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PRIMO CRITERIO: l'egoismo
Il primo criterio morale è l'egoismo, che significa che la mia scelta morale è basata su ciò che mi conviene. Dal punto di vista etico, l'egoismo non è il contrario dell'altruismo. Quindi, se una persona è egoista, non significa che non faccia mai azioni altruistiche, ma che le compie perché pensa che siano vantaggiose per sé. Ad esempio, se facessi dei regali a qualcuno, potrei farlo anche per egoismo, perché quella persona mi è utile. Dipende dal motivo per cui compio l'azione.
Tornando all'esempio della società, il suo interesse è fare profitti. Ma fare profitti è compatibile con qualche atto di generosità, anche nel mondo di Friedman? Sì, perché un'azienda potrebbe decidere di spendere una certa somma in pubblicità per migliorare la propria immagine, oppure potrebbe finanziare un ospedale. L'azienda finanzia l'ospedale perché le conviene, non perché è giusto.
quindi ho fatto una cosa apparentemente altruistica per motivi egoistici. In inglese ci sono due parole per egoismo: selfishness è fare solo quello che piace a me punto, egoism invece è dire che solo io posso decidere qual è il mio interesse, e il mio interesse potrebbe essere anche fare atti altruistici. Esempio, i cirenaici, scuola filosofia greca, che dicevano che la guida del comportamento degli uomini è l'edonismo sensoriale, non l'edonismo alto. Fare quello che mi piace non è detto che sia quello che mi soddisfa immediatamente. L'uomo è una macchina, risponde solo ai piaceri e ai dolori, la felicità è soltanto la somma dei piaceri, l'infelicità la somma dei dolori. I piaceri sono tutti uguali, non c'è una classifica di piaceri alti e bassi. L'altruismo non esiste e l'amicizia è un interesse personale egoistico. Per ragionare su quanto conta il piacere e ragionare chequesta visione dei cirenaici non sia completamente accurata. Esiste un esperimento mentale: la macchina del piacere. Immaginiamo che esista una macchina che è in grado di far provare delle esperienze, delle sensazioni. Quando noi stiamo bene è perché ci viene mandato l'impulso e idem quando stiamo male. Poi un giorno arriva uno e mi dice che mi deve informare che tutto quello che pensavo fosse la mia vita in realtà era una macchinetta. Cosa fai, rimani attaccato o decidi di staccarti? Preferiresti provare delle esperienze reali o rimanere collegato alla macchina? Soul, il cartone di Disney, è vicino a questo esperimento. Se qualcuno ti risponde che vuole la vita reale e di staccarsi dalla macchina, puoi ribattere dicendo che nella vita reale tu sei in un carcere umido e buio. Esempio, una donna va dal medico prima della gravidanza e il medico le dice che deve assumere un farmaco altrimenti il feto potrebbe avere dei problemi. Nel secondo caso, un'altra.donna va dal medico e questo le dice che deve aspettare 3 mesi prima della gravidanza altrimenti il feto potrebbe nascere con problemi, la prima donna dimentica di assumere il farmaco, la seconda non aspetta. Nascono due bambini con problemi, i due casi sono uguali? No, perché il bambino A e B, uno potrà dire "peccato che non hai preso il farmaco", il secondo non può dire la stessa cosa, perché se avesse aspettato non sarebbe lui quell'uomo. Gli esperimenti mentali sono molto utili per capire che le situazioni potrebbero non essere uguali. Il piacere non è l'unico modo di vedere il criterio egoista edonista, edonista vuol dire cercare il piacere. I filosofi che ci vengono in mente pensando all'edonismo sono gli epicurei, Epicuro diceva che è vero che il piacere è il fine di ogni azione, è molto simile al discorso dell'utilità attesa. E diceva che non tutti i piaceri sono uguali come mangiare, tanto è.vero che la gente non si mette a mangiare 100 gelati, se guardi tutte queste cose il piacere più importante è la virtù, cioè c'è il piacere di essere una persona per bene. I piaceri necessari sono quelli che allontanano il disagio, quindi secondo lui il vero piacere sia mangiare quando si ha fame, non mangiare cibo ricercato, quindi secondo Epicuro il discorso è che c'è una graduatoria di piaceri, il piacere più alto è la virtù, quindi è un edonista egoista in modo ristretto. Hobbes, filosofo inglese, secondo lui l'individuo è una macchina che cerca l'interesse personale, egoismo puro, le persone funzionano per cercare piacere ed evitare dolore. Il vero motore delle azioni umane è quello, ognuno cerca di fare quello che vuole, quello che è nel suo interesse, il problema è che il giudizio umano basato sul proprio interesse è abbastanza inaffidabile secondo lui.In particolare è pessimista sulla capacità nostra di ragionare quando siamo sotto l'effetto di desideri e piaceri perché se noi ci basiamo su cose reali ragioniamo abbastanza bene, quando andiamo su cose astratte tipo la felicità facciamo più fatica e quindi ci formiamo delle credenze su cose che potrebbero essere sbagliate, soprattutto quando siamo sotto l'effetto di emozioni forti.
