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Il problema è che qualsiasi filosofo che parte da queste premesse si trova in conflitto con il fatto che la gente poi fa casini, cioè il male esiste
e esistono delle cose sbagliate, che vengono dal libero arbitrio. Secondo Spinoza il libero arbitrio è la base dell’etica. Questo è quello che ci
interessa, cioè non c’è etica senza libero arbitrio. Perché se il mondo fosse tutto ordinato come l’ha pensato Dio, siccome Dio non è che può
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sbagliare, sarebbe tutto a posto, perché tutte le strutture fisiche sono in accordo l’una con l’altra. Tenete conto che fino a Darwin il pensiero
dominante era che le cose funzionassero in un certo modo perché Dio le aveva fatte così, uno diceva guarda che intelligenza che aveva Dio
che ha fatto la giraffa perché così mangia le foglie dagli alberi, se avesse il collo corto sarebbe morta di fame. É vero, cioè se la vedi così è
giusto. Darwin dice un’altra cosa, che a forza di passare con le generazioni, in quel posto in cui c’erano gli alberi con le foglie buone in alto,
le giraffe con il collo corto sono morte, quelle con il collo lungo si sono riprodotte e quindi adesso vedi che in quell’ambiente c’è un animale
che ha il collo lungo. E quindi tu dici guarda come funziona bene, non è così, il nesso di causalità è diverso. Tutto questo fino a Darwin non
c’era, si diceva guarda come funziona bene il mondo, ogni effetto ha la sua causa. Esistono le prede e i predatori, guarda come l’universo è
stato creato bene. Al freddo ci sono gli animali con la pelliccia, nell'acqua ci sono i pesci, etc. Allora il mondo è talmente perfetto che non c’è
spazio per l’errore, e quindi il male viene dal libero arbitrio. Ma abbiamo veramente scelta, dice Spinoza? Alcune volte ci sembra che una
certa decisione venga assolutamente presa da noi. Il problema è che lui dice che questo vale sempre, anche quando uno è ubriaco oppure
ci sembra che abbia una qualche forma di demenza oppure un bambino. Quindi anche chi secondo noi giudica in modo sbagliato, nella sua
testa giudica bene. Quindi secondo Spinoza ci sono cause sia esterne sia interne che determinano le nostre azioni. Quindi questa questione
del libero arbitrio in pratica si riduce al fatto che noi facciamo fatica ad accettare il fatto di essere condizionati. Perché uno può pensare che
non posso decidere se ho tanti capelli o pochi capelli, se sono alto o basso, ma come comportarmi posso deciderlo. Allora bisogna prendere
in considerazione che se c’è il libero arbitrio, le nostre azioni, che comportano punizioni, ricompense, giustizie, si affermano nell’ambito della
società, quindi dello Stato. Secondo Spinoza se tutti agissero secondo la ragione, se tutti fossero razionali etc. non ci sarebbe bisogno dello
Stato. Dato che non è così, serve la presenza di uno Stato. E solo in un contesto di una società il concetto di bene o male secondo Spinoza
può essere concepito. Ciò che lui definisce “egoismo etico” cioè ognuno tende ad autoaffermarsi, l’egoismo etico trova temperamento nella
società, nel fatto che esista uno Stato. Quindi ognuno è libero di cercare il proprio vantaggio, si può essere obbligati a fare solo ciò che si è
in grado di fare. Essendo inseriti in un contesto di società, dobbiamo contemperare questo egoismo etico con il bene collettivo. Il passaggio
poi lo riprenderemo con i filosofi utilitaristici. Ci sono due tipi di utilitarismo, c’è l’utilitarismo animale e l’utilitarismo che guarda più nel lungo
periodo. L’utilitarismo animale è che uno si ubriaca, mangia come maiale, però a questo non si arriva perché si pensa che il mattino dopo si
sta male per esempio. Oppure uno dice bugie, arriva tardi agli appuntamenti, però poi se gli altri capiscono che è così, poi non gli conviene.
Quindi c’è l’utilitarismo immediato e l’utilitarismo che guarda nel lungo periodo. L’utilitarismo immediato secondo Spinoza sarebbe l’egoismo
etico, devo guardare me stesso e basta. Ma siccome vivere da solo alla fine è più faticoso che vivere all’interno di una società, mi conviene
avere uno Stato che mi limita perché comunque l'utilità complessiva è maggiore rispetto al caso opposto. Questo è un principio abbastanza
importante della finanza, quando si dice per esempio che l’onesta è la miglior politica commerciale, “honesty is the best policy”. C’è sempre
un confine abbastanza sottile tra il dire la verità e non dire la verità, oppure dirla tutta o dirne una parte. Il principio è non si copia agli esami.
