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Estratto del documento

Tra le cortigiane più famose non ci si può non citare Aspasia, originaria di Mileto,

nella Ionia per la cui famosa e lodata bellezza Pericle ripudiò la moglie; da lei ebbe

anche un figlio, che riuscì a far iscrivere nei registri pubblici, nonostante il fatto che

non fosse nato da genitori entrambi cittadini. Intellettuale, maestra di Socrate, attiva

nella politica dell'Atene del V secolo. L'eccezionalità della sua figura non fa che

confermare la regola comune, e gli atteggiamenti che le vengono attribuiti supportano

le maniere codificate attribuite dalla tradizione ad una figura più vicina al modello che

ad una persona reale. Citata sempre in modo indiretto, per qualificare o screditare il

comportamento dei suoi amanti, dei quali il più celebre fu appunto Pericle, sappiamo

solo che poté godere di una sorta di statuto speciale (tollerata, ammirata, criticata) in

quanto straniera. E le due caratteristiche, il ruolo di amante ufficiale e la sua estraneità

alla città di Atene si tengono e si sorreggono saldamente, quasi che solo in questa

forma potesse essere tollerato il potere o meglio l'influenza che si attribuiva ad

Aspasia nella gestione politica.

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La geisha 者

Geisha in giapponese vuol dire “artista” e si scrive infatti:

E’ l'unione di due kanji (caratteri giapponesi). Il primo

carattere (者) significa arte, mentre il secondo (者) vuol dire

persona, quindi in complesso indica una "persona delle arti"

o artista, appunto. Basta però aggiungere (l'ideogramma

militare, guerresco) all'inizio della parola per ottenere

“bugeisha”, un esperto di arti marziali. Nel Giappone del

18° secolo si definiva con questa parola una persona (uomo

o donna) capace di intrattenere il samurai e dotata di un

particolare senso artistico.

La geisha é una professionista nel dilettare ai banchetti i più

ricchi e potenti uomini del Giappone: politici, uomini

d'affari, aristocratici, ecc… . E’ un modo diverso di essere

donna. La geisha è la donna per eccellenza, un gioiello, una

cosa rara da ammirare e apprezzare. Ha sempre

rappresentato l'aristocrazia e non è da considerarsi una

prostituta. Se fornisce prestazioni sessuali, lo fa a sua

discrezione o come parte di una relazione duratura.

Una geisha nel suo lavoro coniuga spontaneità e raffinata intelligenza. La sua

conversazione è attenta ed elegante. La bellezza della geisha viene dalla sua

padronanza della canzone, della musica, del ballo, dell'abbigliamento, della raffinata

presenza in qualunque occasione le si presenti. Lo scopo di una geisha e' di arrivare a

rappresentare la perfetta incarnazione dell'iki, canone estatico su cui si basa l'essenza

dell'essere giapponese. Per noi occidentali potrebbe rappresentare la "grazia" intesa in

senso ampio ed estetico.

La geisha è come un frutto prezioso ed anormale : la si toglie dalla vita reale quando è

ancora ragazzina, si occuperà solo di stessa. La sua conversazione è sempre attenta e

qualche volta elegantemente dotta, non si svolge su temi concreti, ma ricama si snoda in

poetici giri di parole, in considerazioni di gusto e battute brillanti. Quando non presta la

sua opera la geisha vive generalmente in una specie di pensione-collegio chiamata okiya.

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L’IKI e la “geisha”

Nella cultura occidentale non esiste alcuna figura, se non l’etera, che si avvicini

almeno un poco alla figura della “geisha”. Il concetto fondamentale era quindi quello

dell’artista, figura un po’ romantica che si riconosce per via dello stile “IKI”,

concettualmente difficile da descrivere, essendo un “gusto” da assaporare col proprio

“senso interno”.

L’IKI è la seduzione per la seduzione, tensione verso l’altro sesso, che porta a ridurre

la distanza che ci separa senza eliminarla però completamente. Riflette lo spirito e

l’energia. E’ l’anima che si è liberata dall’attaccamento e si distacca dalle passioni.

Questa visione è stata senz’altro influenzata dalla cultura buddista, che predica

rassegnazione di fronte al destino. L’IKI è un fenomeno di coscienza della donna che

si ritrova nella espressione posturale un po’ protesa in avanti, lo sguardo di sottecchi,

la voce profonda e sensuale, mai volgare e il modo di vestire a righe verticali, in cui è

forte il richiamo alla dualità ed il richiamo ad una spiritualità di confronto tra le righe

parallele che procedono senza mai incontrarsi. L’IKI non è sicuramente il motivo

decorativo contorto, è la linearità e la sobrietà. In queste poche righe ritroviamo le

forme oggettive in cui si esprime la manifestazione dell’essere dell’etnia giapponese.

Una geisha apprezzata guadagna non poco: la sua arte viene largamente pagata ad ore

e, anche se solo una parte va alla donna (il resto è per il manager), la cifra è sempre

piuttosto alta. L'onorario è secondo la fama e la bravura (la bellezza è un elemento

secondario) e una volta l'unita di misura del tempo trascorso con una geisha era data

dal consumarsi di una candela che bruciava. La ragione principale dell'esistenza e del

successo delle geisha va trovata nella passata posizione sociale della donna, nel suo

confinamento in casa, nella sua educazione approssimativa e nella conseguente noia

che assaliva gli otoko hito (cioè i signori uomini) lasciati in balia di se stessi.

