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Prendendo spunto da scritti europei sull’africa, sull’India e su parte del medio oriente, tutte opere
caratterizzate:
- Dal generale progetto europeo di governare su terre e popoli lontani.
- Dagli Stereotipi circa la mentalità africana.
- Dall’idea di portare la civiltà a popolazioni barbare e primitive.
- Dalle inquietanti teorie circa l’applicazione di pene violente come unico strumento in grado di essere
compreso da queste popolazioni.
Said ha cercato di delineare uno schema generale di quel rapporto tra il moderno Occidente e i
suoi territori d’oltremare che ha portato ovunque:
- Al grande movimento della decolonizzazione.
- A importanti tentativi di resistenza culturale.
- A rivendicazioni di identità nazionalista.
Perché la cultura ha svolto un ruolo tanto determinante all’interno dell’imperialismo?
1. Limitatamente all’attenzione posta sugli imperi occidentali dell’Ottocento e
Novecento, la forma culturale per eccellenza è il romanzo (la narrativa), ed esso è stato,
senza dubbio:
- Strumento di esploratori e scrittori per descrivere il mondo (attraverso storie). Non a caso il prototipo
di romanzo è Robinson Crusoe.
- Strumento che i colonizzati utilizzarono per affermare la loro identità.
Tutto, in quei secoli, è stato analizzato e contestato dalla narrativa: è stato il potere di
narrare e di non permettere di narrare l’elemento cruciale per la cultura e per
l’imperialismo.
2. Più in generale, la cultura è stata ed è associata, anche in modo aggressivo, con la
nazione o lo stato (diventa cioè differenziale, distintiva): fonte di identità spesso militante. E
nel mondo delle colonie, la cultura così intesa ha prodotto vari fondamentalismi religiosi e
nazionalisti.
Deve per noi essere una sfida da non perdere considerare la cultura come campo d’azione
estremamente variegato della società di cui è frutto, e non considerarla asetticamente
separata da essa.
I romanzi e i testi presi in esame da Said in questo libro, opere d’arte indiscutibili, hanno tutte
partecipato, in modo più o meno manifesto, al processo imperialista.
ES. Grandi speranze di Dickens (1861):
- Negare a Magwitch di tornare in Inghilterra è un atto imperialista: egli è criminale, inferiore, non può
rientrare.
- Il protagonista Pip evolve durante il racconto, e lo troviamo da vecchio a realizzare le sue
aspettative, cioè è diventato commerciante nelle colonie indiane.
ES. Nostromo di Conrad (1904):
- Si legge: “porteremo il Verbo in ogni campo e in ogni dove, anche se qualcosa per cui ne valga la
pena si verificherà al Polo Nord”.
E’ una vera e propria retorica del potere (potere comq illusorio per Conrad, destinato come è
sempre a fallire; e in questo lo scrittore si può definire progressista): Le realtà dell’India, dell’Africa e
del Sudamerica sono totalmente controllate dagli imperialisti, esse non possiedono realtà che valga
la pena rappresentare senza l’occidente. Noi abbiamo creato gli indigeni e noi li giudichiamo: e la
loro indipendenza è augurabile solo nella misura in cui a noi risulta gradita (come Queqeueg di Moby
Dick, accettato dagli armatori solo per la sua abilità nella pesca della balena).
Oggi, europei e americani si trovano a confrontarsi con la presenza sul loro territorio di immigrati
non-bianchi che cercano di emergere facendo sentire la loro voce.
Ma queste popolazioni sono lì da tempo, grazie al processo di globalizzazione innescato
dall’imperialismo moderno (e ignorare tutto ciò significa farsi sfuggire l’essenza stessa del mondo
degli ultimi cento anni).
L’imperialismo ha unito coloni e colonizzati, e se questo, oggi, risulta seccante beh allora ha avuto
ragione Conrad: il nostro potere si è rivelato illusorio!
E oggi risulta di fondamentale importanza riprendere e reinterpretare la storia colonialista proprio in
quest’ottica: oggi è forse giunto il momento per abbandonare quella dicotomia noi-loro vecchia di
millenni.
Territori che si sovrappongono storie che si intrecciano
IMPERO, GEOGRAFIA E CULTURA
Le comuni strategie per interpretare il presente sono quelle che richiamano il passato. I problemi
sono questi:
- Divergenza di opinioni su ciò che nel passato è accaduto.
- Incertezza circa il fatto che il passato sia realmente finito.
Consideriamo l’idea di poesia propria di Eliot: per Eliot il poeta non può in alcun modo isolare il
passato dal presente perché entrambi coesistono. Avere senso storico significa questo: nessun
artista preso singolarmente ha significato compiuto.
Ecco quindi la sua idea di fondo, valida anche per noi:
il modo in cui noi formuliamo il passato determina la nostra comprensione e visione del
presente!
Il modello imperialista di domini e possedimenti ha gettato le premesse per quello che oggi è un
mondo globale.
E noi non possiamo ignorare gli imperi e il loro contesto per l’interpretazione del romanzo
vittoriano, della storiografia francese, dell’opera lirica italiana o della metafisica tedesca; perché
esso è il contesto di tutta questa produzione letteraria: gli intrecci tra cultura e imperialismo sono
inevitabili.
Come suggeriva Eliot: “Dobbiamo inserire l’arte in un contesto globale”, orizzontale e verticale.
