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L’ESTETICA ROMANTICA

Nel 1700 la musica strumentale era collocata in fondo alla classifica

delle arti, la sua asemanticità, il non esprimere nessun concetto

determinato cozzava con il principio della ragione scientifica in auge

in quel periodo.

Goethe, Kant, Rousseau consideravano la musica strumentale come

uno "svolazzare di farfalle", un insieme di sensazioni, un piacevole

arabesco. Giudizi svalutativi.

Maggiore considerazione aveva il teatro d'opera perchè qui la musica

si unisce alla poesia con ammonimenti etico-morali a patto che la

musica rispetti pienamente il testo.

L'età della ragione temeva la potenza della musica pura che veniva

accettata solo se ancella della poesia o come sfondo di avvenimenti

mondani.

I musicisti sapendo che la finalità dei loro lavori era più che altro

"ricreativa" non lasciavano trapelare le loro inquietudini e tristezze.

Beethoven è il primo a passare da questa concezione al suo opposto, la

musica con lui diventa diario, opera d'arte in cui esprimersi

liberamente.

I compositori dell'800 vedranno in Beethoven un padre spirituale, egli

è l'ultimo dei classici e il primo dei romantici (equilibrio e perfezione

formale con materiale musicale espressivo).

Il Romanticismo esalterà proprio ciò che l'Illuminismo denigrava:

l'asemanticità che rende la musica la più immediata delle arti, in

particolare la musica strumentale, priva della parola, è l'unica che

esprime l'inesprimibile e quindi è pura e trascendente.

Avviene un ribaltamento dei generi e il melodramma viene criticato

per le qualità che il '700 elogiava (troppo determinato).

La musica strumentale assume una sua dignità culturale e, pur

essendo autonoma, a metà '800 si accosterà spesso ad opere letterarie e

pittoriche (musica a programma di Liszt) ma da protagonista e non

come ancella.

I presupposti erano già presenti in Beethoven con i suoi riferimenti a

Shakespeare e Shiller.

Wackenroder, studioso di estetica vissuto negli utimi anni del '700

scrive nel suo saggio "Fantasia sull'arte di un monaco amante

dell'arte" che la musica è un linguaggio privilegiato perchè è

comprensibile direttamente col sentimento senza aiuto dell'intelletto,

essa sola può parlare a chi la sa lasciar fluire dentro di se dell'essenza

profonda della vita.

La musica così divinizzata è paragonata da Wackenroder al linguaggio

degli angeli: "chiudo gli occhi e mi ritiro nel mondo della musica come

nel regno della fede dove tutti i dubbi e i dolori annegano in un mare

di suoni, dove dimentichiamo il vociare degli uomini. Come per

incanto la musica ci toglie ogni angoscia dal cuore"

Il linguaggio verbale è limitato mentre il linguaggio musicale è

totalizzante perchè ha a che fare solo con il sentire.

Questa nuova concezione estetica influirà profondamente i musicisti

romantici ed in particolare il critico musicale Schumann che scrive "la

musica inizia dove finiscono e parole".

Schopenhauer ne "Il mondo come volontà e rappresentazione"

ribadisce "se si vuol troppo adattare la musica alle parole e modellarla

ai fatti essa si sforza di parlare un linguaggio non suo", Nietzsche ne

"La nascita della tragedia" scrive "la vera musica dionisiaca ci si

presenta come uno specchio universale della volontà del mondo e

l'evento visibile che si riflette in questo specchio si amplia nel nostro

animo nell'immagine di una verità eterna. Se invece ci costringe a

rinvenire analogie esteriori essa diviene grama immagine dei fenomeni

e perciò estremamente più povera dello stesso fenomeno".

La musica illustrativa, pittorica, teatrale viene sminuita mentre la

musica pura assume un valore metafisico e dventa strumento di

conoscenza e verità.

Hoffmann in "Kreisleriana" ribadisce che la musica è la più

romantica delle arti e si potrebbe quasi affermare che "essa sola è

veramente romantica perchè solo l'infinito è la sua intenzione".

Questa dimensione metafisica è l'essenza stessa dell'arte romantica

che invita l'ascoltatore a lasciarsi trascinare in un'esperienza nuova e

sconvolgente oltrepassando l'ovvio mondo visibile immergendosi in un

universo astratto.

All'emancipazione della musica strumentale corrisponde

l'emancipazione della figura del musicista: nel medioevo la musica era

preghiera e il compositore un anonimo monaco, nessuno "firmava" i

testi e l'unica finalità era la glorificazione di Dio non la messa in

evidenza delle qualità compositive dell'autore. Nell'Umanesimo e nel

Rinascimento la musica diviene arte polifonica, viene firmata da

musicisti che sono al servizio della classe ecclesiastica, le composizioni

sono soprattutto sacre. In seguito la musica esce dalle chiese per

diventare melodramma, oratorio e concerto dentro le corti ma la

figura sociale del compositore non è mutata, ha cambiato committente

non compone più la Messa ma l'Opera per la corte in occasioni come

nascite e matrimoni.

Alla fine del 700 il musicista si stacca dalla classe nobiliare e si rivolge

al pubblico borghese e sarà Beethoven il primo a costringere i nobili

viennesi a mantenerlo ma a non pretendere nulla in cambio affinchè

possa dedicarsi liberamente alla composizione.

Gli ideali di libertà del movimento borghese si stanno affermando in

ogni settore della vita sociale così i compositori romantici vivono ora

in modo decisamente più stimolante e da protagonisti (a volte divi)

rispetto ai loro predecessori.

LO STILE DELLA MUSICA ROMANTICA

Haydn, Mozart e Beethoven sono i compositori dello stile classico

attivo tra il 1750 e il 1820. Le loro strutture formali sono la forma

sonata, l'adagio tripartito, il minuetto, lo scherzo, il rondò in generi

come trii, quartetti, concerti e sinfonie. Si pone attenzione

all'equilibrio, alle simmetrie, alle risoluzioni di qualunque tensione.

Ogni singolo elemento guarda alla totalità.

Beethoven, consapevole di questo stile, lo porta a compimento ad un

punto oltre il quale non si poteva più andare mettendo un'enfasi

sconosciuta prima e trasforma quelle tranquille forme classiche in

conflitti ma tiene sempre conto della totalità.

All'ascolto la sua musica sembra romantica, distruttrice delle forme,

drammaticamente tesa ma lui ha sempre l'insieme davanti agli occhi.

Lo stile classico possiede regole precise ed equilibrate, universalmente

Dettagli
Publisher
A.A. 1991-1992
4 pagine
1 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/07 Musicologia e storia della musica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher fermo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Estetica della musica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Giani Maurizio.