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I filosofi prima di Socrate non ammettevano un insegnamento democratico, per loro la
verità era un qualcosa cui solo pochi potevano accedere. Filosofi di diverso
orientamento, invece, operarono nella democrazia ateniese: a Socrate si deve
l’elaborazione di argomentazioni filosofiche fondate che sostengono interessi comuni.
Per lui era molto importante l’autoesame, cioè interrogare gli altri e interrogare se
stessi per arrivare ad avere un’esistenza piena di valore. La maggior parte degli
interlocutori di Socrate non erano padrone di se stesse, si facevano guidare dalle
convenzioni e dagli ideali posti da altri, senza farli veramente propri, senza chiedersi
se questi facevano per loro, per la loro esistenza, se ci fosse qualche altro modo di
vedere le cose.
Socrate non ha lasciato nulla di scritto perché era dell’opinione che i libri nuocessero
alla razionalità critica delle persone, tuttavia abbiamo notizie sulla sua vita e sul suo
pensiero attraverso altri filosofi: Platone, suo discepolo diretto, è uno dei quattro
filosofi fonte principale della vita di Socrate; nel primo libro del Repubblica descrive
come Socrate teneva i dialoghi con i suoi interlocutori, tema del libro è la giustizia:
Socrate e un gruppo di amici si incontrano a casa di un uomo anziano, Cefalo. Qui
inizia una discussione filosofica sulla giustizia: Cefalo afferma che il suo benestare lo
ha aiutato con la sua eticità poiché ha avuto la possibilità di vivere onestamente. A
questo punto Socrate si chiede se la giustizia si possa delimitare o definire
correttamente identificandola con il dichiarare il vero e il restituire le cose ricevute,
come aveva affermato Cefalo. I tradizionali principi di moralità non bastano per
definire i confini della giustizia, perché il loro senso e il loro valore dipendono dal
contesto e basta variare le situazioni perché il loro significato cambi completamente.
Cefalo abbandona la scena e continua il discorso da parte sua il figlio, Polemarco.
Polemarco precisa la sua definizione: giustizia è ridare a ciascuno il dovuto nel senso
di fare del bene agli amici e del male ai nemici. Socrate guida Polemarco a chiarire che
cosa si intenda per amico, anche perché, se questo non fosse chiaro, la giustizia si
ridurrebbe a fare del bene a chi viene percepito come amico e del male a che viene
percepito come nemico, cioè del bene e del male a chiunque lo si voglia fare: la
giustizia è virtù umana. Pertanto, se danneggiare significa ledere una creatura nella
virtù che gli è propria, danneggiare un uomo significa renderlo ingiusto. Il sofista
Trasimaco si era agitato in tutto il corso della discussione e non aveva partecipato al
discorso, ma appena Socrate e Polimarco smisero di parlare, il sofista intervenne
affermando che la giustizia è l’utile del più forte, quindi arriva a dire che l'ingiusto
gode di una vita più felice del giusto. Socrate obbietta, Il giusto ha dei criteri per
governare le proprie relazioni con gli altri; l'ingiusto, di contro, è guidato solo dalla sua
ansia di primeggiare. L'ingiustizia, dunque, è ignoranza, così dicendo, Socrate è
riuscito nell'impresa di condurre un sofista a riconoscere che stava esaltando
l'ignoranza.
La ricerca socratica fa emergere problematiche ingenti relative alla ricerca della
giustizia: cosa è la giustizia? Che cosa è giusto e cosa ingiusto?
Le facoltà di medicina e giurisprudenza stanno integrando corsi di etica nei rispettivi
programmi, per preparare gli studenti a prendere decisioni coerenti e meditate.
Riassunto
Socrate e l’educazione liberale: gli stoici
Per Socrate era molto importante la “vita esaminata” come fine necessario
dell’educazione democratica, ma solo dalle opere stoiche possiamo trarre il concetto di
educazione liberale. Come Socrate, ritenevano che la razionalità degli allievi dovesse
essere stimolata. L’argomentazione critica stimola e rafforza la ragione, osservano
inoltre che la vita degli individui è spesso irrazionale, causa le passioni come l’ira:
queste passioni derivano da abitudini della società in cui una persona vive. Le
argomentazioni razionali non possono impedire che una persona faccia male ad
un’altra, ma si può imparare ad esaminare in modo critico le proprie convinzioni,
decidendo cosa è realmente importante.
Tra i rappresentanti dello stoicismo, troviamo Seneca, il quale nella sua opera più
celebre Epistulae morales ad Lucilium, tratta –tra gli altri argomenti- dell’educazione
liberale, gli studia liberalia: tradizionalmente con questo termine si intendeva
un’educazione ad un uomo libero, Seneca mette in discussione il significato di questo
termine, dato che si può definire “libero” un uomo colui il quale riesce a pensare
autonomamente e con criticità. Nella lettera si possono distinguere quattro punti
riguardanti l’educazione socratica:
1. L’educazione socratica è diretta ad ogni essere umano. Gli stoici ritenevano
fosse l’istruzione suprema, quella che aiuta l’uomo a realizzarsi completamente.
Può essere estesa a tutti, perché presuppone il ragionamento pratico, posseduto da
ogni cittadino.
