa è bugia. La menzogna è dire ad un altro che ha diritto di sapere
qualcosa di diverso da quello che sai. Mentire al nemico che vuole danneggiarti non è menzogna, perché il
nemico non ha diritto di sapere. In questo caso la menzogna è per legittima difesa].
[Esempio: il comandamento non uccidere va precisato, è sempre vietato uccidere direttamente l'innocente,
non il colpevole. Indirettamente si potrebbe uccidere anche l'innocente. Ovviamente la difesa deve essere
proporzionata].
Questi sono esempi che definiscono come ci sono degli accenni della legge naturale.
2.LOCKE
È il padre del liberalismo. Si possono notare delle analogie con il pensiero di Hobbes soprattutto
nell'impianto di partenza. Anche Locke è un contrattualista, si ha un patto che istituisce lo stato;