Sin dall'antichità diventare geisha non comprendeva solo l'insegnamento delle arti

amatorie; anzi, dovendo arrivare vergini fino al mizu age (età adulta), era loro vietato

di stare il più lontano possibile da qualsiasi contatto di tipo sessuale.

La geisha studia dall'età di 10 anni con un tirocinio che dovrà fare di lei una donna

non solo bella e affascinante, ma di piacevolissima e intelligente conversazione, di

cultura raffinata, un ottima musicista, una delicata suonatrice e un estrosa danzatrice

classica. Una figura ben distinta dalla geisha è quella della “maiko” (danzatrice),

ragazza giovanissima che studia per divenire geisha. Essa è ben riconoscibile dal

kimono molto più colorato, con maniche allungate. Anche le maiko sono

richiestissime sul lavoro, poiché la loro giovinezza e candore compensano la

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mancanza di quell'esperienza che soltanto le geisha più affermate possiedono. La

cerimonia della rotazione del collare (“erikae”) segna il cambiamento, l'evoluzione da

maiko a geisha.

La donna che sceglie di intraprendere questa professione deve applicarsi ad anni di

studio e disciplina. Per perfezionare le tecniche e sostenere i notevoli costi di

abbigliamento (un kimono elegante può raggiungere i 15-20.000euro) , il trucco, la

cura del corpo e della cultura necessitano di molto denaro. L'unica via quindi e'

affidarsi come tradizione ad un facoltoso sponsor: l’okiya o il danna-san, il protettore

singolo di una geisha. In cambio del sostegno finanziario l'okiya ottiene particolare

attenzioni e dedizione. Molte geisha raggiunta una certa età sono state spose di uomini

facoltosi e di alto livello sociale. Infatti la geisha di classe quando decide di

abbandonare la professione, che d'altronde può essere spinta molto al di là dell'età

canonica, si sposa o diventa amante fissa generalmente con persona di buona e

talvolta elevata condizione sociale; porterà in dote un'ottima educazione, una sapienza

di vita eccezionale e un gruzzolo non indifferente.

La storia

L'arte della geisha nasce nel periodo di Tokugawa (1600-1868) in Giappone, ma la

geisha in quanto tale non compare sino all'era di Meiji (1868-1910's). Nel periodo di

Tokugawa, Geisha era in origine un uomo di piacere, nato per intrattenere uomini

d'affari nelle sale da the pubbliche e private; in particolare il geisha si trovava nei

“karyukay”, locali pubblici in cui erano presenti i clienti (uomini d'affari e persone

ricche ), i presentatori (i protettori dei geisha ) e i geisha stessi.

Ben presto anche le donne comparvero nel mondo Geisha assumendone il dominio del

nome. Così si impose alle geisha femminili di vestire in modo meno vistoso, più

raffinato , con acconciature più semplici così da emanciparle dai geisha maschili

sempre più emarginati e relegati ai piani "bassi" dei "karyukay". Alle geishe femminili

furono riservati i livelli superiori attribuendo loro l'arte della grazie e

dell'intrattenimento elegante agli inizi del XX secolo. Nel periodo Edo (1603-1868) si

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ritrovano invece donne come esperte intrattenitrici di musica e canto e donne che

proponevano ballate “sfacciate”. In pratica lavoravano presso le case da the

esercitando una libera professione e per distinguersi dalle prostitute vestivano in modo

molto poco appariscente, anche se quasi sempre per sopravvivere si prostituivano

anch'esse, con la differenza che l’incontro con una geisha non sempre portava (per

libera scelta della Geisha stessa) al rapporto intimo, questa era la differenza con le

normali prostitute.

E’ proprio alle geishe femminili che si kimono, la cerimonia del tè, l'esercizio

devono la trasmissione di molti della calligrafia kanji, l'arte di

importanti riti che ancor oggi conversazione .

rappresentano il giappone tradizionale:

il ballo, il canto tradizionale,

l'evoluzione raffinata del vestire i

Le geishe nel tempo occuparono livelli di popolarità elevatissima fino a giocare un

ruolo importante nei cambiamenti del governo da Tokugawa a Meiji. Pare che la

rivoluzione Meiji sia stata progettata nelle case da the di Gion e di Pontocho coprendo

e supportando i rivoluzionari che una volta conquistato il governo del Giappone non

poterono fare a meno di essere riconoscenti con le geishe di quelle case da the,

ufficializzandone l'arte e la cultura. Nei periodi più recenti, periodi di Showa e di

Taisho (gli anni 1920 al 1935), la cultura e l'ideologia materiali occidentali hanno

invaso il Giappone. La geisha ha inizialmente provato a modernizzarsi con il resto

della società, ma ben presto il fenomeno di modernizzazione si è fermato poiché è

stato percepito elevato il rischio di distruzione della vera cultura secolare collegata.

Dopo la II guerra mondiale, la geisha si è riavvicinata alle vecchie usanze ma con uno

scopo maggiormente connesso al mantenimento delle arti di canto e recitazione

teatrale tradizionale giapponese.

Oggi le geishe hanno abbandonato le A Kyoto sono circa 180, di cui 50 sono

case da the e l'intrattenimento degli maiko. Toky

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
13 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher caricateo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia culturale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Lupo Alessandro.