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Etica di Aristotele

Natura - decisione, stesso principio di Platone, è alla base dell'etica di Aristotele.

Aristotele è stato il primo grande scienziato e il primo filosofo a scrivere un trattato etico "Etica a Nicomico" (figlio di Aristotele).

Etica per eccellenza poiché vi ha fatto una vera e propria trattazione = testo dedicato all'argomento.

Il padre era un medico, uno dei più grandi medici. Questo è un particolare biografico interessante poiché un medico guarisce per gli antichi greci la guarigione è una cosa che ti devi dare => non è così importante il farmaco/l'operazione etc. perché questo è un modo passivo di guardare a sé stessi. Per Aristotele il bravo medico è colui che aiuta il paziente a guarire da solo, poiché potenzialmente tutti abbiamo dentro di noi la capacità di guarirci. MA ognuno di noi è diverso dall'altro; quindi il bravo medico per prima cosa deve capire di che natura sei tu. Capito questo è possibile indagare il tipo di malattia da indagare. Ogni malattia non è nient'altro che una forma di squilibrio all'interno della propria natura. Quando si è malati l'equilibrio che si ha è malato. L'etica per Aristotele non si differenzia così tanto dalla medicina. Ognuno di noi ha una natura di fondo e questa natura è potenziale. Essendo potenziale va aiutata = praticare la virtù inerente alla sua natura. La virtù etica è frutto di un duro lavoro: si nasce con una natura/una naturale predisposizione ma ciò non fa una persona coraggiosa. Se prendi la predisposizione e la eserciti allora la "compi" del tutto. Una volta che si realizza non bisogna più lavorarci poiché è una seconda natura. Si tratta di esercitare la virtù inerente alla propria natura fino al punto in cui diventa una parte integrante di sé.cui non ti accori più di stare ad esercitare quella virtù. Virtù: tema che unisce Socrate, Platone e Aristotele. È la caratteristica fondamentale dell'essere umano in generale e di questo/quello essere umano. Tutti abbiamo il duplice senso dell'ethos: a) tutti abbiamo un ethos a tutti noi comune, questa è la natura che ci unisce tutti. b) ognuno ha il suo ethos fondamentale. Il discorso della pluralità viene approfondito => Non vi sono solo tre virtù e tre tipi umani ma vi sono molte virtù e molti tipi umani. Tutti possiamo diventare virtuosi poiché dobbiamo e possiamo sfidare la propria natura. È possibile sforzarsi fino a che non si "tira fuori qualcosa" = seconda natura*. Non vi è dunque preclusione. Virtù del giusto mezzo capacità di esercitare una predisposizione fino a farla diventare una seconda natura. Classifica una cinquantina virtù ma non le reputa.come potenziali, sottolinea che ognuno può avere unanatura individuale e di conseguenza virtù individuali. La realizzazione come esseri umani avviene su un piano: - Generale comune. - Individuale a seconda della propria disposizione e natura. È necessario esercitare la propria disposizione. Quando questa è molto esercitata fa si che agiamo in un certo modo senza pensarci. *Seconda natura = l'addestramento è andato a potenziare una disposizione già presente, trasformandola ad un livello che di suo non raggiungerebbe mai o molto difficilmente. L'etica aristotelica della virtù si compone di tre elementi fondamentali: 1. Si ha un obbligo morale di sviluppare il proprio carattere per il meglio. Questo è il punto di partenza; se non vi è questo il resto del discorso non tiene. Il vero problema etico non è avere dei difetti, anzi è normale avere dei difetti ed essere mancanti; il problemaè non fare niente per correggerli. Questo è il vero male morale perché per i greci antichi vi è l'idea molto forte dell'appartenenza ad una comunità, il singolo e la propria identità è legato a questa comunità e dunque si ha il dovere di sviluppare sé stessi al meglio per il benessere comune. 2. È necessario avere dei modelli di riferimento. Guardando ad essi è possibile sviluppare il meglio di sé stessi. Modelli di riferimento = individui esemplari che danno l'esempio e che mostrano con il loro comportamento cosa significhi possedere una determinata virtù. Vi è dunque un elemento mimetico/di imitazione. Si impara ad essere virtuosi vedendo come agiscono individui esemplari. 3. Lo sviluppo del proprio carattere impegna tutta la vita, non c'è un termine. Non c'è un terminus ad quem. Si è invitati a coltivare lo sviluppo personale nel corso di tutta.la virtù come un punto di equilibrio tra due estremi: il vizio per difetto e il vizio per eccesso. Ad esempio, il coraggio è la virtù che si trova tra la paura e l'ardire e la generosità è la virtù che si trova tra l'avarizia e lo spreco. Inoltre, Aristotele sostiene che la virtù non può essere insegnata solo attraverso la teoria, ma deve essere praticata costantemente. Solo attraverso l'esperienza e l'abitudine si può sviluppare la virtù. Infine, Aristotele afferma che la felicità è il fine ultimo dell'essere umano e che si può raggiungere solo attraverso la pratica delle virtù. La felicità non consiste nel piacere o nella ricchezza, ma nell'essere virtuosi e vivere una vita in accordo con la ragione. In conclusione, secondo Aristotele, la vita virtuosa è quella che porta alla felicità e si sviluppa attraverso il giudizio morale e la saggezza pratica.