2. L’educazione socratica dovrebbe adattarsi alla situazione e al contesto in
cui l’allievo è inserito. Si deve mirare ad un’educazione personalizzata.
3. L’educazione socratica dovrebbe essere pluralistica, cioè dovrebbe
interessarsi allo studio di norme e tradizioni differenti. Con lo studio de i
modi in cui altre società hanno risolto problemi in diversi campi, lo studente
imparerà che non è solo una la soluzione adottabile, ma ce ne sono molteplici a
seconda del contesto in cui ci si trova.
4. L’educazione socratica impone che i libri non si trasformino in autorità.
Nell’educazione si deve porre attenzione all’uso dei libri, in
quanto non hanno la verità assoluta, al loro interno le
Stoicismo situazioni sono sempre uguali, immutabili, pur rivolgendosi a
La filosofia stoica si persone diverse fra loro. Con questo non si vuole togliere
formò per l’azione di l’importanza che un testo scritto ha, contrariamente, il lettore
tre filosofi che deve fare buon uso di quello che legge, ragionando.
diedero il proprio
contributo alle
dottrine della scuola, Il ragionamento socratico e i suoi nemici
detta: Stoà. La Stoà
suddivide la filosofia Il ragionamento socratico, come già detto, porta i cittadini ad
in: Logica, fisica, usare la propria ragione in modo logico. Non tutti sono a favore
etica. dell’applicazione di queste metodologie nei campus americani,
poiché potrebbe sovvertire le tradizioni locali.
La ragione è l’unico mezzo con le quali le minoranze possono far valere le proprie
richieste alla società. Platone immaginava la ragione come una corda dorata,
contrastata a volte da una di metallo, rappresentante l’ira e l’odio. Altri oppositori
socratici, i cosiddetti pensatori progressisti, attaccano duramente la logica sostenendo
Coltivare l’umanità – I classici, il multiculturalismo, l’educazione contemporanea.
che la mente delle donne e delle minoranze non è adatta all’argomentazione logica,
ciò non è provato, anche se tali pensatori parlano come se avessero prove certe.
I fini dell’argomentazione logica sono quelli di arrivare a descrizioni libere da ogni
parzialità e pregiudizio. Altro punto che criticano gli oppositori è l’impossibilità,
secondo loro, di raggiungere definizioni oggettive. Ma la ricerca della verità oggettiva
è una peculiarità dell’attività umana, non si deve rinunciare ad aspirare a verità e
oggettività.
Socrate nei moderni programmi di studio
Gli insegnanti dovrebbero educare i propri studenti trasmettendogli interesse per gli
argomenti trattati, per motivarli: ciò è stato possibile, per esempio, grazie alla
comparazione interculturale tenuta alla St. Lawrence, dove i corsi di filosofia sono stati
inseriti in aggiunta a corsi di studi non occidentali. I corsi universitari hanno un grande
valore per quanto riguarda l’apprendimento di ragionamenti critici.
Capitolo II
Cittadini del mondo
La scrittrice ha intervistato una donna, Anna, la quale dopo dodici anni di lavoro in
un’azienda importante, ha ottenuta la direzione di una sede a Beijing, in Cina. Anna
nella sua università non ha avuto la possibilità di frequentare corsi che le dessero
un’istruzione adeguata per affrontare le difficoltà che si incontrano andando a vivere
in un Paese con una cultura differente dalla propria, con usanze che per noi sono
strane e per loro normali. E’ importante che le università preparino adeguatamente i
propri studenti a confrontarsi con il diverso, con i differenti modi di agire e pensare.
L’idea della “cittadinanza del mondo” nell’antichità greca e romana
La consapevolezza della diversità fra cultura e cultura fa riflettere su due punti: i valori
morali e quelli politici sono naturali o convenzionali?
Il pensiero socratico nacque proprio con la consapevolezza della non-universalità delle
tradizioni, usi e costumi di Atene. A Sparta, la più grande rivale ateniese,
consideravano come buon cittadino colui che seguiva la tradizione piuttosto che
favorire il dibattito. Avevano la fama di uomini coraggiosi, ma cos’è il coraggio se si
eseguono solo decisioni altrui? Gli spartani erano soliti eseguire gli ordini, senza
prendere decisioni personali.
L’allusione a culture estranee alla propria, avviene anche nelle opere di Platone e, per
la prima volta, si parla di favorire una parità di istruzione tra uomo e donna. Analisi
che riguardano le altre culture possono fare della nostra società una realtà più
razionale e critica.
Aristotele con la Costituzione degli ateniesi ha l’intenzione di riportare tutte le notizie
più importanti con lo scopo di attuare una riflessione critica sulla forma di governo.
Il termine “cittadino del mondo” è stato coniato da Diogene il Cinico, un filosofo che
aveva abbandonato tutte le sue ricchezze per andare a vivere in strada in totale
libertà, libero da ogni ricchezza poteva portarlo ad una condizione di “cittadino del
Riassunto
mondo”. Viene definita la versione “pazza” di Socrate, in quanto egli rifiutava le
convenzioni dell’epoca, tenendo un atteggiamento estremo. Solo quando saremo in
grado di definire quali abitudini siano fondate e quali no, potremo stabilire ciò che è
bene per l’uomo.
Gli stoici si isp