Inoltre, dice anche che siamo soggetti alla retorica, a come le persone ci raccontano le cose, però dobbiamo in questo egoismo organizzarci, perché secondo Hobbes se non ci fosse la società noi saremmo in uno stato di natura. Se la società non esistesse, le persone avrebbero degli enormi problemi a vivere perché, siccome le persone secondo lui sono sostanzialmente uguali dal punto di vista della forza fisica e dell'intelligenza, quindi noi creiamo un governo che anche se funziona male ci tiene lontano dallo stato di natura.
quindi secondo Hobbes è meglio avere un Re che funziona benino, dello stato di natura, perché gli uomini sono egoisti e cattivi e secondo lui non è necessario che tutti siano cattivi, ma ne basta qualcuno e quindi lo stato di natura è da evitare ad ogni modo e quindi a noi conviene obbedire alle regole perché l'alternativa sarebbe lo stato di natura. Hume, filosofo inglese, secondo lui la ragione da sola non è sufficiente a sostenere la volontà, perché la mente è schiava delle passioni e diceva che quando noi diciamo "questo comportamento è giusto", spesso quello che significa è "questo comportamento mi piace", anche se non ne siamo consapevoli che sia questo il significato. A volte, molto spesso, quello che è giusto o sbagliato è molto influenzato dalle nostre inclinazioni, da quello che ci piace o meno. Se noi guardiamo una partita di calcio con due persone tifose di due squadre diverse, molto spesso...tendiamo a dare ragione alla ns squadra inconsapevolmente. Sensazioni e idee che sorgono spontaneamente, queste mi guidano e le ns esperienze quando siamo giovani ci danno dei metri di giudizio basati su mi piace o non mi piace che poi diventano come se fossero delle regole di programma inserite nella ns mente e poi nelle situazioni successive noi le riconosciamo e giudichiamo allo stesso modo, cioè noi veniamo programmati sulla base di mi piace o non mi piace per poi identificare è giusto o non è giusto. Secondo altri filosofi successivi il giudizio morale in realtà non è altro che il mi piace o non mi piace, l'esempio che viene fatto è: hai fatto male a rubare quella mela, in termini fattuali è uguale alla frase hai preso quella mela, hai fatto male o bene è semplicemente un nome che noi diamo "sono a disagio perché ti ho visto fare quella cosa", è una questione emotiva, non morale, che noi impariamo e laChiamiamo regola morale, ma è il travestimento di un istinto, di un appetito. Non è che non ci sia la ragione nei ragionamenti etici, la ragione ci serve per tirare fuori le conseguenze, ma giusto o sbagliato è un'emozione, è una cosa che mi fa stare bene o male tanto è vero che sempre Hume dice che alla fine quando uno decide in una situazione di dilemma etico, non ci arriva mai per il ragionamento, ci arriva per il mi fa stare male o bene, poi il ragionamento mi serve solo a costruire il vestito attorno alla decisione che io ho preso, quindi c'è la passione, c'è mi piace e non e il ragionamento razionale è costruito sopra a questa sensazione. Quindi non è che io penso quello che è giusto o non è giusto e poi agisco, io vedo una situazione e agisco in base alle emozioni e poi razionalizzo dopo.
Quando qualcuno ci racconta se questa cosa è giusta o no noi possiamo sempre chiederci:
Perché lo fa? Cosa c'è sotto? Quali sono le cose che lo guidano? Bisogna imparare a leggere le notizie domandandoci questo. Io ho degli impulsi e delle emozioni e sotto ci metto un'impalcatura razionale che ci aiuta a dare dei nomi alle sensazioni. Altro filosofo molto più moderno Nietzsche, una delle sue battute più famose è "Dio è morto" nel senso prima una società che si basava su principi religiosi ecc, e lui dice che non ci interessa, ognuno deve fare quello che vuole, anzi la vera persona forte è quello che non ha regole morali, perché le regole morali se le inventa lui. Le persone normali, quelle che non rompono gli schemi, che vanno dietro a religioni ecc, in realtà sono spiriti che si raccontano di essere persone per bene, proprio per stare bene nel branco, ogni tanto qualcuno esce e si ribella alle situazioni, ma quello che ci guida sono le emozioni, le abitudini, buono e cattivo sono
Dei travestimenti che noi mettiamo sulla nostra realtà fisiologica, solo che c'è chi ha il coraggio di andare solo dietro a quello che gli piace e c'è chi invece si inventa la morale per poter stare nelle regole sociali.
Secondo Nietzsche, l'altruismo è una forma di egoismo, sembra una contraddizione, ma secondo lui chi è altruista, non lo fa perché gli interessa l'altro, ma perché sta bene lui, cioè mi sento bene ad essere altruista, a sua volta è la società che mi educa così, perché conviene così.
La società incasella degli impulsi e gli dà dei nomi, come il patriottismo, l'altruismo ecc... Nietzsche dice che non esiste la morale e almeno i filosofi dovrebbero capirlo, tanto è che una sua frase celebre è "aldilà del bene e del male", cioè il vero filosofo si colloca aldilà del bene e del male.
perché il bene e il male sono cose che ci danno per condizionarci, per darci il modo di auto-condizionarci. Andando un po' più avanti arriviamo a Herber Spencer, che è un filosofo di fine 800, che si basa su un'idea molto veloce, che è il Darwinismo sociale, teoria di Darwin più rivoluzionaria.