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comunicazione,scrive Celli,«che può venire elevata al rango di un linguaggio vero e
proprio». Al punto,aggiunge,che «l’ape può costituire un buon modello per studiare la
comparsa della cognizione». Perché le singole api,uscite per le prime volte alla ricerca
del nettare,«imparano» dalle colleghe più esperte, modificando il comportamento e le
direzioni di volo sulla base di informazioni non trasmesse «a voce» o con l’uso di
manuali (che potrebbero essere costituiti da istinto e comandi genetici), ma con
l’esempio e studiando i comportamenti delle loro colleghe più esperte e imparando
quindi dalla «danza» sopra e dentro l’arnia delle bottinatrici rientrate dalla ricerca del
nettare, direzione, distanza e collocazione dall’obiettivo e forse anche ricchezza,
consistenza e colore della miniera floreale da sfruttare.Non stupisce perciò che «la
grande moria delle api» stia suscitando in tutto il mondo allarme, preoccupazione e
innescando nuove ricerche.Un allarme che riguarda non solo gli apicoltori rovinati dalla
misteriosa sparizione delle loro gialle operaie (forse del miele si può anche fare a
meno) ma tutti noi in qualità di abitanti di questo pianeta, e tanto più se a
sparire,come ci spiega Giorgio Celli,è una forma di intelligenza certamente molto
diversa dalla nostra, ma ricca, complessa e sotto certi aspetti ancora misteriosa. Non
vede il rosso e la visione dipende dal suo occhio privo di muscoli che mettono a
fuoco.Riconoscono strutture frastagliate,mentre rientrando preferisce forme
semplici.Sa discriminare tra due figure,distingue tra una stella e un quadrato
preferendo la prima.Essendo opportuniste dopo aver esaminato luoghi possono
decidere di andare verso uno che a primo impatto non dovrebbe
attirarle(quadrato-stella).Ha come bussola la posizione del sole sulla linea
dell’orizzonte(azimut) e la luce polarizzata(si propaga in linea retta vibrando sullo
stesso piano) è il suo ago magnetico(varia a seconda delle posizioni del sole).L’ape è
in grado di cogliere i movimenti del sole per riuscire a mantenere inalterato il viaggio
di andata e ritorno.Memoria a breve termine(legata a risultanze esclusivamente
neurologiche),lungo termine(alla sintesi di proteine).Mappa cognitiva <<risultato di
una memoria dei punti di riferimento tale da consentire l’elaborazione e la messa in
atto di scorciatoie>>(dennet 1996).Le api sono dotate di mappa cognitiva:riescono ad
elaborare scorciatoie per muoversi da un punto all’altro,a distanze più grandi
corrispondono ritorni all’alveare e non al luogo di alimentazione più numerosi(si è
dimostrato che rilasciandole al di là del loro territorio abituale di bottinamento si
affidavano alla bussola solare.Una volta fatto un percorso ne ricordano molte
caratteristiche proprio come noi umani(mappe simili).Un comportamento è intelligente
se risponde e risolve un problema nuovo.Ad esempio alcune prelevano dall’erba
medica solo se necessario perché quando bottinano su questo fiore ricevono come
delle frustate dalla colonna sessuale.Alcune dopo aver ricevuto frustate prelevano dai
petali laterali.E’ in grado di capire il ritmo delle cose(spostamento continuo di scodelle
con cibo,riescono a capire procedimento di spostamento se c’è) e di riconoscere
segnali simili(come deja vu) per arrivare a uno scopo(cibo).
La coordinazione così mirabile dell'alveare, che gli antichi additavano all'uomo come
una società da imitare, ha sempre posto agli scienziati e ai filosofi dei problemi. Per
spiegarla Maeterlinck aveva fatto ricorso all'ipotesi dello "spirito dell'alveare", che però
non è altro, come si è detto, che una metafora. Su che cosa si fonda il paragone tra
una società di insetti e un organismo multicellulare? Se è vero, come aveva affermato
Claude Bernard nell'Ottocento, che gli organismi sono strutture capaci di buttare sul
tappeto un insieme di autoregolazioni, l'alveare è in grado di gestire la
temperatura.D'estate, quando fa molto caldo, si ricordi che l'arnia tende a conservare,