Aristotele vi dice non si copia agli esami. L’egoismo etico di Spinoza dice decido io se si copia o meno agli esami. L’utilitarismo animale dice
certo che si copia, così non studio e la sera prima esco. L’utilitarismo diciamo commerciale, da società avanzata, è che devo pensarci bene
perché se mi faccio la reputazione che copio, poi magari tra dieci anni mi capita di trovarmi sul mondo nel lavoro e dall’altra parte del tavolo
trovo un mio ex compagno di corso e lui magari dice ai suoi colleghi, fidiamoci di questo qua però era uno che copiava sempre. Mi conviene
oggi rischiare, per non studiare gli ultimi 3 giorni, di perdere un affare importante tra dieci anni perché avevo la reputazione di quello che non
studiava e che copiava? Quindi è sempre utilità, ma è un’utilità mediata. Tornando a noi, la società mi limita, però mi conviene di più essere
nella società e quindi ho l’impulso razionale ad agire in modo morale per puro interesse personale. Quindi essere etici per interesse, non per
aderire a delle norme o perché è giusto, ma perché conviene. L’evoluzione di questo concetto è il “contrattualismo morale”, quindi noi siamo
morali perché, per regole anche implicite, abbiamo stabilito di essere così. Abbiamo stabilito di essere puntuali, di non copiare, di restituire i
soldi che ci hanno prestato, etc. Non fare certe cose perché sembra esserci un motivo etico, ma in realtà il vero motivo è la convenienza. Se
vogliamo esagerare uno dei mondi in cui sono più fissati con l’etica è il mondo delle banche di investimento, che è uno dei mondi più spietati
da un punto di vista delle relazioni tra persone. Ma sono fissati con l’etica per il motivo della reputazione, perché il costo di perdere un affare
è talmente alto che conviene comportarsi bene. É quindi il contratto sociale che ci fa rispettare le convenzioni etiche. Un esempio di Spinoza
è perché il suicidio è da condannare? Ovviamente secondo la dottrina religiosa va contro il comandamento non uccidere quindi non bisogna
uccidere nemmeno se stessi. Lui dice che non serve arrivare fino a quel punto, ma semplicemente è contro l'egoismo etico, vuol dire che sei
debole, non hai fatto bene i tuoi calcoli. Essere virtuosi significa preservare la propria esistenza, quindi il suicidio non è una contravvenzione
al comandamento di non uccidere, ma è una cosa sbagliata dal punto di vista dell’egoismo etico. Come pure l’egoismo etico fa sì che chi è
razionale agisce sempre onestamente, non inganna gli altri. Se ingannare fosse razionale allora dovresti ingannare sempre, ma se inganni
sempre la cosa non funziona, se tutti dicessero sempre bugie il mondo non funzionerebbe.!
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8. Thomas Hobbes!
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Secondo Hobbes l’uomo è un animale meccanico che ha come unico obiettivo l’interesse personale, quindi egoismo puro. L’unico movente
del comportamento umano è la ricerca del piacere ed il cercare di evitare il dolore. Secondo lui questi sono gli istinti, mentre il potere del
ragionamento, cioè il potere di reagire, di controllare questi istinti lo lascia abbastanza scettico. Per quello che riguarda i giudizi morali ritiene
che siano distorti dall’interesse personale e dai piaceri/dolori del momento. E in particolare dice una cosa che per esempio io non condivido,
siamo inclini ad usare i sentimenti e gli impulsi come misure di giudizio del comportamento altrui. Quindi giudichiamo il comportamento altrui
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e nella nostra testa ci facciamo una rappresentazione razionale. Siamo mossi nel nostro giudizio dai nostri sentimenti ed inclinazioni. Inoltre
Hobbes è molto scettico sul fatto che quando noi allontaniamo il nostro ragionamento dalle cose reali, rischiamo di fare dei ragionamenti che
appunto perdono il contatto con la realtà e quindi metterci a discutere di questioni astratte, anche contraddicendoci. Quindi ci formiamo delle
credenze sulle entità soprannaturali solo per motivi di paura, sentimentali, di impulsi e prendendo questo esempio fa vedere come il nostro
giudizio possa essere distorto. E un altro modo con cui il nostro giudizio può esser distorto è sulla base di argomentazioni retoriche da parte
dei nostri interlocutori. Ad esempio tutto il fascino che esercita Socrate, se leggete i dialoghi socratici c’è molta retorica nelle argomentazioni,
quindi gli argomenti che vengono trattati vengono basati molto su ragionamenti induttivi e dialettici ma che tendono a distaccarsi dalla realtà.
Quindi l’uomo è razionalmente egoista ma allo stesso tempo fa delle cose altruistiche, e allo stesso tempo fa anche cose inutilmente crudeli
e a volte contro il proprio interesse. E questo in un mondo utilitaristico non si giustifica. Contro il proprio interesse per esempio esistono delle
situazioni di vendetta personale o guerre, cose che non hanno nessuna convenienza e hanno natura autodistruttiva. Quindi Hobbes è molto
scettico sulla capacita di giudizio dell’uomo perché siamo portati fuori strada da dei nostri tentativi di capirci qualcosa, facciamo degli errori
di ragionamento, il nostro ragionare è basato sul linguaggio, quindi le parole ci influenzano, prima delle battaglie i discorsi dei generali erano
mossi da ragionamenti che distorcono il nostro volere. Anche lui dice che in questo mondo, essendo così caratterizzato, un ruolo importante
ce l’ha lo Stato. L’autorità è una questione di convenienza, siccome si vive in un contesto di utilitarismo in cui ci sono altre persone disposte
un po’ a tutto, molto astute e anche i più forti/intelligenti devono pur dormire, è necessario creare una qualche autorità efficace. Quindi non è
necessario che tutti siano cattivi e violenti, basta che ci sia qualcuno che si comporta male e quindi servono regole e leggi più che la morale
per far sì che si eviti lo stato di natura e che l’insieme sociale possa stare insieme. Perché dovremmo obbedire alle leggi che fa un sovran