LA virtù. Le virtù sono tante, ma deve esserci qualcosa che le accomuna. Questo quid è da definire, la definizione che dà Aristotele è “la virtù è uno stato abituale che: produce scelte, è determinato razionalmente (=il criterio dei criteri è la ragione, è il logos)” => la scelta deve essere razionale. Deve essere razionale perché il logos agisce come una sorta di metavirtù = la virtù delle virtù. Tutte le virtù hanno in comune questo, sono razionali. Questo ci permette di rispondere alla domanda di partenza: Qual è l’ethos comune a tutti gli esseri umani? La ragione, la razionalità. L’agire razionale fa di noi essere umani. L’essenza dell’umanità sta nella ragione. Ciò è importante poiché non tutte le nostre azioni sono razionali. Le azioni coraggiose ma non razionali ad esempio sono considerate come

avventate e non come coraggiose, poiché per l'appunto non razionale. Ciò è definito giusto mezzo. Uomo coraggioso = compie azioni coraggiose sempre pensando. La virtù è uno stato abituale che produce scelte e queste scelte sono determinate razionalmente. È agendo razionalmente si realizza la propria disposizione individuale e allo stesso tempo si realizza come essere umano (individualità e generalità). Virtù = disposizione ad agire in un modo e non in un altro. Questo modo però deve essere legato a un giudizio morale ed a una buona saggezza pratica. Questo è l'agire virtuoso. È necessario impegnarsi. Virtù = disposizione ad agire in modo buono per delle giuste ragioni e nel modo appropriato. Non bisogna agire virtuosamente perché qualcuno lo comanda. Non si parla di agire virtuoso in questo caso. È la persona, l'individuo che deve decidere. Si compie.

Un'azione perché si è deciso di compierla. Differenza Platone/Socrate - Aristotele: A capire cosa fare il bene e non cosa sia il bene => etica A. sta alla base di tutta l'etica professionale. Es. il bene deve essere declinato nella professione. L'essere un "buon medico" indica l'agire bene, in modo virtuoso; vuol dire rispondere alla domanda quali caratteristiche e valori deve avere un buon medico. P. e S. si concentrano solamente su che cos'è il bene. A. ribalta il discorso. ¡ Per Aristotele ogni azione deve essere razionale, deve essere fatta con uno scopo. Le azioni hanno un fine e secondo Aristotele le azioni etiche hanno un fine in sé stesse. Perché tu salvi la persona che sta annegando? Perché sei coraggioso, hai sviluppato questa virtù. Ma a quale scopo? Lo salvi perché lo salvi e non per ricompensa. Le azioni etiche sono azioni che hanno il fine in sé stesse.

Questo le differenzia dalle altre azioni. La razionalità è fatta per controllare la propria parte irrazionale. Per Aristotele la forma suprema della felicità è lo studio. Dove lo studio è qualcosa che decidi di fare perché senti che la tua disposizione è quella. Con Aristotele l'etica raggiunge un grado di superiorità e completezza quasi irraggiungibile. Con Aristotele inoltre si chiude l'etica degli antichi.

ETICA DEL MEDIOEVO

L'importanza dell'appartenenza alla comunità per i greci esiste tutt'ora in Italia come conseguenza dell'epoca medioevale. L'idea di fondo è che tu non eri nessuno al di fuori della tua comunità di appartenenza. Non c'è un senso dell'individualità, o meglio c'è ma in relazione alla comunità di appartenenza. Come detto in precedenza, il dovere è svilupparsi bene per il bene comune della comunità.

Per i greci la condanna maggiore non è la morte ma l'essere esiliati. Esilio = condanna definitiva che implica il non tornare in città. Anche il fare politica è un modo per prendersi cura del posto dove si è nati in quanto questa attività si svolge interamente nel mondo dove si è nati.

Nel mondo antico però ad un certo punto sorge Roma: Roma repubblica e Roma impero. Questa arriva "pialla" tutto => conquista tutto il mediterraneo, la Francia, l'Inghilterra, la Mesopotamia. Le città-stato greche scompaiono assieme ai regni della Turchia etc. L'importanza della politica di un tempo entra dunque in crisi. Il senso della comunità scompare e i destini di tutto il mondo vengono decisi a Roma da un numero di persone sempre più piccolo. Ciò manda in crisi il senso del mondo antico. La politica diventa un qualcosa di lontano. L'identità delle persone viene spodestata.

della politica.
Le persone devono trovare un nuovo senso nella vita che non è più nella sfera pubblica.
Il senso va ricercato allora nella sfera privata. La s
Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
39 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/03 Filosofia morale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher pra_psi_il di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Etica della cura e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Verona o del prof Chiurco Carlo.