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CHE COS’É L’ESTETICA QUOTIDIANA – ELISABETTA DI STEFANO

1 – UN’ALTRA ESTETICA

1.1. Quale estetica?

L’orizzonte teorico della disciplina non è univoco e né lineare. Prima di affrontare alcune configurazioni che l’estetica

ha assunto nella contemporaneità, appare opportuno capire che cosa sia l’estetica ed esaminare alcune prospettive

ermeneutiche che si sono avvicendare e spesso intrecciate.

1.1.1. La teoria della sensibilità

Alexander G. Baumgarten: filosofo tedesco, fu il primo a fondare l’estetica come una disciplina accademica in quanto

la intendeva come un “sapere scientifico”. Il nome della disciplina deriva da un suo testo “Aesthetica”, richiamandosi

all’etimologia della parola greca “aisthesis” (sensazione), indicando così che la scienza si occupa delle cose sensibili,

comprese quelle che sono frutto dell’immaginazione poetica. Baumgarten visse nel ‘700, periodo illuminista, ovvero

periodo in cui le emozioni venivano invece svalutate rispetto ai processi razionali, quindi ritenute prive di dignità

filosofica; Baumgarten, invece, affermava la gradualità della conoscenza che avanza secondo una progressiva

distinzione delle caratteristiche dell’oggetto. Di conseguenza, come esiste la scienza che guida la facoltà conoscitiva

superiore verso la verità, deve esistere, con pari dignità filosofica, una “scienza che guidi la facoltà conoscitiva inferiore

ossia la scienza della conoscenza sensibile in senso lato”. Questa conoscenza, pur essendo inferiore a quella razionale,

rivendica una priorità cronologica poiché, in accordo alla dottrina razionalistica di cui Baumgarten è erede, il sapere

procede dalle idee confuse fornite dalla sensibilità a quelle distinte provenienti dall’intelletto.

Il nome coniato da Baumgarten scompare. Meier compone la sua opera “Fondamenti primi di tutte le belle scienze”;

Sulzer definisce l’estetica “filosofia delle arti belle”. Inoltre, acquistano temi di rilievo come il gusto, l’arte e il bello,

che per Baumgarten erano importanti solo a partire dall’impatto gnoseologico su cui si fondavano.

Nel corso di pochi anni, l’estetica si trasforma da teoria della sensibilità in filosofia dell’arte.

La promozione dell’estetica a dignità scientifica per Kant è inammissibile perché, a differenza della logica che fornisce

regole a priori per determinare un giudizio, essa trae le proprie regole a posteriori. In contrasto con la cultura filosofica

del suo tempo, che cominciava a riferire l’estetica all’arte e al bello, Kant riprende il significato etimologico del termine

nell’Estetica Trascendentale all’interno della Critica della ragion pura, mostrando una parziale vicinanza con

Baumgarten: per entrambi l’estetica è quella parte della dottrina della conoscenza che si occupa degli elementi sensibili,

mentre la logica si interessa di quelli razionali, ma nella Critica del giudizio, Kant ipotizza l’esistenza di una facoltà con

alcuni principi a priori che conferiscono validità universale e necessaria ai giudizi estetici: si tratta però di principi

soggettivi. Si legittima così la possibilità di una “critica del gusto” che abbia validità filosofica.

Nelle lingue diverse dal tedesco, il termine fatica ad affermarsi. In Gran Bretagna si diffonde nella seconda metà dell’800

grazie all’Estetismo, che basava l’esperienza del bello sulla sfera dei sensi; in Italia nel 1902 con l’Estetica di Benedetto

Croce che propone una contrapposizione tra conoscenza logica e intuizione (sensibile).

Negli ultimi decenni l’estetica è tornata in auge nella filosofia europea continentale e in alcune derivazioni del

pragmatismo americano. In Italia abbiamo Emilio Garroni secondo cui l’estetica è intesa come filosofia del “senso”:

una condizione del conoscere “sentita” e non appresa intellettualmente. In Germania questo orientamento teorico è stato

sviluppato da Welsch e Seel. Secondo quest’ultimo, l’estetica è una teoria dell’apparire e riguarda la conformazione

sensibile di un oggetto percettivo (sulla stessa linea di mosse Bohme).

In territorio angloamericano di inizio 900 abbiamo Shusterman, il quale propone la somaestetica, attraverso cui mira a

ripristinare l’unità psicofisica dell’individuo. Il suo obiettivo è superare i confini “canonici” dell’astratta speculazione

accademica orientando in senso pragmatico la sfera d’indagine, avviando così una riconsiderazione in chiave filosofica

di alcune pratiche corporee.

1.1.2. La filosofia dell’arte

Come gi detto, la cultura filosofica tedesca di fine 700 aveva abbandonato l’impianto gnoseologico di Baumgarten per

orientarsi verso una teoria incentrata sull’arte e sul bello. Questa chiave ermeneutica viene sancita dall’idealismo

romantico (Schelling compone l’opera Filosofia dell’arte). Anche Hegel bandisce dall’estetica la riflessione sulla natura

e marca la distanza che separa le vette della bellezza artistica da quella riscontrabile nella vita quotidiana. Questa

riduzione dell’estetico all’artistico determina un modo di considerare l’arte come un paradigma universale ed eterno

(“l’arte in quanto arte”) ottenendo così una sacralizzazione dell’arte.