Anche William Blake: “Alla base dell’impero vi sono l’Arte e la Scienza. L’impero segue l’Arte e non
viceversa.
Non possiamo permetterci di non considerare per esempio il romanzo realista europeo come un
efficace strumento che contribuì allo sviluppo del consenso della società verso l’espansione verso i
paesi d’oltremare.
Un contesto caratterizzato da una concentrazione di potere in Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti
che toccava qualsiasi aspetto della vita (inevitabilmente anche quello culturale: un imperialismo
culturale).
E anzi, la cultura svolge un ruolo di primo piano nell’atto imperiale e quello coloniale: è la
formazione ideologica che fa ad esse da propulsore.
ES. l’idea dell’imperium come un dovere prolungato nel tempo di governare popolazioni
subordinate, inferiori o meno avanzate era possibile grazie al campo culturale.
Letteratura e contesto imperiale, un esempio: Dombey e figlio (Dickens)
Come poteva Dombey pensare che l’universo esisteva perché lui potesse commerciarvi?
In questo brano noi dovremmo riconoscere il modo di pensare tipico di un romanziere
inglese del 1840, un periodo decisivo nel quale si stava formando ed esprimendo la
consapevolezza di una nuova fase del processo di civilizzazione.
Qui la letteratura è parte del processo di espansione oltremare dell’Europa, elabora e consolida la
pratica dell’imperialismo.
IMMAGINI DEL PASSATO, PURE E IMPURE
In ogni cultura :
(definita su base nazionale)
- Vi è un’aspirazione alla sovranità;
- (Ma al tempo stesso) vi sono forti influenze esterne, di interesse e di priorità che la rende alquanto
ibrida.
ES. In origine erano note le radici egiziane e semitiche della cultura greca (che essa stessa
riconosceva), ma nel corso dell’Ottocento essa venne definita come “ariana” e le sue radici africane
rimosse o nascoste (venne resa pura).
Molto più importante dello stesso passato è perciò il peso che esso esercita sugli atteggiamenti
culturali del presente.
DUE DIVERSE PROSPETTIVE IN CUORE DI TENEBRA
L’idea dell’assoluta centralità dell’Occidente che continua a dominare il contemporaneo,
rappresenta una via di comunicazione con il passato ottocentesco.
Questo atteggiamento imperiale è infatti reso in modo magistrale dalla forma narrativa del romanzo
di Conrad (1899).
- Questo racconto si collega con l’orrore e l’inutilità della missione dell’Europa nel mondo delle
tenebre (Conrad è stato i grado di mantenere un ironico distacco).
- L’avventura predatoria di Kurtz e il viaggio lungo il fiume di Marlow (attraverso la giungla, il tempo e
le difficoltà) hanno lo stesso tema in comune: gli europei che compiono atti di dominio e di volontà
imperiale in Africa.
- Conrad non ci fa vedere cosa si trova al di là degli atteggiamenti incarnati da Kutz, le alternative
non-imperialiste sono state più che eliminate: sono state rese impensabili.
La narrazione di Marlow ci lascia con la sensazione che non ci sia scampo alla sovrana potenza
storica dell’imperialismo, l’estetica del libro è chiaramente imperialista (e tutto il resto, i sentimenti
come l’amore, sono salvati soltanto da un’opera di falsità. È falso che Kurtz abbia pensato alla
fidanzata in punto di morte).
Per volere di Conrad? Non sembra: l’autore, dopotutto, non aveva altri strumenti se non quelli
imperialisti per conoscere la realtà dei non-europei.
Le due prospettive
La forma narrativa di Conrad fa scaturire due prospettive:
1. Una prospettiva che lascia, ancora oggi, la vecchia impresa imperiale libera di rendere il
mondo come l’imperialismo europeo lo vedeva.
2. Una prospettiva circoscritta a un luogo e a un tempo: L’autore non da certo l’impressione
di riuscire ad immaginare un’alternativa all’imperialismo, ma la forma di dipendenza di cui è
portatore sarebbe certamente finita.
Quindi, datando l’imperialismo Conrad ne registra la contingenza, le illusioni, la violenza e
le distruzioni.
ES. Kurtz e Marlow alla fine prenderanno atto dell’esistenza della tenebra (che circonda il
cuore dell’Africa come la nave ormeggiata a Londra dalla quale Marlow racconta la storia).
I due sono in anticipo sul loro tempo, perché hanno compreso che la “tenebra”
possiede una propria autonomia.
Ma sono anche figli del loro tempo: non sono in grado di fare il passo successivo,
riconoscere la tenebra come qualcosa di non-europeo che resisteva all’imperialismo
(Conrad non era in grado di riconoscere agli indigeni il diritto alla libertà).
ESPERIENZE DISCORDANTI
L’esperienza umana non dovrebbe essere confinabile in rigide strutture analitiche, e perciò non si
dovrebbe costruire l’analisi dell’esperienza storica attorno a delle esclusioni.
Dovremmo invece partire dal riconoscimento che si tratta di storie estremamente intrecciate e
complesse: solo così non ci sarebbe nessun motivo per attribuire a ognuna di esse uno status
essenzialmente separato e ideale.
Intrecciate? Come trovarne i nessi?
Per trovare i nessi tra il rituale dell’incoronazione di Inghilterra e le cerimonie presso le corti indiane della fine
: Dobbiamo essere
dell’Ottocento, è necessa