Questa concezione si è poi consolidata in Francia a fine ‘800, si è sviluppata una concezione autoreferenziale e

atemporale dell’opera d’arte che deve essere scevra da valori morali, politici o sociali e del tutto slegata da qualsiasi

legame con la realtà (“realtà per l’arte”).

Questa filosofia dell’arte viene accettata dai sostenitori dell’estetica analitica, un orientamento teorico sviluppato nella

seconda metà del 900 e volto a distinguere ciò che è arte da ciò che non lo è; questo approccio teorico ha evidenziato

l’insufficienza dell’esperienza percettiva nella discriminazione dell’oggetto artistico da quello comune e ha privilegiato

gli aspetti cognitivi (Donato) o istituzionali (Dickie), cioè l’atteggiamento che assumiamo nei confronti di un’opera in

virtù di ciò che sappiamo o del riconoscimento conferitole dagli organi istituzionali. In questo modo la filosofia dell’arte

ha finito con l’escludere altri tipi di esperienza estetica come quella naturale o quella legata all’arte di massa.

1.1.3. La teoria della bellezza

È opportuno esaminare come si sono configurate storicamente la nozione di bellezza e la nascita del concetto di arte.

Sebbene nel corso dell’800 e 900 tale categoria abbia subìto un periodo di eclissi, la questione di bello è presente nella

tradizione filosofica. Prima del 700 l’estetica gravitava attorno al concetto di bello, il quale però aveva tangenze solo

accidentali con il concetto di arte. Nell’Antica Grecia la bellezza non era riferita solo alla sfera sensoriale, ma si

intrecciava anche con la metafisica e l’etica; la dottrina neoplatonica interpreta la bellezza come una luce che risplende

con un’intensità proporzionale al grado di purezza e alla vicinanza all’essere supremo che, nel passaggio dal paganesimo

al cristianesimo, d’identifica con Dio.

In origine il concetto di arte era privo dei valori di oggi: infatti, il suo significato era simile a quello attuale di “tecnica”.

Il termine “arte”,

• dalla cultura classica a quella rinascimentale, indicava un sapere sistematico fondato su regole e quindi

abbracciava una svariata gamma di discipline pratiche e teoriche.

• nella tarda antichità queste arti si distinguevano in due branche: artes liberales, coltivate da uomini liberi di

dedicarsi allo studio, e artes vulgares, tutte le attività svolte dalla gente comune che doveva esercitare un lavoro

per vivere.

• Rinascimento si hanno le prime correlazioni tra arte e bellezza.

• Dal rinascimento all’età moderna, i concetti di arte e bellezza cominciano a intrecciarsi sempre più spesso,

parallelamente alla nascita di una nuova concezione dell’artista non più artigiano, ma detentore di un sapere

intellettuale o investito di una grazia divina.

• La cultura idealistica e romantica elabora poi una ierofania del bello, che rende possibile cogliere attraverso

l’arte l’Assoluto, e che trova riscontro in un’esperienza estetica di contemplazione disinteressata.

• Nell’800 si affermano altre categorie estetiche (sublime, brutto)

• Nel 900 emerge un nuovo panorama artistico.

• Oggi la bellezza torna a costituire una chiave di lettura privilegiata per comprendere l’estetizzazione del reale e

la riflessione filosofica.

1.1.4. La teoria dell’esperienza

La teoria dell’esperienza si interseca con la teoria della sensibilità, visto che si percepisce attraverso i sensi, ma la

considereremo come una teoria distinta perché non presenta collegamenti con la filosofia di Baumgarten.

Dewey, pragmatista americano, si propone di ripristinare la continuità tra l’esperienza raffinata e intensa offerta dall’arte

e gli eventi che costituiscono l’esperienza giornaliera. In Arte come esperienza Dewey estende l’orizzonte dell’estetica

alla vita quotidiana e individua nell’arte un’occasione privilegiata ed esemplare del fare esperienza; ogni esperienza è

estetica, poiché l’organismo, interagendo con l’ambiente dal quale dipende e a cui è esposto, viene a trovarsi in situazioni

sentite come minacciose o favorevoli alla sua esistenza e per le quali soffre o gode, quindi opera delle scelte e imprime

al proprio agire una direzione a scapito di un’altra. Per Dewey l’arte è una prassi non necessariamente artistica, ma un

modo di produrre un’espansione e un’intensificazione della vita: “ogni arte è un processo volto a fare del mondo un

miglior posto per viverci”. Shusterman, tra i più convinti sostenitori di Dewey, ha messo in discussione la distinzione

tra arti belle e arti di massa, rivalutando la qualità estetica del rap.

1.2. Il quotidiano e la filosofia

La vita quotidiana è stata relegata nella sfera dell’irrilevante. Per questo motivo al quotidianus si contrappone il festivus,

il tempo stra-ordinario della festa che interrompe il ripetersi del sempre uguale.

La connotazione negativa che ha sempre caratterizzato il quotidiano, si inscrive in quella svalutazione del mondo terreno

e delle attività produttive che risale agli arbori della cultura occidentale.

Secondo la tradizione filosofica moderna, la vita è suddivisa in due livelli, quello inautentic

Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
16 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/04 Estetica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher LanzaVision di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Estetica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Di Stefano Elisabetta.